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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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Sick of it All - Yours Truly
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24/08/2016
( 942 letture )
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Quando si parla di una band come i Sick Of It All la prima cosa da fare è spogliarsi dai vestiti del metallaro medio, immaginare il periodo storico e sociopolitico in cui l’album che si sta ascoltando è stato pubblicato, chiudere gli occhi, fare un bel respiro e, sempre a occhi chiusi, avere il coraggio di iniziare a pogare a caso nella stanza in cui ci si trova, incuranti di quali possano essere le conseguenze fisiche di tale scelta. Ci vuole un sacco di coraggio, di forza di volontà, di coerenza e di attitudine per compiere tale scelta, ed è la scelta che la band originaria del Queens, New York, ha intrapreso per tutta la carriera e che ogni membro ad essa appartenente ha scelto per tutta la vita: una vita contro, senza mai rimorsi o rimpianti ma solo con la consapevolezza di essere una delle bandiere, se non la bandiera più splendente, dell’hardcore americano e mondiale, senza paura di esagerare. Il qui presente Yours Truly, sempre sotto Fat Wreck Chords, segue di nemmeno un anno il monumentale Call To Arms e non fa che riprendere ne più ne meno il discorso del suo predecessore: hardcore viscerale in ogni sua forma, con contaminazioni riconducibili al nu metal o al proto punk ma che non scalfiscono in nessun modo la natura dura e cruda di una band nata per essere se stessa dall’inizio alla fine, senza guardare in faccia a niente e nessuno, tanto meno alle mode del momento (qualunque momento esso sia), letteralmente demolite, masticate sputate.
Sedici brani senza sosta, uno diverso dall’altro e da ascoltare tutti d’un fiato per percepire al meglio la ritmicità di Armand Majidi alla batteria, la corposità del basso di Craig Ahead, la ruvida visione “straight in your face” di Pete Koller alla chitarra e l’inimitabile versatilità vocale del mattatore Lou Koller dietro il microfono. Si parte subito con l’hardcore/thrash di Blown Away e in pochi minuti non ce n’è già più per nessuno, tanto che stare fermi è praticamente impossibile.Nails funge da angosciante apripista/intro alla punkeggiante The Bland Within, dal finale hardcore tirato, e ancor di più alla successiva Hello Pricks, che ricorda molto il imiglior punk dei primi The Offspring. District grattuggia a meraviglia con la sua struttura semplice e cantilenata, con una sfuriata centrale che fa pogare in automatico, mentre il crossover di Disco Sucks Fuck Everything è headbanging di felicità allo stato puro. Se America è il manifesto hardcore/punk che oggi come oggi è merce rara nei dischi di troppa gente con troppe menate in testa perchè lontani da un obiettivo vero, Hands Tied Eyes Closed molla per strada goccioloni di groove come chicchi di grandine in testa mentre Turn My Back mischia con la giusta dose di ignoranza il rock più becero con l’hardcore più genuino, soprattuto nei cori, e il movimento istintivo diventa praticamente un contagio. Nella seconda parte dell’album si pesta maggiormente e Broke Dick è qui per ricordarci perchè i Sick Of It All in 48 secondi riescono a dire di più di altre band in cinque minuti. La cantata corale di Souvenir è quanto di più semplice e genuino la band newyorchese abbia mai composto ma non cantare a squarciagola il ritornello con una pinta in mano e con la miglior compagnia è un delitto. L’album scivola via che è un piacere e si passa dal metal cadenzato di Cruelty alle bastonate di This Day And Age e alla pesantezza ritmata di Ruin. Chiudono l’album la vera essenza della band del Queens, grazie a una Cry For Help che con il suo hardcore primordiale sparato a mille non fa prigionieri di sorta e tiene alta la bandiera del genere e a una devastante No Apologies il cui coro è da cantare fino a perdere la voce. Fine.
Bastano poco più di trentotto minuti ai Sick Of It All per ricordare a tutti che in campo hardcore non ce n’è per nessuno o quasi, che bisogna parlare come si mangia e bisogna vivere come si è, senza maschere e filtri, diretti, taglienti, pericolosi ma sinceri, violenti e grezzi ma per una buona causa, quella di svegliare le menti, e mai come oggi ce ne sarebbe bisogno...”yours truly”...
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Neanche un commento...? Ennesimo gran disco di una band che non ne ha mai sbagliato uno, a partire dagli esordi passando per il capolavoro Scratch The Surface che porta alla tripletta spettacolare Built To Last, Call To Arms e il qui presente Yours Truly. Questo contiene anche qualche minima evoluzione rispetto al passato, musicalmente parlando (es. District è atipica per il loro stile). Dopo Death To Tyrants li ho un po' mollati, ma cazzo non deludono veramente mai. Voto 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Blown Away 2. Nails 3. The Bland Within 4. Hello Pricks 5. District 6. Disco Sucks Fuck Everything 7. America 8. Hands Tied Eyes Closed 9. Turn My Back 10. Broke Dick 11. Souvenir 12. Cruelty 13. This Day and Age 14. Ruin 15. Cry for Help 16. No Apologies
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Line Up
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Lou Koller (Voce) Pete Koller (Chitarra) Craig Ahead (Basso) Armand Majidi (Batteria)
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