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CIRCOLO DEV , VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA

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ALCHEMICA MUSIC CLUB, VIA DEI LAPIDARI 8B - BOLOGNA

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VIPER THEATRE, VIA PISTOIESE 309/4 - FIRENZE

Michael Hedges - Aerial Boundaries
15/10/2016
( 1849 letture )
L’artista di cui parliamo oggi, Michael Hedges, è il classico caso di “artista di nicchia”, o, per dirla in altro modo, “artista per addetti ai lavori”. Se dovessi infatti domandare ai lettori quanti di loro lo hanno sentito nominare, sono pronto a scommettere che le risposte positive sarebbero molto poche. E se, fra quanti sono in grado di rispondere affermativamente, provassi a chiedere quanti di loro lo hanno mai ascoltato, sono praticamente certo che la percentuale si abbasserebbe ulteriormente. Il chitarrista californiano infatti, pur avendo prodotto, nei quindici anni della sua attività artistica, un considerevole numero di album, non è mai riuscito a raggiungere il grande pubblico, ed è rimasto forzatamente confinato nel limbo degli artisti conosciuti soltanto da chi vive quotidianamente nel mondo della musica, come musicista egli stesso, o come produttore discografico. Giova quindi, a beneficio di tutti gli altri, citare qualche dato anagrafico del personaggio: nato in California nel 1953, ma cresciuto poi in Oklahoma, inizia a frequentare il mercato discografico nei primissimi anni ’80, mercato che presidierà poi in maniera costante, con una media di un album ogni uno-due anni, sino al tragico incidente stradale che interromperà prematuramente la sua vita e la sua carriera nel 1997.

La ragione primaria del suo “confino” nel limbo degli “artisti di nicchia” sta principalmente nella forma espressiva da lui scelta per la propria vena musicale: Hedges infatti produce album esclusivamente strumentali, e dominati essenzialmente, o unicamente, dalla chitarra acustica, strumento del quale si dimostra eccellentissimo esecutore. L’album qui presentato, del 1984, è quelle che probabilmente ha avuto la maggiore diffusione presso il grande pubblico, ed è composto da nove tracce, nelle quali il suono etereo e bellissimo delle acustiche di Hedges è il protagonista indiscusso, solo saltuariamente affiancato dal basso fretless “solista” di Mike Manring o dal flauto di Mindy Rosenfeld. Hedges non è il classico chitarrista “virtuoso”, quello da 200 note al secondo che vuole dimostrare la sua velocità e la sua padronanza della tecnica; anzi, sono in gran parte arpeggi aperti e sussurrati a farla da padrone. Le sue capacità tecniche ed esecutive emergono invece nella capacità di tirar fuori da un unico strumento, la chitarra acustica, tutta la sua gamma espressiva, passando da parti ariose ed eteree ad altre più incalzanti ed energiche. E, dal punto di vista compositivo, si alternano reminiscenze blues, passaggi quasi celtici, parti ariose che rimandano al prog e al folk degli anni’60 e ’70, e audaci armonie di matrice quasi jazzistica. Proprio al jazz, e alla sua libertà assoluta compositiva ed esecutiva, in molte parti sembra richiamarsi questo album; ma accomunabile al jazz (quantomeno a certe forme di jazz, quelle più ermetiche) è purtroppo anche il principale difetto di questo disco: la difficoltà di assimilazione. Non c’è purtroppo da stupirsi più di tanto se lo sfortunato chitarrista americano non è mai diventato un artista per il grande pubblico: i nove brani qui presenti hanno pressoché tutti un valido punto di partenza compositivo, e numerosi passaggi assolutamente pregevoli e apprezzabili per chiunque; ma tutti (chi più chi meno) risultano assai difficili da seguire compiutamente dall’inizio alla fine. Questo sia per l’oggettiva difficoltà di seguire, senza perdersi, un disco totalmente privo di parti vocali, e dominato quasi esclusivamente da un unico strumento; ma anche per le scelte operate dal compositore, spesso molto particolari e stranianti, e quindi ulteriormente destinate a richiedere concentrazione e attenzione da parte dell’ascoltatore interessato, e a smarrire definitivamente l’ascoltatore occasionale o poco attento.

È quindi per forza di cose questo un album che potrà essere molto apprezzato dagli affezionati del chitarrista, che certamente lo conoscono bene e lo sanno apprezzare nei minimi dettagli; e, parimenti, potrà diventare uno degli ascolti di riferimento per tutti gli appassionati della chitarra acustica, magari musicisti essi stessi, e quindi in grado di apprezzare meglio di altri le tecniche espressive ed esecutive di Hedges, e il suo personalissimo uso di questo splendido strumento. Per tutti gli altri però, è d’obbligo un ascolto preliminare per capire se può fare al caso loro oppure no; l’assenza di voto numerico si riferisce esattamente a questo. Aerial Boundaries è il classico lavoro che può diventare un ascolto imprescindibile per qualcuno, come assolutamente inutile o addirittura fastidioso per altri. E forse, anzi probabilmente, lo stesso autore ne era perfettamente cosciente al momento della stesura e dell’incisione. Il consiglio è comunque di provare ad accostarvici: chissà che la particolarissima vena espressiva di Michael Hedges non sappia conquistarvi sin da subito.



VOTO RECENSORE
s.v.
VOTO LETTORI
99 su 8 voti [ VOTA]
Manuel
Mercoledì 22 Giugno 2022, 3.05.33
3
Ragazzi la tracklist è errata...è quella dell'album Nova dei RavenEye.
Absynthe
Domenica 16 Ottobre 2016, 1.09.17
2
Aerial Boundaries. Basta questo brano per far comprendere quali fossero i limiti (sic!) attraversati dalla ricerca di Michael Hedges sullo strumento: una sola chitarra, un solo strumentista; quattro voci interecantisi, e un senso di sospensione... Non occorre spiegare altro. Aggiungerò solo quanto scrive Michael stesso nel booklet: «The telescope was invented in 1608 bay a Dutch lens grinder, Hans Lippershay. One day Lippershay discovered accidentally that by putting lenses at both ends of a tube and then putting the tube up to his eye, he could view things "close up". He called his device a looker, and thought it would be useful in war. Galielo got hold of one, improved it a little, and then used it himself to challenge prevailing ideas about the solar system. This music is dedicated to the spirit of Galileo.» Ora, io non suono alcun strumento. Ma ho la musica di Hedges e di quest'album sotto l'epidermide.
Jimi The Ghost
Sabato 15 Ottobre 2016, 14.30.17
1
Straordinario. Unico. Evanescente e delicato. È il disco acustico per eccellenza. Proprio grazie a questa maturità raggiunta sarà questo disco che influenzerà totalmente quella corrente musicale definita "new Waves". In questo disco ci sono molti degli approcci pionieristici acustici che hanno elevato la tecnica della chitarra acustica in un contesto decisamente più moderno e fine nel modo di approcciarsi alle corde. Il suo uso dissimile dell'hammer-on, dei pull-off, harmonic slaps, alternate tunings con l'inserimento di elementi percussivi hanno influenzato (ed influenzano ancora oggi) intere generazioni di chitarristi. Come non rimanere esterrefatti innanzi Alle sue inee di basso armonico che, contemporaneamente sfruttando il movimento delle mani sulle corde in simultanea alle percussioni , vanno a generare un meraviglioso mix di più suoni, come se la sua chitarra fosse una double- neck, ma che, invece, si è infanzia ad una chitarra. Sempre Riconoscibile per lo stile "two-handed tapping style " (il tapping a due mani) sempre presente nei suoi assoli trasformando una tecnica rock in suoni delicatamente celestiali ed puri ad ogni tocco. Una sua tecnica che, ancora oggi, viene studiata e, purtroppo, non compresa da molti. Aerial Boundaries ha una brillantezza compositiva fuori dal comune. Da Molti viene considerano l'album dalla inventiva assoluta e d ipnotica musicalità, facendolo divenire uno dei maggiori e straordinari album acustici mai realizzati fino ad oggi. Pochi album acustici possono essere utilizzati per definire un genere musicale, ma Aerial Boundaries è uno di quei album che è in grado di definire un genere musicale. Se decidete di ascoltarlo vi troverete innanzi ai vostri condotti uditivi accordature sempre atipiche, linee tonali inimmaginabili per un suono pulito, con una tecnica a ed una resa sonora per molti ancora oggi del tutto incomprensibile. È Il disco dei dischi dell'acustica. Qui vi è inciso la vita e il ricordo indelebile di questo straordinario chitarrista e della sua genialità chiaramente unica, tutto è celestialmente racchiuso e custodito nei solchi di questo nero vinile, che merita, anche solo per il significato storico-musicale-pedagogico un meritato ascolto, ed un incontestabile 100. Jimi TG
INFORMAZIONI
1984
Windham Hill Records
Folk
Tracklist
1. Aerial Boundaries
2. Bensusan
3. Rickover's Dream
4. Ragamuffin
5. After the Gold Rush
6. Hit Type
7. Spare Change
8. MenageA Trois
9. The Magic Farmer
Line Up
Michael Hedges (Chitarra)
Mike Manring (Basso)
Mindy Rosenfeld (Flauto)
 
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