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Burial in the Sky - Persistence of Thought
29/11/2016
( 938 letture )
Sono ormai otto anni che William Okronglis e James Tomedi suonano assieme, uniti dalla passione per la musica metal, in particolare per le accezioni più atmosferiche e per il death old-school. Nel 2010 hanno fondato una band chiamata Ascain con il quale hanno lavorato con altri due turnisti, quindi hanno fondato l’altro progetto con un batterista fisso Odium Complex. Non contenti di questo loro doppio lavoro insieme, nel 2013 hanno fondato in Burial in the Sky con l’intenzione di unire il death metal classico a sezioni più atmosferiche, in una sorta di via di mezzo tra il tecnica ed il progressive, senza fare in modo che la tecnica strumentale prevaricasse sulla ricercatezza sonora. L’uscita dell’EP Transcendence nel 2015 ha fatto da preludio all’ingresso in formazione di Sam Stewart, quindi il trio è entrato in studio per il qui presente Persistence of Thought, composto da sei tracce di medio-lunga durata, superando quindi abbondantemente la mezz’ora di riproduzione in un disco che è il primo full-length in tutto e per tutto del progetto.

Sin dalle prime battute si può udire l’influenza atmosferica che il trio ha voluto infilare nelle proprie composizioni. Entry I attacca con un giro di pianoforte a cui si sommano effetti più da “sci-fi”, prima di sfociare in un riff tipicamente technical death, a richiamare un po’ i Cynic e un po’ i The Faceless di Planetary Duality e, a tratti, l’estro creativo dei Serdce di Timelessness. La voce di William Okronglis sfoggia un growl piuttosto versatile, che ben si unisce alle ritmiche intricate e cariche di cambi di tempo imposti da Sam Stewart. Non mancano breakdown che richiamano maggiormente il djent, oltre a solismi che riportano il tutto più sul technical death di fino dei suddetti Cynic. La sfumatura ad Entry II è di rara bellezza e ci fa scivolare in un’atmosfera molto più “terrena”, con un sapore quasi western all’interno della magnificenza futuristica degli effetti utilizzati. La stessa apertura strumentale è epica e, al contempo, di facile presa: le due chitarre intessono riff progressive, a cui la voce e l’incedere aggiungono quella componentistica death che rende il tutto un buon mix godibile per gli appassionati del genere. Entry III è la chiusura di quella che potrebbe essere considerata a tutti gli effetti una suite di ottimo livello: tra i solismi, le costruzioni melodiche e l’intricata partitura di batteria, i Burial in the Sky si dimostrano una band affiatata che riesce a produrre musica godibile e di buon livello, seppur un po’ troppo derivativa dai capostipiti del genere. La seconda parte dell’album è altrettanto piacevole, anche se meno immediata rispetto alle prime tre tracce. Anchors, Galaxy of Ghosts e Dimensions Divide sono dei brani godibili, più che discreti in cui tutta la qualità chitarristica di James Tomedi risalta, in riff in tapping e in hammer-on e pull-off, aggiungendo alle influenze anche qualcosa degli Animals as Leader, oltre che ai capostipiti del technical death.

Il lavoro è solido, ben costruito e, soprattutto, ben suonato. Il trio dimostra una certa coesione che è difficile da ottenere dopo così poco tempo, soprattutto se si parla del drummer Sam, entrato in line-up da pochi mesi. Per quanto riguarda l’accoppiata William / James, i due chitarristi si conoscono da una vita e sanno perfettamente come intrecciare il proprio stile, uno all’altro, per creare composizioni che mantengono fede alle premesse. La produzione del disco riesce a far risultare la musica ancora più soddisfacente, senza penalizzare alcun strumento e costruendo un bilanciamento che possiede una dinamica di buon livello. In conclusione, se siete curiosi e volete ascoltare un disco di death metal un po’ fuori dai canoni con le sue atmosfere e che non è precisamente catalogabile sotto l’etichetta technical o quella progressive, allora il debut dei Burial in the Sky può essere un buon compromesso. Non vi troverete di fronte un capolavoro del genere, ma ascoltare un disco di onesta musica che contiene riferimenti ed influenze di alcune tra le più grandi band degli ultimi anni, è sempre un piacere.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
75 su 1 voti [ VOTA]
Andry Stark
Venerdì 1 Febbraio 2019, 0.28.29
1
Voto e recensione perfetti, un onesto e buon album Technical/Progressive Death Metal che si ascolta senza troppe pretese. Voto 75
INFORMAZIONI
2016
Torn Flesh Records
Technical Death Metal
Tracklist
1. Entry I
2. Entry II
3. Entry III
4. Anchors
5. Galaxy of Ghosts
6. Dimensions Divide
Line Up
William Okronglis (Voce, Chitarra)
James Tomedi (Chitarra)
Sam Stewart (Batteria)
 
RECENSIONI
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