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Slap Guru - Cosmic Hill
09/07/2016
( 1228 letture )
Deserto, enormi cactus, sole a picco, caldo ai limiti del sopportabile, polvere, sete e la disperante sensazione che a tutto questo non ci sia mai fine, che sia il tutto, l’unica realtà immobile e ossessiva, infinita e rutilante, da qui all’eternità. Poi, improvvisamente, tonnellate di watt, birra fresca e una band che si materializza dal nulla con una musica che profuma di blues iperdistorto, di olio motore, di benzina, di libertà. Si chiama stoner ed è un qualcosa che nasce da molto lontano, più o meno dalla fine degli anni sessanta, quando i Blue Cheer decisero di fondere i loro amplificatori dando al blues un marciume e un feedback così carico da stordire chiunque ne venisse a contatto. Altri, vent’anni dopo, hanno ripreso quell’idea e l’hanno adattata al nuovo contesto, rendendola propria e trasformandola a proprio uso e consumo, fin dove il talento e la personalità li ha condotti. Alla fine, a chiudere il cerchio, ecco che il richiamo della madre, il blues e quello del figlio diretto, il rock, ritornano a prendersi il proscenio, lasciando l’influenza psichedelica e stoner a convivere con quella che era la loro primigenia potenza, in uno scambio tra generazioni continuo, che proietta il passato nel futuro e il futuro nel passato, in un loop torrido e inebriante, come la vista di un’oasi in questa landa desolata e senza fine.

Slap Guru nascono a Madrid, da musicisti che hanno girato il Mondo, facendo esperienze ovunque e che per un magico momento, si sono ritrovati in uno stesso posto e con la velocità di chi sa già cosa vuole, hanno realizzato questo primo vagito, dall’inequivocabile ed evocativo titolo di Cosmic Hill.
Blues, rock e una latente componente psichedelica e stoner, sono le caratteristiche primarie di questo EP, che arriva a durare quasi ventiquattro minuti, per sei brani che esplorano un buon ventaglio espressivo che pur non candidandosi ad alcun premio innovazione, denota personalità e capacità di scrittura e interpretazione decisamente interessanti. Il quartetto si compone di musicisti esperti e pur essendo evidente che esiste un margine di crescita ulteriore, le sei canzoni che compongono Cosmic Hill sono già di per sé valide e utili per apprezzare le capacità della band. Il primo nome che potrebbe venire in mente è quello degli statunitensi Nebula, proprio per l’utilizzo di fraseggi blues e psichedelici che stemperano il classico fragore dello stoner e riducono la distorsione, che in effetti è tutt’altro che roboante ed anzi risulta spesso appena pronunciata, lasciando che sia l’elemento rock a venire fuori, con tutta la sua ritmica saltellante. I suoni sono perfetti, caldi e ben bilanciati, con il basso di Javier Burgos bene in evidenza e le due chitarre che si incrociano con buona dinamica. La voce di Valerio Goattin è semplicemente perfetta per il genere, prediligendo il cantato pulito, senza per questo rinunciare a graffiare, ma con un calore di fondo preponderante, che rimanda palesemente agli anni 70 come impostazione e scelta di linee melodiche. Molto ben orchestrate infine le parti solistiche, che denotano una ottima tecnica di base e qualche scambio di pregevole fattura. Qualità che alimentano da subito l’apertura con la titletrack che erompe dagli speaker senza forzature e sbavature, in modo naturale e immediatamente confidenziale, come un vecchio amico che torna a farsi sentire cancellando il tempo che vi ha separati. La successiva Wakanta è probabilmente l’apice dell’intero lavoro, con una apertura vagamente western, che nasconde in realtà uno sviluppo appena più potente e una sequenza di riff davvero ottima, intervallata dai begli assoli spaziali. In particolare, una prima parte più morbida e dominata dall’interpretazione del cantato e da un riffing che alterna distorsione e canali puliti, si contrappone in crescendo ad una seconda parte dove la parte in distorsione domina incontrastata e anche una certa velocità fa la sua prima comparsa col classico riff “locomotiva” che guida l’assolo fino alla conclusione. Da qui in avanti l’EP si lascia andare a brani piacevoli e ben strutturati che si nutrono delle coordinate impostate nei primi due, accentuando di volta in volta la componente rock piuttosto che quella blues e mostrando ancora una volta le buone qualità d’insieme della band e l’ottima alchimia che si respira lungo tutti i solchi.

La commistione sonora espressa dagli Slap Guru, sin dal nome e dal titolo, non è certo volta a raccogliere l’attenzione di chi cerca qualcosa di nuovo ed inesplorato. Le qualità del quartetto sono invece tutte da ricercarsi proprio nella capacità di muoversi all’interno di un canone ben definito, ma di farlo con qualità individuali e di band di buono spessore. La scrittura dei brani allo stesso modo non stupisce per particolare inventiva, ma per la freschezza con la quale propone sei canzoni mai uguali tra loro, pur essendo tutte figlie di un linguaggio comune e conosciuto. Il gruppo ha dalla sua talento e convinzione e sa costruire canzoni dotate di dinamica e che vanno dritte al punto, senza dilungarsi in estenuanti fughe psichedeliche e al contempo non prive di gusto e di sviluppo nel loro incedere. Si tratta quindi di un primo passo di buona levatura, da consigliare agli amanti del genere che potranno tenere d’occhio l’evoluzione di questa promettente band, come anche ai neofiti assoluti del genere, che potrebbero trovare in questi solchi una ottima prima infarinatura per avvicinarsi a questo mondo affascinante.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2016
Andromeda Relix
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Cosmic Hill
2. Wakanta
3. I Turned Off
4. Fighting with a Mirror
5. Ollin
6. Best Wishes
Line Up
Valerio Goattin (Voce, Chitarra)
Alberto Martin (Chitarra)
Javier Burgos (Basso)
José Medina (Batteria)
 
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