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Palace - Master of the Universe
23/08/2016
( 2110 letture )
I Palace sorgono attorno alla figura di Michael Palace. Il leader della neonata band svedese ha già collaborato con l'etichetta Frontiers nell'ultimo album dei First Signal, tanto per intenderci la band di Harry Hess, cantante degli Harem Scarem ed icona vivente dell'AOR. Il cantante/chitarrista di Stoccolma ha fatto tesoro di tale esperienza ed ha formato una giovane band melodic hard rock, con l'intento di farci rivivere le magiche atmosfere melodrammatiche degli anni 80, magari inserendo qua e là qualche spunto di modernità e d'innovazione ad un genere che altrimenti sarebbe fossilizzato e ridotto agli stessi stilemi di trent'anni fa. Per riuscire nell'intento si è circondato di tre musicisti: il chitarrista Rick Digorio, il bassista Soufian Ma'Aoui ed il batterista Marcus Johansson, anche se in realtà sul disco la fanno da padrone le tastiere ed il sintetizzatore, abilmente registrati in fase di studio. La produzione è quindi ottima, sia per la scelta vincente di porre in risalto le tastiere rispetto agli altri strumenti, sia per il sapiente lavoro svolto sulla voce del singer: estremamente a suo agio sulle note medio/basse, meno su quelle alte. La copertina dell'album presenta delle bellissime tonalità di giallo in primo piano, in netto contrasto con l'oscurità dello scenario apocalittico dello sfondo, il tutto esaltato da una spettacolare tromba d'aria. In realtà pare esagerato un disastro di tali dimensioni, o perlomeno abbastanza distante dalle atmosfere leggere e spensierate che si respirano in Master of the Universe, dove a prevalere sono i suoni melodiosi e frizzanti tipici dell'AOR, ovviamente su accordi e motivetti rigorosamente catchy.

L'iniziale titletrack non è la canzone giusta per presentare l'album, ma per i Palace è sicuramente un buon modo per mettere in evidenza alcuni dei loro punti di forza, come la capacità di realizzare melodie orecchiabili conservando comunque la potenza dell'hard rock. L'unica pecca di Master of the Universe risiede nel ritornello, o meglio negli acuti esagerati effettuati da Michael, mentre è da sottolineare in positivo il solo finale sprigionato dalla chitarra, uno dei più riusciti del disco dato che spesso Digorio preferisce limitarsi all'esecuzione di bridge basilari, senza andare ad intaccare le strutture inossidabili delle tracce. Part of Me invece è il brano adatto per comprendere l'LP e per far eccitare tutti gli amanti dell'hard rock melodico targato anni 80: semplice, melodioso, forse a tratti anche un po' smielato, ma perfetto da cantare con pathos dinanzi alla propria ragazza; insomma uno di quei pezzi di cui si nega l'ascolto, ma che poi in realtà è puntualmente presente sul proprio mp3. L'uso smodato del synth e di tastiere sbrilluccicose, come già accennato, è uno dei tratti distintivi della band svedese e la conferma arriva su Cool Running e No Exit, anche se i due brani sono abbastanza diversi fra loro: la prima song è particolarmente soft e ballabile, la seconda un po' più dura nel sound (per modo di dire) con un bel coro finale a sorreggere le scorribande vocali del singer. Path to Light è la canzone che rivela la miglior coesione fra i vari strumenti, complice l'apporto della chitarra acustica e le solite meravigliose tastiere in fase d'accompagnamento; chi ne beneficia di più è sicuramente la fase solista della chitarra, peccato solo per la conclusione, che s'impone come una sorta di taglio netto materializzatosi dal nulla. E ovviamente c'è spazio anche per ottantiane ballad strappalacrime da commedia romatica, come la sviolinata dalle atmosfere notturne di Matter in Hand e la commovente Rules of the Game, che renderà entusiasti parecchi glamster. Infine come non citare She Said It's Over, ovvero il pezzo più radiofonico e più intelligente del lotto: se apprezzate i tormentoni ben costruiti lo amerete alla follia, altrimenti lo odierete dal profondo. La certezza sta nel fatto che non è per nulla facile realizzare un brano pop/rock così contagioso e soprattuto credibile, impostato su riff di chitarra più elaborati del solito e su un uso del synth riscontrabile (al giorno d'oggi) soltanto nelle sigle degli anime giapponesi.

Insomma quando si parla di AOR o più in generale di generi musicali che sono stati protagonisti di altre decadi ci si pone spesso la domanda: questo CD sa di già sentito? Ebbene nel caso di Master of the Universe la risposta è: certo che sì! Ma ciò non è importante o comunque non comporta un parere negativo, anzi: la dote migliore dei Palace è proprio quella di far riaffiorare suoni sicuramente presenti nel bagaglio musicale di qualsiasi rocker, ma che nella maggior parte dei casi sono stati accantonati per ovvi motivi anagrafici o semplicemente per noia. Sicuramente questo disco è un buon viatico per riesumare tale sound e per perdersi in pensieri nostalgici col ricordo della fidanzatina ai tempi del liceo.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
90 su 1 voti [ VOTA]
HeroOfSand_14
Giovedì 1 Settembre 2016, 20.04.52
2
Veramente una bella scoperta. Gran disco, penso che trovare dell'AOR cosi ben suonato e con melodie simili sia ormai difficile. Ottima anche la voce, anche se nelle tonalità alte, in effetti, è molto strana perchè sembra rovinata. Path to Light e Part Of Me sono dei pezzoni, cosi come la trascinante Cool Runnin. Bravissimi!
deris
Mercoledì 24 Agosto 2016, 12.58.53
1
ottimo album veramente
INFORMAZIONI
2016
Frontiers Music
AOR
Tracklist
1. Master of the Universe
2. Cool Running
3. Man Behind the Gun
4. Part of Me
5. No Exit
6. Matter in Hand
7. Path to Light
8. Rules of the Game
9. She Said It's Over
10. Strangers Eyes
11. Young, Wild, Free
Line Up
Michael Palace (Voce, Chitarra)
Rick Digorio (Chitarra)
Soufian Ma’Aoui (Basso)
Marcus Johansson (Batteria)
 
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