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Michael Manring - Unusual Weather
18/11/2016
( 1042 letture )
Abbiamo avuto modo di occuparci, anche in tempi molto recenti, di un artista importante come Michael Hedges, un musicista decisamente importante ed a tutti gli effetti da "Low Gain". Nel farlo, ci siamo imbattuti in un altro nome altrettanto notevole sia sotto il profilo squisitamente tecnico, che compositivo: quello del bassista Michael Manring. Allievo di Jaco Pastorius, bassista ufficiale della Windham Hill Records e presente in lavori griffati Alex Skolnick, Steve Morse, David Cullen e numerosissimi altri, senza contare il progetto Yo Miles! in onore di Miles Davis, i Montreux e gli Euro Groove Department (ma il suo curriculum non si ferma certo qui), Michael Hedges è bassista in possesso di una tecnica sopraffina, tanto da poter essere tranquillamente classificato tra quelli più virtuosi in assoluto e di un gusto non comune. Unusual Weather rappresenta il suo debutto da solista datato 1986, edito da una etichetta identificata come "casa della new age" la quale, però, mirava anche ad includere nel proprio roster artisti che alcuni avrebbero visto più naturalmente su ECM. Ciò in modo da diversificare l'offerta.

La musica di Michael Manring, comunque, non può essere certo ridotta/ricondotta ad un'area precisa. In questa sua prima uscita da respondabile unico del prodotto e pur in un quadro di assoluta eccellenza tecnica, però, il bassista mostra ancora una certa deferenza verso lo stile unico di Pastorius, cercando un punto di incontro tra la fusion ed il jazz nella sua versione più facilmente decodificabile, per così dire. Questi, in ogni caso, non sono i soli echi musicali che vengono fuori dalla scaletta di questo vinile o, nel caso della ristampa del 1990 con bonus track, di questo CD. A tratti, anche suoni riconducibili a Weather Report, Yellowjackets e Pat Metheny emergono infatti in maniera più o meno evidente. All'ascolto di Unusual Weather, lavoro dalla qualità piuttosto omogenea, a spiccare è sempre la purezza del "tocco" di Manring, caratterizzato dall'uso degli armonici e dalle sue particolari accordature, in grado di dare un suono sempre molto aperto alle canzoni, tendente verso l'alto ed alla costruzione di edifici musicali apparentemente sfuggenti, ma in realtà più che solidi perché ancorati ad una tecnica che rende tutto appagante. Anche quando la scrittura non raggiunge picchi di eccellenza assoluta. Restando perfettamente coerenti con il titolo dell'album e con la sua copertina, le composizioni di Unusual Weather sono spesso rarefatte, dai contorni mobili e poco catalogabili, come del resto l'intero corpus musicale riconducibile a Michael Manring. Da Welcoming a Sung to Sleep, passando per Longhair Mobile -omaggio al "sodale" Michael Hedges- da Not Even the Summer e fino a Manthing in duetto con lo stesso Hedges, l'ascolto di Unusual Weather è un'esperienza godibilissima sia per gli amanti del basso che per gli ascoltatori occasionali, rapiti dalla facilità con cui il disco riesce a comunicare nonostante la ricercatezza delle soluzioni adottate. In questa ottica, importante in particolare l'apporto esecutivo di Bob Read, impegnato con vari strumenti. Tuttavia, quella in esame non è certo la migliore realizzazione di Manring.

Come detto, questo primo parto da solista del bassista di Annapolis risente ancora delle influenze principali che lo hanno formato. Ed anche se la sua impronta è già ben ravvisabile, un certo difetto di personalità è ancora latente. Il meglio per Michael Manring doveva ancora venire (Thonk), ma nonostante questo, la durata non elevata di quasi tutti i pezzi, con solo quello d'apertura oltre i sei minuti e gli altri mediamente fra i tre ed i quattro, unitamente alla classe cristallina di tutti i soggetti coinvolti nell'operazione, rende Unusual Weather non solo un disco gradevolissimo per gli amanti dei suoni jazz/fusion con influenze new age, ma soprattutto un'eccellente introduzione al mondo di uno dei migliori bassisti su piazza.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
85 su 2 voti [ VOTA]
Le Marquis de Fremont
Giovedì 15 Dicembre 2016, 10.20.49
3
Ah, bonjour Monsieur Raven, tout droit? Sono d'accordo con lei. Che ci siano cose ottime nella discografia di questi artisti, è innegabile. Va un po' cercata con la lanterna... Comunque ancora complimenti per la varietà delle sue interessantissime recensioni. Au revoir.
Raven
Giovedì 15 Dicembre 2016, 10.09.11
2
Probabilmente si, ma va anche aggiunto che questo non è certo l'apice della produzione dell'artista qui trattato.
Le Marquis de Fremont
Giovedì 15 Dicembre 2016, 9.57.26
1
C'è stato un periodo, dove ero particolarmente affascinato dai dischi della Windham Hill (mi ricordo December, di George Wiston) e della Narada, a cominciare dalle bellissime copertine, seconde, a mio avviso, solo a quelle della ECM. Poi, però, dal punto di vista musicale, questa "new age" o mix new age/jazz, con la sua minimalità, ha finito con il diventare noiosa. Non so se ho ascoltato anche questo, mi ricordo la copertina. Per carità, ottimi musicisti e grande tecnica, ma poche emozioni. I citati Weather Report e Pat Metheny, naturalmente converrà il sempre eccellente Monsieur Raven, sono di molto, un'altra cosa. Au revoir.
INFORMAZIONI
1986
Windham Hill Records
Fusion
Tracklist
1. Welcoming
2. Huge Moon
3. Almost April
4. Unusual Weather
5. Sung to Sleep
6. Thunder Tactics
7. Longhair Mobile
8. Homeward
9. Not Even the Summer
10. Sightings
11. Big Feelings
12. Thunder Tactics (Reprise)
13. Manthing
Line Up
Michael Manring (Vpce, Basso, Percussioni, Piano, Violoncello, Synth)
Bob Read (Voce, Sax, Clarinetto, Flauto, Piano, Synth, Percussioni)

Musicisti Ospiti
Michael Hedges (Chitarra nella traccia 13)
Kurt Wortman (Batteria nelle tracce 6, 11, 12)
Steve Bloom (Percussioni nelle tracce 1, 8, 10)
Bruce Martin (Marimba nelle tracce 6, 12)
 
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