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26/04/24
KARMA
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Deathspell Omega - Fas - Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum
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13/08/2016
( 3371 letture )
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Caduta.
Se c'è un disco capace di trasmettere l'angosciante pensiero di cadere nel vuoto, permeando di questa sensazione ogni istante dell'ascolto, quello è sicuramente Fas - Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum dei Deathspell Omega. La band in questione non ha certo bisogno di presentazioni, dato che rappresenta uno dei massimi esponenti della scena black francese (e non), vantando una militanza nel genere quasi ventennale e di altissimo livello.
Un po’ di cronistoria: dopo un inizio di carriera all’insegna dell’old school black metal duro e puro, i nostri iniziano, con il rilascio nel 2004 di Si Monvmentvm Reqvires, Circvmspice a tentare di evolvere il proprio sound sotto un’ottica avant-garde pesantemente influenzata dal jazz, che diventerà con il passare del tempo un vero e proprio marchio di fabbrica per la band. Questo tentativo di innovazione prosegue tramite la partecipazione ad un paio di split e l’uscita dell’EP Kénôse, raggiungendo però l’effettiva maturità con Fas - Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum. Il titolo è formato da due sezioni: un’invocazione al giudizio divino (“Fas”) e un monito di carattere religioso, traducibile come “Va’, maledetto, nel fuoco eterno”, e ovviamente si rifà anch’esso al concetto di caduta.
Una descrizione track-by-track del disco sarebbe un errore: siamo davanti ad un’opera che è stata concepita e va assimilata come un unico ed ininterrotto viaggio all'interno degli inferi: la suddivisione in sei atti serve unicamente ad identificare le diverse fasi della discesa e a semplificarne l'ascolto. Ogni traccia è difatti divisa in sezioni più piccole, che alternano momenti di black metal frenetico a intermezzi ambient/psichedelici. La caratteristica fondamentale è che ad ogni cambio l'atmosfera risulti sempre più cupa ed opprimente, andando a ricreare in musica il concetto di caduta negli inferi alla base dell'artwork: inutile dire che questo è sintomo di un songwriting di qualità altissima e di una genialità che raramente è stata eguagliata all'interno del genere.
Tecnicamente i nostri dimostrano una maturità artistica invidiabile: la chitarra del leader Hasjarl (nonostante sia messa in secondo piano da un mixing forse non all’altezza dell’opera) riesce comunque a dare sfoggio di splendidi assoli Slayeriani e ritmiche serratissime; la voce di Aspa passa da delle solenni invocazioni demoniache a delle urla disperate che sembrano uscire direttamente dalla bocca del soggetto in copertina, mentre protende la mano verso i raggi solari che si allontanano (è d’obbligo menzionare lo splendido artwork, sicuramente una delle più belle cover mai realizzate per un disco black: semplice e minimale ma tremendamente d’effetto). La punta di diamante del disco è però rappresentata dalla sezione ritmica, che risente maggiormente delle sperimentazioni avanguardiste che i Deathspell Omega stavano all’epoca mettendo in atto: le percussioni raggiungono insani livelli di brutalità e tecnicismo, cambiando poi repentinamente verso dei down-tempo al limite del jazz. Complice di quest’assoluto predominio del drumming sui restanti strumenti è il mixing, che si dimostra ancora l’anello più debole durante i vari ascolti. Il disco colpisce anche dal punto di vista lirico. Sono infatti utilizzati ben quattro idiomi diversi: inglese, latino, francese e greco (anche se questi ultimi due solo sporadicamente), con i testi scritti nelle lingue morte ad appartenere alle due Obombration che aprono e chiudono il disco, anche se si tratta principalmente di collage tratti da pezzi di inni religiosi o salmi, riuniti in modo da dargli una sembianza satanica. Le poche frasi vere e proprie risultano possedere una costruzione estremamente lineare e grammaticalmente dubbia, fatto per nulla nuovo se si considerano gli strafalcioni commessi da moltissime band black nel corso degli anni. Di tutt’altro spessore sono invece le liriche in inglese e francese, che lasciano meno spazio a temi banali come la devozione, puntando maggiormente su contesti filosofici:
The idea of Salvation comes, I believe, from the one whom suffering breaks apart
Fas - Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum risulta essere un disco dal concept davvero studiato e dalla qualità eccezionale, una pietra miliare che ha contribuito decisamente a plasmare un nuovo tipo di black metal, basato sulla sperimentazione e la ricerca di sonorità inedite.
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Se Paolo ti legge dopo 6 anni ti risponde nel 2028 |
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@paolo. A favore di The Hollow One mi viene da dire che, spesso, i metallari che dicono "influenze jazz" hanno in mente i drum solo dei batteristi prog o brutal death. il 99% di questi batteristi, quando fa i solo (o le prove) inserisce dei virtuosismi sullo spettro armonico del charleston. Certo, ora se si prendono i drum solo di Portnoy, Flo Mournier e gli si toglie la parte più caratteristica del loro genere (il doppio pedale, la doppia cassa, i blast beat) si avranno delle soluzioni non troppo lontane da Belleno dei New Trolls o da qualsiasi batterista jazz (il primo che mi viene in mente è buddy rich). E sticazzi, l'avvocato del diavolo direbbe "sta suonando una batteria, se gli togli doppio pedale, blast-beat rimane ovviamente lo scheletro della batteria".
Altra cosa che mi viene da dire. Spesso quando in questi casi si dice "influenze jazz" si ha in mente il jazz-core, un certo tipo di noise tipo John Zorn e i Naked City. |
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Che disco.. Non c' è parole per descriverlo, non trovo aggettivi, mi inchino e basta.. 95. |
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Certo, c'era chi definiva gli Atheist jazz quindi è tutto dire. Sicuramente sono presenti delle influenze che esulano dal classico metal (black in questo caso) solo ribadisco che non sono d'accordo nel definire jazz tutto quello che suona dissonante o eclettico rispetto alla media, altrimenti un qualche campionamento di canti gregoriani, qualche nota presa qua e la da un'opera di Penderecki o Stravinskij farebbe diventare automaticamente un album avantgarde...visto che è un altro termine che attualmente va molto di moda. Alla fine sono solo inutili etichette che non servono a niente perché la cosa fondamentale è ascoltare il disco e apprezzarlo per quello che è, ma secondo me sempre più spesso forse per mancanza di vere conoscenze musicali si tende ad usare termini a sproposito...non dico che sia questo il tuo caso, ma sicuramente lo standard di chi scrive recensioni si è abbassato notevolmente negli ultimi anni, ma nell'epoca dell'internet funziona così e non solo riguardo alla musica. |
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@paolo porto un esempio per chiarirmi: la melodia atonale presente al minuto 4:00 di Bread of Bitterness ha delle influenze jazz (in questo caso l'utilizzo di blue note), ma in generale è palese che i Deathspell Omega in questo disco abbiano ricercato delle sonorità inedite, soprattutto nelle parti di batteria. Che poi tu voglia chiamare questo "influenze jazz" o "modo di suonare più vario" sono affari tuoi, certo è che siamo davanti ad un tipo di sperimentazione musicale ben precisa. Per concludere, non sono l'unico che la pensa così anzi, l'influenza jazz di questo disco (e, in generale, di questa band) è largamente riconosciuta dalla gran parte degli ascoltatori |
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Si, era per dire...non ho mai sopportato i paragoni con certi generi nelle recensioni. Nel caso dei batteristi, quando suonano in modo un po'più vario inserendo dei colpi di splash qua e la automaticamente si scrive "influenze jazz". Col jazz certe cose non c'entrano assolutamente nulla, ma non conta resta il fatto che il disco è stupendo...e di influenze jazz non ce ne sono neanche a cercarle col cannocchiale |
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Ma quello è pleonastico Paolo... altrimenti sarebbe stato un disco jazz |
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Non ho mai sentito la batteria suonata in questo modo in un disco jazz...neanche in un disco fusion per quello...evidentemente abbiamo un'idea diversa di cos'è il jazz |
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@paolo l'influenza jazz dei Deathspell Omega è riscontrabile principalmente nelle parti di batteria e nella sezione ritmica in generale, non mi riferisco affatto agli accordi dissonanti |
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gli dei venuti in terra. miglior band estrema di questo misero pianeta |
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Disco stupendo...ma è da giorni che ci penso...dove l'ha sentito il jazz nei deathspell omega il recensore? Degli accordi dissonanti non implicano automaticamente una derivazione jazz, poi non so a che tipo di jazz sia abituato. |
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Un capolavoro per una delle band più originali, geniali e necessarie dei nostri tempi. Personalmente lo preferisco a Si Monumentum, ma non a Paracletus che ritengo un disco praticamente perfetto. Anche io avrei aggiunto qualche punto in più (almeno cinque) poiché lo ritengo davvero un disco fondamentale e un classico moderno. |
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Geniale quanto disturbante! |
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Una sola parola: immensi. Voto 90 |
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@Paolo: Non ti preoccupare, ora genuflettiti e cospargiti di cenere il capo! |
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@Il Polemico a causa di un errore era stata inserita una copertina sbagliata |
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Gruppo geniale in continua evoluzione |
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La copertina è sbagliata. Comunque sposo la recensione, anche se avrei dato qualche punto in più. |
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Gran disco anche questo...dal sound claustrofobico e malato. A gusto personale pero' gli preferisco Monvmenvm...un masterpiece assoluto del genere. Comunque sopra la media anche questo al pari di Paracletus. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Obombration 2. The Shrine of Mad Laughter 3. Bread of Bitterness 4. The Repellent Scars of Abandon and Election 5. A Chore for the Lost 6. Obombration
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Line Up
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Mikko Aspa (Voce) Hasjarl (Chitarra) Khaos (Basso)
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RECENSIONI |
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