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01/12/23
VEXILLUM + METAPHORIC MIND
MONSTERS A-LIVE CLUB, VIA DINO SACCENTI 71 - PRATO
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In Flames - The Tokyo Showdown
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17/12/2016
( 2154 letture )
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La fine o linizio? il canto del cigno o lalba di una nuova era? La pubblicazione di un live, nella carriera di tanti artisti, rappresenta un momento topico che va spesso a delineare un prima e un dopo. Un vero e proprio punto di rottura che i fan del prima ricordano come il picco prima delloblio, mentre chi osanna il dopo identifica con la pietra tombale sulloscuro passato anticamera del cammino verso nuovi e luminosi lidi. Non fanno eccezione gli In Flames che nel 2001, da eroi della scena di Gteborg e quindi del sound death imbevuto di melodia, scrivono sostanzialmente la parola fine in calce a una parte fondamentale della loro avventura pubblicando il live The Tokyo Showdown. Anders Fridn e compagni arrivano a questa uscita trascinati da un successo travolgente e meritato, che li ha portati dalle remote lande della Svezia a rivoluzionare il death metal insieme ai compari At the Gates e Dark Tranquillity, contaminandolo con melodie che magari fecero inorridire i puristi, ma che hanno dato nuova linfa scena.
Come da migliore tradizione purpleiana nel mastodontico tour di supporto a Clayman la data prescelta per essere immortalata sul disco si tiene nella sempre propizia terra del Sol Levante, dove il pubblico non va fuori di testa come in Europa o in Sud America, ma ha sempre risposto presente quando serviva. La formazione che calca le assi del palco di Tokyo quella del periodo classico della band con Fridn in grande spolvero dietro al microfono, le due asce telluriche, cariche di groove e melodie della mitica coppia Strmblad/Gelotte, accompagnati dalla granitica e quadrata sezione ritmica Iwers / Svensson. La produzione perde la rifinitura e maturit acquisita sui dischi in studio, in favore di un sound pi diretto e grezzo che restituisce in pieno la dimensione live. Forse si poteva fare qualcosa di pi nel mixing dei volumi di chitarre e voce, fondamentali nella costruzione del muro melodico che caratterizza tante tracce, insieme ad una maggiore valorizzazione del pubblico che sembra essere nascosto in lontananza.
La scaletta assimilabile ad un greatest hits con tutti i pezzi amatissimi dai fan dellepoca, suonati uno dietro laltro senza perdere troppo tempo in chiacchere e discorsi. Rispetto alle versioni in studio le canzoni di Clayman e Colony perdono un briciolo di precisione e pulizia in favore di una maggiore energia come dimostra la spettacolare doppietta di apertura Bullet Ride / Embody the Invisible. Segue Jotun, da Whoracle, con il suo indimenticabile riff e le inspiratissime melodie della chitarra solista, niente pause e si passa alla feroce Food for the Gods molto vicina allo stile dei fratelli At the Gates se non altro per il pi che leggendario GO! che apre le danze. Dal capolavoro The Jester Race arriva la rocciosa e dinamica Moonshield in cui le melodie si fanno avvolgenti, accompagnando lo stacco centrale che si pu tranquillamente dire abbia fatto scuola nel genere. Tocca poi alluomo di argilla: lo stile evidentemente diverso, si fanno strada sovraincisioni elettroniche e filtri vocali che andranno a estreme conseguenze nel future; con la title-track, per, gli In Flames non fanno prigionieri in unesecuzione serrata e di impatto. Energia a profusione per Swim, dove le contaminazioni stanno sullo sfondo lasciando spazio alle chitarre, e Behind Space forsennata in apertura con drumming e riff vicini al death classico direttamente dal seminale esordio. Impossibile rimanere fermi per lormai celebre Only For the Weak, fra le poche sopravvissute anche nelle setlist odierne: una linea melodica di impatto assoluto guidata dalla tastiera sorregge la traccia, fino allo stacco con relativo solo, anticamera di una nuova esplosione. La stellare Gyroscope, accelerata al punto giusto rispetto al disco, fa da antipasto a Scorn con gli ottimi duelli fra le asce e il celeberrimo inserto di Raining Blood al centro. Le spesse chitarre in apertura di Ordinary Story vengono subito sostituite dal potente basso di Iwers e da qualche inserto elettronico per il bridge lasciando poi di nuovo il centro del palco alle asce; segue unaltra perla come Pinball Map veloce, incandescente e tremendamente coinvolgente, nella sua disarmante semplicit. Il disco si chiude come si era aperto, con una doppietta da infarto: la psichedelica Colony e lattacco allarma bianca di Episode 666.
Per tanti fan della prima ora con questi circa sessanta minuti di musica, si conclude anche la carriera degli In Flames, i quali negli anni a seguire cambieranno in modo sempre pi radicale fino a diventare una band, comunque la si voglia vedere, totalmente diversa. The Tokyo Showdown unottima testimonianza di cosa erano capaci di fare in quegli anni Fridn e soci, anni che probabilmente non torneranno mai pi. Un motivo in pi per gustarsi questo live.
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7
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D'accordissimo al 100% con commento numero 6, non volevo essere cos esplicito. Da Colony in poi, live parlando, hanno sempre voluto fare canzoni da stadio e basta...scelte che non appoggio e non ho mai appoggiato, snaturano la loro autentica provenienza, evolvendosi, come se non bastasse, ancor peggio per ottenere un audience ancor pi ampia a discapito di qualit e coerenza. RIP Infiammati e lunga vita agli Amorphis, che per quanto riguarda l'evoluzione potrebbero tenere corsi accademici. |
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6
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Live sopravvalutatissimo,non merita nemmeno la sufficienza,e lo dico da vecchio fan della band fino a Clayman (e salverei pure qualcosa di CC e RTR).Volumi scazzati e scaletta infausta.Ma a proposito della scaletta che bisogna fare un appunto: gli In Flames per la scelta dei pezzi in scaletta sono sempre stati dei merdaioli e purtroppo hanno sempre snobbato troppo i loro primi 3 lavori, qua non suonano nemmeno Stand Ablaze che uno dei loro migliori pezzi in assoluto,che poi l'unico pezzo che abbiano mai suonato dal vivo da quella perla di Subterranean.E poi solo Moonshield da TJR?Ma cazzo si ricordano che hanno composto anche The Jester Race, Graveland, Artifacts of the Black Rain e Dead Eternity?E solamente Behind Space dall'esordio,che poi a dirla tutta hanno riproposto su Colony per fare i paraculi,ma che cazzo non potevano magari evitare di suonare almeno Swin e Scorn in favore dei pezzi vecchi??Almeno!! |
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5
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Il 2001 sicuramente un anno per la band che inizia sta attraversando la prima mutazione dell proprio sound (la seconda avverra nel 2007/08 con la pubblicazione di "A Sense of Purpose"). Premettendo che fino a "Clayman" sono una delle mie band preferite e "The Jester Race" lo sento da pi di 5 anni almeno un paio di volte a settimana e inizialmente anche una volta al giorno, l'80 dato dal recensore fin troppo generoso: esito sonoro finale (quasi) pessimo ma soprattutto la scaletta,,,meravigliosa ok, siamo appunto nel 2001, le ciofeche prodotte dopo fortunatamente non esistevano ancora, ma come si fa a suonare solo una traccia (e sottolineo UNA!!!) tratta dal secondo album? Qui c'era la formazione storica (quasi) al completo! 75 perch ci sono 15 canzoni fenomenali, sublimi ma i fan storici, si sa, avrebbero voluto ben altro. |
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4
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@draKe forse non mi sono spiegato bene, io ho dato la responsabilit al loro fonico per quanto riguarda il suono pessimo degli IF dal vivo: per esempio non mi spiegavo perch nel tour Unholy Alliance, il suono dei Lamb of God fosse cristallino, mentre quello degli In Flames fu un disastro (si sentiva solo la chitarra altissima al limite della distorsione, la voce molto pi bassa, basso e batteria quasi per niente). La mia opinione che l'album in questione probabilmente stato un mix di errori: se gi il master (cio la registrazione originale del live) era una fetecchia, probabilmente in studio si potuto fare poco per aggiustare i livelli, e certamente immagino che abbiano contato anche certe questioni economiche, visto che non parliamo di una band con un budget altissimo. |
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3
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Sono d'accordo con elluis riguardo al suono, ma non punterei il dito contro il fonico. Lo punterei invece contro la produzione o l'etichetta che non hanno sborsato i dindini per fare una registrazione separata dei singoli canali. Anch'io lo comprai supercurioso di sentire gli infiammati dal vivo e rimasi interdetto sia dal suono che dalla performance perch tutti i brani sono suonati stra-accelerati!!...un peccato |
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2
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Questo il periodo in cui amavo di pi gli IF. Questo live in teoria racchiude tutto il meglio fatto fino a quel momento, e ricordo che lo attesi con impazienza. Per questo la mia delusione fu enorme quando lo misi su la prima volta: un suono imbarazzante, i livelli del mix tutti sbagliati, poteva essere tranquillamente un live ripreso con un cellulare in mezzo alla folla, una roba imbarazzante !! Capisco pubblicare un album dal vivo senza ritocchi in studio, ma una roba cos non si pu sentire..... Purtroppo realizzai che anche dal vivo gli svedesi avevano un suono terribile, colpa probabilmente di un fonico assolutamente non all'altezza.... Per fortuna dopo un po il suono dell'album migliora, ma resta cmq insufficiente per celebrare una band al top come erano loro in quel momento. |
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1
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mega un 100 per la storicit . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bullet Ride 2. Embody the Invisible 3. Jotun 4. Food For The Gods 5. Moonshield 6. Clayman 7. Swim 8. Behind Space 9. Only for the Weak 10. Gyroscope 11. Scorn 12. Ordinary Story 13. Pinball Map 14. Colony 15. Episode 666
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Line Up
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Anders Fridn (Voce) Jesper Strmblad (Chitarra) Bjrn Gelotte (Chitarra) Peter Iwers (Basso) Daniel Svensson (Batteria)
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