Quasi sempre parlare di rock ed heavy metal evoca nella mente della stragrande maggioranza delle persone immagini e sensazioni dure ed oscure. Il modello del “metallaro medio”, per i più, è quello di un individuo grezzo, con capelli (e barba) lunghi e giubbotto di pelle sopra maglie raffiguranti truci, macabre e spesso blasfeme copertine di dischi, che contribuiscono a rafforzare l’aria minacciosa del soggetto. Ma è davvero così per tutti? Beh, non proprio, e gli SkeleToon ne sono una prova. Nati nel 2011 in Italia per volere del frontman Tomi Fooler, il gruppo, come riportato anche sulla pagina Facebook ufficiale, rifiuta le atmosfere cupe tanto care alla stragrande maggioranza delle altre metal band, scegliendo un approccio più allegro e scanzonato a questo genere, senza però rinunciare ad una certa grinta, come dimostrato nel loro disco d’esordio, Curse of the Avenger.
Se le atmosfere ed i testi decidono dichiaratamente di non prendersi troppo sul serio, a livello musicale l’impatto sonoro non scherza assolutamente. Fin dall’opener, Timelord, infatti, si percepisce la carica del combo nostrano: dopo una breve introduzione composta da una sezione di tastiere ed effetti atti a creare la giusta atmosfera, la traccia esplode in un classico brano di stampo power melodico in piena tradizione Stratovarius, dominato dalla voce di Tomi Fooler, dotato di un timbro che strizza l’occhio a grandi del calibro di Tobias Sammet e Timo Kotipelto, e di un’estensione notevole, che il cantante non lesina a mettere in mostra, mentre la chitarra di Dimitri Meloni compie evoluzioni interessanti. Di tutto rispetto anche il lavoro svolto dalla sezione ritmica, capitanata dalla precisa batteria di Henry Sidoti, mentre il basso di Charlie Dho, come purtroppo spesso accade in questi generi, tende ad essere poco udibile. Il brano seguente, What I Want, accelera di poco i ritmi, ma sempre mantenendo al centro della composizione la melodia e l’epicità, con lievi sfumature di hard rock che ben si sposano con l’atmosfera generale. Con la terza traccia, Heroes Don’t Complain, troviamo l’immancabile cavalcata power dai toni epici, capitanata dall’onnipresente tappeto di cassa, dai riff serrati e da acuti penetranti, ormai marchio di fabbrica di questo genere. Dai ritmi incalzanti e grintosi di The Curse of the Avenger e Heavy Metal Dreamers, dotati di un ottimo mix di carica e melodia, si passa a ballate come la malinconica Bad Lover e l’acustica Hymn to the Moon, quest’ultima forse un po’ lunga, ma dotata di un arrangiamento interessante, nonché di una melodia catchy in grado di rimanere in testa. Non manca nemmeno un pezzo più cadenzato, Joker’s Turn, che fa della linea melodica del proprio ritornello un inno di battaglia da cantare in coro dal vivo.
A conti fatti, dunque, The Curse of the Avenger è un ottimo esordio, caratterizzato da alcuni brani che, se opportunamente sfruttati, possono risultare dei veri cavalli di battaglia, in grado di farsi ricordare dal pubblico, anche se forse una maggiore caratterizzazione di ogni singolo brano avrebbe potuto conferire più varietà alla scaletta generale. La performance dei singoli è di pregevole fattura ed anche la produzione rende giustizia al lavoro svolto dal quartetto nostrano. L’imperativo principale è più che mai saper apprezzare in particolare questo genere, che fa della melodia il motore trainante dell’intero lavoro. Se dunque siete amanti di queste sonorità e non vi ritrovate nella definizione di “metallaro cupo e minaccioso”, gli SkeleToon sapranno sicuramente regalarvi dei bei momenti e, perché no, anche qualche sorriso.
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