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19/04/24
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Freedom Call - Master of Light
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23/12/2016
( 3440 letture )
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Corrono spediti verso la doppia cifra i Freedom Call, storica band tedesca oramai sinonimo di garanzia che dopo l’ultimo apprezzato Beyond, risalente al 2014, arriva puntuale al nono album in studio: Master of Light. Mettiamo le mani avanti: siete in cerca di idee fresche, innovazione, costante ricerca ed ammodernamento del sound? Beh, in tutta probabilità non stareste nemmeno leggendo la recensione di un lavoro di questi quattro irriducibili del metallo teutonico. Ma se ciò che bramate è invece qualità, coinvolgimento totale e quel pizzico di sana spensieratezza che non guasta mai, allora state pur certi che troverete terreno fertile. Il quartetto di Norimberga, capitanato dal solito ed irrefrenabile frontman Chris Bay, prosegue con il pilota automatico inserito sul sentiero del buon “happy power” sfornando altre dodici splendide composizioni che faranno la gioia di tutti i fan della band e grosso modo di qualsiasi appassionato di musica metal, avvolta nel suo abito più “soft”, ma fatta come Dio comanda. Il disco si presenta infatti proprio come il muscoloso guerriero raffigurato sulla sua cover: sfacciato, energico ed ammiccante verso il suo pubblico.
Nemmeno il tempo di calare il dito sul tasto play e ci ritroviamo immediatamente catapultati nel mondo Freedom Call a trecentosessanta gradi. Chorus maledettamente catchy ad introdurre un vero e proprio inno all’heavy metal con un divertente videoclip a cavallo tra autocelebrazione ed autoironia che nel bene o nel male mette d’accordo tutti. Insomma, Metal Is for Everyone. Hammer of the Gods continua sulla falsa riga del suo predecessore e grazie ad una strofa ai limiti di una sigla di cartone animato rischia di spaccare subito la platea in chi getta la spugna già dopo il primo ascolto e chi invece non lo farebbe praticamente mai. Noi siamo tra i secondi. Poco da segnalare per la successiva A World Beyond, almeno per chi ha ben impressa in testa la definizione di power metal melodico, niente di più e niente di meno. Decisamente più elaborata, invece, Masters of Light, brano azzeccato che alterna momenti cadenzati su cui il singer Chris Bay si esibisce in un’interpretazione vagamente teatrale ed improvvisi strattoni farciti di cori pomposi e doppia cassa. Altro prevedibile bollino di classica produzione power su Kings Rise and Fall, che ci consegna però ad uno degli episodi più emozionanti tra i dodici in questione: Cradle of Angels. Classica semi-ballad che non può proprio non piacere, gestita da sei delicatissime corde di chitarra acustica ed esplosione di cori -è il caso di dirlo- angelici, che confezionano un refrain davvero toccante prima di un assolo tiratissimo e quindi una chiusura dal sapore romantico. Con Emerald Skies i Freedom Call si guadagnano ufficialmente l’autorizzazione per aprire una scuola di scrittura di ritornelli e dare ripetizione ad una buona percentuale dei colleghi sulla piazza, perché diciamocelo, dà quasi fastidio la naturalezza con cui questi quattro musicisti riescono costantemente a sfornare melodie a dir poco trascinanti. Discorso analogo per la seguente Hail the Legend, così come per la scanzonata e a tratti eroica Rock the Nation, mentre Ghost Ballet ci delizia con un’atipica combinata di coristica epicheggiante distesa su un tappetone di elettronica e riffing massiccio per uno dei brani più curiosi e riusciti del lotto. Chiudono il cerchio l’helloweeniana Riders in the Sky e la più sfarzosa e festaiola High Up, che non fanno calare di un millimetro l’altissima media qualitativa mantenuta in questi cinquanta minuti passati in compagnia di un gruppo che se approcciato alla giusta maniera diventa semplicemente una garanzia assoluta. Neanche a dirlo, il lavoro di Bay e compagni è ricamato da una produzione praticamente impeccabile che fa risaltare alla perfezione tutto quanto: voce, ritmica, cori, solismo. Tutto. Ogni singolo ritornello da manuale viene enfatizzato fino all’ultima sillaba e le melodie si stampano in testa con una facilità disarmante.
Niente da dire, i Freedom Call l’hanno fatto di nuovo, hanno partorito l’ennesimo lavoro che, lungi dall’essere un’opera pionieristica o dal diventare una pietra miliare del genere trattato, conferma le illimitate risorse compositive di una band in perenne spolvero e praticamente infallibile nel proprio campo d’interesse. Maestri.
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12
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Recentemente, in campo letterario, ha preso piede un movimento culturale chiamato citazionismo: essendo oramai la letteratura completamente inflazionata da una produzione ipertrofica a livello mondiale, ha poco senso cercare difficili originalità, ma si rende invece più interessante saper estrapolare il meglio di quanto già prodotto, citandolo in modo opportuno attraverso una rielaborazione. In campo musicale, assistiamo allo stesso identico fenomeno: la composizione è a tal punto ipertrofica che solo un ingenuo potrebbe pensare di aver composto un paio di accordi mai suonati prima sulla faccia della terra. I Freedom Call hanno perfettamente compreso questo fenomeno e, in questo album, troviamo numerose citazioni: HELLOWEEN, METALLICA, IRON MAIDEN, MANOWAR sono solo quelle più famose. L’album si apre con uno splendido e doveroso inno al metal, e già lì occorre inchinarsi alla semplice genialità di questo gruppo. I brani successivi sono di buon livello, anche se occorre riconoscere che, sul finale, si ha la sensazione di una perdita di tensione, con canzoni un po’ ripetitive e ridondanti. Nel complesso comunque un ottimo lavoro, voto 81. |
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11
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Buon anno a tutti !!!!!! Ma' peccato capitale e' stato far terminare l' anno senza aver recensito l' ultimo monumentale album dei grandiosi " THEOCRACY " !!!!!! Spero di trovare tale recensione in questi giorni. |
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10
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Sonata Arctica e Freedom Call dischi dell'anno!!! Buon 2017 a tutti!🙂 |
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9
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E' un genere che non ascolto quasi più, ma questo album non è niente male! La copertina in effetti è ignobile... |
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8
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Concordo su ogni parola; non sbagliano un colpo. |
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7
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Vitadatrasher sei un pappagallo 😂 |
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6
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Copertina ridicola, ma rispecchia pure la loro immagine. Musica da sette, ma non di più. Solite buone cavalcate, trite e ritrite. |
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5
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Copertina ridicola, ma rispecchia pure la loro immagine. Musica da sette, ma non di più. Solite buone cavalcate, trite e ritrite. |
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Copertina ridicola, ma rispecchia pure la loro immagine. Musica da sette, ma non di più. Solite buone cavalcate, trite e ritrite. |
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Copertina ridicola, ma rispecchia pure la loro immagine. Musica da sette, ma non di più. Solite buone cavalcate, trite e ritrite. |
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2
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vero. copertina schifosa ma musica spettacolare. voto 87 |
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1
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Questo disco ha solo una cosa brutta: la copertina! Il resto è favoloso! Voto 88 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Metal Is for Everyone 2. Hammer of the Gods 3. A World Beyond 4. Masters of Light 5. Kings Rise and Fall 6. Cradle of Angels 7. Emerald Skies 8. Hail the Legend 9. Ghost Ballet 10. Rock the Nation 11. Riders in the Sky 12. High Up
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Line Up
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Chris Bay (Voce, Chitarra) Lars Rettkowitz (Chitarra, Cori) Ilker Ersin (Basso, Cori) Ramy Ali (Batteria, Cori)
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