Il nome di Tommy Vitaly, negli ultimi anni, è sulla cresta dell'onda per ciò che concerne gli amanti dello shred e, in generale, dell'heavy/power: chitarrista fiorentino di comprovata abilità e di scuola malmsteeniana, sta portando avanti da alcuni anni una discreta carriera solista, che lo ha già portato ad incidere due album interessanti, nei quali, oltre alla sua bravura tecnica, era possibile constatare la sua ottima...capacità di persuasione, stante i numerosi, grandi cantanti ospiti! In vista del rilascio del terzo album, fissato per la fine di questa estate, ecco dunque che il nostro si cimenta in un EP, tenendo fede alle caratteristiche succitate: ospiti interessanti, brani ricchi di tecnica (non fine a se stessa) e melodia come se piovesse.
L'EP, intitolato Forever Lost, prende il nome da uno dei migliori brani contenuti in Hanging Rock, seconda opera solista di Tommy Vitaly: se la versione originale vedeva la presenza, alla voce, di sua maestà David DeFeis dei Virgin Steele, la versione acustica contenuta sull'EP non è da meno, presentando alla voce Henrik Brockman, noto soprattutto per la sua militanza nei Royal Hunt. Le tracce, del resto, ospitano tutte nomi di una certa levatura, dai musicisti della band Flashback of Anger a Thomas Vikstrom, passando per l'immancabile Rhino, ex batterista dei Manowar. Tornando a Forever Lost, la versione acustica è godibile e poetica e, anche se ci sentiamo di dichiarare la nostra preferenza per l'originale, è comunque molto valida. Vertigo Suite, in compenso, pigia con decisione sull'acceleratore e, tenendo fede al proprio nome, costituisce un intrigante sfogo solista del chitarrista fiorentino, che mostra tutta la sua abilità. Molti ascoltatori, probabilmente, preferiranno le tracce cantante ad una strumentale come questa, che tuttavia presenta ugualmente molti motivi di interesse anche senza una voce. Ready to Die, qui presentata in versione live, è un altro buon intermezzo che coniuga pesantezza e melodia, mentre Improptu, con un efficace uso del pianoforte combinato alla chitarra, costituisce forse il miglior brano dell'intero lavoro. Curiosa è la scelta del quinto lavoro della tracklist: come è facile intuire dal titolo, Jingle Hell Bells, si tratta di una versione power metal e strumentale della più famosa canzone natalizia di ogni tempo. La curiosità è ovviamente dettata non dalla validità o meno del brano, quanto dal fatto che ci sembra un pizzico fuori stagione. Poco male, comunque, perché è comunque una versione simpatica e divertente. Fly High, Touch the Sky, infine, torna al power cantato (qui è ospite il succitato Thomas Vikstrom, già visto all'opera con Candlemass e Therion) e piacerà molto ai fan del genere.
Forever Lost è un prodotto ben confezionato e ben suonato, che tuttavia, verosimilmente, riveste interesse solo per i fan di Tommy Vitaly, dal momento che non contiene novità clamorose rispetto ai suoi lavori solisti. Del resto, è probabile che lo stesso artista non intendesse certo sconvolgere il mondo con questo breve lavoro, ma semplicemente scaldare i motori in vista del terzo, importantissimo album solista. In sostanza, prendetelo come un antipasto di ciò che verrà, senza eccessive aspettative ed allora avrete sicuramente fra le mani un EP godibile, ben prodotto e ben suonato.
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