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Rainbow - Boston 1981
07/06/2016
( 4603 letture )
Tu chiamale se vuoi emozioni (Lucio Battisti, "Emozioni").

La giusta frase per descrivere un live dei Rainbow. Già, perché di emozioni devono averle provate veramente tante coloro che, durante il corso della loro vita, hanno avuto la fortuna di assistere ad un concerto della band britannica. Chi invece non ha potuto godere di questo privilegio è costretto ad usare tanta inventiva, in modo da far viaggiare la mente attraverso lo spazio-tempo, per riuscire a calarsi in un'altra dimensione. Pensate sia troppo difficile raggiungere un tale grado d'immaginazione? Probabilmente sì, ma con le giuste note in sottofondo e con un pizzico di fantasia, potreste ritrovarvi proiettati nel 1981, precisamente a Boston, in Massachusetts. È una tiepida serata di maggio all'Orpheum Theatre e stanno per calcare il palco i mitici Rainbow. I presenti non vedono l'ora di apprezzare appieno la genialità di Ritchie Blackmore, sanno di stare per assistere alla performance di uno dei più grandi chitarristi della storia, che li porterà a vivere un'esperienza extrasensoriale. La folla scalpita di fronte ad un'occasione più unica che rara. Boston 1981 è uscito a trentacinque anni di distanza da quella magica notte, grazie all'etichetta Cleopatra Records, la quale si è occupata della realizzazione e della distribuzione del disco.

I Rainbow hanno contribuito a scrivere la storia del rock tra la metà degli anni 70 e i primi anni 80, nonostante i continui cambi di line up. Proprio a questo proposito è meglio fare chiarezza e specificare che la formazione protagonista di questo live è la stessa che ha realizzato l'album Difficult to Cure, non a caso la tappa di Boston faceva parte del relativo tour promozionale. È importante evidenziare i due punti fondamentali, che ben rappresentano il lavoro in questione: innanzitutto la registrazione del live rasenta la perfezione, presentando un sound ricco di sfumature; l'altro aspetto è che sin dalle prime battute risulta chiaro che non ci troviamo di fronte a dei musicisti normali, bensì a dei veri mostri sacri dell'hard rock, di qualsivoglia epoca. Le performances dei singoli musicisti sono entusiasmanti. Ritchie Blackmore potrebbe tranquillamente appartenere ad una razza aliena ed essere sceso sul palco dell'Orpheum Theatre col semplice scopo di umiliare i chitarristi del pianeta Terra, attraverso prodezze incomparabili. Durante tutte le esibizioni Don Airey alla tastiera dà il meglio di sé, il tocco delle sue mani sui tasti equivale a quello di un angelo. Roger Glover al basso e Bobby Rondinelli alla batteria sono indemoniati, ma allo stesso tempo senza peccato, constatando la mancanza di errori dal punto di vista tecnico, durante l'intera durata del concerto. In ultima analisi, un plauso va fatto al singer Joe Lynn Turner, il quale ha la sola grande sfortuna di essere il successore del fenomenale Ronnie James Dio, tralasciando la breve parentesi del cantante Graham Bonnet nella band inglese.

Le tracce che vanno a comporre il disco sono dieci. I quattro brani appartenenti a Difficult to Cure, il disco uscito proprio in quel lontano 1981, sono stati eseguiti sapientemente dal gruppo, in alcuni precisi momenti del concerto, in particolare I Surrender e Can't Happen Here sembrano poste in maniera strategica, essendo songs più leggere, proprio con lo scopo di sdrammatizzare l'atmosfera e scatenare il pubblico. L'iniziale Spotlight Kid (dopo la consueta overture sulle note di Somewhere Over the Rainbow) è un ottimo modo per rompere il ghiaccio e creare un'atmosfera calda ed avvolgente, cercando fin da subito di formare un tutt'uno col pubblico. Dopo l'avvio travolgente i ritmi rallentano con Love's No Friends e sale in cattedra Turner, che offre un'esibizione sentita, mentre la folla si scioglie sotto i colpi maestosi di Blackmore alle sei corde; il solo finale cancella via tutte le preoccupazioni portando i presenti in un mondo lontano, un luogo privo di cattiveria e senza padroni, dove solamente la musica regna sovrana. I Surrender di Russ Ballard è trascinante: vive dell'entusiasmo e del legame raggiunto con i fans, rendendo spontanea e naturale la necessità di gridare a squarciagola il ritornello. La stupenda Man on the Silver Mountain è eseguita in maniera impeccabile; qui le tastiere fanno la differenza e l'accelerazione finale, apportata dalla sezione ritmica, è eccezionale. Catch a Rainbow è il momento più toccante di tutta la serata, difatti i 14' e 21" che la compongono sono pura poesia. Farsi trasportare dagli arpeggi di chitarra e dagli effetti delle tastiere è l'unico modo per apprezzare realmente la grandezza di questo brano; sul finale i giri di basso sono incalzanti come non mai, mentre Ritchie si perde nei suoi virtuosismi. Can't Happen Here allenta un po' la tensione dopo una canzone così entusiasmante. Il divertente brano rock'n'roll è reso alla grande da una versione carica e tiratissima, dove escono fuori le abilità blues dei musicisti. Lost in Hollywood, con i suoi ritmi veloci ed incalzanti, tiene tutti con il fiato sospeso; le linee realizzate dal basso sono una droga, in particolare quando seguono le direttive della chitarra, quest'ultima "maltrattata" dal suo padrone prima del gran finale. In sede live Difficult to Cure, trasposizione in chiave rock della Nona Sinfonia di Beethoven, permette alla band di sbizzarrirsi fra solo, giochi armonici, botta e risposta, oltre a virtuosismi di qualsiasi tipo. Prima del termine della song si assiste ad un vero pezzo di bravura da parte di Rondinelli, il quale realizza un assolo di batteria di rara intensità. Dopo una scoppiettante esibizione di Long Live Rock'n'Roll, i Rainbow scherzano col pubblico fingendo di eseguire Woman from Tokyo, per poi far partire lo storico riff di Smoke on the Water. Il famoso brano dei Deep Purple è il modo migliore per chiudere la serata e augurare a tutti la buonanotte.

Terminato l'ascolto rimane un po' l'amaro in bocca, perché effettivamente qualcosa manca: non è presente nemmeno una traccia dell'album capolavoro Rising. È inutile spiegare quanto l'esecuzione di almeno uno di quei magnifici sei brani, avrebbe fatto alzare ancora di più l'asticella a favore di questa release, anche tenendo conto dello straordinario momento di forma, nel quale si trovavano i musicisti all'epoca dell'esibizione. Resta comunque un'uscita speciale, a dieci anni di distanza dall'ultima pubblicazione del gruppo, cioè a Live in Munich 1977. Un bel regalo per i fans, in vista delle tre date di giugno che sanciranno il ritorno sulle scene della band, impegnata sui palchi tedeschi di Loreley e Bietigheim e in patria a Birmingham. La nuova formazione si avvale di buoni musicisti, fra i quali spicca il nome di Jens Johansson degli Stratovarius alle tastiere, ciononostante l'uscita di Boston 1981 dimostra come Blackmore, per promuovere il tour e rilanciare il nome Rainbow, debba ancora affidarsi ai momenti che hanno rappresentato la storia della band, forse perché sa in cuor suo, che quelle atmosfere magiche ed appassionanti, sono difficilmente riproponibili oggi.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
87.66 su 9 voti [ VOTA]
Mirkorock
Venerdì 9 Luglio 2021, 17.03.14
12
Cos'è che manca ma grande live album consigliatissimo punto ciau
duke
Giovedì 8 Giugno 2017, 14.38.39
11
la loro musica e' pura magia.......
Mulo
Lunedì 1 Agosto 2016, 13.48.40
10
Fanno fatica tutti a cantare i pezzi di Ronnie,lui è stato un fuoriclasse.... A me Turner piace un sacco e questo live è magnifico dalla prima all'ultima nota
Rob Fleming
Giovedì 21 Luglio 2016, 10.08.08
9
Acquistato ed ascoltato sino allo sfinimento. Bello come solo può essere bello ascoltare Ritchie Blackmore al massimo della forma. Anche se mi pare evidente come JLT non sia a suo agio a cantare i pezzi di Dio - Man on the Silver Mountain la trovo molto scarsa - e Gillan (con...E BASTA!!!), mentre fa faville con i "suoi" brani - Spotlight kid è sempre mostruosa - e quelli di Bonnet, più nelle sue corde. Ma tant'è; hanno patito anche lo stesso RJD con Ozzy; Dickinson con Di Anno; Coverdale con Gillan e via paragonando. 80
Mulo
Lunedì 13 Giugno 2016, 14.45.45
8
Leggo nella recensione che "Blackmore per rilanciare la band deve affidarsi a momenti che hanno rappresentato la storia". Be'per forza,non fa un disco dal '95,a cosa dovrebbe affidarsi?
LORIN
Giovedì 9 Giugno 2016, 14.33.16
7
I LIVE di Ritchie Blackmore, a prescindere da chi abbia al suo fianco sul palco, sono eventi unici ed assolutamente da avere. Le case discografiche hanno l'obbligo morale di pubblicarli tutti i suoi concerti. In caso contrario: BOOTLEG!
jek
Mercoledì 8 Giugno 2016, 21.33.28
6
Se ci avessero inserito Vielleicht Das Nachste Mal l'avrei già preso ma tolta Difficult to Cure tre pezzi dell'omonimo album sono un po' troppe. Comunque prima o poi so già che lo prendo.
Mulo
Mercoledì 8 Giugno 2016, 21.27.28
5
Minchia lo sto sentendo ora e sto godendo come Un mulo ah ah! Scherzi a parte Band eccezzziunale ( Turner alla grande) e pezzi da urlo (adoro anche i Rainbow più aor). Questa è pura arte!!! Mi piacerebbe sentire un giorno una guovane band in grado di esprimere arte a questi livelli... Non può essere finito tutto a fine anni '90...
marmar
Mercoledì 8 Giugno 2016, 20.48.40
4
Ok, buona informazione, finalmente un live che non sia del periodo Raising/On Stagei, e poi vista la scaletta e gli interpreti (Turner a parte) sicuramente da avere. In attesa di rivederlo sabato prossimo in quel di Stoccarda...
Zess
Mercoledì 8 Giugno 2016, 13.14.37
3
Per la cover si sono sprecati noto
Rob Fleming
Mercoledì 8 Giugno 2016, 8.31.56
2
Lo prenderò come prenderò il live a Donington. Non foss'altro perché finalmente dopo una serie di album pressoché tutti uguali (nella scaletta, ma non nelle esecuzioni) Ritchie ha deciso di pubblicare degli album dal vivo di altri periodi. E poi riascoltare Blackmore elettrico è sempre una goduria senza paragoni.
Painkiller
Martedì 7 Giugno 2016, 21.53.24
1
Non l'ho ancora fatto mio, mi lascia perplesso la scaletta. Ho già riversato un intero concerto con JLT alla voce e me lo tengo stretto, ma di fatto dell'era Turner potevano pubblicare qualcosa di successivo e più rappresentativo. Sarei invece curioso di leggere una recensione del live at donington 1980 appena pubblicato, con graham bonnet alla voce. Comunque grande line up, grande band, autrice del più bel disco hard rock di sempre
INFORMAZIONI
2016
Cleopatra Records
Hard Rock
Tracklist
1. Spotlight Kid
2. Love's No Friends
3. I Surrender
4. Man on the Silver Mountain
5. Catch a Rainbow
6. Can't Happen Here
7. Lost in Hollywood
8. Difficult to Cure
9. Long Live Rock'n'Roll
10. Smoke on the Water
Line Up
Joe Lynn Turner (Voce)
Ritchie Blackmore (Chitarra)
Don Airey (Tastiere)
Roger Glover (Basso)
Bobby Rondinelli (Batteria)
 
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