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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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11/08/2016
( 1124 letture )
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Un giusto mix di esperienza, bravura e ispirazione: tanto basta per descrivere il debut album degli Advermix, band proveniente dalla Murcia e formatasi nel 2006, che con Pandeathmic esce allo scoperto in maniera molto più che convincente. Con una lunga attività live alle spalle e dopo aver realizzato gli EP Gates to Transylvania nel 2011 e II l'anno successivo, il gruppo si fa un nome nell'ambiente underground spagnolo, pubblicando tra l'altro uno split nel 2014 (intitolato Global Annihilation) insieme a Betrayer F.T.M. e Anticosm.
I tempi sono quindi maturi per il grande passo e bisogna dire che gli iberici non si fanno trovare affatto impreparati: ripescando e rielaborando qualche brano dai precedenti lavori -Manhate Philosophy era presente sul primo EP del quintetto, mentre Messenger of Death e We Fall arrivano da II- e scrivendo nuovo materiale con quanto più impegno possibile, gli Advermix (che rispetto agli esordi hanno nel frattempo subito alcuni cambiamenti di formazione) partoriscono un lavoro assolutamente maturo sia per quanto riguarda la parte compositiva che per quella prettamente esecutiva; un artwork curato e d'impatto (old-style quanto basta) poi completa il tutto. I cambi della line up vanno a tutto vantaggio della qualità, basta confrontare la versione di Manhate Philosophy cantata dall'ex Miguel con quella di Manolo per averne una prova, e questo al di là del fatto che la prima si tovasse in un EP autoprodotto -con tutti i limiti del caso. La proposta musicale si rifà al thrash old school, con vocalizzi che variano da tinte power -quando si presentano gli acuti- a un growl tipicamente death, Juanfras non lesina la doppia cassa e le chitarre di Carlos e Frutos ergono un muro spesso quanto basta: insomma ce n'è per tutti i gusti e la carne al fuoco è tanta e saporita. L'intro che apre questo Pandeathmic -e che porta lo stesso nome della label- è un classico arpeggio tranquillo che fa tornare alla memoria soluzioni già impiegate in moltissime occasioni (per esempio in Beneath the Remains, tanto per citare una delle più celebri): quindi si parte alla grande con Messenger of Death, dove a farla da padrone è una batteria che pare un rullo compressore e riff tritaossa di pregevolissima fattura, e così sarà per tutto il prosieguo del disco. La validissima produzione aiuta sicuramente ad apprezzare ogni singolo strumento, alla sezione ritmica è dato il giusto risalto e nessun musicista rimane in ombra; pezzi come Panje, col suo retrogusto moderno, o l'esplosiva The Power of the Perfect Line si giovano del lavoro fatto al mixer, così come la marziale title track o Manhate Philosophy, la traccia più oscura e claustrofobica del lotto. In qualche occasione, però, le soluzioni adottate per le vocals non sono del tutto convincenti: con In Thrash We Trust sembra che Manolo abbia voluto esagerare con gli acuti -in alcuni passaggi quasi molesti, e pure l'uso delle seconde voci non è del tutto convincente- ma per il resto bisogna dire che il timbro del singer, abbastanza particolare, comunque ben si attaglia alla proposta degli Advermix.
Gli spagnoli riescono nel loro intento, racchiudendo molte validissime idee in poco più di mezz'ora per un album sì thrash "vecchia maniera", ma fresco ed attuale: sicuramente un lavoro a cui vale la pena dedicare più di un ascolto.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Born of Chaos 2. Messenger of Death 3. The Power of the Perfect Line 4. Panje 5. Manhate Philosophy 6. Inside the Wall 7. We Fall 8. In Thrash We Trust 9. Pandeathmic
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Line Up
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Manolo (Voce) Carlos (Chitarra) Frutos (Chitarra) Bart (Basso) Juanfras (Batteria)
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RECENSIONI |
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