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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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27/08/2016
( 3185 letture )
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I Demon sono una delle tante band NWOBHM condannate al limbo da un sistema di circostanze più grande di loro. Mancanza di visibilità continentale e internazionale, appartenenza a un’area geografica marginale (lo Staffordshire), contemporanea esplosione di band troppo grandi e troppo risonanti (Maiden, Saxon, Raven) per non gettare un alone d’ombra sul "resto del mondo" metallico, tanto per cominciare. Poi, forse, i Demon ci hanno messo pure qualcosa di loro. Dopo un inizio di carriera, con i primi due dischi, da veri adepti del metallesimo più oltranzista (trucco da demoni, giusto per essere fedeli al moniker, croci assortite sul palco e liriche sataniche), i membri del combo britannico hanno optato per un mutamento stilistico quasi clamoroso, che dai lidi puramente heavy di Night of the Demon e The Unexpected Guest li ha condotti ai confini del progressive rock e della new-wave.
E' proprio qui che nasce The Plague, il disco della svolta musicale e del collasso economico (i pochi fan conquistati dai Demon con le prime uscite, ca va sans dire, si volatilizzano quasi all’istante al solo udire le parole "melodico" e "rock"). Ma The Plague, chiusure mentali metalliche ancien regime a parte, è un disco che ha molto da dare a un ascoltatore smaliziato. Non si tratta di un capolavoro, diciamolo subito, ma, questo sì, di un album intriso di un coraggio e di un piglio sperimentale che raramente si erano visti prima (siamo nel 1983) all’interno della NWOBHM. The Plague va in una direzione, senza dubbio controversa, che è solamente sua. Lo potremmo definire – e sarebbe comunque una definizione approssimativa – un mix tra The Who periodo rock opera, Meat Loaf, Genesis, Blue Oyster Cult, Kiss più teatrali e Demon prima maniera. I tempi si dilatano, la sezione ritmica si concede una certa dose di tecnicismo e di sovrastrutturazione, il comparto melodico propende spesso più sugli inserti tastieristici che sul riffing di chitarra. Su tutto si staglia la voce, imperiosa come e più che in passato, del grandioso singer Dave Hill. Una versione metallica, massiccia e ruvida del Peter Gabriel ottantiano sotto steroidi. The Plague parte con la title-track, un lungo viaggio sonoro attraverso territori già battuti dai Pink Floyd di fine anni ’70 (The Wall) e che saranno poi dovutamente metallizzati e irrobustiti dai Queensryche di Operation Mindcrime. Tastiere in bilico tra melodia e afflati postapocalittici, chorus reiterato all’infinito, respiro concettuale (perché di concept si può parlare) alla Orwell. Con Nowhere to Run siamo in pieno mood à la colonna sonora di Rocky: batteria pompata, tastieroni quasi disco, voce grattata e catchy; un brano, comunque di qualità, che non sfigurerebbe nel catalogo di una grande band AOR del periodo (dai Toto ai Whitesnake più commerciali). La lunga Fever in the City, vertice compositivo del disco, è in bilico tra Meat Loaf e Bruce Springsteen; la doppia Blackheath (più Intro) torna a pescare nel macrocosmo delle soundtracks bombastiche ottantiane; The Writings on the Wall fa l’eco ai Genesis; The Only Sane Man è una power ballad di quelle che in mano a un Bryan Adams qualsiasi avrebbero venduto milioni di dischi; nella conclusiva A Step Too Far riemergono tutte le, mille, anime dei Demon, dall’opera rock al metal delle origini, fino al progressive degli Yes-Asia.
Un disco dunque, l’avrete capito, che ha dentro davvero di tutto. Un disco in grado di regalarvi una buona dose di vibrazione positive, a patto che mettiate da parte i preconcetti su ciò che si può e non si può fare in ambito metal e hard rock. Lasciatevi infettare dalla piaga dei Demon!
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9
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Mi sarebbe piaciuto vedere come sarebbe andato questo disco con una copertina e una scelta del singolo più azzeccati, Blackheath sarebbe stata perfetta.
La title track con il coretto “the plague” non mi ha mai convinto al 100%, il resto del disco sì, una sintesi perfetta di Hard rock, AOR e prog con melodie non banali e grandi canzoni |
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8
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Questo disco è da molta critica reputato l'album migliore dei Demon e ciò mi trova sostanzialmente d'accordo (per me veramente è difficile scegliere tra i primi 3). La band optò in un certo senso per il percorso intrapreso per esempio dai Tygers of Pan Tang poco meno di un anno prima... ma con The Plague il risultato è decisamente di un altro livello (più alto ovviamente). Qui le atmosfere AOR, gli impulsi neoprog e i retaggi della NWOBHM si fondono perfettamente e il risultato è un platter che lungo tutta la sua durata non ha (quasi) mai cedimenti, sia che si parli di Nowhere to Run (che poteva star tranquillamente su un album dei Survivor), sia che si parli della veloce e grintosa Writings on the Wall (lo stop prima del chorus è semplicemente fantastico). Grande band, alla fine nella sua lunga carriera ha sbagliato forse solo un paio di volte (su 13 album mi sembra); anche l'ultimo Cemetery Junction merita un ascolto. Voto 89 |
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7
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Album fantastico, forse il mio preferito dei Demon! Ce l'ho in vinile autografato da Dave Hill... |
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6
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I Demon sono una band superiore, sono sempre stati i miei preferiti della N.W.O.B.H.M. e praticamente hanno toppato pochissimo in carriera. Dagli esordi heavy in questo disco adottano sonorità più morbide che danno inizio al periodo AOR di metà anni 80. The Plague è un ottimo album, considerato da molti un capolavoro ma che per resta "solo" grande. Bellissimo ma ne preferisco altri della band. Peccato siano troppo snobbati perché i Demon sono immensi e Dave Hill ha un voce stupenda. |
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5
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Favolosi Demon, anche cambiando genere e iniziando un percorso diverso non avete mai lasciato da parte la qualità. Gran disco, ma pure quelli successivi non sono affatto male. |
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4
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Gruppo fantastico della NWOBHM, anche se poi devo concordare con Rob Fleming, comunque questo rimane davveto un bel disco, anche per me siamo li come voto.82. |
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3
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Tra i capostipiti della NWOBHM i Demon furono tra i primi che se ne discostarono in modo netto per lasciare spazio ad altre forme musicali come The plague, disco e canzone, sono qui a dimostrare. Grandiose anche Fever in the city, l'epica e melodica The Writings on the Wall. Gruppo da approfondire senza dubbio. 80 |
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2
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per me si tratta invece di un capolavoro all'incontrario del recensore, Heavy/Prog/Metal di classe altro che, la recensione non mi è piaciuta ma la rispetto. I Demon anno classe alla pari dei nomi più famosi se non di più, The Plague è più bello dei primi due album dei maiden che sono anche a loro volta grandi dischi. The Plague voto:94/100. |
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1
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Sono pienamente d'accordo col recensore,disco unico nel suo genere,ottimo se si ha voglia di ascoltare qualcosa di diverso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Plague 2. Nowhere to Run 3. Fever in the City 4. Blackheath 5. Blackheath Intro 6. The Writings on the Wall 7. The Only Sane Man 8. A Step Too Far
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Line Up
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Dave Hill (Voce) Mal Spooner (Chitarra) Les Hunt (Chitarra) Chris Ellis (Basso) John Wright (Batteria)
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