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Eldritch - Reverse
30/07/2016
( 4709 letture )
Reverse… Reverse… Reverse your pain into hate!

Pura dichiarazione di intenti. Eldritch al comando, con una folta schiera di cyber-sistemi d’avanguardia, pronti al decollo e all’attacco. Cosa è successo? Siamo nel 2001 e, in preda alle innovazioni tecnologiche, la storica prog band italiana decide di calare un asso distorto e ipercinetico all’interno della (allora) poco nutrita discografia. Il bello e autorevole El Niño (1998) aveva suscitato buonissime recensioni e altrettanto valide reazioni di critica e pubblico, tre anni prima. Ma, come spesso accade con la Nostra materia progressiva, nulla rimane lo stesso. Uguale, cristallizzato, immobile.

Million things to say, million brains to waste / Million my mistakes, million things never change / Can't exchange a coin for life!

La band prende le digi-sinfonie di metà/fine anni 90 e le congloba al sound tecnico e preciso già messo in mostra sul precedente studio album, irradiando una prepotente e alchemica luce rossastra. È sempre il marchio di fabbrica degli Eldritch che avevamo imparato a conoscere, ma con una marcia in più. Una spinta oleata a dovere e industrializzata. Non ci sono richiami particolari al debut album Seeds of Rage (1995), se non il continuum ideologico e l’ugola riconoscibilissima di Terence Holler, timoniere e frontman di assoluto livello. Reverse è carico di adrenalina e malumori, visioni e influenze più o meno palesate nel corso dei 48 minuti di musica. Massa nucleare e velleità progressive, in una danza oscillante di puro metallo infuso nell’ibrido temporale. È il 2001, e questo è innegabile sin dalla copertina, semplice e diretta, con il titolo capovolto che fa fede al suo significato. Laser violacei e luci industriali minacciose, complessi abbandonati e fabbriche della paura. Per comprendere la nuova evoluzione della loro musica bisogna infatti sottolineare quanto, a livello di ritmiche, atmosfere e liriche, i Fear Factory abbiano ispirato la band italiana a plasmarsi nel nuovo secolo. Batterie di droidi, ingranaggi freddi e possenti, sincronizzazione di movimenti: ecco un nuovo stile, perforante e lucido, cangiante e massivo. Un neo prog che poggia le fondamenta su riff iper-distorti, vocalizzi melodico-aggressivi e tecnicismi di sorta. Non si chiudono le porte nemmeno ai classici dei primi anni ’90, quali Machine Head e Pantera, sebbene il risultato finale sia sempre piacevolmente in bilico tra materia oscura, passato e progresso. Riconoscibilità e innovazione: un difficile accoppiamento che però, in casa-Eldritch, funziona benissimo sin dalle note allucinate dell’intro/apertura E-Nest, che poco dopo un minuto sfocia nell’opener-manifesto, nonché title-track dell’album, Reverse. Synth in crescendo e poi subito tempo per riff stoppati e una sezione ritmica compatta e spietata, il tutto perfettamente collegato dalla potente ed espressiva voce di Terence, che utilizza i suoi registri a cavallo tra power metal e prog con convinzione e interpretazione cinematografica. Il chorus è il punto forte della canzone, doppiato da un magistrale primo bridge piuttosto tecnico e groovy, che anticipa un gustosissimo e salato assolo di Eugene Simone, per poi ritornare alla sua trama circolare e fasica. Un portento in apertura cattura quindi l'attenzione senza troppe fatiche, calibrando l'espressione ultra-heavy della successiva Slavery Online che ci alimenta con il suo andirivieni classico/futuristico, in un bilico che oscilla freneticamente tra classe, perizia tecnico-strumentale e violenza sonora, qui portata all'estremo dalla band, con accelerazioni thrashy e doppia-cassa spezza-clavicola. Delizia moderno/metallica per tutti i palati, con gli scudi energetici di Eugene Simone che sale in cattedra ancora una volta per regalarci un assolo fulmineo e magistrale.

Crawling through the path, trying to win this wrath.

La furia sonora smorza i toni su Leftovers and Crumbs, deliziata da un'aurea elettronica davvero azzeccata e da ritmi decisamente meno ossessivi, mentre Bittersweet Penny prima e Bio-Trinity riprendono la olo-marcia con somma verve e potenza scenico-compositiva. Sintetizzatori e note adamantine ci riportano su coordinate oscure e decisamente incisive, con la seconda a impreziosire il mood generale dell'album con una grande prova di Holler che ne esalta il chorus, graziato da un insolito tappeto ritmico e da alcuni suoni d'ambiente, perfettamente incastonati nel quadro e per nulla invasivi. Un altro centro per un'altra dimostrazione di visione di insieme, heavy metal moderno e classe pura.

Come to me... Come to me with your brand new pair of wings.

Successivamente a Reverse gli Eldritch troveranno una dimensione più standard, confezionando il loro sound e producendo album di buona fattura in una comfort zone più limitata e sicura, se vogliamo, ma non per questo poco affascinante. Certo, le emozioni sconquassanti di Suffering Degree, in cui Holler si spinge addirittura su registri harsh/growl , con un prolifico ritornello che profuma di Symphony-X e un assolo-perla non ritorneranno spessissimo nel sound della band toscana, ma il percorso artistico intrapreso (con i relativi cambi di formazione) ha quasi sempre dato i suoi frutti, così come il divertissment rock tout-court della cover di My Sharona, perfetta e scanzonata, impreziosita da suoni sintetici e bordate heavy, sempre a cura dei bravissimi Eugene Simone, Sean Henderson e Dave Simeone. La canzone, ri-arrangiata bene senza stravolgimenti eccessivi, sdrammatizza i toni dell'album, riempiendo un ipotetico vuoto prima del gran epilogo che risponde al nome di Leech e soprattutto della strisciante e indovinata Little Irwin, emotiva fino al midollo.

Toys left in the shelf... the pillow on the floor, a squeak comes from the door. Believe me, please ignore.

Voci distanti, bambini, una folata di vento, un’atmosfera sub-urbana baciata da una sinistra tastiera alla Goblin apre Little Irwin con un riff di chitarra ossessivo, che strizza l'occhio al doom, appoggiandosi alle atmosfere dark wave dei versi recitati e sofferti. Un mantra figlio dell'epoca, compatto nei suoni ma avanguardista nell'anima. Una cicatrice netta e profonda che chiude il percorso personale iniziato 40 minuti prima con la traballante nenia cibernetica di E-Nest.

Scuotiamo la testa avanti e indietro con consenso e convinzione, consapevoli di aver ascoltato qualcosa di unico e irripetibile nel panorama metal italiano. Nel 2001 questa era magia sonora destinata a farci sognare, crescere, combattere e sperare. Gli Eldritch si concedono il lusso di un album fuori-schema, deciso, moderno e a tratti rischioso. Una perla solitaria che re-inventa il sound della band e lo proietta in avanti senza paura.
Perché, alle volte, è giusto non voltarsi mai. Chapeux.

So tell me why, you look behind... So tell me why... Don't look behind!



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
65.98 su 364 voti [ VOTA]
TheSkullBeneathTheSkin
Giovedì 19 Aprile 2018, 16.45.47
11
Non amo molto questo genere di sound ma a piccole dosi va giù bene, la qualità di questa band (che credevo svizzera) è notevole. Il disco mi è capitato in mano perchè negli anni ho dato la caccia a cover famose rifatte in chiave diversa. Inutile che vi dica "quale" My Sharona ho scelto: bestia che potenza!!!
Aceshigh
Mercoledì 15 Novembre 2017, 18.42.55
10
Talmente diverso dal suo predecessore che (non fosse per la voce di Holler) all'epoca sembrava proprio un altro gruppo. Era anche ovvio che destabilizzasse i fans... ma d'altra parte "prog" nella sua accezione più generica significa anche non rimanere stilisticamente bloccati e sperimentare no? Beh... il tempo ha dato ragione a quest'album e agli Eldritch (anche se imho faranno anche meglio in futuro). 80
Enrico657
Mercoledì 21 Settembre 2016, 11.55.01
9
Un mezzo capolavoro...qualche pezzo sotto la media, che per quanto riguarda l'album è notevole
Roxy35
Mercoledì 3 Agosto 2016, 15.23.50
8
Album magnifico! Metal italiano tosto, suonato alla grande. Veramente strepitoso. Ascoltare per credere.
DivineCreationOfVoid
Martedì 2 Agosto 2016, 12.26.40
7
Disco strepitoso! Una bomba! Secondo me non si sono resi conto neanche loro del discone che gli è uscito (visto che poi dal vivo di questo album ne fanno al massimo 1) !
Voivod
Martedì 2 Agosto 2016, 8.42.38
6
Dopo i primi 3 ottimi album li ho persi d un po' di vista...la svolta "modern metal" non mi ha mai convinto troppo, ma vedrò di ascoltare questo album...
Metal Shock
Lunedì 1 Agosto 2016, 15.25.29
5
Avevo lasciato la band con Seeds of rage, anche perche` il prog non e` il mio genere preferito, ma spinto dalla curiosita` della recensione, ho ascoltato l`album: risultato, ottimo! Invero qui di prog non ne sento, forse giusto nell`ultima canzone, per il resto sembra piu` un thrash moderno figlio di quegl`anni: chitarre che sputano fuori riff alla Pantera, con tastiere che inseriscono schegge di melodie quasi industrial. Gran ben cantato, Holler e` uno dei migliori cantanti italiani, canzoni che ti prendono subito, Suffering degree e` quasi death, l`unica pecca la cover di My Sharona, originale, ma non mi prende tanto. Per il resto un ottimo disco che ancor oggi suona mderno. Bisognerebbe riscoprirlo come ho fatto io. Voto 90.
max59
Domenica 31 Luglio 2016, 14.43.30
4
Ottimo metal prog italiano, bello , deciso e incisivo. Ce ne fossero di band nostrane di questo livello! La rece calza a pennello. Ogni tanto rendiamo onore anche ai musicisti nostrani, soprattutto quando valgono come e più di tante band straniere che, solo perché tali, vengono osannate al di là dei propri meriti.
Jo-lunch
Sabato 30 Luglio 2016, 18.21.41
3
Concordo su tutto. Ottimo disco, grande band, prog innovativo, quando uscì questo album (parliamo di quindici anni fa) forse i tempi non erano maturi per la comprensione di un certo genere musicale. Provate a riascoltarlo adesso e vi stupirete della classe di questa band nostrana.Sono d'accordo con Galilee, qui da noi, chissà perché, godiamo a stroncare anche le cose belle. Signor Metalraw, come sempre, i miei complimenti. Arrivederci.
Galilee
Sabato 30 Luglio 2016, 15.27.02
2
Gran disco, grande band and Fuck The Rest! Ottima recensione. Il disco ai tempi non fu capito, invece era magnifico ed era un inno alla libertà di espressione. Che qui da noi viene sempre stroncata sul nascere.
Plin
Sabato 30 Luglio 2016, 10.36.25
1
Un solo termine per definire questa ottima band italiana : innovativa. Grande prog, potente, deciso, complesso. Bella rece Metalraw.
INFORMAZIONI
2001
Pick-Up
Prog Metal
Tracklist
1. E-Nest
2. Reverse
3. Slavery On-Line
4. Leftovers and Crumbs
5. Bittersweet Penny
6. Bio-Trinity
7. Suffering Degree
8. My Sharona
9. Soul Shrinkage
10. Leech
11. Little Irwin
Line Up
Terence Holler (Voce)
Eugene Simone (Chitarra)
Sean Henderson (Tastiera)
Martin Khyn (Basso)
Dave Simeone (Batteria)
 
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