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19/04/24
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Anderson/Stolt - Invention of Knowledge
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11/08/2016
( 2633 letture )
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Quando ho scoperto che Invention of Knowledge, a primo impatto la insolita collaborazione tra due leggende come Jon Anderson e Roine Stolt, è stato un platter fortemente voluto da Thomas Waber (presidente della InsideOut) non nego di aver avuto qualche pregiudizio. Solitamente, quando le etichette si divertono a sostituirsi agli artisti, la musica acquisisce automaticamente quel sapore di... beh, avete capito cosa. Poi, saggiamente spero, ho pensato: "caspita Davide, l'album porta la firma di Anderson e Stolt, mica due musicisti da quattro soldi! Stiamo parlando della storia del progressive, stiamo parlando dei fondatori di Yes e The Flower Kings, qualcosa di buono da ascoltare ci sarà!" Ed infatti, c'è anche più di quanto sperato.
Ai protagonisti è bastato suonare un po' assieme -in occasione del Progressive Nation At Sea Cruise-, scambiarsi qualche demo rigorosamente via internet (vista la distanza territoriale tra i due), avvalersi della collaborazione (tra i tanti e più famosi) di qualche amico in comune come Reingold e Leherman dei The Flower Kings e Gildenlow, leader dei Pain of Salvation, ascoltare il consiglio del boss ed ecco servito Invention of Knowledge. In realtà non è stato tutto così rapido, anche perché ci son voluti due anni per organizzare il tutto, ma in linea concettuale siamo lì. Come più volte sottolineato da Anderson, non è semplicemente un disco prog rock. Si tratta di prog music. Che differenza c'è? Oggi gli artisti s'inventano di tutto per rendere i propri lavori più interessanti, ma cerchiamo di non ironizzare troppo perché si può scorgere una certa serietà nelle dichiarazioni del cantante britannico anche solo leggendole. La verità è che lo stesso Stolt, così come me, ha avuto una certa difficoltà ad afferrare il significato di tale affermazione, soprattutto considerando le radici degli autori stessi, che di atmosfere movimentate se ne intendono abbastanza. Posso assicurare, però, che dopo una dozzina di necessari (ribadisco "necessari") ascolti tutto diventa più chiaro e ci si rende conto che il vecchio Jon -classe 1944- non sia ancora un rimbambito. Se dovessimo definire Invention of Knowledge come un prodotto solo rock, la faremmo un po' fuori dal vaso. O meglio, è anche rock, ma anche ambient, fusion, ethnic e molto altro. Quando, durante l'ascolto, si respirano e vivono diverse tradizioni, diverse culture, si visitano posti nuovi e si conoscono persone nuove e la musica riesce a spingerti nel fare tutto questo anche attraverso vecchie esperienze, allora ci accorgiamo di essere davanti ad un qualcosa di davvero speciale ai tempi d'oggi. Un vento incontrollabile sfuggito miracolosamente alla dura legge del business. Ho provato ad ascoltarlo in una tranquilla giornata di mare e devo dire che le sensazioni di trasporto in alcune sfumature sono inspiegabili. Al di là degli intenti pubblicitari, Stolt ha confessato di aver vissuto un'esperienza di perfetta sintonia con Anderson e di aver registrato il disco più difficile e completo della sua carriera. Ha descritto Invention of Knowledge come un album senza tempo che inevitabilmente richiama il sound dei primi Yes, dei The Flower Kings e dei Transatlantic, visto che il compositore svedese è membro anche di quest'ultima spettacolare band. Come non esser d'accordo con lui. Le splendide parti di chitarra richiamano fedelmente il suo tocco di artista sentimentale che è possibile rivivere in tutte le sue produzioni. La voce di Anderson ha la forza degli anni migliori, in cui contribuiva a scrivere la storia degli Yes. Eppure qualche difetto c'è ed è opportuno rilevarlo. Invention of Knowledge, nella sua innegabile bellezza compositiva, risulta un po' statico, un po' piatto e la lunghezza dei brani questa volta non c'entra. Non è una sensazione netta, ma quanto basta per allontanarlo dall'eccellenza. In più, l'impressione è che in alcuni passaggi -che dovrebbero semplicemente "suonare"-, Anderson soffra di un leggero ma fastidioso protagonismo. Quasi vien voglia di prenderlo a schiaffi (come se fosse possibile) per fargli capire che ogni tanto i silenzi valgono più di mille parole. Evidentemente ne aveva di cose da dire. L'album, nonostante qualche neo, è comunque di alta qualità, prodotto benissimo e si presenta con una copertina da dieci e lode. Penso possa bastare per promuoverlo.
Poco più di un'ora di musica progressive racchiusa in quattro suite principali (Invention of Knowledge, Knowing, Everybody Heals, Know...) che a loro volta si dividono in momenti più brevi. Non sarà comunque un'impresa riconoscere ad orecchio i punti in cui finisce una tematica e ne inizia un'altra. Da quanto ne so, il disco, seppur non catalogabile tra le basi del genere, va a ruba. Ho provato a fare qualche indagine nei vari rivenditori della mia città per scoprire che le copie presenti sugli scaffali finiscono in pochi giorni. Segno che il pubblico ha apprezzato questo esperimento ben conscio del fatto che le vendite non sempre sono un criterio affidabile di qualità. In ogni caso, i pregiudizi che hanno preceduto l'ascolto sono stati spazzati via e non esiste notizia migliore di questa.
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Conosco il festival, ma il bill di quest'anno mi era sfuggito! Non mancherò, grazie! |
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si,i saga saranno di domenica,gratis,informati,è vicino borgomanero,lago d'orta |
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Hai detto Saga????????????? Saga?????? Saga!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusate, ma penso di essere venuto... |
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guarda che le perle di prog scandinavo di cui parlate sono ancora vive e vegete,gli anekdoten hanno pubblicato un recente capolavoro e a settembre li potrete vedere gratis al veruno prog fest ,una 3 giorni in cui ci saranno anche i Saga,i landmarq li conosco bene cosi' come i red jasper ,i galahad ,ma quelli che son cresciuti meglio sono i big big train,l'ultimo "folklore" è un grande omaggio al prog |
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Criticavo la voce di Anderson non certo il genere a cui sono particolarmente legato... vabbè solita storia che si ripete, una sorta di eterno ritorno di nicciana memoria in musica... |
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Parlo per quanto mi riguarda. Che ad Anderson non gliene freghi niente del mio/nostro parere é indiscutibile. Che possa esprimere un mio pensiero su un suo disco mi sembra pertinente non ritenendo di doverlo fare su un album di John Wetton. Avevo solo risposto ad un commento (4) di un altro utente. Sul cambiare genere invece non ne ho voglia. Proprio oggi ho comperato il cd dei Landmarq "Vision pit" del '94 circa e quando riuscirò a trovare le perle di metà anni '90 del prog scandinavo (Anglagard, Landberk e compagnia) sarò ben lieto di spendere i miei soldini) |
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e allora che sparlate a fare su un disco suo,non so,ora dopo 40 anni di roba con gli yes si scopre che a molti non piace,cambiate genere,mica siete obbligati ,come se ad anderson gliene freghi qualcosa se qualcuno di metallized non gli compra il disco,io sono contento per roine stolt che finalmente si farà conoscere anche ai fans degli yes |
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L'album non l'ho ascoltato né lo comprerò. Ma la voce di Jon Anderson la conosco e non mi é mai piaciuta (vedi commenti su album degli Yes). Quindi mi allineo con @Awake (quasi anche su Geddy Lee che trovo troppo acuto) |
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P.s: Geddy Lee, altra voce che non ho mai potuto sopportare, un po' come quando.il gessetto sulla lavagna fa GNEEEEEEEK.... perdonami se puoi Ayreon, non sai quante litigate ho fatto coi miei amici per aver osato disprezzare questi due vocalist... a distanza di lustri quando mi incontrano si finisce sempre su sto discorso e, ovviamente, mi insultano pesantemente |
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In effetti il paragone con gli angeli lo trovo parecchio pertinente: una voce indifferenziata, anonima, priva di spessore e personalità, in sostanza una voce da eunuco. Poi potrà anche cantare 1 ottava al di sopra dei comuni mortali ma lo fa in maniera monocorde, anonima e anche un po' pomposetta... poi i gusti sono gusti e' vero... |
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questione di gusti,c'è anche chi trova geddy lee inascoltabile,io penso che se gli angeli avessero una voce,sarebbe la sua |
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Ma solo io trovo odioso il timbro di voce di Anderson? |
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anderson non poteva trovare compagno migliore,e ora che andrà in tour con wakeman e trevor rabin la vedo dura continuare per quei tipi che si fanno chiamare ingiustamente yes |
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anderson non poteva trovare compagno migliore,e ora che andrà in tour con wakeman e trevor rabin la vedo dura continuare per quei tipi che si fanno chiamare ingiustamente yes |
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Sarà che adoro gli Yes, ma questo è per me uno dei più bei dischi prog degli ultimi anni. Lo sto consumando. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Invention 2. We Are Truth 3. Knowledge 4. Knowing 5. Chase and Harmony 6. Everybody Heals 7. Better by Far 8. Golden Light 9. Know…
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Line Up
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Jon Anderson (Voce, Tastiera addizionale) Roine Stolt (Chitarre, Voce, Tastiere, Percussioni) Tom Brislin (Tastiere, Piano, Hammond, Organo, Synth) Lalle Larsson (Piano, Synth) Jonas Reingold (Basso) Michael Stolt: (Basso) Felix Lehrmann (Batteria) Daniel Gildenlöw (Cori) Nad Sylvan (Cori) Anja Obermayer (Cori) Maria Rerych (Cori) Kristina Westas (Cori)
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RECENSIONI |
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