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Temple of the Dog - Temple of the Dog
03/12/2016
( 4970 letture )
Seattle, 19 marzo 1990. Un aneurisma, provocato da un'overdose di eroina e cocaina, stronca definitivamente Andrew Wood all'età di ventiquattro anni. La notizia non tarda ad arrivare a Chris Cornell, compagno di stanza del cantante dei Mother Love Bone, in quei giorni impegnato nei concerti del tour dei Soundgarden. Nel rispetto della profonda amicizia che legava i due, Chris decide di scrivere due canzoni (Say Hello 2 Heaven e Reach Down) da proporre ai restanti membri dei Mother Love Bone per commemorare Andrew. Jeff Ament e Stone Gossard accetteranno, portando con loro un altro giovane chitarrista dal nome Mike McCready, con il quale sei mesi dopo formeranno -incredibilmente- i Pearl Jam. Matt Cameron, al tempo batterista dei Soundgarden, venne invece chiamato da Chris Cornell per registrare giusto qualche demo, per poi diventare parte integrante del progetto a tutti gli effetti. La peculiarità di Temple of the Dog (titolo preso da un verso di Man of Golden Words dei Mother Love Bone) è quella di offrire quindi uno spaccato sociale e storico di Seattle incredibile, catalizzando la storia di tanti elementi fondamentali dello scenario. Ancora più incredibile pensare alla serie di eventi e conseguenze che hanno segnato la storia di questo disco, accolto egregiamente dalla critica fin dall'inizio, ma destinato a decollare soltanto qualche tempo più avanti. La formazione è a tutti gli effetti un supergruppo, ignaro a sua volta di esserlo, destinato a scrivere una delle pagine più importanti e brevi della storia del grunge, nonostante musicalmente il platter presenti la parte più morbida e rock-oriented della corrente al quale appartiene. La spontaneità del progetto ha portato il gruppo a tirar fuori ben dieci tracce in quindi giorni, dalle due di partenza, senza nessuna aspettativa commerciale, presso i London Bridge Studio.

Il disco si apre con la meravigliosa Say Hello 2 Heaven, una ballad elettrica che dispone di strofe dai versi veramente carichi, che vanno sempre a salire verso il ritornello, per poi scoppiare e lasciare una placida sensazione di pace. La prestazione vocale di Cornell, così come in tutto il resto del disco, è profondamente sentita e graffiante, ma anche dolce e calda. L'assolo di chitarra è perfettamente incastrato in una sezione musicale che risulta molto fluida, evolvendo verso l'ultima meravigliosa strofa.

I never wanted to write these words down for you
with the pages of phrases of all the things we'll never do
So I blow out the candle
and I put you to bed
Since you can't say to me now
how the dogs broke your bone
there's just one thing left to be said
So say hello to heaven, heaven, heaven...
(Say Hello 2 Heaven)


Il finale, di un lirismo potentissimo, va a chiudersi sulla stessa chitarra sul quale il brano era iniziato, completando l'andamento circolare del pezzo e lasciandoci di fatto a bocca aperta. Anche la successiva e longeva Reach Down è dedicata ad Andrew Wood, dipinto dai versi di un Chris Cornell che rivede l'amico in sogno e si immagina un dialogo fra i due. Il pezzo è uno dei più sporchi di tutto il platter, le chitarre distorte offrono una sorta di miscela fra grunge e blues, arricchito da un ritornello azzeccato e che rimane facilmente in testa. Per più di metà brano le atmosfere underground create dalla sezione ritmica di Matt Cameron e il basso pienissimo di Jeff Ament offrono un grande campo di battaglia per gli assoli di Stone Gossard e Mike McCready. Il risultato è un autentico tornado grunge dalle sfumature psichedeliche, capace di farci perdere nella stessa spirale nel quale si è lasciato andare Andrew Wood. Come se il disco non fosse di per sé abbastanza carico, a completare il quadro ci si mette un giovane cantante di San Diego che in quei giorni giungeva a Seattle. Hunger Strike vede sulla stessa traccia due voci incredibili come quelle di Chris Cornell e di uno sconosciuto Eddie Vedder, che duettano in una delle canzoni destinate a rimanere indelebili nella storia della musica. I versi hanno numerose sfumature, dalla rabbia alla condanna di una determinata situazione sociale: il tema principale è l'avarizia e l'egoismo di non dare agli altri anche quando si ha troppo. La fame che i "poveri" provano può essere intesa di cibo, di soldi o semplicemente di amore ed emozioni e il gruppo punta il dito proprio verso chi tiene per sé tutto ciò, senza aprirsi al prossimo. La ballad risulta molto carica, decollando soprattutto verso il bridge prima del finale, nel quale Cornell offre una prestazione a dir poco mastodontica, accompagnato da un Eddie Vedder profondo e perfettamente adatto al contesto. Pushin' Forward Back, dopo una partenza da novanta risulta leggermente sottotono, nonostante le sue sonorità rock e distorte, accompagnate dalla solita voce aggressiva e graffiante di Cornell.

And you tell me I'm low 'cause I slept on the floor
And out in the watch with the badgers and wolves
You threw me out 'cause I went digging for gold
And I came home with a hand full of coal

But when it's my time to throw the next stone
I call you beautiful if I call at all
And when it's my time to call your bluff
I call you beautiful or leave it alone
(Call Me a Dog)


Poche note di pianoforte e chitarra aprono Call Me a Dog, una lenta ballad che narra parole di un amore tormentato. Il livello del disco torna altissimo con dei versi che raccontano la visione totalizzante che una persona ha di fronte alla propria amata. Seppur l'amore non sia del tutto corrisposto, evidentemente amare è molto più importante di essere amati. La canzone nella sua semplicità scivola via meravigliosamente, lasciando poi spazio a un'altra autentica gemma, particolarmente vicina alle sonorità dei Pearl Jam. Nuovamente ci troviamo di fronte ad una morbida ballad accompagnata da uno sporadico pianoforte di Rick Parashar.

Don't try to do it
Don't try to kill your time
You might do it
Then you can't change your mind
You've got a hold on to your time
Till your break through these
Times of trouble
[...]
I saw you swinging
Swinging your mother's sword
I know you're playing but
Sometimes the rules get hard
But if somebody left you out on a ledge
If somebody pushed you over the edge
If somebody loved you and left you for dead
You got to hold on to your time till you break
Through these times of trouble
(Times of Trouble)


Abbandoniamo le tematiche d'amore, per approcciare una canzone ricca di speranza che propone un messaggio tipico di chi ha visto la luce alla fine del tunnel: potremmo uccidere il nostro tempo, ma potremmo poi pentircene dopo e, anche quando qualcuno ci ha amato e poi ci ha lasciato dandoci per morti, dobbiamo resistere nei tempi duri. Un breve break con l'armonica a bocca, suonata dallo stesso Cornell, donano al pezzo un'aria blues, prima del conclusivo ritornello in cui il brano e il cantante spingono al massimo delle loro capacità, provocando di fatto una pelle d'oca fuori dal comune.

Wooden Jesus where are you from?
Korea or Canada, maybe Taiwan?
I didn't know it was the holy land.
But I believed from the minute the check left my hand
And I pray.

Can I be saved, I spent all my money
On a future grave
Wooden Jesus I'll cut you in on twenty percent of my future sin
(Wooden Jesus)


I meravigliosi testi di Temple of the Dog continuano a fare faville sulle percussioni dal sapore vagamente tribale che aprono Wooden Jesus. In questo brano sacro e profano si miscelano: da una parte vi è l'aspra critica a chi cerca di comprare una propria salvezza spirituale (o morale) attraverso i soldi, mentre dall'altra vi è un chiaro riferimento all'abuso e alla dipendenza delle droghe, intese come una tomba futura per il quale spendiamo tutti i nostri soldi. Dopo il tirato assolo di chitarra che divide il pezzo Chris Cornell ripete la prima strofa con una grinta encomiabile e con pochissima musica sotto, risultando di fatto un autentico titano del rock. Le ritmiche serrate e in palm mute di Your Saviour fanno del pezzo in questione uno dei più vicini alla corrente grunge. Il testo piccato e i graffianti assoli di chitarra vanno poi a sfumare in una sezione finale forse non molto inerente al brano, che ci lascia un filo di amaro in bocca. Four Walled World tratta l'incapacità di salvare, anche attraverso l'amore di una donna, una persona che si è costruita un muro attorno a sé e che non vuole sbloccare se stessa.

Well she tries and she tries
But my feet just won't leave the ground
And I'm tired and I'm tired
Of this prisoners life, and these chains
That drag me down

In my four walled world

And now the sun is low
And these walls try to break my soul
And now the moon is full
And I won't see nothing tonight
But the tears in her eyes and
My four walled world
(Four Walled World)


Il pezzo in questione vede ancora una prestazione decisamente grintosa del gruppo, attraverso una miscela di influnze pre-grunge con il blues più sporco. A chiudere infine il disco ci pensa All Night Thing, che non riesce mai a decollare, risultando di fatto forse l'unico anello debole di tutto il platter. La canzone parla nitidamente di una notte di sesso che, non sfociando tuttavia in nulla il giorno dopo, non lascia niente di reale.

La line-up dei Temple of the Dog fece pochissimi show a Seattle fra la fine del 1990 e i primi mesi del 1991. Il disco venne rilasciato a metà aprile e questo fu particolarmente significativo poiché a tempo il supergruppo in questione era un monicker di quasi perfetti sconosciuti. Da lì a sei mesi del medesimo anno, sarebbero usciti i dischi che avrebbero consacrato Pearl Jam (Ten, agosto 1991) e Soundgarden (Badmotorfinger ottobre 1991) al successo mondiale. Per certi versi infatti Temple of the Dog gode di un successo "postumo" e lo stesso video di Hunger Strike risale al 1992. Tutto ciò, ora che ci avviciniamo alla resa dei conti risulta di fondamentale importanza, poiché mette in luce la spontaneità e l'innocenza che c'è stata in questo disco. Da quel momento in poi Seattle non sarà più la stessa e quella vaga sensazione di innocenza e morbidezza che pervadeva quella corrente musicale verrà quasi del tutto persa, aprendo la strada ad amori tormentati, disagi sociali, spirali di droga e conseguenti voci strappate all'arte, proprio come quella di Andrew Wood e tanti altri negli anni successivi. La magia di Temple of the Dog è stata breve ed intensa e di ancor maggiore brillantezza vista l'assenza di un sequel, che tanto avrebbero voluto le major. Certe ispirazioni, certi momenti storici e tante cause non possono ricrearsi e la specialità di questo disco risiede proprio nella sua aura di unicità, motivo per il quale risulta una perla imprescindibile su ogni scaffale delle nostre case.



VOTO RECENSORE
93
VOTO LETTORI
94 su 40 voti [ VOTA]
Cris
Giovedì 22 Aprile 2021, 18.25.58
32
Consumato e straconsumato, tanto che salta. Con i Mad Season 2 chicche per gli amanti del genere. Che epoca..
duke
Lunedì 14 Settembre 2020, 19.28.42
31
....disco fantastico.....magico.....
LUCIO 77
Giovedì 25 Giugno 2020, 21.52.58
30
Riascoltato stasera dopo anni... Forse c'era ancora la Lira... Veramente bello! Ai tempi lo avevo comperato quasi per inerzia... Alchimia perfetta!
TheSkullBeneathTheSkin
Venerdì 20 Aprile 2018, 12.46.54
29
@tino: "il ruggito del leone cornell quì ai massimi livelli" da scolpire nella pietra, in un paio di passaggi sventra le finestre tanto è potente e carico quel grido.
tino
Venerdì 20 Aprile 2018, 12.35.33
28
anelli deboli non ce ne sono, uno dei più bei dischi di tutti i tempi, grande musica, ispirata, che sa di america di periferia, di sud nonostante venga partorito a nord. Inutile commentare prestazioni strumentali e vocali perchè qua domina l'eccellenza pur nella apparente semplicità, senza sbrodolature, nonostante il ruggito del leone cornell quì ai massimi livelli. Merita una menzione l'assolo di armonica in times of trouble, da lacrime.
TheSkullBeneathTheSkin
Venerdì 20 Aprile 2018, 12.11.58
27
Il mio odio per le etichette nasce proprio a seattle... ce l'ho talmente sotto la pelle questo disco, che non ne voglio parlare. Ascoltatelo ma non valutatelo come un side project, non lo è. E' la prima grande riunione di famiglia (nel booklet: "we did coffee") in occasione del primo di una interminabile serie di lutti. C'è tanto di quel dolore in questi solchi che non può non essere blues, c'è tanta di quella "stoffa" in chi vi partecipa che non poò non essere un capolavoro totale, di un'intensità importante. Infatti ad Axoras dico che All Night Thing non è affatto un anello debole, forse è solo arrivato emotivamente stravolto alla fine del disco. Tolte le ospitate nei reciproci dischi, ci sarà tempo solo per un'ulteriore riunione di famiglia, nella sua casualità tristemente profetica e necessaria, la sabbia nella clessidra era agli sgoccioli. Temple of the dog e Mad Season, l'alfa e l'omega del rock maledetto di quel posto dove sempre piove
jaw
Domenica 14 Gennaio 2018, 18.44.54
26
Anch io sono tra quelli che dicono che il grunge e' un etichetta messa per convenzione, ma e' chiaro che le bands tra loro hanno spesso poco a che vedere. Questo e' un disco che negli anni '70 sarebbe stato etichettato superblues, non diverso il discorso per lo stoner, e' piu che altro e' la produzione sporca ed indie che accomuna alcune cose. I pearl jam di ten poi hanno spartiti quasi soul southern
Galilee
Mercoledì 7 Dicembre 2016, 13.22.34
25
Ognuno ci sente quello che vuole, per me ci sono molte cose in comune fra tutti i gruppi citati. Non le sentite, pazienza, io si. Ten lo terrei fuori, ma tra Vs, bleach, Facelft e Badmotorfinger , siamese Dream per dirne qualcuno, ne sento tantissime di cose in comune. Dal modo di cantare, alle tematiche, all'approccio garage di tutte e 4 , al modo di vestirsi e atteggiarsi. Anch'io ci sono cresciuto e ho vissuto il fenomeno in diretta, e anche se il grunge non è un genere come il Thrash per dire, ha dei tratti distintivi molto evidenti e marcati. Di certo non posso negare ciò che sentono le mie orecchie e vedono i miei occhi.
InvictuSteele
Martedì 6 Dicembre 2016, 23.42.20
24
Bé è come per ogni genere musicale, mica tutte le band suonano uguale. Quante band suonano hard rock o heavy metal e lo fanno in modo differente o con influenze differenti?
Metal Shock
Martedì 6 Dicembre 2016, 19.38.51
23
Completamente d`accordo con Rob: avendo vissuto quegl`anni mi sono sempre chiesto perche` venivano descritte come grunge band che non avevano niente in comune se non la provenienza, tipologi di testi e look. Cosa c`e` di comune in un Ten, Badmotorfinger, Dirt o Nevermind non l`ho mai capito. Se quei dischi fossero stati pubblicati in anni diversi, cioe` magari cinque o sei anni prima o dopo, nessuno li avrebbe messi nello stesso filone musicale. Gli album sopracitati, assieme ad Apple, sono per me il top di quel fenomeno.
Rob Fleming
Martedì 6 Dicembre 2016, 18.59.12
22
Credo di averlo scritto altrove: il grunge come genere musicale non esiste. Del resto, solo per citare i big, cosa hanno in comune musicalmente Pearl Jam (hard rock), Nirvana (punk/pop), Screaming Trees (blues, hard rock, americana) Soundgarden e Alice in Chains (hard rock/metal)? Per tacere di Mudhoney, Love Battery, TAD o Mother Love Bone e Green River? Il nulla più assoluto. Venivano dalla stessa area; si vestivano più o meno alla stessa maniera; avevano nei testi tematiche simili. Ma a parte questo, dal punto di vista musicale, null'altro.
Galilee
Martedì 6 Dicembre 2016, 18.38.23
21
Anche secondo me ci sono molte affinità tra tutte le band definite grunge. È vero che musicalmente sono tutte abbastanza differenti, ma il modo di cantare, certe melodie trsisti, certi trascinamenti della voce, e ovviamente i testi hanno tutte un comune denominatore. Oltre al fatto che si rifanno tutt'e agli anni 70. Ecco in Apple tutto ciò è appena accennato. Per me non è il miglior album di quel periodo anche perchè non ne riassume affatto le caratteristiche, al massimo le anticipa. Comunque super disco, ma preferisco un Facelift tutta la vita.
terzo menati
Martedì 6 Dicembre 2016, 18.19.13
20
Secondo me confondete il suono grunge con quello garage. La verità secondo me è che se ascoltate i pezzi più rallentati le cantilene, le atmosfere, il sound si trovano delle affinità che si possono mettere sotto quella etichetta. Penso ad esempio a pezzi tipo heaven beside you, over now, she like surprises, come as you are...secondo me le affinità sonore ci sono.
Metal Shock
Martedì 6 Dicembre 2016, 17.51.10
19
@Rob: so della recensione e pensavo anche di aver messo il mio commento, ma mi son sbagliato, stasera provvedo. @Galilee: come ben sai il termine grunge indica non un suono ma quel movimento di band provenienti dall`area di Seattk di inizio anni 90', ma che come suono avevano ben poco in comune. Per questo ritengo Apple un degli apici, se non l`apice, del grunge. Qual`e` il vero suono grunge? Per me quello dei Mudhoney, quindi Alice in chains, Soundgarden, Pearl Jam ecc. cosa hanno di grunge? Come dici tu, a parte i testi niente!
Rob Fleming
Martedì 6 Dicembre 2016, 16.57.59
18
@Metal Shock: Apple - che è un album a dir poco fondamentale - è stato recensito. Appena hai un pò di tempo...
Galilee
Martedì 6 Dicembre 2016, 16.37.48
17
Apple, che come sonorità era decisamente più rock n roll anni 80 che 90. Di grunge quel disco aveva solo i testi. Anche se ovviamente e per forza di cose non suona di certo come un disco dei Poison.
Metal Shock
Lunedì 5 Dicembre 2016, 10.00.10
16
Uno degli apici di quel movimento a nome grunge, che ho sempre odiato come termine, che sarebbe praticamente esploso in quell'anno con album come Ten e Badmotorfinger. Un disco che vede Cornell al massimo delle proprie capacità espressive e un gruppo di musicisti mostruoso, con un McCready che fa il bello ed il cattivo tempo con una serie bellissima di assoli. Say hello 2 heaven è uno dei brani più sentiti che abbia mai ascoltato, Hunger Strike capolavoro che mette in luce anche un certo Vedder, ma tutto l'album è un susseguirsi di emozioni incredibili. Un disco dedicato alla figura di Andrew Wood, voce incredibile, che ha dato alle stampe coi Mother Love Bone quello che considero l'apice assoluto del fenomeno grunge, ossia Apple, da recuperare assolutamente per tutti gli appassionati di musica. Rest in Peace Andrew!
Marco75
Lunedì 5 Dicembre 2016, 9.13.59
15
Doveva essere il 1994 quando mi arrivò la voce che i Soundgarden ed i Pearl jam avevano inciso un album insieme. Pensavo (anzi in molti pensavamo) che Temple of the dog fosse un album successivo a Ten e Superunknown. Hunger strike l'avrò ascoltata un milione di volte. Anche secondo me TOTD è inferiore ai dischi sopra citati, ma rimane una pietra miliare del genere. Voto 85.
InvictuSteele
Domenica 4 Dicembre 2016, 11.53.33
14
Un ottimo disco, ma non è certo un capolavoro. Nettamente inferiore a Ten, Badmotorfinger, Dirt e a tutti gli altri album di punta del grunge. Voto 80
Alessandro Bevivino
Domenica 4 Dicembre 2016, 10.16.14
13
Grande disco
Maynard
Domenica 4 Dicembre 2016, 1.54.13
12
Insieme ad Above dei Mad Season rappresenta, a mio giudizio, la massima espressione della vera anima di Seattle negli anni d'oro 90-94. Cornell impressionante qui, Staley commovente nell'altro.
Galilee
Domenica 4 Dicembre 2016, 0.57.53
11
Diciamo che però la sua importanza storica è notevole e se vi piace il genere rimane un must.
Galilee
Domenica 4 Dicembre 2016, 0.48.07
10
Gran bel disco nel suo insieme, ma non un capolavoro imprescindibile come lo sono un badmotorfinger o un superunknown.. Voto 85
Awake
Sabato 3 Dicembre 2016, 18.38.48
9
Cornell da urlo e grandissimo album.
Lemmy
Sabato 3 Dicembre 2016, 18.05.32
8
Recensione bellissima e apppropriata.Questo fu l'album che mi fece passare dal'essere un metallaro ottuso e coi paraocchi ad un mettallaro più aperto e riflessivo, cominciai ad allargare di molto i miei orizzonti musicali.Non riesco a proferire parola, dico solo che quando lo ascolto raggiungo l'estasi, Cornell qui e' veramente straordinario, McCready ti fa sognare con la sua magica chitarra, sprigionando note emozionanti e toccanti, mamma che roba!.Bravissimi tutti, album interpretato col cuore, poco da da dire, ascoltatelo.Capolavoro.
Davidian
Sabato 3 Dicembre 2016, 17.02.12
7
Capolavoro irripetibile. 100
P2K!
Sabato 3 Dicembre 2016, 14.31.04
6
Bello, intenso, caldo, commovente come solo il racconto sincero di un amico sa essere. Lo comprai in tempi non sospetti, e nonostante la quasi assenza di pezzi tirati continuavo ad ascoltarlo e riascoltarlo continuamente. A breve sarebbe esploso "Nevermind" che avrebbe spinto tutto un movimento incluso questo disco. Grandissimo Cornell, interprete sopraffino, all'epoca ancora in possesso di un'ugola sorprendente. Altra menzione per Mike Mc Ready, protagonista con degli assoli dal sapore anni '70. Il clou di questo disco (per me) rimane il lancio dell'assolo su "Call me a Dog" con il crescendo della voce di Cornell e la partenza dei fraseggi di chitarra.
Aquarius27
Sabato 3 Dicembre 2016, 14.06.25
5
Ho messo prima il 99 e poi ho letto la recensione!!
tino
Sabato 3 Dicembre 2016, 13.40.06
4
non mi piace il termine grunge, in questo caso vuol dire tutto e non vuol dire niente. Detto questo c'è poco da aggiungere, uno dei più bei dischi di tutti i tempi e di quell'epoca straordinaria che si rifà al termine del genere in questione. Gli artisti coinvolti sono pazzeschi, cornell re mida su tutti ma senza dimenticare la prestazione di vedder. Bellissime comunque le atmosfere southern alla skynyrd che si respirano qua e là (times of trouble). Niente, per me 99
Lizard
Sabato 3 Dicembre 2016, 12.14.08
3
Mi dichiaro di parte e mi spoglio di qualunque velleità recensoria: per me questo è il più bel disco dell'epopea grunge. Cornell è al suo massimo ed ha attorno una formaziono strepitosa. Con "Ten", "Badmotorfinger", "Dirt" e "Nevermind" siamo al cospetto di un pentagono di musica eccelsa. Credo di averlo ascoltato mille volte, ma mi fa venire la pelle d'oca come fosse la prima. Stupendo, emozionante, sentito.... non avrebbero potuto omaggiare in maniera migliore Andrew Wood ed il suo ricordo. Grazie Michele
Havismat
Sabato 3 Dicembre 2016, 10.46.28
2
Che ricordi questo disco magnifico! Hunger Strike l'avrò ascoltata mille volte; che canzone fantastica, una delle più belle di tutto il movimento grunge.
Rob Fleming
Sabato 3 Dicembre 2016, 10.03.04
1
Quando tutto doveva ancora avere inizio e Cornell era solamente un credibile emulo di Robert Plant e gli altri musicisti pressoché sconosciuti e Eddie Vedder lo era del tutto. Bellissima la frase "La formazione è a tutti gli effetti un supergruppo, ignaro a sua volta di esserlo". Cornell fa meraviglie in Say hello 2 heaven; Mike McCready ci regala un assolo in Reach down degno degli anni '70; Hunger Strike è uno dei pochi pezzi realmente perfetti mai composti con un intersecarsi di voci che abbiamo ascoltato solo da Coverdale e Hughes, E non si possono dimenticare Call me a dog; Four Walled World e All Night Thing. Album da avere e ascoltare a ripetizione per anni. 90
INFORMAZIONI
1991
A & M Records
Grunge
Tracklist
1. Say Hello 2 Heaven
2. Reach Down
3. Hunger Strike
4. Pushin' Forward Back
5. Call Me a Dog
6. Times of Trouble
7. Wooden Jesus
8. Your Saviour
9. Four Walled World
10. All Night Thing
Line Up
Chris Cornell (Voce, Banjo e Armonica)
Stone Gossard (Chitarra)
Mike McCready (Chitarra)
Jeff Ament (Basso)
Matt Cameron (Batteria e Percussioni)

Musicisti Ospiti:

Eddie Vedder (Voce nella traccia 3)
Rick Parashar (Pianoforte nelle tracce 5, 6 e 10)
 
RECENSIONI
 
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