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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Attick Demons - Let`s Raise Hell
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20/09/2016
( 1638 letture )
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Caspita, interessante questa raccolta degli Iron Maiden basata su outtakes del periodo 1984-1990. Anzi, alcune di queste canzoni non avrebbero affatto sfigurato se inserite nella scaletta di uno dei loro dischi compresi in questo lasso di tempo. L’unica controindicazione è che questi Maiden non sono i Maiden. Difficile però, distinguere al buio la band di Harris dagli Attick Demons, gruppo portoghese giunto al traguardo dei vent’anni di attività con l’incisione di Let’s Raise Hell, più che mai nel segno della Vergine di Ferro; formazione a sei compresa. Prima di addentrarci nel vivo della recensione però, sento il dovere di far notare come il profilo Facebook della band riporti una formazione a cinque, mentre la loro scheda disponibile sul sito della casa discografica, segnala invece sei elementi. Infine, il press-kit, tanto per non sbagliare, dichiara per loro sei musicisti, ma allega una foto con cinque presenti. Difficile quindi scommettere con certezza sul loro assetto attuale, ma si può presumere l’abbandono del chitarrista Hugo Monteiro in fase post-registrazione, dato che il nome mancante è il suo. Visto che le fonti ufficiali (etichetta e press-kit) riportano comunque sei musicisti, nella line-up a lato leggerete quelli. Dopo questo appunto di contorno, passiamo dunque all’esame di Let’s Raise Hell.
Inizialmente, l’impatto col disco è sconcertante, dato che non solo la parte musicale è quasi assolutamente identica a quella proposta dai Maiden nel periodo prima segnalato, ma il timbro e le interpretazioni del cantante Artur Almeida sono assolutamente identiche a quelle di Bruce Dickinson, fino al punto che viene da chiedersi cosa sarebbe successo se a suo tempo fosse stato scelto il portoghese per sostituirlo nel segno della continuità, invece di far tritare mediaticamente Blaze Bayley. Considerazioni relative all’età ed all’esperienza a parte, ovviamente. Tutto ciò rende il gruppo una cover-non-cover band (ma non una parodia) dei loro ispiratori. A ciò si aggiunga che in occasione di questo loro secondo album ufficiale, tutte queste caratteristiche sono state ulteriormente amplificate rispetto al passato. In pratica: è come ascoltare una cover band che suona pezzi originali, salvo l’inserimento di alcuni elementi propri in sottofondo che, almeno, rendono gli Attick Demons distinguibili dal modello originale. Almeno per chi presta loro molta, ma molta attenzione. Data questa premessa, è difficile individuare canzoni particolari da segnalare. In ogni caso, Dark Angel, oltre alla presenza di una voce femminile della quale non viene fatta alcuna menzione nelle note di accompagnamento, mostra passaggi più oscuri di quelli tipicamente maideniani, così come Let’s Raise Hell. Quest’ultima propone anche dei piacevoli passaggi in lingua madre, ma si tratta di spaccare il capello in quattro, sia chiaro. Tra le canzoni prese di peso dal possibile repertorio degli Iron, spiccano The Circle of Light, Adamastor e Glory to Gawain, più vicina alla produzione “virginale” recente. Piacevole il resto della scaletta, al netto del suo essere assolutamente, totalmente derivativa.
Let’s Raise Hell e, di conseguenza, gli Attick Demons evidenziano con questo album una quasi completa assenza di personalità, rimettendosi al 99% alla lezione dei loro maestri. Formazione, canzoni, arrangiamenti e soprattutto le parti vocali porterebbero infatti ad una palese accusa di plagio, se non fosse che i pezzi non sono stati scritti materialmente da Harris o da qualche altro membro degli Iron Maiden, con la conseguente assenza di qualsiasi spinta verso una dimensione artistica propria. Tranne per quei particolari che vi sono stati segnalati e per un approccio complessivamente più moderno del lavoro delle chitarre, ma siamo sempre alle sfumature. Eppure, il disco scivola via piacevole, aiutato dal fatto che le canzoni sono tutte relativamente corte e non pachidermiche come quelle dei Maiden attuali. Anche perché il periodo che gli Attick Demons omaggiano, è intrinsecamente più fresco e godibile di quello attuale e la durata dei brani è quindi coerente. In conclusione: Let’s Raise Hell è solo un copia-incolla di frammenti maideniani, pur assemblati con un certo gusto e gran convinzione e, per questo, non può assolutamente essere gratificato di una valutazione elevata. Tranne che siate disposti a considerare il disco come lavoro completamente isolato dal contesto globale e privandolo di qualsiasi riferimento esterno al disco stesso. Eppure, se si chiudono gli occhi, si libera la mente e ci si lascia trasportare dalla musica senza badare al resto, gli Attick Demons sono credibilmente capaci di farvi riassaporare per qualche minuto l’atmosfera rassicurante di fine anni 80 e, per i più attempati, anche della propria giovinezza, risultando persino più Maiden di quelli veri. Arrivando addirittura a farvi dimenticare che si tratta degli Attick Demons e non di Harris & Company.
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5
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Mrglio questi cloni che san suonare e cantare che quel cesso degli Helloween posto keeper 1 e 2, che hanno un cane ubriaco che canta. Viva gli attick demons |
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4
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Appena scoperti con City Of Golden Gates: che dire? Sono molto più Maiden loro che il 90% delle tribute band al mondo. |
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3
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se fosse il nuovo disco degli Iron sarebbe un successone |
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2
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E' un po' il discorso Krokus ac/dc con la differenza che i Krokus ci mettevano del loro, per quello che ho sentito questi fanno proprio del copia incolla. |
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1
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Appunto come detto dal recensore sono troppo uguali ai Maiden. Stavo quasi per comprare il primo disco perché alcune canzoni erano davvero belle, ma il timbro di voce troppo alla Bruce alla lunga stanca e anche le parti musicali sono troppo uguali a Harris e soci dei bei tempi. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Circle of Light 2. Adamastor 3. Glory to Gawain 4. Dark Angel 5. The Endless Game 6. Let’s Raise Hell 7. Ghost 8. Nightmares 9. Ritual
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Line Up
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Artur Almeida (Voce) Luis Figueira (Chitarra) Nuno Martins (Chitarra) Hugo Monteiro (Chitarra) João Clemente (Basso) Ricardo Allonzo (Batteria)
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RECENSIONI |
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