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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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Behemoth - Sventevith (Storming Near the Baltic)
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24/09/2016
( 3049 letture )
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C'erano una volta i Baphomet, un gruppetto formato da due ragazzini polacchi uniti dalla passione per il metal. Ben presto, tuttavia, si accorsero che quel monicker era già stato scelto da molte altre band ma, volendo mantenere per quella ‘b’ iniziale che contrassegnava di alcuni dei loro più grandi idoli quali Blasphemy e Beherit, decisero di rinominarsi Behemoth, un nome destinato ad entrare nella storia del metal estremo. È scontato dire che i Behemoth all'epoca della loro fondazione e nella prima parte di carriera non erano la formazione che tutti conosciamo oggi: lontani dalla Nuclear Blast, dalle luci della ribalta di Wacken e Hellfest, lontani dall'essere le icone iper-tecniche e iper-famose del panorama death/black mondiale; allora non erano infatti altro che una giovane band black metal proveniente dalla ricca scena underground polacca, con tanta voglia di fare, nonostante le molte difficoltà e gli impedimenti economici e politici (la band venne infatti fondata nel 1991, a soli due anni dalla caduta del regime comunista e nel pieno di un periodo di rapida e radicale trasformazione del paese dei laghi della Masuria). Così, quei i due ragazzi, soprannominati Nergal e Baal Ravenlock, nonostante una tecnica abbastanza approssimativa e strumenti e mezzi di registrazione non esattamente professionali, si misero al lavoro su qualche pezzo. Quel che ne uscì fuori fu il primo demo targato Behemoth, Endless Damnation, ancora legato tantissimo ai cliché, lirici e musical, della prima ondata black metal (Bathory ed in primis) e della nascente seconda ondata (Nergal era infatti in diretto contatto con la scena norvegese). Col passare degli anni, i Behemoth non si fermarono un attimo e continuarono a sfornare demo (ricordiamo ad esempio The Return of the Northern Moon e From the Pagan Vastlands) e man mano che il tempo passava il duo, coadiuvato da musicisti esterni, migliorava sempre di più in tecnica e originalità nel songwriting. La loro proposta si stava assestando sui canoni di un black metal atmosferico con tematiche pagane. Così, dopo la prova definitiva delle loro capacità sull'EP And the Forests Dream Eternally, finalmente arrivò per i Behemoth il momento della conferma del loro talento: Sventevith (Storming Near the Baltic), primo full-length dei polacchi, uscito nell'aprile del 1995 per la Pagan Records (che aveva licenziato anche i due precedenti demo del gruppo) è difatti una release ricca di atmosfera e molto personale, che lascia trasparire già una certa maturità del combo, sebbene la tecnica e l'esecuzione non siano ancora al meglio.
E’ proprio questo che colpisce di Sventevith: nonostante i mezzi tecnici non siano ancora un granché (Baal dietro le pelli non è un mostro di precisione e Nergal non si avvicina lontanamente ai suoi standard odierni), nonostante la qualità audio sia raw in pieno stile black metal (il suono è paragonabile a quello di Hvis Lyset Tar Oss di Burzum seppure la proposta sia nettamente diversa), il disco riesce ad emozionare ed anzi, carico com'è di quella patina di sporcizia sonora, colpisce l'ascoltatore dritto al cuore. Molte critiche mosse al disco in questione riguardano il fatto che manchi di originalità e che non sia altro che un tributo al black metal norvegese che in quegli anni stava vivendo il suo periodo d'oro. Tuttavia, ad un ascolto più approfondito appare chiaro come, nonostante sia per certi versi legato al black metal classico, il sound di Sventevith (Storming Near the Baltic) denoti una certa personalità e come non solo le tematiche siano legate in modo peculiare alle leggende della propria terra di origine, ma anche alcuni elementi come le parti acustiche, unite al tessuto sonoro e non concepite come intermezzi delle parti elettriche, non fossero mai state sperimentate prima. Già dall'apertura di Chant of the Eastern Lands si riesce a capire la grande caratura dell'intero lotto: una melodia ascendente quasi sognante e carica di pathos in cui le tastiere e le chitarre acustiche si uniscono agli strumenti tradizionali (basso, batteria e chitarra) e formano un unicuum sonoro davvero emozionante. Su questo maelstrom di melodie epiche e ritmiche infuriate si erge la voce di Nergal, con il suo acutissimo screaming mefistofelico e lacerante. Le liriche uniscono storia e fantasia e sembrano incitare i popoli dell'est alla rivolta e alla riconquista della propria cultura e delle proprie tradizioni. Altri pezzi assolutamente degni di nota sono From the Pagan Vastlands e Hidden In a Fog, quest'ultima più calma e ragionata, in cui le chitarre acustiche giocano, insieme al synth, un ruolo fondamentale nella costruzione di atmosfere epiche ed arcane. A questo proposito bisogna citare Entering the Faustian Soul, con tastiere in primo piano dal sapore quasi gotico e i due intermezzi strumentali The Touch of Nya ed Ancient. Discorso a parte per Hell Dwells In Ice, in cui una chitarra in clean, accompagnata dalla tastiera, su cui Nergal si lancia in un recitativo epico e solenne. Chiude il tutto la furiosa Transylvanian Forest, presa direttamente dal precedente EP And the Forests Dream Eternally.
Tirando le somme di questo Sventevith (Storming Near the Baltic), appare chiaro il valore di quanto proposto in questo primo platter di casa Behemoth. Poco importa cosa è diventata dopo la band, poco importa se con il di poco successivo Satanica raggiungeranno picchi di tecnica molto più elevati o se con The Satanist siano riusciti a vendere decine di migliaia di dischi: la qualità di questo fondamentale debutto è sotto gli occhi, anzi le orecchie di tutti.
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5
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Quasi non ho parole. Dei Behemoth non butto via niente, adoro la loro fase Black tanto quanto quella Death. Questo disco é davvero spettacolare ogni volta che parte Chant of the eastern lands mi viene la pelle d'oca. Non un calo, intermezzi messi al posto giusto, la produzione gli da ancora più atmosfera. Interessante anche il concept seppur sempre negli standard del Black. 90 per questo cult |
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4
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Sventevith e' un cult. 85 |
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3
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Invece io non ho mai apprezzato molto l' epoca black dei Behemoth. Trovo che la band abbia dato il meglio, e di gran lunga, con i primi 3 album death, da Satanica in poi. |
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2
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Ora schifezza totale... fino a Grom puro culto |
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1
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Quando i Behemoth facevano black...Personalmente preferisco l'ep precedente And the forest dream eternally...forse perche' li ho conosciuti con quello, e perche' secondo me aveva una qualità di produzione migliore. Anche questo e' notevole...peccato che la copia in mio possesso..non originale, abbia una produzione davvero ai limiti dell'accettabile...ma la qualita' dei contenuti nn si discute. From the pagan Vastland...Un bel salto indietro nel tempo. 80-85...adesso pero' sotto con And the forest...😉...come diceva Nergal "pure evil and hate". |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Chant of the Eastern Lands 2. The Touch of Nya 3. From the Pagan Vastlands 4. Hidden In a Fog 5. Ancient 6. Entering the Faustian Soul 7. Forgotten Cult of Aldaron 8. Wolves Guard My Coffin 9. Hell Dwells In Ice 10. Transylvanian Forest
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Line Up
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Nergal (Voce, Chitarra, Basso) Baal Ravenlock (Batteria)
Musicisti Ospiti Cezar (Tastiera) Demonius (Tastiera su Tracce 5, 9)
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