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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Temperance - The Earth Embraces Us All
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25/09/2016
( 3948 letture )
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Affascinante. Quale migliore aggettivo per descrivere la Terra? Da miliardi di anni, il nostro pianeta offre non poche occasioni per restare meravigliati di fronte a cotanta bellezza. La Terra è avventura, arte, scoperta, stupore. Non meno importante, rappresenta un continuo stimolo per l’uomo, una sorta di specchio della sua interiorità e delle sue emozioni, con cui è chiamato a misurarsi e da cui non può esimersi. Ed è in una chiave prettamente olistica che il tutto si collega e si conforma: l’uomo, così come ogni elemento presente sulla Terra, dagli esseri viventi a quelli inanimati, è parte del tutto, lo arricchisce e lo completa. Stessa cosa, a livello macro, avviene tra la Terra stessa e il Sistema Solare, e così via, all’infinito. Affascinante è anche il termine che d’istinto possiamo attribuire a The Earth Embraces Us All, nuovo disco dei Temperance in cui vengono sviscerati i grandi temi citati sopra. Undici le tracce che il quartetto italiano propone stavolta in un platter che, nonostante le apparenze, non costituisce un concept album. L’abbraccio della Terra, riportato sia nel titolo che nella tanto coloratissima quanto suggestiva copertina (realizzata ancora una volta da Gustavo Sazes), trova la sua manifestazione in testi che, seppur lineari nella forma, risultano essere più articolati nel contenuto rispetto a quanto precedentemente proposto in Temperance e Limitless. Il sense of wonder e lo stupore sincero nei confronti della natura e degli episodi che costantemente ci circondano si vedono più volte riproposti all’interno delle canzoni. A brani come A Thousand Places, At the Edge of Space e Advice from a Caterpillar (quest’ultimo ispirato al famoso Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll), che si concentrano maggiormente sulla dimensione percettiva della realtà, si affiancano i testi di Empty Lines, Maschere e Fragments of Life, focalizzati invece sul viaggio interiore, sulla continua sfida dei propri limiti e sul rapporto tra natura e emozioni, dipingendo le condizioni atmosferiche come fedele specchio dell’essenza umana. Già da queste poche righe si comprende la volontà da parte di Chiara Tricarico e dei suoi di fare i conti con elementi nuovi, evolvendosi dalle basi gettate con i due lavori da studio precedenti. Senza ombra di dubbio, l’album rappresenta per il gruppo una valida occasione per mettersi in gioco con tematiche interessanti in cui trovano luogo sia l’esteriorità che l’interiorità. Un valido esempio di maturità è fornito dal testo di The Restless Ride (che, tra l’altro, è l’unico degli undici ad essere stato scritto dal batterista Giulio Capone): al tema del viaggio nello spazio, di scoperta del nuovo e di avventura si affianca la denuncia nei confronti del genere umano, così avido di risorse da aver mandato in rovina la sua Terra e da essere ora costretto a vagare nell’“infinito mare della notte” per trovare un nuovo luogo dove vivere, alla ricerca di una tanto sperata seconda opportunità. Anche quando appare lontana e viene vista come un puntino blu e solitario, la Terra continua ad influenzare la vita e le esperienze dell’uomo tramite il suo abbraccio, caldo e rassicurante. Testualmente, pertanto, The Earth Embraces Us All è senza dubbio una piacevole sorpresa e non risulta scontato in nessun passaggio. Rispetto ai due lavori alle spalle emerge il desiderio del gruppo di sperimentare nuove strade e nuovi argomenti riuscendoci alla perfezione, arricchendo con successo quanto già presente nel proprio bagaglio. Le liriche, laddove introspettive, non si dimostrano forzate né povere di idee, ed è apprezzabile la decisione di collegarle al tema portante del disco.
In aggiunta a ciò, si può affermare che anche il lavoro in termini di resa musicale è stato ben studiato. L’ora abbondante di tracce registrate non presenta cali e scorre dall’inizio alla fine, mantenendosi sempre su un livello di gradimento medio-alto e raggiungendo qua e là picchi davvero notevoli. Rispetto ai due album precedenti balza subito all’occhio la durata maggiore del platter e l’inferiorità numerica dei brani, a favore di canzoni più lunghe: sono solo due i pezzi inferiori ai quattro minuti (l’italiana Maschere e la ballad Fragments of Life), mentre in tre casi si sforano abbondantemente i sei minuti arrivando anche a durate di otto (Advice from a Caterpillar) e dodici (The Restless Ride). Numeri non di poco conto, considerando che stiamo parlando di un gruppo di genere power sinfonico abituato, nei già citati primi due lavori, a brani più immediati, catchy e di breve durata. L’apice della proposta si rileva proprio con le canzoni più lunghe ed è qui che il gruppo dà pieno sfogo alla sua vena creativa, inserendo elementi strumentali che forniscono all’insieme un bel tocco di classe. Degna di menzione per quanto riguarda il lato più progressive e sperimentale del disco è sicuramente la opener A Thousand Places, che scaraventa l’ascoltatore in un prodotto che difficilmente collegherebbe alle passate produzioni della band, con cambi vocali e di ritmo, accelerazioni di batteria, cori e arpeggi, il tutto condito da una buona dose di violino. Uno dei due pezzi grossi dell’album, però, è rappresentato dalla già citata Advice from a Caterpillar, che risulta ispirata e innovativa anche nelle sezioni di basso e di chitarra, oltre che negli spazi di tastiera, piazzando poi circa a metà canzone un inserto di sassofono dai tratti blues che mai avremmo pensato di udire in un pezzo dei Temperance. L’altra perla qualitativa arriva proprio al termine di The Earth Embraces Us All con The Restless Ride, canzone dai tratti propriamente symphonic/power con un inizio che ricorda, in quanto a sontuosità, Kingdom of Heaven - Part II degli Epica, con passaggi corali e strumentali davvero ben riusciti per tutta la durata della lunga suite. Nemmeno qui mancano gli elementi sperimentali, rappresentati dal break latineggiante cantato da Marco Pastorino e dagli intervallati cambi di velocità. Numericamente, i brani rapidi e grintosi superano i midtempo e le ballad, questi rappresentati da Maschere, Fragments of Life e Change the Rhyme. Tra le canzoni dal piglio serrato e aggressivo troviamo anche la riuscitissima Haze, in cui si concede libero spazio a batteria e basso. In quanto a resa vocale, inoltre, Chiara Tricarico risulta padroneggiare tutti i brani con maestria, misurandosi anche con le tonalità liriche di alcune strofe di Revolution, primo singolo estratto dal disco. Complessivamente, la cantante appare più risoluta e convince in ogni passaggio. Anche l’apporto di Marco Pastorino è significativo in quanto, oltre ai suoi riff di chitarra e agli assoli ben riusciti (come in Unspoken Words, Haze e The Restless Ride), aggiunge un tocco in più ai brani sia con le sue parti corali (combattive e non) affiancate alla voce di Chiara, sia con le strofe interamente cantate da lui. Alla voce maschile pacata e dosata della folkeggiante Unspoken Words si contrappone, ad esempio, la sua aggressività nel brano in apertura e in quello in chiusura. Il tutto appare bilanciato, anche se talvolta le tonalità alte ed energiche di Marco risultano quasi al limite della resa. Tutti gli strumenti, da quelli suonati dai componenti del gruppo a quelli aggiunti dai guest del disco (troviamo infatti Giovanni Lanfranchi al violino, Ruben Paganelli al sax e Daniele Bicego al flauto e alle uilleann pipes), trovano ugual spessore e rilievo in tutte le tracce, sicuramente grazie ad un lavoro di missaggio preciso e attento che riesce a valorizzare la complessità dei brani.
The Earth Embraces Us All rappresenta una mossa matura e coraggiosa da parte dei Temperance: non solo riescono ad esplorare nuovi stili, ma gettano -si spera- le basi per i prossimi lavori da studio, con una proposta meno catchy e più elaborata, a favore dell’innovazione. Un buon trampolino di lancio, che speriamo porti ad un decollo del tutto meritato.
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6
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Mentre nei precedenti album si percepiva una certa mancanza di originalità ( per chi conosce bene il genere),qui c'è un deciso salto di qualità. L'unica cosa che non convince è la cantante che a volte sembra un po' contratta. Voto 80 |
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5
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I primi due album li ho trovati carini, ma fin troppo legati al sound degli Amaranthe. Con The Earth Embraces Us All, i Temperance hanno finalmente spiccato il volo trovando una formula più personale. A dirla tutta, i singoli elementi dell'album sono derivativi (Amaranthe, Nightiwish, Delain, in alcuni passaggi addirittura Eluveitie e Myrath), ma sono stati mischiati in modo assolutamente inedito. E la cosa bella è che il risultato finale non è un patchwork caotico, perché c'è sempre un criterio, una coerenza di fondo. La voglia di osare, anche grazie a un atteggiamento divertito e talvolta auto-ironico, ha permesso di tirar fuori un album interessante e con vari brani davvero piacevoli. Bravi! Peccato solo per la post-produzione delle voci e per alcune esagerazioni nelle linee vocali, come ha fatto notare Teller. P.S. 83 mi sembra un voto un po' esagerato. |
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4
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Disco molto piacevole e davvero ben fatto, belle idee e di una eccentricità che finalmente stacca dai precedenti lavori, fin troppo "banali". Così la band ha davvero qualcosa di suo da dire, e dimostra che i successi raggiunti non sono arrivati a caso! Ho delle remore sulle parti vocali. La produzione del disco è fantastica, limpida ma potente...eppure le due voci non mi convincono. Quella di Chiara sembra super-effettata, quasi a voler coprire il suono naturale, quella di Marco mi sembra semplicemente esagerata. E' un modo di cantare che sembra non ricercare la qualità del suono ma l'altezza della nota acuta, che spesso quando arriva MI (ed è una MIA questione di gusto) risulta sgradevolissima. Cantare e urlare sono due cose differenti...e in alcuni, se pur rari, momenti anche l'intonazione va a farsi benedire. Un lavoro migliore sulle voci nel prossimo album, e senza dubbio questa sarà una band che lascerà il segno! |
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3
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Veramente un bel disco, più difficile da assimilare rispetto ai due precedenti lavori (divertenti ma poco longevi per i miei gusti) e suonato benissimo. Chiara spazia parecchio qui ed è un piacere ascoltarla, Marco da sfoggio delle sue abilità canore ma spesso, come dice Anna, sembra sia veramente al limite. Dopo averli visti (e conosciuti) di spalla ai Nightwish a Mantova, esprimo il desiderio di vederli nuovamente live ma con un tastierista sul palco, che darebbe più peso e riempirebbe il vuoto lasciato dalle basi. Tornando al disco, spiccano il singolo Unspoken Words, l'opener, Revolution e le altre due lunghe, Advice.. e The Restless Ride. Ottimo lavoro, ottime idee ragionate. E ottima recensione "atipica" per lo stile di scrittura, molto interessante anche la parte sui testi |
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2
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Ordinato a scatola chiusa, aspetto ancora che mi arrivi per dare un giudizio,ma già solo dai singoli è evidente il passo avanti,e dalle varie recensioni posso dire che l'impressione è confermata. Fa sempre piacere vedere una band italiana di talento che riesce a riscuotere successo. |
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1
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E' da un pò ormai che aspettavo questa recensione dopo aver spolpato il cd dalla data di uscita e sono pienamente d'accordo con quanto scritto. Un CD che potrebbe finalmente consacrare il successo della band, davvero ottimo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Thousand Places 2. At the Edge of Space 3. Unspoken Words 4. Empty Lines 5. Maschere 6. Haze 7. Fragments of Life 8. Revolution 9. Advice from a Caterpillar 10. Change the Rhyme 11. The Restless Ride
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Line Up
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Chiara Tricarico (Voce) Marco Pastorino (Chitarra, Voce) Luca Negro (Basso) Giulio Capone (Batteria)
Musicisti Ospiti: Giovanni Lanfranchi (Violino) Ruben Paganelli (Sax) Daniele Bicego (Flauto e Uilleann pipes)
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