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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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11/08/2016
( 1181 letture )
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Attivi sin dal lontano 1991, i Ringworm non si sono mai adagiati sugli allori: fautori di un metal veloce e privo di compromessi, squisitamente influenzato dall'hardcore, in 25 anni di onorata carriera hanno raramente fatto aspettare i loro fan più di due anni per nuova musica, fosse pure contenuta soltanto in split o EP. Puntuali, a distanza di due anni da Hammer of the Witch, ecco che il gruppo torna sulle scene con questo Snake Church.
Chi conosce il gruppo sa perfettamente che i Ringworm non sono tipi dediti a particolari sperimentazioni sonore: preferiscono infatti pestare duro e fermarsi raramente, lasciando poco spazio ad orpelli stilistici. Il nuovo album, in tal senso, non fa eccezioni: a partire dalla title-track, le chitarre ringhiano con furia, la batteria pesta indiavolata ed il buon HF vomita nel microfono le sue linee vocali, senza melodie ricercate, ma urlando semplicemente con tutta la notevole forza che possiede. Uno stile simile, come detto, non lascia spazio ad innovazioni o cambi stilistici: ascoltate la doppietta Brotherhood of the Midnight Sun/Fear the Silence, formata da canzoni tanto simili da essere quasi identiche. L'intero disco, del resto, appare un po' come una unica traccia divisa in tante piccole parti, con l'eccezione di alcuni brani leggermente diversi dagli altri, come Shades of Blue, più lenta e carica di groove, dove la coppia di chitarristi svolge un ottimo lavoro. Quanto appena detto, in ogni caso, non significa che l'album sia mal riuscito: semplicemente, il gruppo non fa grandi sforzi per variare la mistura e si accontenta di sparare a zero sugli ascoltatori, producendo canzoni votate alla violenza dura e pura. La seconda metà di Snake Church, peraltro, risulta più godibile e riuscita della prima, dove la rigidità della proposta musicale dei nostri lascia un po' più dubbiosi. Brani come The Razor and the Knife, con la sua bella parte solista, risollevano infatti le sorti dell'album, permettendogli di raggiungere la sufficienza, seppur stiracchiata.
Se gradite l'hardcore, probabilmente apprezzerete questo lavoro, realizzato con mestiere e competenza; non abbiamo a che fare con un album destinato a rivoluzionare il genere, ma sicuramente potrà regalarvi momenti piacevoli. Se però siete amanti delle sperimentazioni, allora tenetevi a debita distanza dagli Snake Church e, in generale, dai Ringworm.
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non so perché, ma questa recensione mi sfuggì in quella calda estate 2016... io che da anni sono estimatore di questa band, il disco in questione lo ascoltai in streaming qui, così come anche le anteprime, ma chi si ricorda qualcosa... so solo che "justice replaced by revenge" del 2005 l'ho letteralmente divorato, e che ancora oggi di tanto in tanto gira nella mia autoradio... ricordo di averli scoperti grazie alla trasmissione radiofonica "crossover zone" di Rock FM (quando ancora esisteva... ), condotta dalla mitica DJ Claudia, e per questo le sarò sempre grata... che tempi... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Snake Church 2. Brotherhood Of The Midnight Sun 3. Fear The Silence 4. The Black Light Of A Living Ghost 5. Destroy Or Create 6. Shades Of Blue 7. Innocent Blood 8. The Apparition 9. Believer 10. The Razor And The Knife 11. Angel Of War 12. Temple Of The Wolves
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Line Up
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HF (Voce) Matt Sorg (Chitarra) Mark Witherspoon (Chitarra) Ed Stephens (Basso) Ryan Steigerwald (Batteria)
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RECENSIONI |
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