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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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31/12/2016
( 2202 letture )
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Superbi. Spavaldi. Sfrontati. Arroganti. Prepotenti. Tracotanti. Presuntuosi. Ma hanno anche dei difetti. O, forse, no.
I Pavor nascono nel lontano 1987 a Bonn, nel bozzolo dei chitarristi Armin Rave e Holger Seebens, i quali iniziano a nutrire la propria creatura di altissime richieste a livello di tasso tecnico. Risulta quindi piuttosto problematico riuscire a reperire musicisti che possano sopportare tali richieste, sia a livello umano ma, soprattutto, a livello tecnico e compositivo. Guarda caso, di lì a pochi anni, la scrematura porta all’ingresso in line-up del mostruoso bassista Rainer Landfermann, del tentacolare batterista Michael Pelkowsky e delle possenti corde vocali di Claudius Schwartz. Da quel momento, non ci sono più cambi di line-up, eccetto l’uscita di Holger Seebens poco dopo la pubblicazione del debut A Pale Debilitating Autumn poiché "impossibilitato a mantenere il ritmo con il miglioramento tecnico degli altri componenti della band". Da qui si capisce che i Pavor sono una vera e propria élite del technical death metal. Non per niente, la frase stampata sul retro delle loro copertine comunica alla scena death tecnica di quegli anni di stare a casa e di fare pratica sui propri strumenti, prima di suonare su disco o dal vivo, dando loro degli inetti, dei dilettanti o dei bambinetti che cercano di essere cattivi e brutali. Come potete immaginare, i Pavor stessi dal vivo si esibiranno pochissime volte in trent’anni, preferendo rimanere nella loro caverna da eruditi dello strumento, a comporre minuziosamente il proprio lavoro, diventando sempre più eccelsi a livello tecnico. Se ci sono voluti, infatti, sette anni per comporre il primo album, ne trascorrono altri nove prima di avere modo di ascoltare il secondo -ed al momento ultimo- nato della band tedesca. Furioso esce nel 2003 ed avrebbe il potenziale di sconquassare l’intera scena technical death di quegli anni, se solo il disco non fosse interamente autoprodotto sotto l’etichetta di proprietà di Rainer Landfermann, la Imperator Music e ben poco sponsorizzato. D’altronde, se così non fosse stato, probabilmente la musica si sarebbe allargata ad un maggior numero di ascoltatori ma sarebbe venuta meno quella sensazione da élite, rendendo di fatto il lavoro meno di nicchia e, quindi, privato del suo fascino al momento della scoperta.
L’attacco di Inflictor of Grimness è già una perfetta summa del verbo dei Pavor: un growl potente, furioso nel vero senso del termine e con una profondità eccelsa, che viene sostenuto da ritmi di batteria variopinti e jazzati, su cui spiccano chitarra e, soprattutto, l’indemoniato basso solista di Rainer Landfermann. Basterebbe dire "tutto il disco è a questo livello di perfezione tecnica ed esecutiva, ascoltatelo" per definire Furioso e le meraviglie che contiene, ma sarebbe un tentativo troppo scontato di evitare il problema del descrivere un disco di tale caratura. Potremmo parlare degli assoli stratosferici di Armin Rave, tecnici, dissonanti e jazzati in un connubio clamoroso, insieme ai quali lo stesso Landfermann non si risparmia e ci regala delle scale stratosferiche sul suo basso. Potremmo parlare dei tempi dettati da Michael Pelkowsky che picchia sulle pelli come un forsennato, senza tuttavia mai perdere di vista il groove di fondo, complice un suono della batteria perfettamente centrato in sede di registrazione e produzione. Dopo questi nove minuti abbondanti di follia strumentale, cadiamo nella doppietta Perplexer - Perdition Projectile - Wroth Volcanic Vent, dove i Pavor confermano la perfezione delle loro composizioni, in un connubio che mescola tecnica, cambi di tempo, cambi di tonalità e riff supersonici, capaci di scartavetrarci la faccia ma con l’eleganza della musica classica. L’evoluzione dell’assolo nel primo brano e il rallentamento carico di groove nel secondo sono due sezioni artistiche di livello assoluto che ci introducono direttamente nella title-track, che si rivela anche essere il pezzo migliore del lotto insieme alla successiva Inconsisten ClayBlood Totemist. Se volete un sunto dell’incredibile tecnica al servizio della musica che è il fulcro centrale della proposta dei Pavor, vi basterà ascoltare la scala suddivisa tra chitarra e basso al termine dell’assolo di Furioso. Poi, una volta tolte le mani dai capelli, potrete proseguire con la successiva A Schizoid Uglifier che mantiene un po’ l’incedere della title-track, con una continua elaborazione strumentale che non può che far contenti gli estimatori della tecnica musicale. Tra Crucified Hopes e la lunghissima e favolosa Inconsistent ClayBlood Totemist, c’è abbastanza materiale da studiare in una accademia di musica per un bel po’ di settimane, tra assoli jazzati, linee chitarristiche ai limiti dell’umano ed una sezione ritmica da straccio di licenza. Difficile arrivare alla chiusura del disco, quei tre minuti scarsi rappresentati da Dilettante’s Dilemma senza rendersi conto del capolavoro di tecnica e di musica che è Furioso. Chiudiamo l’analisi del disco con una curiosità: la band ha dichiarato che all’interno del disco è presente un momento musicale che è il vero e proprio dilemma del dilettante e che la sua individuazione è lasciata all’ascoltatore più attento ed esperto. La clamorosa pazzia del quartetto tedesco viene dunque condensata nel suo personalissimo capolavoro che, senza alcun dubbio, merita di rientrare nella top five dei migliori album del genere di sempre. Insomma, se i Pavor si prendono la libertà di dire a molte altre band di stare a casa e di allenarsi sullo strumento, prima di pubblicare un disco, con Furioso hanno dimostrato di essere saccenti, senza alcun dubbio, ma allo stesso tempo anche di avere il diritto di parlare in nome di un genere musicale che qui trova la sua più grande rappresentazione.
Furioso è un disco che può -e deve- essere considerato come la summa di un intero genere, quel technical death metal che vanta una qualità artistico-musicale difficilissima da raggiungere per la stragrande maggioranza dei musicisti, senza tuttavia mai perdersi in eccessi melodici che vadano ad inficiare sulla cattiveria tipica del death metal. Tutte le premesse e le aspettative che sono cresciute esponenzialmente nei nove anni che sono seguiti alla pubblicazione di A Pale Debilitating Autumn, vengono mantenute e, a tratti, addirittura superate. La qualità eccelsa del primo album, più "primitivo" e con una maggior attenzione all’atmosfera dei brani, viene ulteriormente superata da una composizione cesellata ed un tasso tecnico magistrale, rendendo Furioso, di fatto, una delle migliori rappresentazioni, se non LA miglior rappresentazione del technical death metal che non scende ad alcun compromesso, tra tecnica strumentale e violenza sonora. Prendete la malsana potenza dei Demilich di Nespithe, unitela alla complessità artistica dei Lykathea Aflame di Elvenefris e perfezionatela con un tasso tecnico degno dei migliori musicisti jazz. Ecco cosa vi aspetta da quel capolavoro assoluto che è Furioso.
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11
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"la frase stampata sul retro delle loro copertine comunica alla scena death tecnica di quegli anni di stare a casa e di fare pratica sui propri strumenti, prima di suonare su disco o dal vivo" AHAHAAHAAHAHAHAAHAAHAHAH!!! |
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10
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Ascoltato oggi.....non mi aspettavo un assalto tecnico e sonoro di questo tipo. Veramente, devastante e magnifico. |
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9
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boh in effetti 98 a questo dico............ |
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8
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Probabilmente uno dei 10 album tech-death migliori di sempre, se poi non avete orecchie per questo genere allora è semplicemente il caso di cambiar genere. Capolavoro. |
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7
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Mi associo a Pacino,uno schifo...non so con che coraggio si possa recensire una merda del genere e dargli anche 98 !!! Assurdo... |
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6
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AHAHAHAHHAHAHAHA 98 CERTO |
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5
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non hanno +fatto dischi |
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2
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Uno dei rimpianti più grandi che ebbi quando decisi di smettere di scrivere recensioni fu che non avevo potuto scrivere, oltre a quella del debut, la recensione di Furioso. Chi meglio di Monky poteva scriverla! Per me un vero capolavoro e una vera gemma underground. Al di là del livello tecnico che credo sia tra i più alti che il genere abbia mai sentito, la composizione è davvero a livelli favolosi. Onanismo strumentale non ce n'è, e i pezzi ti rimangono incollati nel cervello. Al di là del mai troppo tecnicamente lodato Landfermann, Armin Rave è tra i miei chitarristi death metal preferiti, un gusto nei riff e negli assoli davvero raro. Unica band per la quale l'arroganza, che normalmente detesto, gioca a proprio favore, perché loro sono rimasti sempre... loro. Senza nessun compromesso. Speriamo che si facciano risentire, qualche volta! |
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1
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e questo sarebbe un capolavoro? non lo conoscevo ed ho ascoltato qualche pezzo, una schifezza! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Inflictor of Grimness 2. Perplexer: Perdition Projectile 3. Wroth Volcanic Vent 4. Furioso 5. A Schizoid Uglifier 6. Crucified Hopes 7. Inconsistent ClayBlood Totemist 8. Dilettante’s Dilemma
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Line Up
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Claudius Schwartz (Voce) Armin Rave (Chitarra) Rainer Landfermann (Basso) Michael Pelkowsky (Batteria)
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RECENSIONI |
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