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Marillion - Marbles
03/09/2016
( 6051 letture )
Tra le mani ho un tesoro. Marbles è un tesoro. I Marillion sono un tesoro.
Maneggiare il cofanetto, sentire l'odore delle pagine tipico di un libro ed accarezzare la rigida copertina della versione deluxe digipack con due cd -inizialmente destinata ai fan più fedeli che hanno finanziato la band a scatola chiusa- è una sensazione indescrivibile che rende l'idea dell'effettivo peso dell'opera e della cura richiesta per la realizzazione. Una sensazione simile l'ho provata con Pulse dei Pink Floyd nella versione doppia con il led lampeggiante su un fianco, ma questa è un'altra storia. In realtà, non ho partecipato al crowdfunding ed il mio nome non è, quindi, stampato tra i ringraziamenti, ma una persona speciale ha avuto la brillante idea di farmi un regalo altrettanto speciale a qualche anno di distanza dall'uscita. Immaginate la mia reazione, anche perché la retail version, quella con un solo disco, priva di pezzi da cento e lode e facilmente reperibile nei negozi, non credo l'avrei digerita, anche se donata. Rinunciare alla sola Ocean Cloud è impensabile.
L'artwork è la chiave di lettura e cattura da sempre la mia attenzione. È un enigma e allo stesso tempo una cara fotografia che innesca una marea di emozioni: il primo piano di un giovane volto per metà femminile e per l'altra metà maschile con delle biglie (marbles, appunto) tra indice e medio a coprire entrambi gli occhi. Quello sguardo mette in soggezione, quelle piccole sfere sembrano scrutare nei tuoi pensieri. Chissà come dev'essere guardarne la realtà attraverso. L'ho forse dimenticato? Corro indietro nel tempo, in un istante, fino alla mia infanzia. Banchi e scaffali di un supermercato imprigionati nell'arrugginito telaio di un vecchio carrello della spesa che mi ostacola la visuale e la mia mano destra in quella sinistra di mia madre che, prima di uscire, mi ricattava con l'acquisto di un giocattolo pur di avere compagnia. La regola prevedeva la solita macchinina da mille lire, possibilmente con le ruote snelle e fluide per sbaragliare la concorrenza dei miei amici, ma quella volta fu una retina verde contenente un centinaio di palline di vetro trasparente a rapirmi. All'interno di ciascuna sembrava ardere una fiamma dalle diverse sfumature e guardarci dentro veniva naturale. No, non l'ho mai dimenticata la prima volta. Quel mondo che oggi, in età adulta, definiremmo romantico, da quella prospettiva con miliardi di colori, in tempo d'innocenza era un mondo semplicemente felice.

La capacità dei Marillion di evolversi senza trasformarsi nella cover band di se stessi è virtù rara, soprattutto se si ha una lunga carriera alle spalle cui dar conto. Ma la più grande magia del gruppo inglese è quella di scrivere musica fatta di carne ed ossa, con la quale poter scambiare quattro chiacchiere al bar sotto casa. Hogarth, nelle vesti di leader sempre più carismatico, riesce a leggere nelle menti delle persone, a strapparne via le anime ponendole di fronte ai rispettivi custodi in un duello all'ultimo sangue. I testi, una volta assimilati, possono accompagnarci per il resto dell'esistenza insegnandoci a considerarne i valori più e meno importanti.
Per Marbles, oltre alle normalissime jam necessarie per le musiche, molto nasce da un insieme di versi sulle biglie fuoriusciti dalla mente del cantante, dai quali l'opera ha preso la sua struttura di concept non propriamente uniforme, nel senso che vi sono brani apparentemente meno personali e separati dalla storia come Drilling Holes, Angelina (molto provocante) e Genie che solo in parte o con interpretazioni più fantasiose affrontano la tematica scelta per il disco.
Hogarth è ancora preso dalla ricerca della sua ultima biglia, smarrita in una delle tante stanze di un tour.

Did anyone see my last marble As it rolled out and over the floor? It fell through a hole in the corner Of a room in a town on a tour

Così recita la prima strofa della title track, la poesia di riferimento di Hogarth divisa in quattro parti lungo la scaletta.
Il vuoto lasciato da quella perdita sembra incolmabile. La sua isola felice, situata in un angolo remoto della sua testa, ora irraggiungibile.

It's lonely without your last marble I miss it not rattling around As I lie in my bed there's a space in my head Where there used to be colours and sound

Hogarth ricompone i suoi dolci ricordi. Il valore di quei piccoli oggetti che definisce diamanti, le sfide con i suoi amici fino a quel maledetto giorno in cui il sacchetto che le conteneva gli fu confiscato.

There were almost four hundred until the black day I discovered how high they would fly to the sky If you used them for tennis instead of a ball

Zinging glass satellites crueller than fate Whacked with a racket up into the blue I'd smashed all the greenhouses on the estate And a crowd formed a queue at the gate

That was almost the end of my marbles Confiscated, I choked back the tears...


Ma perché tante lacrime soffocate per una stupida biglia? L'attuale gioventù, stregata dai videogiochi e dai vizi, non lo capirà mai. Ma al di là del ricordo, Hogarth spiega che quella biglia l'aveva conservata per donarla. Probabilmente ai suoi figli come testimonianza o, ancora più probabilmente, per consentir loro di costruirsi isole sulle quali fuggire. Purtroppo, senza nulla tra le mani, ogni proposito si perde nel vento come accade per le parole.

Did anyone see my last marble? I’d saved it to give it away Since I was a youth Now I don't have no proof Only words Only words Only words

Marbles è il manifesto dell'innocenza che non deve essere perduta, per alcun motivo. L'arma con la quale l'uomo potrà correggere i suoi errori e ricostruirsi un'identità credibile. La fuga verso un paradiso della fantasia può essere un buon modo per rilanciarsi, per ripartire da zero.

Invisible Man è la splendida suite di circa tredici minuti che apre l'album. Strumentalmente organica ed ineccepibile, con un Hogarth "valvolare" nelle ultime battute, la traccia, solidamente prog, scivola lungo la pelle, così come le drammatiche vicende dei nostri simili che giornalmente e meccanicamente vengono elencate dai media. Vorremmo far qualcosa, ma non potremmo. Tanto vale ascoltare, ingoiare e tacere.

When you stumble You will stumble through me

Ed ecco che diventiamo uomini invisibili, dei fantasmi che possono essere attraversati come nulla fosse, maltrattati ad intervalli da quell'umano senso di colpa con il quale siamo condannati a convivere.
Torna protagonista la biglia perduta e la necessità di ritrovare l'isola.
Fantastic Place segue la logica di comportamento. L'atmosfera più rilassata introdotta da Mark Kelly ci spinge a visitare il nostro rifugio segreto, la nostra casa sull'albero. Come spiega Hogarth, il brano è piuttosto semplice ed esprime, appunto, la possibilità di allontanarsi verso posti fantastici -non necessariamente reali- lontano dalla nostra vita. Un modo per staccare la spina. Rothery è superbo con un solo acqua e sapone che diviene un vero e proprio inno in sede live.
Si parlava anche di senso di colpa legato all'inutilità umana, come spiegato nell'opener. The Only Unforgivable Thing completa il concetto di frustrazione. Kelly detta ancora una volta il sentimento, lo stato d'animo che viene espresso in parole da un Hogarth sempre più tremante e da un Rothery col tocco sempre più sensibile.

The only unforgivable thing Watches itself with me Every night on the TV Follows me across the park As I go out walking in the dark Waits for me in the kitchen cupboards

Dedicato a Don Allum, un incredibile lupo di mare capace di attraversare (tra gli anni settanta e ottanta) per tre volte l'oceano atlantico a bordo della sua Ocean Cloud, il momento più clamoroso e toccante dell'intero album e colpevolmente accantonato dalla band nella versione ristretta più commerciale.
Chiudete gli occhi e lasciatevi cullare dalle onde, accarezzare dalla brezza e spaventare dall'oscuro temporale all'orizzonte che potrebbe decretare la fine di tutto.
Hogarth nel dolore sussurra:

He's seen too much of life And there's no going back

Cosa può aver spinto un uomo ad averne abbastanza? Chiamato dalla solitudine del mare, la sua isola felice, Allum affronta la sua ultima avventura nell'immaginario di H.
Il groove entra nel sangue e la prima nota suonata all'unisono da Rothery e Trewavas lo fa letteralmente bollire.
Durante la traversata, il marinaio viene colto da un improvviso attacco di nostalgia. Il profumo della terra tanto amata, le sensuali gambe della sua donna. Ma ormai la morte è vicina e la radio non lo salverà. L'uomo non vuole essere salvato.

I've seen too much of life So the sea is my wife And the sweet ocean clouds will look down on my bones tonight..

Rothery squarcia in due il cielo come un terribile fulmine. Si scatena il finimondo. Poi, la calma, i gabbiani ed il rassicurante calore del sole. La morte.
I Marillion suonano tutto, anche il dettaglio più insignificante. Il pezzo più bello della loro storia e tra i più significativi mai scritti in ambito progressive.

Genie e The Damage sono episodi collegati tra loro (molto difficili da collocare nel concept) che prendono spunto da un incontro tra Hogarth ed una ragazza convinta di aver passato la sua vita precedente insieme al cantante. I pezzi sono piuttosto spensierati, frizzanti e con una certa presa, ma non per questo meno riusciti. Certamente il prog lascia spazio al pop/rock, ma con H i Marillion hanno sfruttato con maestria tali sonorità.
Prima di passare all'altro capolavoro di Marbles, occorre passare dalle due hit/singoli del disco: Don't Hurt Yourself e You're Gone. I brani, ancora una volta di stampo pop ricercato, racchiudono -come in tutta la tracklist- pezzetti di esperienze personali del frontman. Le delusioni d'amore, gli errori di cui vergonarsi. Occorre, comunque, guardare avanti, vivere la vita per quella che è senza piangersi addosso e, mi viene da aggiungere, riservare sempre un pensiero alla propria isola per riordinare le idee e non farsi troppo del male.
Voliamo, quindi, verso Neverland, l'isola che non c'è. Il richiamo a Peter Pan è evidente, ma H, non avendo scritto un remake avente come protagonista il celebre personaggio di Barrie, ha preferito, come sempre, affidarsi alla sua intimità. Come sarà lui stesso a spiegarci, Neverland è rappresentata dalla sua famiglia, sempre pronta a consolarlo e rimotivarlo nei giorni più tristi.
Siamo davanti ad un'altra opera epica che supera i dieci minuti. Il piano è come sempre grande protagonista e la calda voce di H sembra contare su di una marcia che nemmeno in Brave è riuscita ad inserire.

At times like these Any fool can see Any fool can see Your love inside me

Un ritornello così pieno non lo sentivamo da tempo. Lo scossone arriva con la chitarra di Rothery ed il finale sempre più sfumato è da brividi.

Le biglie sfrecciano lungo la ripida rampa del garage e mi rendono immortale tra i miei amici. Mi ricordano il giovane e sorridente volto di mia madre, le felici mattine passate al parco e le intere giornate col pallone tra i piedi tra parcheggi e campi di sabbia. Il primo giorno di scuola, l'amico del cuore. Le biglie amano rotolare. Percorrerebbero miglia e miglia per essere felici, ma non riconoscono la strada di casa. Ne ho perse tante, troppe per strada. Impegnato nel rincorrere la vita, ho dimenticato come si vive. Auguro a Hogarth di ritrovare la sua ultima biglia. Io ho appena iniziato a cercare la mia. Sono sicuro che mi aspetta in qualche angolo della città.
Volete sapere come suona Marbles? Varia da persona a persona. È una bella botta di emozioni difficili da trattenere. Ascoltatelo. Non vi deluderà.



VOTO RECENSORE
94
VOTO LETTORI
86.84 su 26 voti [ VOTA]
Flavio
Giovedì 14 Aprile 2022, 15.19.14
15
Album fantastico, da avere anche solo per ascoltare all'infinito quel capolavoro di Neverland...
Moreno
Domenica 20 Giugno 2021, 15.15.35
14
Definirlo fantastico è riduttivo...
DANILO
Sabato 22 Aprile 2017, 12.03.43
13
C'è una canzone dei Queen che si chiama The Invisible Man: I'M THE INVISIBLE MAN. I'M THE INVISIBLE MAN INCREDIBLE HOW YOU CAN SEE RIGHT THROUGH ME!!!! Questa dei Marillion invece dura 14 minuti ed è molto neo-progressive e malinconica!!!!!!
Suarez
Giovedì 8 Settembre 2016, 13.15.11
12
Al sublime non si assegna voto
Rob Fleming
Giovedì 8 Settembre 2016, 9.16.41
11
Non deludono mai come confermano The invisible man (con una chitarra che più gilmouriana di così non si può); Drilling holes e Neverland. Dopo alcuni anni ho deciso di comprare la versione doppia e il risultato non cambia. Sublime. 85
Micologo
Mercoledì 7 Settembre 2016, 17.04.42
10
L'ho amato alla follia, tutto dall'inizio alla fine. Ora, dopo 10 anni lo riascolto sempre con una nota di nostalgia e commozione, è davvero uno dei migliori dischi usciti nel nuovo millennio. Ocean Cloud è una delle canzoni che vorrei portarmi sulla proverbiale isola deserta.
ayreon
Martedì 6 Settembre 2016, 13.55.39
9
io ricordo che all'epoca usci' solo in versione singola,quella doppia con "ocean cloud" ( e mi pare anche "genie" ) era solo per chi lo aveva prenotato al fan club, mi piacque ma molto meno di "brave",pezzi come " angelina","the only unforgivable thing" e "you've gone" li saltai dopo pochi ascolti,certo che "neverland" da sola vale l'acquisto , non parliamo di "ocean cloud" ,capolavoro assoluto,in ogni caso per me è un bel disco,ma non vale il 94
Awake
Martedì 6 Settembre 2016, 0.07.01
8
In effetti è alquanto deprimente constatare che un disco di tal fatta non riceva il dovuto tributo. Spiace dai, c'è poco da fare. Soprattutto per chi recensisce. Anch'io mi aspettavo una caterva di commenti.
alifac
Lunedì 5 Settembre 2016, 15.54.26
7
Personalmente ritengo nel suo complesso Brave l'apice della loro discografia ma Marbles lo tallona dandogli il fiato sul collo... davvero poco comprensibile, se non per questioni di minutaggio, l'esclusione dalla versione standard di Ocean Cloud, un capolavoro assoluto! ...e poi Neverland, quando una "canzone" ti mette i brividi...
red
Lunedì 5 Settembre 2016, 12.22.58
6
Capolavoro.
Lo Struzzo
Lunedì 5 Settembre 2016, 11.47.45
5
Grazie Riccardo! Imparo dai migliori e lavoro coi migliori! Comunque mi aspettavo più partecipazione per un disco come questo. Grazie anche a Jimi e Awake per i loro commenti sentiti. Che meraviglia Marbles....
Lo Struzzo
Lunedì 5 Settembre 2016, 11.47.27
4
Grazie Riccardo! Imparo dai migliori e lavoro coi migliori! Comunque mi aspettavo più partecipazione per un disco come questo. Grazie anche a Jimi e Awake per i loro commenti sentiti. Che meraviglia Marbles....
metalraw
Lunedì 5 Settembre 2016, 10.06.17
3
grandissima recensione di davide!
Awake
Sabato 3 Settembre 2016, 11.45.03
2
Spettacolare... The Invisible Man da brividi, ma tutto l'album trasmette emozioni incredibili. Gli arrangiamenti poi sono il valore aggiunto. Chi non lo ha mai ascoltato provveda al più presto.
Jimi The Ghost
Sabato 3 Settembre 2016, 11.38.18
1
Con questo disco i Marillion guidata dalla difficile timbrica tanto quanto incantevole voce di Steve Hogarth spazzano dalla memoria dei propri fan l'incancellabile Fish. Come il passaggio di un cancellino su di una lavagna nera. Almeno questo doveva essere l'obiettivo. Quando pre-ordinai questo disco, le mie aspettative erano immense, palmitanti. Non mi deluse, e lo ascolto sempre con tanto piacere. La struttura armonica e in downbeat, Con sovrapposizioni rock/jazz contemporaneo,eche si adattano ai testi, illustrati molto bene qui da Davide. In questo disco, circa 12 anni fa la voce di Hagard Fu molto criticata, definita "stonata", ma probabilmente e con tutto rispetto per le opinioni altrui, non è così. Pur Essendo molto legato dalle note musicali e alla storia incisa nel monumentale concept in "Brave", Marbles, ancora oggi, può essere il degno rappresentante di quel punto più alto di maturità artista e di completezza musicale dei Marillion proprio perché custodisce in se un messaggio di controtendenza che solo una band come i Marillion avrebbero potuto realizzare così magnificamente. Uno straordinario disco. Un saluto JimiTG
INFORMAZIONI
2004
MadFish Records
Prog Rock
Tracklist
DISCO UNO
1. The Invisible Man
2. Marbles
3. Genie
4. Fantastic Place
5. The Only Unforgivable Thing
6. Marbles II
7. Ocean Cloud

DISCO DUE
1. Marbles III
2. The Damage
3. Don't Hurt Yourself
4. You're Gone
5. Angelina
6. Drilling Holes
7. Marbles IV
8. Neverland
Line Up
Steve Hogarth (Voce)
Steve Rothery (Chitarre)
Mark Kelly (Tastiera, Synth)
Pete Trewavas (Basso)
Ian Mosley (Batteria)
 
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