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Alter Bridge - The Last Hero
16/10/2016
( 9005 letture )
Prima Recensione di: Federico Tognoli "Togno89"

Ritengo che questo sia soprattutto il tempo di dire la verità, tutta la verità, con sincerità e coraggio. Non si può rifuggire, oggi, dall'affrontare onestamente le attuali condizioni del nostro paese. Questa grande nazione saprà sopportare ancora, come ha già saputo sopportare, e saprà anche risorgere alla prosperità. Lasciate dunque che io esprima tutta la mia ferma convinzione che quanto dobbiamo soprattutto temere è di lasciarci vincere dalla paura, da quella paura senza nome, irragionevole e ingiustificata, che paralizza i movimenti necessari per trasformare una ritirata in un'avanzata. (Franklin Delano Roosevelt, Tratto dal discorso inaugurale d'insediamento alla Casa Bianca del 4 marzo 1933)

Un eroe, secondo la definizione tradizionale del termine, è un individuo che dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie, ma nella società odierna può anche essere colui che nei momenti di difficoltà sa prendersi grosse responsabilità per il bene comune pensando esclusivamente alla salvezza della collettività e non al proprio tornaconto personale. The Last Hero, quinto lavoro in studio degli Alter Bridge, evoca questa seconda tipologia di eroe: una figura della quale necessitiamo, ma che facciamo sempre più fatica ad individuare nelle fitte trame della politica. La ricerca dell'eroe, che nel sistema odierno assume più pragmaticamente il ruolo di leader, è quasi impossibile da scovare secondo la band di Orlando e la mancanza di costui porta a degli scenari drammatici ed apocalittici. La chiara presa di coscienza di tale situazione è espressa attraverso le ultime parole di Show Me a Leader, ovvero il bel singolo di lancio del gruppo:

We need a hero this time or we will never survive.

I testi di denuncia nei confronti dell'attuale scenario politico e le parole rabbiose al loro interno sono centrali durante l'opera (The Writing on the Wall, The Other Side), ma trova spazio anche la celebrazione del valoroso e del suo animo nobile:

For the one's who sacrificed it all
We will sing
Who took a stand so we would never fall
We will sing
You will always be a hero
We will sing
So you will be remembered (You Will Remembered).


... e tematiche completamente estranee al contesto, come il senso di smarrimento derivante dalla perdita di un genitore, sentimento tristemente raccontato su Cradle to the Grave.

A tre anni di distanza da Fortress ritroviamo ancora una volta dei musicisti in grande spolvero e tecnicamente superiori alla media, che si mettono maggiormente in mostra nei brani prettamente alternative metal, lì dove le due chitarre elaborano strofe incadescenti tramite dei riff decisi e compatti, in concomitanza con la durezza impressa dalla sezione ritmica. The Other Side, Crows on a Wire e la già famosa opentrack hanno queste eccitanti caratteristiche, che per di più si vanno a sommare a dei ritornelli particolarmente gradevoli ed esaltanti e agli immancabili, distinti e caratteristici assolo di Mark Tremonti. Ma gli Alter Bridge dimostrano di saper colpire anche tramite degli arrangiamenti melodici più o meno superficiali, non disdegnando il prezioso aiuto della tastiera e del synth del producer Michael Baskette. In questo modo vedono la luce la leggera e commerciale My Champion, ma altresì la lunga e camaleontica This Side of Fate, che nello splendido ed indiavolato bridge ricorda lo space rock dei Muse. Inoltre gli americani non dimenticano di regalarci due rocciose perle: Losing Patience e The Last Hero. La prima è una song prodotta e confezionata perfettamente, a partire dagli iniziali suoni lontani ed indistinti che si concretizzano in refrain veloci ed avvolgenti, per poi esplodere definitivamente sul chorus futuristico; la titletrack è un racconto pieno di domande ed ammonimenti, ma con un briciolo di speranza per il futuro. In evidenza vi è la straordinaria prova del singer Myles Kennedy, sempre puntualmente coadiuvato da Tremonti, sia col controcanto sul ritornello, sia con le accelerate da brividi dei solo di chitarra, le quali hanno un effetto intimidatorio sull'ascoltatore.

The Last Hero ha propositi impegnativi disseminati ovunque, che sembrano voler spronare ognuno di noi a combattere, a mettersi in gioco per salvare l'interà comunità e quindi divenire quel fantomatico eroe del quale abbiamo così tanto bisogno, perché in fondo gli Alter Bridge sono convinti che se i problemi continuano a moltiplicarsi la colpa è solo nostra, delle nostre divisioni e dell'intolleranza verso l'altro che dimostriamo nella vita di tutti i giorni. Tali preconcetti stanno condizionando le scelte basilari che prendiamo nei più disparati ambiti ed è proprio questo il motivo per il quale non riesce ad emergere una figura carismatica; è proprio a causa di quella paura senza nome, irragionevole e ingiustificata di cui parlava il presidente Roosevelt, forse l'ultimo vero "eroe" americano: un uomo che nonostante fosse costretto su una sedie a rotelle dalla poliomielite riuscì a far riemergere la nazione dagli effetti devastanti della crisi economica del 1929, prima tramite il "nuovo corso" da lui introdotto e poi tenendo il popolo per mano durante la seconda guerra mondiale. La morale del disco è che soltanto in un clima di unità, di coesione e di condivisione potrà affiorare il nuovo eroe, altrimenti saremo destinati all'oblio.


VOTO Prima Recensione: 79


Seconda Recensione di: Saverio Comellini "Lizard"

E’ banale dire che The Last Hero sia un disco molto atteso e dal quale ci si attende molto. Un po’ per il fatto che Myles Kennedy e Mark Tremonti hanno dato vita a carriere personali al di fuori dalla band; un po’ perché il gruppo, pur non avendo affatto abbandonato il proprio marchio di fabbrica, tanto da aver anzi dato adito a qualche polemica per l’eccessiva ripetitività di alcune soluzioni, ha in realtà spostato gradualmente il proprio percorso musicale, rendendolo sempre più personale. Un particolare questo da non sottovalutare: è facile affezionarsi ad una band quando presenta delle caratteristiche individuali che spiccano in mezzo alla folla, ma tutto sommato somiglia a tante altre. E’ molto confortante sapere di avere davanti dei confini più o meno stabiliti e riconosciuti, oltre i quali non si va. Più difficile invece rimanere attaccati ad un gruppo quando questo sposta il proprio baricentro, perdendo alcune delle caratteristiche tipiche di un genere e assumendone altre. Una cosa che agli Alter Bridge va riconosciuta, in effetti, è di aver iniziato presto a cercare una maggior maturità compositiva, pur cercando di non spaventare troppo i propri sostenitori. Sin dal primo disco il successo ha arriso alla band, grazie ad una formula tutto sommato rodata e graziata da una ottima ispirazione e da due talenti brillanti come quelli di Kennedy e Tremonti, a portare abbondantemente sopra la media del post grunge un disco come One Day Remains. Ma il tempo non è affatto passato invano e questo quinto album conferma che il gruppo di Orlando, passo dopo passo, sta raggiungendo una nuova dimensione.

The Last Hero è figlio del percorso che gli Alter Bridge hanno intrapreso sin dal capolavoro Blackbird, col successivo AB III, sublimato poi ulteriormente da Fortress: canzoni lunghe e articolate, che si distaccano dalla facile formula-MTV e sempre più votate invece ad una strutturazione che le porta regolarmente sopra i cinque minuti di durata e oltre; impatto sempre più pesante e oscuro, che pesca sì dal post grunge, ma arriva a lambire il metal in più di un’occasione, con rimandi alla cultura hard rock/southern tipicamente americana di sottofondo. Un percorso che mantiene tutte le caratteristiche iniziali della band, specie per quanto riguarda l’abbondante uso della melodia e le belle trame chitarristiche centrate sui riff, ma ne sposta il baricentro verso qualcosa di più aggressivo e meno immediatamente fruibile di quanto il pubblico di settore è abituato ad ascoltare. In questo senso, The Last Hero è un disco sfidante, anche più del precedente Fortress, perché insiste con ancor maggiore convinzione sul pedale della complessità delle strutture e della pesantezza degli arrangiamenti. E’ sicuramente il disco più aggressivo rilasciato dalla band e l’uso di una sette corde in diversi brani riflette questa tendenza. La verità e che gli Alter Bridge avrebbero potuto facilmente fare un passo indietro e riempire l’album di canzoni immediate e dalla facile presa, per vendere un botto di album e raggiungere la definitiva consacrazione nell’Olimpo degli Dei. Un risultato che invece il gruppo vuole meritarsi sul campo, senza furberie e mantenendosi coerente con il proprio sentire e il proprio percorso artistico. Sarebbe stato plausibile che a causa delle carriere parallele del duo di testa fossero gli Alter Bridge a rimetterci, col risultato di un disco magari meno ispirato o più facile e veloce, che non impegnasse più di tanto a livello di scrittura e desse comunque un conforto a chi preferiva la ricetta iniziale. Invece, sin dal primo minuto, è evidente come l’atmosfera dell’album sia ben poco accomodante, pur in presenza di qualche episodio che va ad alleggerire una tensione che anche nel “tema” portante sembra fortemente centrata sull’attuale situazione di incertezza per il futuro, nella quale la spasmodica ricerca di un leader cantata nella prima traccia sembra davvero un grido rivolto all’attuale competizione per la carica di Presidente degli Stati Uniti e nella quale, sembra che anche “l’ultimo eroe” cantato nel brano di chiusura sia perduto per sempre. Un cerchio ben congeniato a livello lirico, che conferma la sensibilità della band verso ciò che la circonda. L’album in sé si rivela piuttosto omogeneo nel complesso e, pur conservando qualche rimando di troppo alle composizioni degli album precedenti, presenta pochi cali di tensione e non ha brani veramente deboli, ma al contempo soffre anche della mancanza di canzoni che spicchino in maniera evidente, fatta eccezione per alcuni episodi come la travolgente opener Show Me a Leader, The Other Side, la centrale From the Cradle to the Grave, seguita da This Side of Fate e dalla titletrack. Si tratta di episodi chiave, attorno ai quali ruota tutto il resto, ma che tendono comunque a confermare l’approccio del disco, più che ad esaltarsi di per sé. Show Me a Leader non a caso è anche il brano più breve, dato che presenta una intro di quasi un minuto e mezzo sugli oltre cinque totali; si tratta comunque di una traccia che dal vivo farà sfracelli, con un refrain fatto apposta per esaltare il pubblico e costringerlo a cantare sin dal primo momento. Una partenza irresistibile, che non fa prigionieri e non ammette repliche. Come detto, a questo punto il disco si incammina verso lidi conosciuti: le melodie sono quelle di sempre, allo stesso modo lo sono i riff e perfino gli assoli, anche se nelle dichiarazioni rilasciate Tremonti ha voluto rimarcare come stavolta i soli, perfino quelli di Kennedy, siano stati studiati prima di essere registrati e non improvvisati sul momento. Però, c’è anche tanto altro in The Last Hero: le canzoni sono dotate di un lungo respiro, hanno introduzioni, diversi cambi e parti soliste, c’è una fortissima interazione ritmica tra chitarre, basso e batteria, sulle quali la voce svetta, lasciando totalmente il proscenio ad un Kennedy che non fa che migliorare col tempo, rendendo quasi imbarazzante il confronto con fin troppi suoi colleghi e non solo per le incredibili estensione, potenza, nitidezza, intonazione, versatilità. Se Tremonti stavolta resta in disparte, le sue armonizzazioni diventano sempre più importanti dando un senso epico e profondo alle linee melodiche e contribuendo a far risaltare il tema lirico del disco. Un pezzo come The Other Side è significativo di quanto detto finora: ad un primo ascolto si ricordano solo la pesantezza del riff ed il refrain molto cantabile, poi piano piano emergono l’oscurità, il senso di pericolo, di scontro epico tra tensione e ricerca della felicità, gli intrecci diventano piano piano più intellegibili e il tutto si risolve in un gran brano, che necessita però di molti ascolti per essere apprezzato. Sicuramente più immediate le seguenti My Champion, molto sentita da Kennedy a livello lirico, e Poison In Your Veins, che stemperano un po’ l’oscurità della precedente, pur senza tornare ad esempio ad una Ghost of Days Gone By, decisamente più melodica e facile. Perfino From the Cradle to the Grave, classica semiballad dalla presa immediata, che conferma l’assoluta superiorità in merito della band, non rinuncia ad una seconda parte durissima e fiera che esalta, anche se qualcuno coglierà una somiglianza davvero preoccupante con un brano decisamente pop. Altra grandiosa semiballad, forse anche più bella e maestosa nel complesso, The Side of Fate ripercorre ancora una volta la strada di Blackbird, e si fanno notare tanto il controcanto di Tremonti, quanto la potentissima costruzione dei riff verso metà canzone, l’assolo calibrato ed emozionante e la sempre incredibile estensione di Kennedy; brano che è un perfetto esempio dell’equilibrio possibile tra potenza e melodia. Più ordinaria e classicamente “americana”, You Will Be Remembered resta traccia piacevole e ben congeniata ma, nella sua prevedibilità, anche la meno interessante del lotto. Si torna a pestare duro con Losing Patience e Crows on a Wire, che presentano riff da demolizione di palazzi in cemento armato, seppure qualche richiamo eccessivo nella seconda a melodie già affrontate in passato risulti piuttosto evidente; ancora più aggressiva Island of Fools, ai limiti del power/thrash fino all’ingresso del cantato. The Last Hero, chiude liricamente l’album, come detto, e mostra uno sviluppo abbastanza particolare per la band, con una alternanza di chiari e scuri, arpeggi distorti e riffing nervoso e tirato, nella quale si esalta la linea vocale evocativa ed enfatica tipicamente “battagliera”.

Onore al merito agli Alter Bridge per aver deciso di spingere ancora più in avanti il percorso intrapreso in maniera coerente fino ad oggi. Nessun ripensamento, ma tanta sostanza. I cambiamenti rispetto al passato non sono drastici, ma passo dopo passo diventano sempre più evidenti e significativi. The Last Hero è un disco maturo, pesante, cupo e molto enfatico. Si colloca forse appena al di sotto dei suoi predecessori, offrendo alcune canzoni chiaramente di punta e una omogeneità qualitativa che è già di per sé una vittoria e non da poco: il gruppo sembra prevalere sui singoli e la qualità non accenna a diminuire. Semmai, si potrà ancora e giustamente ritenere che il disco rischia di scontentare tanto chi avrebbe desiderato una maggior novità nelle trame del gruppo, quanto chi invece auspicava una maggior linearità e facilità di ascolto. E’ un rischio che la band corre in maniera consapevole, probabilmente confidando che il pubblico di riferimento sia cresciuto con lei e apprezzi l’enorme sforzo compositivo ed esecutivo. Nel complesso, l’album ha tanto da dare e richiede tanti ascolti per essere apprezzato, ma non sempre tutto gira a meraviglia, con qualche traccia che colpisce meno di quanto dovrebbe, qualche sensazione di deja-vù di troppo e con gli episodi più interessanti dell’album che comunque non raggiungono il livello assoluto di alcuni brani passati, pur restando di diverse spanne sopra qualunque altro concorrente di settore. In conclusione, si tratta di un disco che perde qualcosa in immediatezza e brillantezza e acquista in maturità e complessità, confermando come gli Alter Bridge siano una band di spessore assoluto e stiano bussando con forza e merito alle porte del Gotha del Rock, forti ora di cinque album di indubbio valore e di una crescita come band che ben pochi si aspettavano all’esordio.


VOTO Seconda Recensione: 77



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
86.73 su 63 voti [ VOTA]
Roland di Gilead
Domenica 2 Luglio 2017, 11.56.36
30
Beh, forse un passettino indietro rispetto a "Fortress" (voto 90) ma comunque un bel 75 se lo merita. I primi 3 brani e gli ultimi 2 meriterebbero anche qualcosa in più ma, si sa, il voto finale deve tenere in considerazione tutte le tracce. 2 sottolineature: "My Champion" pare in alcuni refrain una canzone di Bon Jovi, e ci può stare, ma "This Side of Fate" mi ha fatto rizzare i capelli (n senso non propriamente positivo) quando verso metà ho sentito chiaramente i Muse... . Per quello che conta, forse una leggera delusione dopo "Fortress", il miglior album in assoluto (ovviamente secondo me), anche se per onestà intellettuale gli Alter Bridge rimangono in assoluto il miglior gruppo Rock PG/HM del panorama attuale. aspettando "Live at the O2 Arena + Rarities (live album)" in uscita a settembre. Ciao raga.
Pasqui
Giovedì 23 Febbraio 2017, 22.23.34
29
Disco discreto,ma gli Alter Bridge hanno fatto e possono fare di meglio!Pezzi migliori: The Last Hero, Cradle To The Grave, Show Me A Leader.Non sono affatto d'accordo con i voti dati agli altri album,per me i primi due e Fortress sono da 90, questo e ABIII da 70-75.
Paul
Giovedì 23 Febbraio 2017, 12.44.39
28
Album ben suonato e con ottime canzoni, tranne qualche filler in fondo. Non a livello dei primi 2, a mio avviso. Cosa che nessuno ha detto fin'ora, secondo me i pezzi hanno meno impatto per una produzione veramente trooooooppo patinata per questo genere: voce davanti a tutto e sotto solo piatti della batteria e cassa. Chitarre scavatissime, a volte non si capisce cosa stanno suonando (vedi Losing Patience, Poison in our veins). Basso inudibile.
vinyla
Sabato 4 Febbraio 2017, 20.26.52
27
mark tremonti solista ha fatto decisamente meglio di questo album.
Steelminded
Venerdì 6 Gennaio 2017, 20.00.26
26
A me e' piaciuto piuttosto assai. Un po lungo e vero, ma.comunque bello...
Rob Fleming
Venerdì 6 Gennaio 2017, 17.44.36
25
Buono che evidenzia quelli che sono alle mie orecchie pregi e difetti del gruppo: da un lato, la chitarra di Tremonti, la classe compositiva; la sezione ritmica estremamente varia, ma al contempo in grado di pestare e la voce di Myles Kennedy; dall'altro l'eccessiva lunghezza (perché 71 minuti? Perché?!?); la voce di Kennedy (???). A mio avviso, in questo album per pezzi clamorosamente belli come Cradle to the grave, Losing Patience; This Side of Fate (magnifica nel richiamare a più riprese i Muse) e The Last Hero, ce ne sono altri decisamente superflui: The other side, Twilight, Island of fools. E per i miei gusti chi ne patisce di più è proprio Myles Kennedy, un autentico fuoriclasse sin dai tempi dei Mayfield 4, ma con una voce talmente particolare che capisco chi dice che dopo un po' lo stufa. A me piacerebbe se la prossima volta diversificassero la proposta: Kennedy più chitarra solista (si legge in giro che sia un portento alla chitarra) e Tremonti anche cantante. 78
Steelminded
Mercoledì 7 Dicembre 2016, 17.57.27
24
Decisamente meglio di Fortress mi è sembrato...
terzo menati
Giovedì 20 Ottobre 2016, 15.38.47
23
Concordo il pensiero del dani
Danimanzo
Giovedì 20 Ottobre 2016, 14.59.18
22
Secondo me stanno rilasciando troppi album sul mercato. Sono e rimangono una grandissima band, ma la proposta rischia di diventare ripetitiva e stancante. Il solo Mark Tremonti ha rilasciato ben 4 album negli ultimi tre anni. In ogni caso, questo "The Last Hero" è un ottimo album, non al livello dei precedenti ma molto valido.
antomie
Giovedì 20 Ottobre 2016, 10.30.59
21
Questo "The last hero" lo metterei a metà strada tra "Fortress" e "ABIII" come qualità e personale preferenza, un disco da 75 che sarebbe potuto essere anche un voto più alto se fosse stato un po' più corto come durata. Detto questo l'album resta di alto livello, "Show me a leader" con il suo intro è una bella mazzata, " Losing Patience", "Poison in Your Veins ", la stessa "My Champion" sono ottime, alla fine gli AB non hanno sbagliato nemmeno stavolta
Metal4ever
Martedì 18 Ottobre 2016, 19.09.51
20
Bravissimi Alter Bridge, che si dimostrano probabilmente la miglior hard&heavy band del momento, i quali ancora una volta non hanno deluso le attese. "The Last Hero" è un album cazzuto, veemente e con liriche molto riflessive e forti, uno di quei dischi da sentire prima di affrontare una sfida importante per trovarsi carichi a pallettoni! Devo dire che Miles Kennedy non smette di stupirmi e migliora album dopo album, qui le sue liriche raggiungono cime da Everest e ti fanno venire i brividi i suoi acuti; stesso discorso per Tremonti e la band, il primo in particolare sciorina una favolosa quantità di assolo grandiosi! Non ho ancora deciso se lo preferisco a "Fortress", ma indubbiamente è un disco memorabile che ascolterò per molto tempo e che userò per tirarmi su.
Mulo
Martedì 18 Ottobre 2016, 14.25.55
19
Metal Shock mi sento tirato in causa ah ah! Io godo con il primo degli Airbourne invece. Alterbridge mai piaciuti,sono un nostalgico del cazzo farci cosa
Metal Shock
Martedì 18 Ottobre 2016, 13.56.25
18
Il problema di noi metallari e` che per lo piu` siamo vecchietti cresciuti a pane e vinile, dove 45 minuti erano gia` tanti, oltre cominciamo a dormire ahahahah. Essendo seri ben pochi dischi di lunga durata riesco ad ascoltare volentieri e senza problemi, ma proprio pochi. Mi ascolto l`ultimo degli Airbourne e godo come un mulo!
entropy
Martedì 18 Ottobre 2016, 13.56.07
17
anche io ( mi sa un po' tutti i metallari in effetti, come dice terzo m.) ovviamente ascolto l'album completo. E come detto questo lo trovo un po' lunghetto, Però non condivido che gli album dovrebbero essere sui 45 minuti o addirittura 35. Se penso a moltissimi album che ho adorato, spesso la durata era intorno ai 60 minuti. Se un album durasse solo 35 minuti, oggi mi sembrerebbero troppo pochi. Inoltre credo che la "giusta" durata dipenda dal genere proposto. Un angel of Death dura 33 minuti ed è perfetto cosi, ma un operation mindcrime con 33 minuti non ci avrebbe fatto nulla! Inoltre dipende anche dalla qualità, fortress quanto durava? credo cmq abbastanza, eppure lì non avevo pensato a problemi di durata..
terzo menati
Martedì 18 Ottobre 2016, 13.39.42
16
Il problema è che noi metallari non ci vogliamo limitare all'ascolto Dell hit single ma dobbiamo sorbirci volente o nolente tutto l'album. Il più delle volte è un'operazione complicata se non impossibile per via del minutaggio eccessivo che porta a saturare un cd con i soliti inutili.75 minuti per poi arrivare a mostri come l'ultimo dream Theater con doppio cd...regola del mercato pura e semplice, caricare di più di roba inutile per spingere al consumo come per le automobili. Secondo me un album per essere gustato e per permettere di gustare altro dovrebbe stare nelle vecchie c46. Sui 35,minuti sarebbe perfetto
Rob Fleming
Martedì 18 Ottobre 2016, 12.40.21
15
@Metal Shock: siamo in due. Gli Alter Bridge (che eppure mi piacciono moltissimo) in altre epoche avrebbero pubblicato solo album doppi. Il che non è verosimile. Vuoi mettere un bell'album di 37-42 minuti? Si metabolizzava tutto meglio e più rapidamente. Il doppio era il momento della consacrazione; adesso sembra che l'imperativo sia pubblicare 14 pezzi per 72 minuti. Nella fattispecie l'album mi piace sebbene, appunto, la durata non mi permetta di avere un'idea compiuta del contenuto malgrado gli ascolti ripetuti
FABRYZ
Martedì 18 Ottobre 2016, 11.58.08
14
Pienamente d'accordo con lux chaos,io stravedo x i primi 2 e fortress mentre ABIII lo vedo come un buon disco...questo album e' solo discreto a mio parere,qualche filler di troppo...mi sembra che sia il peggiore dei 5 fatti, pur non scadendo mai nella mediocrita' non ha lo "stacco" degli altri dischi,,,comincio a pensare che tutti sti progetti paralleli, non solo riferiti agli alter bridge ma in generale nel panorama musicale odierno, stiano cominciando a portarsi via il meglio dalle bands principali...ma magari e' solo un'impressione mia
Metal Shock
Martedì 18 Ottobre 2016, 10.20.17
13
@Andrrr: mi sembra di essere l`unico ad aver detto che e` troppo lungo, ma e` una cosa personale. E` raro che un disco lungo piu` di 45 minuti riesca a digerirlo completamente, sara` che sono cresciuto coi vinili, boh solo se un disco e` veramente appassionato non mi stanca. E gli Alter Bridge secondo me sono un po` troppo fermi nel loro suono, per non dire che Kennedy ha una voce che alla lunga mi stanca, pure negli album di Slash. Quindi come vedi e` un mio problema!
Andrrr
Martedì 18 Ottobre 2016, 10.01.52
12
siete un pò troppo critici a parer mio a me l'album è piaciuto davvero tanto,non riesco a capire il motivo per cui vi lamentiate della lunghezza dell'album... album lungo= monotono? booo io sinceramente rimango più con l'amaro in bocca con un album degli opeth...il tempo di una pisciata al cesso ed è già finito.
lux chaos
Martedì 18 Ottobre 2016, 8.52.41
11
Li ho scoperti e amati col primo album quando ancora non se li filava nessuno, adorati con blackbird, graditi con ABIII, e riconosciuti come grande gruppo con Fortress, ma a malincuore devo riconoscere che mi hanno stufato...ho faticato ad arrivare alla fine di questo album, complice anche la voce di Myles, stupenda e perfetta, ma un po "piatta" nel suo essere troppo perfetta (padroneggia la tecnica in modo impressionante)...aggiungiamo che a livello di songwriting è il meno efficace dei 5 con pochi picchi, qualche calo, ed un livello molto omogeneo di songwriting, ed il gioco è fatto...come dicono in molti, la formula, pur nella lenta e costante evoluzione dei suoni, inizia a diventare monotona...non mollerò con gli ascolti perchè li ho veramente apprezzati tanto, ma per ora per me non supera il 7, e non mi viene molta voglia di riascoltarlo
Screamforme77
Lunedì 17 Ottobre 2016, 23.19.01
10
Dopo l'uscita di Fortress, che secondo me è fin lì il loro album migliore, non avrei mai pensato che l'album successivo mi avrebbe fatto rimanere combattuto su quale fosse il migliore, ma questo lo saprò valutare meglio nel tempo. Visto l'aggressività dei loro ultimi full-lenght, a livello di stilistica credo che si possano staccare definitivamente dall'etichetta di "post grunge", si tratta di Metal a tutti gli effetti, magari alternative, ma metal; ed è per questo che sono i due loro album che preferisco, perché presentano sonorità alle quali sono piu avvezzo, sono gli album che presentano a mio avviso il minor numero di filler e che hanno meno canzoni che strizzano l'occhio al mainstream e anche perché sono i piu maturi. Sulla valutazioni delle tracce migliori e peggiori la penso esattamente come Metal Shock.
Vittorio
Lunedì 17 Ottobre 2016, 15.40.15
9
Belle recensioni. Un paio di pezzi non indispensabili non rovinano il quinto grande lavoro su cinque uscite. Forse manca l'effetto sorpresa o l'effetto novità che Fortress aveva portato con sè, ma nient'altro di particolare. Quando una band tiene l'asticella sempre alta, si tende sempre a cercare il pelo nell'uovo....lo si è fatto spesso (lo si era fatto anche per ABIII) e frasi tipo "il loro peggiore lavoro" (non letta qui, per inciso) lasciano davvero il tempo che trovano. Il riffing, i ritornelli, l'impatto....per me assolutamente la più grande band di hard rock "popolare" (=per il grande pubblico) uscita nel nuovo millennio, credo l'unica che nel lungo periodo potrebbe essere accomunata ai grandi nomi del passato. E vista la qualità costante delle uscite e lo stile sobrio e mai fuori dalle righe, credo che non avrà una vita brevissima.
Metal Shock
Lunedì 17 Ottobre 2016, 9.29.23
8
Il prncipale difetto dell`album e` l`eccessiva lunghezza, come un po` tutti gli album degli Alter Bridge. Tre pezzi in meno ed era un disco piu` fruibile e migliore, anche perche` anche per me la formula sta` diventando ripetitiva. Alcune canzoni prendono al volo, altre hanno bisogno di piu` ascolti, ma poi sono le migliori. The other side e The last hero sono forse le migliori, My champion la peggiore. Voto 75
entropy
Domenica 16 Ottobre 2016, 23.55.16
7
Album buono. Pero preferisco un bel po fortress e ab3. Forse la formula comincia a essere un po ripetitiva. Cmq per ora li trovo ancora molto godibili
Steelminded
Domenica 16 Ottobre 2016, 17.28.18
6
Solo blackbird veramente bello. Gli altri al di sotto. Questo vediamo...
Blue Cheer
Domenica 16 Ottobre 2016, 16.23.44
5
Che dire,non è da tutti sfornare 5 album di fila di pregevole fattura come hanno saputo dimostrare di fare gli Alter Bridge.Ritengo questo The Last Hero un ottimo prodotto,più o meno in linea con i suoi predecessori.Bello il tema sul quale l'album ruota,probabilmente il lavoro che induce ad una riflessione più politica e introspettiva nonchè la ricerca di quell'eroe capace di rimettere un po' di ordine nel mondo,chissà forse da ricercare nell'animo di ognuno di noi,persone comuni.Musicalmente parlando,l'album sarebbe da 90,il problema è a mio avviso l'inserimento di qualche filler di troppo.Vero che TLH richiede per un apprezzamento maggiore,numerosi ascolti,ma non me ne vogliano.Brani come Poison in your Veins,Crows,You will be remembered e Twilight li trovo episodi un po' fiacchi,considerata la caratura della band.Per il resto nulla da eccepire,Mark Tremonti and co in gran spolvero,come sempre.Voto 82
Enomis
Domenica 16 Ottobre 2016, 15.31.37
4
Quoto, ABIII pur essendo godibile non è al apri degli altri. Questo lo ascolterò presto, per ora le recensioni mi fanno sperare bene.
CerealKillz
Domenica 16 Ottobre 2016, 15.05.34
3
Non ne sbagliano uno! e pure io mi sento di quotare aquarius27
Rob Fleming
Domenica 16 Ottobre 2016, 12.55.43
2
Appena preso e ascoltato un paio di volte, quindi non sono in grado di dire molto se non che mi pare comunque buono. Sicuramente, per citare Aquarius27, ABIII è il "peggiore" dei loro album
Aquarius27
Domenica 16 Ottobre 2016, 12.42.48
1
Recensioni entrambe belle, ma non mi trovo d'accordo sul voto finale. Qua si va sul 85, senza se e senza ma. Disco che a mio avviso è un gradino sotto Blackbird, capolavoro della band, ma appaiato con One Day e Fortress. Superiore senza dubbio ad AB III (che addirittura qua risulta avere il voto più alto tra i dischi)... Comunque sia l'ennesima conferma che gli Alter Bridge sono una band straordinaria!
INFORMAZIONI
2016
Napalm Records/Caroline Records
Alternative Metal
Tracklist
1. Show Me a Leader
2. The Writing on the Wall
3. The Other Side
4. My Champion
5. Poison in Your Veins
6. Cradle to the Grave
7. Losing Patience
8. This Side of Fate
9. You Will Be Remembered
10. Crows on a Wire
11. Twilight
12. Island of Fools
13. The Last Hero
Line Up
Myles Kennedy (Voce, chitarra)
Mark Tremonti (Chitarra, cori)
Brian Marshall (Basso)
Scott Phillips (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Michael "Elvis" Baskette (Tastiera, strumenti ad arco)
 
RECENSIONI
74
78
84
88
82
84
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