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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Architects - All Our Gods Have Abandoned Us
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27/07/2016
( 6474 letture )
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Nuovo brillante lavoro per la band britannica: i quattro di Brighton, sotto Epitaph Records, confermano il loro posto d'onore e stagliano ancor di più la loro figura nel panorama metalcore/post metal. La loro proposta musicale, basandosi sull'hardcore di stampo autoctono con molte influenze post d'oltreoceano, è sempre stata accurata, non banale, e la ricerca di una foggia ben delineata, virtuosa e con una buona dose di melodia è ricorrente nei loro album, anche nei primi apparentemente più "raw".
Con il proseguimento della propria carriera (12 anni di attività e ben 7 album) la band, distaccandosi dai primi lavori con una naturale evoluzione, è riuscita a determinare un suono che, seppur mantenendo un aspetto fresco e giovane, è davvero peculiare, accurato e riconoscibile al primo ascolto, forse grazie alla voce dal timbro inconfondibile di Sam Carter, forse per via delle effettistiche e dei suoni di chitarra e tastiere che creano atmosfere evocative, integrate all'aggressività di screaming/growl, chitarre distorte e batteria concitata: questo loro suono è ormai marchio di fabbrica. La melodia ha un ruolo decisionale, in questo album è sia protagonista che spalla, e loro non se ne vergognano affatto, anzi la ostentano come fiore all'occhiello -lo fanno in realtà da sempre- in una perfetta commistione con le parti più estreme. Sam Carter ci stupisce con i suoi clean vocal, dal suono quasi british-pop, ma ugualmente fieri e incontestabili. È questo, dopotutto, un aspetto molto interessante del metalcore in genere: che non c'è integralismo, non c'è quell'ostracismo nei confronti della dolcezza, bensì c'è libera espressione dei sentimenti, siano essi di rabbia, tristezza, amore o affetto, in tutte le loro forme, ed è ciò che gli Architects ricercano.
Il monicker stesso della band ci dà un'idea della musica che fanno: "Architetti". Di cosa? Di un'impalcatura sonora accurata, ponderata, tecnica, ma al contempo pregna di significato. I nostri, infatti, credono fermamente nei messaggi che vogliono comunicare, li cantano e suonano con convinzione, frustrazione, la loro è una rabbia sociale e un impegno culturale. Il titolo dell'album è un simbolo di questa società ormai allo sbaraglio e senza regole, dove non trionfa il bene del popolo e dell'ambiente, bensì quello di pochi arricchiti eletti, senza nessuno che intervenga per un miglioramento. Alcuni versi ricorrenti nelle canzoni rimangono impressi al primo ascolto, frasi come: No love, no emphaty , no love , no unity (Phantom Fear) , We are paralized (Downfall), già esprimono i sentimenti della band. I testi profondi vengono arricchiti da alcuni recitativi del filosofo Adam Watts , che contribuiscono a intensificare ancora di più l'impatto evocativo della musica e dei significati lirici. Musicalmente parlando, l'album parte in media res con il primo pezzo Nihilist, subito tirato ed estremo (altra caratteristica peculiare di questa band, che ama iniziare i pezzi senza fronzoli) . Questa track colpisce e vi sentiamo ricorrentemente il verso che è poi il titolo dell'album stesso, terminando con una digressione melodica e delicata, quasi a voler essere una intro al contrario. Il tutto procede in crescendo con pezzi come Deathwish, Gone with Wind, i cui ritornelli si fanno assolutamente cantare e nei quali rimaniamo sorpresi dalle chitarre dilatate e tastiere(preponderante l'effettista digitale) dal suono a metà fra il post-rock e il death metal svedese, per arrivare infine alla splendida A match made in Heaven, primo singolo e videoclip estratto dall'album. Menzione d'onore per la toccante Memento Mori, dove troviamo alcune delle citazioni del sopracitato Adam Watts.
[..] You can't hang on to yourself. You don't have to try not to hang on to yourself. It can't be done, and that is salvation. 'Memento Mori', 'be mindful of death.'
È straordinario come una band possa mantenere un livello qualitativo così alto dopo così tanti anni, come possa continuare ad essere se stessa rinnovandosi: è un album piacevole, graffiante ed emozionante, a cui dedicare uno e più ascolti, in quanto è l'emblema di un divenire innovativo in un panorama ormai saturo di realtà molto simili e ripetitive. Invece questo refreshing, questa caratterizzazione di una base evidentemente metalcore tramite la ricerca di un suono innovativo e l'importanza del messaggio rivolto al pubblico è davvero apprezzabile. In conclusione, è un ascolto che può arricchire sia musicalmente che emotivamente grazie ai suoi notevoli contenuti.
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13
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Grandi a livello strumentale ma non digerisco molto il cantato di Carter che ci mette cuore e rage ma che a volte sembra uno disperato per le corna prese dalla tipa. Gusti miei |
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12
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Uno dei migliori dischi metalcore che abbia mai ascoltato: ogni traccia fonde in maniera perfetta tecnica e sentimento regalando emozioni continue per tutto l'arco della tracklist. Non ci sono aggettivi sufficienti per descrivere la prova vocale di Sam Carter che qui canta davvero con il cuore in mano e dispensa una performance globale da brividi.
Voto senza alcun dubbio 90 e tra i capolavori qui presenti scelgo The Empty Hourglass come brano simbolo.
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11
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Disco incredibile,nonostante tutto lo trovo un pelo inferiore a quello dei bos che secondo me. |
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10
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Bellissimo. Disco metalcore dell'anno. Voto 85 meritato RIP Tom Searle, sarà difficile dopo la sua dipartita continuare per gli architects |
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9
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ciao Sentenza, grazie per il tuo feedback positivo! Sono d'accordo con te , penso sarà difficile , anche dopo la tragica perdita di Tom Searle gli Architects non saranno più gli stessi purtroppo, ma almeno sono riusciti a scrivere questo magnifico album che sarà per sempre il retaggio e testimonianza di Tom |
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8
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Raramente su questo sito ho trovato recensioni core valutate nel contesto del genere. Questo album è perfetto: puro metalcore, senza sbavature. Penso che fare di meglio per loro sarà difficilissimo |
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7
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Quando si pensa al metalcore non si può non pensare a questo album. Perfetto e compatto. Forse sono pure più in forna rispetto a lost forever |
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6
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Non ti preoccupare Michele, sei liberissimo di esprimere il tuo parere, dai tempi di ruin e hollow crown (due album fantastici in ogni caso, seppur già differenti fra loro) i ragazzi sono molto cambiati, inutile negarlo, però questa svolta e queste scelte stilistiche magari hanno deluso alcuni dei fan storici ,ma sono state comunque apprezzate da molti perchè ora caratterizzano in maniera totalmente distintiva la band. Da parte mia ho ascoltato molte volte e sto ancora continuando ad ascoltare l'album con piacere, ma ovviamente i gusti personali non sono contestabili !! |
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5
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Non voglio passare per il guastafeste di turno, ma a me sembra che questi facciano lo stesso disco dai tempi di Daybreaker. Per quanto risulti anche piacevole, ho trovato alla lunga noiosa questa formula. Ormai mi sono rassegnato al fatto che non torneranno più ai fasti di Hollow Crown e, soprattutto, Ruin, il loro vero capolavoro. Questo qui non è né peggio, né meglio di altri dischi, è nella media, ma dubito che fra un mese lo starò ancora ascoltando... |
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3
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ciao Luca, allora , ti consiglio senza dubbio di ascoltare "Daybreaker" e "Lost toghether/lost forever" . Io li trovo degli album validissimi e rendono perfettamente l'idea del percorso della band. Se volessi inoltrarti ancora di più nel passato ti direi di ascoltare anche Hollow Crown. Trattasi di ascolti davvero piacevoli. Fammi sapere com'è andata e quali sono i pezzi che ti hanno colpito di più ! |
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1
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la recensione mi ha incuriosito, quali sono gli altri album che mi consigli degli Architects? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nihilist 2. Deathwish 3. Phantom Fear 4. Downfall 5. Gone with the Wind 6. The Empty Hourglass 7. A Match Made in Heaven 8. Gravity 9. All Love Is Lost 10. From the Wilderness 11. Memento Mori
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Line Up
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Sam Carter (Voce) Tom Searle (Chitarra, Tastiera) Alex Dean (Basso) Dan Searle (Batteria)
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