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Lucifer`s Friend - Lucifer`s Friend
24/12/2016
( 4111 letture )
AMBURGO, UNA CITTA' IN FERMENTO MUSICALE
I Lucifer's Friend affondano le proprie radici nella scena tedesca di fine anni '60, in una Germania che, insieme alla Gran Bretagna, sembrava essere in particolare fermento musicale in quegli anni, come del resto lo fu tutto il mondo durante il biennio '68-'69. Il chitarrista Peter Hesslein in quel periodo era già impegnato nei The Giants, gruppo con sede ad Amburgo che era dedito ad un rock'n'roll molto in linea con la proposta leggera e scanzonata dei The Beatles (che per inciso, fecero il loro esordio proprio in questa città, nel 17 agosto 1960): si ascolti Even the Bad Times Are Good per averne una prova, un pezzo pubblicato nel 1967 e che si pone anche a cesura della breve carriera del gruppo, scioltosi nell'ottobre dello stesso anno.
A quanto pare, però, fatale fu l'incontro tra Peter e Ritchie Blackmore, celebre chitarrista di Deep Purple e Rainbow, che proprio in quel periodo si era trasferito per vivere nella città di Amburgo. Come emerge da alcune testimonianze, Ritchie in alcune occasioni per suonare utilizzò l'amplificatore per chitarra di Peter ed una volta in particolare ne alzò il volume al massimo e ne uscì fuori un suono talmente tanto potente e sconvolgente da essere illuminante per lo stesso Hesslein: fu proprio in quell'istante che, probabilmente, decise di cambiare rotta dal punto di vista musicale, per spingersi verso le sonorità del rock più duro.
Per farlo, una volta conclusasi l'esperienza con i The Giants, raccolse a sé altri musicisti della città ed entrò in contatto con il cantante inglese John Lawton, che dopo aver a sua volta terminato la collaborazione con gli Stonewall, aveva deciso di abbandonare il Regno Unito e di stabilirsi definitivamente ad Amburgo. Formatosi il primo nucleo di quelli che poi sarebbero diventati i Lucifer's Friend, il gruppo pubblicò nel 1970 un primo disco sotto il nome di Asterix, prima di cambiare definitivamente monicker in quello attuale, anche se è premura della band specificare come questa parentesi con gli Asterix non sia da vedere come una sorta di preambolo ai Lucifer's Friend, piuttosto come un momento a parte ed indipendente, seppur in qualche modo risulti difficile non vederlo almeno come un episodio di rodaggio.

COME TAKE MY HAND...
Per quattro/quinti tedeschi e con un frontman inglese, dunque i Lucifer's Friend fanno ufficialmente il loro debutto nel 1970 con il loro album omonimo: responsabile della pubblicazione e della distribuzione del vinile 12" è la Philips, che si era occupata anche della pubblicazione dell'omonimo debutto dei Back Sabbath, uscito in quello stesso anno e seguìto dall'indimenticabile singolo Paranoid. In effetti, in quel clima dove le sonorità rock si erano progressivamente modificate grazie alle abluzioni lisergiche (in tutti i sensi) che ne avevano distorto i lineamenti principali, è ai Black Sabbath che ci viene spontaneo accostare i Lucifer's Friend, se non altro per la suggestione che il monicker e la copertina, sinistra ed allo stesso tempo accattivante, suscitano in chi si trova per la prima volta al cospetto di questa release. Tuttavia, sarebbe impreciso affiancare due gruppi di questo tipo che, seppur condividendo un'aura un po' oscura, manifestano sonorità decisamente diverse. I nostri ango-tedeschi restano, infatti, molto ben saldi all'hard rock britannico di zeppeliniana memoria, con la presenza dell'organo Hammond che conferisce loro una venatura più progressiva, la quale troverà occasione di essere maggiormente esplicitata con le successive pubblicazioni del gruppo, in cui l'aspetto prog verrà più esaltato.

Si parte subito in quinta con il primo pezzo Ride the Sky, che è stato anche oggetto di alcune speculazioni a causa di un'eccessiva tangenza con il refrain di The Immigrant Song dei Led Zeppelin, salvo poi scagionare a pieno il gruppo perché -a quanto ci è noto- il pezzo dei Lucifer's Friend è stato composto prima: trattasi, insomma, di un vero e proprio episodio di "sincronia creativa", sempre che ne esistano. Ciò che è certo è che la voce di John Lawton si muove sul tappeto creato da chitarra e basso con un passo sicuro e fiero, sorprendendo per l'incredibile estensione, oltre che per un bellissimo timbro graffiante. Non ha proprio niente da invidiare ad altri artisti suoi contemporanei, come lo stesso Robert Plant, ed in alcuni frangenti ricorda la vocalità di Ian Gillan e di un altro grande e compianto frontman, quale era Ronnie James Dio. Lawton, del resto, successivamente entrerà nei ranghi degli Uriah Heep, dove resterà per qualche anno, ed è proprio con questo gruppo che in effetti si manifestano più punti di tangenza al livello musicale con i Lucifer's Friend.
Ma torniamo al disco: dopo averci dato una prima prova delle vette canore che il nostro inglese è in grado di raggiungere con molta naturalezza, ecco che passiamo ad un altro grande pezzo, che rende ancora più evidente questa sua dote: Everybody's Clown sembra contenere tutti gli ingredienti base per essere un tipico pezzo hard rock/prog anni '70, a partire dal basso presentissimo, una batteria che con discrezione schiaffeggia in sottofondo, fino ad arrivare all'irresistibile assolo di Hammond che si incrocia dapprima con le urla di John e successivamente con una chitarra straziante che ci accompagna verso il finale.

L'atmosfera si fa più languida con Keep Goin', ma giusto il tempo dei primi secondi in cui abbiamo l'illusione di trovarci davanti ad un pezzo più contenuto ed intimo, pronto a smentirci nel momento in cui rivela il suo carattere ambiguo e cangiante, che sembra pulsare in un continuo alternare parti più hard a parti più ammiccanti. Toxic Shadows è il primo pezzo in assoluto che abbia mai sentito dei Lucifer's Friend: era una giornata in cui stavo ascoltando un genere completamente opposto, ma avevo necessità di staccare per qualche minuto dalla caoticità del metal estremo per rifugiarmi in qualcosa di più mansueto, ma non troppo. In un gioco di incroci, come spesso accade quando si è in rete e si è facile preda dell'inestricabile giungla di link, avendo come punto di partenza i Coven, mi sono ritrovata davanti a questo brano e, attratta sia dal monicker del gruppo che dal titolo del pezzo, ho subito messo in pausa la mia famelica ricerca e mi sono fermata ad ascoltare. Ne sono rimasta completamente rapita, in primis per la genialità nell'accostare un aggettivo come "toxic" ad una parola come "shadows", che a mio parere rende il titolo ancora più evocativo e acido, ma in seconda battuta ero rimasta colpita proprio dal mood così maledettamente settantiano e dalla voce così seduttiva e limpida di Lawton. Anche la Side B del vinile viene segnata da un pezzo che mi colpì subito per il suo titolo, ma per ragioni diverse: In the Time of Job When Mammon Was a Yippie fa sorridere per il suo essere terribilmente lungo ed anche spiritoso e ci trascina con il suo heavy rock diretto ed impertinente.
Insomma, l'LP è un filo tenuto costantemente in tensione, che dall'inizio alla fine non mostra segni di cedimento e che, anche nei momenti più distesi, più che scaricarsi, si ammanta di sfumature più oscure e sinistre o talvolta seducenti, ma pur sempre pregne di intensità.

L'esplosione finale si ha -com'è lecito aspettarsi, arrivati a questo punto- con il pezzo conclusivo: la titletrack è la messa a punto finale e richiama a sé tutte le contrastanti caratteristiche che ogni brano di per sé ha incarnato, ma che ci vengono in questo caso presentate tutte insieme, in un brano che per questi stessi motivi diventa schizofrenico. E' una titletrack perfetta, perché rispecchia in maniera ineccepibile la duplicità e la follia della copertina, in cui, su una sospetta scena del delitto (come suggerisce la grande pozza di sangue ai loro piedi), ci guardano fissi negli occhi due inquietanti individui, uno molto più alto, che si narra nella vita reale fosse un cameriere, ed un altro più tarchiato e molto più basso, che addirittura sembra far uscire dalla manica del cappotto un uncino piratesco. Nella versione completa della copertina, che prosegue anche nella back cover, è possibile vedere sul marciapiede altri elementi, introdotti a posteriori in fase di ritocco fotografico e che sono presenti anche nella front cover nell'angolo sulla destra: tra questi emergono una scarpa, un fiocco, una mano. Quella stessa mano che viene poi riportata nel murales sulla parete alle spalle dell'energumeno, su cui due dita sono alzate in segno di vittoria. Cosa vogliano dire questi indizi (che sono per altro gli unici elementi a colori dell'artwork, quasi a voler per forza catturare la nostra attenzione), non ci è dato sapere, ma ciò che è certo è che, se si ascolta il brano guardando la copertina, si ha l'impressione di essere realmente minacciati dai due protagonisti. Non sembra ci sia altra scelta, se non quella di accettare l'inquietante invito di "prender la mano", o il nostro destino potrebbe essere seriamente messo in pericolo dagli amici di Lucifero che ci attendono avvinghiati nei loro cappotti.

In un urlo straziato e con dei pattern musicali sempre più creepy, concludiamo il nostro viaggio musicale in compagnia di un gruppo che, nonostante un debutto di questo calibro, sarà purtroppo destinato a restare nella coltre delle band di culto e cosiddette "underrated"; quasi sconosciuti, per lo meno per chi si ferma alla superficialità di gruppi più blasonati, che il genere ha in quegli stessi anni offerto al pubblico, e non si spinge a scavare a mani nude nelle profondità più oscure e sotterranee.

Come take my hand, I'm Lucifer's friend
Tonight is the end of your way..



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
92.66 su 6 voti [ VOTA]
rob
Venerdì 25 Dicembre 2020, 18.42.25
15
E' morto Dieter Horns, bassista stellare di questa grande e sottovalutata band. R.I.P.
Rob
Lunedì 18 Novembre 2019, 0.34.08
14
Il disco ononimo, Where the Groupies Killed the Blues e soprattutto Banquet i dischi migliori di questi fenomeni tedeschi. Validi anche I'm Just a Rock 'n' Roll Singer e Mind Exploding. Questa Band l'ho scoperta per caso quando ho saputo che John Lawton prima che negli Uriah Heep aveva cantato proprio per questo gruppo. Me ne innamorai subito e li considerai tra i miei preferiti di sempre (con Uriah Heep). Sono riuscito ad acquistare tutta la loro discografia su Repertoire e ne è valsa la pena!!!
ObscureSolstice
Sabato 5 Maggio 2018, 14.39.54
13
Queste sonorità sono la mia vita. Ogni volta che li ascolto rimango senza parole e in mistico silenzio. Devozione e ammirazione pura. Suonato egregiamente. Anche Banquet è un signor disco da venerare. Come già detto i primi sono tre capolavori di hard rock e rock progressivo oscuro e blueseggiante ma non solo, band superlativa per chi apprezza l'hard rock settantiano progressivo non può mancare alla vostra teca questo gioiello, anche qui ci sono le radici che ha dato vita al movimento doom metal...Straordinari Lucifer's Friend, niente da invidiare ai più noti pionieri del genere
Giaxomo
Martedì 10 Gennaio 2017, 18.08.44
12
@Selenia: gentilissima, bel cambio di stile miseria!
Selenia
Martedì 10 Gennaio 2017, 15.47.58
11
@Giaxomo: lo dico per onestà e dovere di cronaca, non ho ascoltato l'ultimo disco uscito anche se ne ho letto la recensione che abbiamo pubblicato e sembra essere una buona premessa. Mentre certamente ti consiglierei 'Where the Groupies Killed the Blues' e 'Banquet', anche se appunto ci allontaniamo dalle sonorità del debutto che sono hard rock settantiano (c'è chi lo definisce anche "proto-heavy metal") e ci spostiamo come ti dicevo su territori più progressive e jazz/fusion, soprattutto con 'Banquet'.
Giaxomo
Martedì 10 Gennaio 2017, 13.02.09
10
@Rob Fleming: gli Uriah Heep sono un'altra delle (tante) band di grosso calibro che ho sempre snobbato per motivi o di tempo materiale appunto, come dicevo sotto, o per altri avvicendamenti. Ad esempio un amico ti fa sentire una canzone che non conoscevi di una band che magari non conoscevi e ti piace fin da subito ed ecco che inizi ad ascoltare quello al posto degli "Uriah Heep "di turno per mesi. Certo che ripeto...complimenti a voi di Metallized che riportate alla luce album come questi che oggigiorno non rientrano più nel novero dei cosidetti "Classiconi" o "Must-have" (magari in inglese suona più "in" . Detto questo, appena ho un minuto passerò ad acquistarlo e finalmente ascolterò gli Uriah Hepp
Rob Fleming
Martedì 10 Gennaio 2017, 12.50.22
9
@Giaxomo: quello che dici su e di John Lawton è pura verità. Un cantante che ancora oggi ha il suo perché e sicuramente più della quasi totalità dei suoi coetanei. Uno che fu chiamato da Roger Glover nel suo concerto di Butterfly's Ball, insomma non il primo venuto. Prova con il trittico che ha cantato negli Uriah Heep, magari si tratta di album meno avventurosi rispetto ai primi, ma tremendamente belli
Giaxomo
Martedì 10 Gennaio 2017, 12.38.37
8
@Selenia: figurati! il duro lavoro che svolgete quotidianamente è giusto che sia premiato spendendo due belle parole; perdona i vari refusi, ho il pessimo vizio di scrivere troppo veloce! Dato che ho poco tempo a disposizione tra tesi in corso, ultimi esami da dare e tanto materiale arretrato da recuperare, quale cd consiglieresti, così di primo acchito? Grazie in anticipo! E' stato un fulmine a ciel sereno questo album, fino a qualche giorno fa era una di quelle band che "conosco di nome ma non ho mai ascoltato" e che la recensione mi ha (DEFINITIVAMENTE) invogliato ad ascoltare!
Selenia
Martedì 10 Gennaio 2017, 9.02.46
7
@Giaxomo: Grazie mille per le belle parole! Le altre uscite sono abbastanza diverse dal debutto, che resta unico. Hanno sperimentato diversi generi dal blues, al rock più commerciale al prog, ma tutti a mio avviso di buonissima qualità! Ti consiglio quindi di approfondirli ma aspettati una band "stilisticamente schizofrenica"
Giaxomo
Lunedì 9 Gennaio 2017, 16.13.04
6
Oddio..cosa mi avete fatto scoprire! È un album spettacolare, il cantante ha una voce divina, a tratti blueseggiante, buonissima estensione vocale e che a tratti preferisco all'immensa (ma che non ho mai apprezzato fino in fondo) voce di Robert Plant e che considero, qualitativamente parlando, pari a In rock. Qua no, qua è stato amore a primo ascolto, grazie al quasi sempre presente hammond e a riff di eccellente fattura. Io do 90, sugli scudi, come dice Selenia, "Toxic Shadows". E poi vengono da Amburgo, solo per quello meriterebbero 10 punti in più Vi rivolgo ai più esperti o eventualmente a colei che ha scritto la recensione: oltre al disco nuovo, i dischi successivi a questo omonimo come sono? Validi altrettanto o ci sono cali di qualità?
Zess
Mercoledì 28 Dicembre 2016, 19.42.20
5
Disco fondamentale, come i due successivi.
Mix
Lunedì 26 Dicembre 2016, 20.45.12
4
Ragazzi John Lawton aveva una voce favolosa, come poi ha dimostrato negli Heep ed è proprio questo legame ad avermi fatto conoscere il suo gruppo precedente.
InvictuSteele
Lunedì 26 Dicembre 2016, 18.32.45
3
Un classico, un disco meraviglioso che ben pochi conoscono e che dovrebbero riscoprire. Voto 90
Rob Fleming
Sabato 24 Dicembre 2016, 13.42.13
2
Tra Uriah Heep e Deep Purple con spruzzate di Zeppelin. Un capolavoro assoluto che sta alla pari con TUTTI i classici usciti nel 1970, nessuno escluso. Mi sono fermato a questo debutto e poi non ho approfondito la discografia, ma qui siamo a livelli assoluti. 90
Lizard
Sabato 24 Dicembre 2016, 12.42.46
1
Pietra miliare pet quanto mi riguarda. Stesso anno di In Rock, Very 'eavy Very 'umble, Black Sabbath e stessi humus creativo, qualità e copertina da urlo. Tecnica ad alti livelli e un cantante pauroso. Un album che non si finisce mai di ascoltare e tra l'altro ristampato in CD con un sacco di bonus tracks. Da avere, senza dubbio.
INFORMAZIONI
1970
Philips
Hard Rock
Tracklist
1. Ride the Sky
2. Everybody's Clown
3. Keep Goin'
4. Toxic Shadows
5. Free Baby
6. Baby You're a Liar
7. In the Time of Job When Mammon Was a Yippie
8. Lucifer's Friend
Line Up
John Lawton (Voce)
Peter Hesslein (Chitarra, Percussioni, Cori)
Peter Hecht (Pianoforte, Tastiera)
Dieter Horns (Basso)
Joachim Rietenbach (Batteria)
 
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