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TRAFFIC CLUB - ROMA

Genesis - Wind & Wuthering
14/01/2017
( 5807 letture )
Il genio dell'illustratore Colin Elgie, al servizio dei Genesis, ha in un certo senso colmato il vuoto enorme lasciato da Peter Gabriel a seguito di The Lamb Lies Down on Broadway. Le copertine di A Trick of the Tail e di questo Wind & Wuthering sono un qualcosa di superiore ed incredibilmente evocativo ed hanno sicuramente dato maggior coraggio al pubblico nell'atto di scoprire e rivalutare (anche a distanza di anni) i primi due dischi incisi senza quella che era stata sino a quel momento la voce guida della prog band britannica. Tuffandoci nel protagonista Wind & Wuthering, qualcuno ha affermato di averci lasciato l'anima in quel grigio e nebbioso autunno, così malinconico e gelido quanto l'inverno. Come dare torto a quel "qualcuno". Basta guardare quel paesaggio acquerellato per accendere il desiderio di un fuoco, un album di vecchie fotografie da sfogliare, una calda tazza di the a portata di mano ed una finestra come schermo da uno spettacolo spettrale. Ma anche quella voglia di sentirsi protetti da qualcosa che ci spaventa. Se ci pensate, e a me capita spesso di farlo, il ruolo dell'artwork in una pubblicazione, specialmente nel formato vinile, è decisamente importante. Un po' come in amore, l'occhio vuole sempre la sua parte ed in questo caso è profondamente appagato.

Quel che ci offre questo ottavo capitolo in studio (il secondo della mini-era Genesis senza il solo Gabriel, appunto) è certamente di alta qualità, tanto che, se si considera una buona metà del lavoro, si potrebbe faticare a tenerlo fuori -come il suo predecessore- da quel clamoroso poker d'assi iniziato con Trespass e conclusosi con Selling England by the Pound, nonostante Wind & Wuthering abbia un carattere davvero diverso dai lavori che hanno catapultato il gruppo ai vertici del prog di ogni tempo. Un carattere lunatico, imprevedibile che alterna fasi nostalgiche affidate alle mani ispirate di Steve Hackett (un occhio di riguardo va conservato per la classicheggiante Blood on the Rooftops) ad altre sorprendentemente allegre e meglio rappresentante da un dignitoso Phil Collins coadiuvato da uno scoppiettante Banks. Ed è l'album di Tony Banks, infatti, ma anche quello di Afterglow, brano memorabile visto come il tramonto che spegne la luce e pone fine all'epico viaggio prog iniziato ufficialmente nel 1969. Non una vera fine, ma poco ci manca. É l'album della spensieratezza compositiva, indotta da chissà quali sostanze, dove più generi si fondono anticipando quello che sarà il sound -tendente al pop- del decennio successivo, gli anni ottanta, il paradiso dei tastieristi smanettoni. Tutte le composizioni sembrano non avere la forza di guardare avanti e lasciarsi il passato alle spalle. Un alone di tristezza legata a pensieri divertenti accompagnerà praticamente sempre l'ascoltatore durante la rirproduzione, dall'inizio alla fine. Sentimento più che giustificato. Un compagno è già andato via da qualche mese ed un altro si appresta a farlo, Steve Hackett, colui che ho sempre definito come il "sarto delle sei corde" perché in grado di cucire parti apparentemente incompatibili tra loro. Wind & Wuthering è anche l'album di Hackett, finalmente oserei dire, visto che il suo zampino è su larga parte del materiale scelto per completare il disco, ma anche su quello colpevolmente scartato. Dopo di lui, Rutherford si dividerà tra basso e chitarra (lo farà egregiamente, nonostante tutto) e fino alla implosione ne resteranno solo tre in un calo artistico preannunciato. I sopravvissuti, infatti, pubblicheranno dischi buoni, ma nessuno davvero all'altezza del loro nome.
Tornando al contenuto di Wind & Wuthering, dopo un breve excursus, cosa dire dei sacri e folli dieci minuti di One for the Vine? Da togliere il fiato. L'ascolto è obbligatorio per non perdere uno dei momenti più complessi dei Genesis, anche se comunque al di sotto della sovraumana ed irripetibile Supper's Ready. Inutile fare il paragone, ma è un bel sentire.
C'è del pane anche per i romantici ed amanti dei singoli da classifica. La ballad (non vista di buon occhio da tutti) Your Own Special Way, firmata Rutherford, segna una doverosa, dolce e anche gradevole pausa dopo i quasi venti minuti che la anticipano in grande stile, tra i quali figura la trascinante e pomposa opener Eleventh Earl of Mar che, pur non regalando un valore extra al genere di riferimento, riesce a incidere positivamente sulla qualità di Wind & Wuthering lanciandolo sin da subito a livelli difficilmente auspicabili.
Seguono, non in ordine, i filler strumentali ed anonimi Wot Gorilla? che probabilmente rappresenta ciò che è trascurabile nella scaletta e la accoppiata Unquiet Slumbers for the Sleepers....../...In That Quiet Earth. Ecco, non un granchè se confrontante col resto del pacchetto. Si poteva far meglio.

Wind & Wuthering ha venduto, è un dato di fatto, sopratutto negli Stati Uniti. Grazie a questo lavoro ci si ricorderà dei Genesis non solo per gli anni d'oro, ma anche per quel brevissimo periodo che ha posticipato il declino. Certo, a livello personale provo sempre un certo piacere nel rispolverare Nursery Crime e le sue gemme The Return of the Giant Hogweed e The Fountain of Salmacis, ma quando lo sguardo, anche solo di sfuggita, si posa su Wind & Wuthering, ho sempre una piccola indecisione, un timido senso di colpa nel preferire il primo al secondo. Segno che qualcosa di effettivamente valido c'è.
Quella copertina poi...



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
87.79 su 24 voti [ VOTA]
max milano
Venerdì 24 Novembre 2023, 19.12.16
18
Confesso che amareggiato e distrutto musicalmente dall\'abbandono di Gabriel 47 anni fa (avevo 22 anni) non ho dato molto credito e molto ascolto ai due successivi dischi. Poi nel tempo ho ascoltato giudizi diversi su questo disco. Di conseguenza qualche dubbio mi arrivava e quindi ho deciso di ascoltarlo con maggiore attenzione rispetto ai tempi passati. Devo dire che per quanto mi riguarda, questo disco posso ora valutarlo molto meglio e considerarlo, insieme a Trick of the tail, l\'anello di congiunzione tra il periodo d\'oro del gruppo e l\'implosione totale verso il pop commerciale degli anni seguenti. Trovo che questi due dischi del 76 abbiano ancora in qualche brano la bellissima e storica anima prog anche se mischiata ad inizi di pop . Forse per la presenza ancora di S.Hackett. Dopo purtroppo il buio è calato sul mitico gruppo.
Benny
Martedì 9 Maggio 2023, 0.18.11
17
Questo è un disco sicuramente più estetizzante del precedente ma ancora pienamente godibile. Da ora in poi il tappeto tastieristico si farà sempre più invadente fino agli eccessi di Duke disco che trovo irritante. Poi saranno altri Genesis autori di musica diversa ma ben fatta più ritmica ma top nel suo genere
Paolo
Mercoledì 23 Giugno 2021, 10.33.00
16
Bella recensione, che condivido tranne per le parole sul pezzo Wot gorilla?, che a me non pare assolutamente un "filler" bensì un brano di una potenza inaudita, con un solo difetto: è troppo corto. Proverò a farvelo "vedere" con altre orecchie. L'intro di sonagli, campanellini e quant'altro, rafforzato poi dal ritmato di batteria trasporta subito in un'atmosfera inquieta, dà una sensazione come di qualcosa di drammatico che sta per accadere; a un certo punto, mentre ti guardi intorno per capire cosa sta succedendo, i campanelli e i sonagli vanno sfumando, si fa un silenzio terribile mentre realizzi la situazione e improvvisamente si scatena l'inferno -quello che volete: un terremoto, un maremoto, no, meglio: un'eruzione vulcanica esplosiva- Niente può arrestare la furia degli elementi, mentre il passaggio alla tonalità minore rincara la drammaticità di quello che sta accadendo, finché poi, nel finale, quando riprende il tema sul DO maggiore (potentissima la serie di accordi che segue, SIb+, SOL -, RE+, mentre la linea melodica sale al quinto grado, il basso insiste sul RE e capisci che la distruzione è completa. Ecco, questo è quello che vedo quando ascolto Wot gorilla?. E sono gli stessi brividi ogni volta, da 35 anni che conosco questo disco. Provate anche voi, a "guardare" questo brano.
Cristiano
Giovedì 24 Dicembre 2020, 22.28.25
15
Album di notevole fattura, ottimo prog in un periodo dove il punk iniziava a dettare legge. Da ascoltare in tardo autunno, per apprezzarne le sonorità. Voto 85
Pable
Mercoledì 29 Aprile 2020, 8.49.30
14
Buon lavoro uscito in un momento di grande crisi del prog,il 76 e' l'epoca del punk e della disco..secondo me leggerm.sotto a trick of the tail x qualche lungaggine,ma one for the vine non avrebbe sfigurato in selling england(certo,cantata da gabriel)anzi..ottime afterglow e blood,oltre all'opener..poi,il fattaccioteve hackett propone l'ottima inside & out e il duce tastierista dice:no,hai gia' avuto abbastanza spazio con blood...e togliere ad es.la mediocre special way del sodale rutheford non si poteva?nooo..per cui steve ne ha abbastanza,abbandona e ciao ciao genesis...poi continuiamo a crocifiggere collins(che all'epoca di questo disco era come hackett un assoluto gregario del dynamic duo banks/ruthefird,dittatori assoluti da sempre e anche gabriel se ne era accorto)..ma x voi phil collins e' il colpevole di tutto per antonomasia,anche del cambiamento climatico...forse sopravvalutate un tantino la sua influenza nelle gerarchie interne,che salira' solo diversi anni dopo,after Duke,diciamo..
Vanni56
Mercoledì 26 Febbraio 2020, 17.43.08
13
Due spanne sopra il predecessore... Altro che sotto!!!! Solo THE LAMB rimane INSUPERABILE.
Aceshigh
Sabato 17 Marzo 2018, 18.56.34
12
Album bellissimo! A me la mini-era Hackett piace tantissimo e secondo me tiene botta pure con l'era Gabriel, anche se - ovviamente - è quella lì la fase con cui i Genesis hanno fatto la storia del prog e del rock in generale. Questo probabilmente (per un paio di tracce "normali" sul lato B) è un filo sotto al precedente A Trick of the Tail, ma la sua vena malinconica e crepuscolare mi emoziona sempre molto. One for the Vine e Afterglow sono da brividi. Voto 90
roviston
Martedì 5 Dicembre 2017, 19.36.08
11
Da molti è considerato un lavoro assai fiacco,di una band ormai priva di stimoli e di idee.E' l'ultimo album "progressivo" dei Genesis, poi c'è stata la svolta "pop",voluta astutamente da Collins,per restare a galla anche negli '80.Rispetto agli album usciti prima,soprattutto quelli con Gabriel,non regge il confronto ma alla luce di quel che si è sentito dopo lo devo rivalutare.Si sente un pò di stanchezza in effetti,le tastiere di Banks sono troppo invadenti,la musica è uniforme e non porta novità nel suono del gruppo,un lavoro interlocutorio ma,tutto sommato, il risultato finale non può essere considerato disprezzabile,qualcosa di buono c'è.
venom
Lunedì 24 Aprile 2017, 22.44.45
10
Stupendo grandissima band
Le Marquis de Fremont
Venerdì 20 Gennaio 2017, 15.14.01
9
Bell'album, a mio avviso sulla linea del precedente, A Trick of the Tail. fossero rimasti su questa formazione e livelli, avrebbe fatto ancora molte cose ottime. Ma Collins ha deciso di andare verso l'easy listening e a Banks "piacevano le hits" (parole da una sua intervista) e sono usciti album milionari ma scarsi. Questo, comunque rimane una prova di grande livello. Tra l'altro, l'Eleventh Earl of Mar, esiste davvero ed è imparentato con il nostro casato. Au revoir.
Osvaldo
Venerdì 20 Gennaio 2017, 8.09.35
8
Un gradino sotto a trick of the tail e due sotto la produzione dell 'era gabriel. I filler iniziano ad essere tanti ed i brani un po' troppo Mosci anche quando ben ispirati. Rimane un buon album con la perla one for the vine
danny boy
Sabato 14 Gennaio 2017, 20.24.22
7
oh, finalmente i Genesis....beh questo è un disco bellissimo....ti fa amare Phil Colling all'istante.....bello bello bello
danny boy
Sabato 14 Gennaio 2017, 20.24.21
6
oh, finalmente i Genesis....beh questo è un disco bellissimo....ti fa amare Phil Colling all'istante.....bello bello bello
Maurizio 76
Sabato 14 Gennaio 2017, 19.04.23
5
fantastico, merita tra 85 e 90
ayreon
Sabato 14 Gennaio 2017, 13.09.14
4
non ha niente da invidiare a "trick..." ,è molto più crepuscolare e malinconico,non si butta via niente ,tutti capolavori ed è un peccato che dagli anni 80 in poi nei live sceglievano sempre e solo "afterglow" perchè di perle ce ne sono tante,andrebbe riproposto per intero dal vivo,io personalmente sono molto legato a "one for the vine" per la strepitosa parte centrale strumentale con il duetto banks al piano e collins ,un capolavoro ,ma anche "eleventh earl" e "all in a mouse....",per me è un disco da 90
Metal4ever
Sabato 14 Gennaio 2017, 13.07.25
3
L'ultimo capolavoro dei Genesis - pure "Duke" è di ottima fattura, ma per me non arriva a tale titolo - con tracce come "One For The Vine", "Eleventh Earl of Mar", "Afterglow" che sono ai livelli dei mitici pezzi degli album precedenti. E' vero che si percepisce il netto viramento su sonorità più moderne (pop), ma c'è il giusto equilibrio con quelle vecchie, pertanto lo ritengo un album pregevole, accurato, mai banale, e che si fa risentire sempre con piacere.
Hard & heavy
Sabato 14 Gennaio 2017, 13.03.27
2
questo album è un super-CapolavorO del prog melodico e di classe!!!! voto: 97/100.
LAMBRUSCORE
Sabato 14 Gennaio 2017, 12.15.41
1
Disco che non ho mai considerato troppo, visto che preferisco da sempre i Genesis con Gabriel, comunque dovrò riascoltarlo, è da tanto che non lo sento.
INFORMAZIONI
1976
Charisma/ATCO
Prog Rock
Tracklist
1. Eleventh Earl of Mar
2. One for the Vine
3. Your Own Special Way
4. Wot Gorilla?
5. All in a Mouse's Night
6. Blood on the Rooftops
7. Unquiet Slumbers for the Sleepers...
8. ...In That Quiet Earth
9. Afterglow
Line Up
Phil Collins (Voce, Batteria, Percussioni)
Steve Hackett (Chitarra)
Mike Rutherford (Basso, Chitarra elettrica, Chitarra acustica)
Tony Banks (Piano, Tastiere, Sintetizzatori, Hammond, Mellotron)
 
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