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White Skull - Public Glory, Secret Agony
21/01/2017
( 2530 letture )
Superata a fatica "l'età oscura" a cavallo tra fine anni 80 ed inizio anni 90 che aveva portato il metal vicino all'asfissia, le primavere seguenti vedevano un lento, ma costante rifiorire dell'interesse generale. Oltre al consolidamento di alcuni stili tardivi ed alla nascita di altri nuovi, anche il die hard metal -per così dire- tornò ad occupare la sua nicchia di competenza. Anche dall'Italia, ovviamente, vennero fuori vari gruppi molto validi, tra i quali i White Skull. Dopo l'esordio intitolato I Won't Burn Alone, bissato poi da quell'Embittered che diede loro visibilità intenazionale, seguito a sua volta dall'EP Asgard, fu soprattutto Tales From The North a portare i vicentini a pieno titolo nel novero delle band più interessanti del circuito europeo. Giunti alla fatidica soglia del cambio del millennio, toccò a Public Glory, Secret Agony il compito di dare ulteriore impulso alla loro popolarità.

Sempre facendo leva sull'elevato amalgama tra gli strumentisti, su riff costantemente molto taglienti, su arrangiamenti incisivi e precisi, ma soprattutto sulla voce aggressiva e potente di Federica "Sister" De Boni, Public Glory, Secret Agony uscì sotto Breaker Records (l'etichetta di Udo Dirkschneider; la distribuzione era Nuclear Blast) e confermò in pieno le qualità fin lì espresse dai veneti. Basato su un concept riguardante l'impero romano ed ottimamente veicolato al pubblico tramite una produzione assolutamente performante se contestualizzata rispetto all'anno di uscita, Public Glory, Secret Agony mostrava i White Skull al culmine della loro maturità. Almeno per quanto riguardava la prima parte di una carriera che li vedeva pronti ad occupare un posto di grande rilievo sulla scena europea. L'incisivo heavy power dei veneti, quindi, veleggiava con sicurezza su mari difficili, da loro solcati con classe, potenza ed eleganza in un album in cui gli highlights High Treason, In Caesar We Trust, Cleopathra e Time For Glory erano le punte di diamante di un lavoro in cui anche i pezzi qualitativamente un po' inferiori si mantenevano su livelli da posizionare perlomeno tra il buono ed il più che buono. L'unica pecca del disco poteva essere individuata in alcuni assoli ed alcuni passaggi ritmici firmati Savio/Fontò di stile tendente al neo-classico che, talvolta, suonavano piuttosto manieristici. Siamo tuttavia all'analisi del dettaglio, dato che parliamo di aspetti attinenti anche e soprattutto alla cifra stilistica propria del gruppo e, quindi, da valutare in tale contesto.

Public Glory, Secret Agony, pur risultando meno immediato, ma più maturo del precedente Tales from the North, non fece purtroppo in tempo ad assolvere al suo compito di balista per lanciare definitivamente la carriera dei White Skull. L'abbandono di Federica "Sister" De Boni per i classici "motivi personali", creò delle crepe nell'edificio delle certezze del gruppo ed impose un ridimensionamento che l'entrata nei ranghi di Gus Gabarrò non riuscì ad arginare in pieno. Questa però, è un'altra storia. Public Glory, Secret Agony -questo è ciò che conta- mostrava certamente un gruppo poco indulgente verso certi schemi melodici provenienti del versante più amichevole del power e pienamente cosciente dei propri mezzi. Con ciò distaccandosi da certe derive talvolta stucchevoli e già allora abbastanza evidenti, per posizionarsi nella fascia alta dei prodotti più aggressivi e ben scritti di quegli anni. Un lavoro, insomma, che vale la pena di scoprire o riscoprire. Magari nella curata versione 2008 firmata Metal Mind edita in 2000 copie.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
90.2 su 5 voti [ VOTA]
Sandro70
Venerdì 27 Gennaio 2017, 12.59.11
10
Mi accodo ai due commenti precedenti. Recensione perfetta.
Le Marquis de Fremont
Mercoledì 25 Gennaio 2017, 13.08.59
9
Ottimo disco, come un po' tutta la produzione dei White Skull. Effettivamente come sottolineava il sempre notevole Monsieur Raven, il periodo senza Federica De Boni, è un gradino sotto al resto. Lo dimostra il fatto che Under this Flag, dopo il ritorno della cantante, ha rappresentato subito un notevole passo in avanti nella qualità dei brani. Qui, comunque, siamo su eccellenti livelli. Un ottimo power con molte idee. Au revoir.
Radamanthis
Domenica 22 Gennaio 2017, 14.48.17
8
Disco ascoltato e riascoltato senza soste in quel periodo. Molto bello per svariati motivi. Voto 90 netto. Capolavoro al pari di Tales from the north
Giaxomo
Sabato 21 Gennaio 2017, 23.08.32
7
@commento numero 5: fammi capire una cosa : fai una citazione di una decina di righe e commenti il tutto con un misero "boh" ?
Raven
Sabato 21 Gennaio 2017, 21.50.23
6
Già, sto davvero migliorando, non c'è dubbio.
klostridiumtetani
Sabato 21 Gennaio 2017, 21.16.38
5
La band è ottima e soprattutto con Fede De Boni hanno raggiunto livelli altissimi. Detto questo, la recensione è un'accozzaglia di emerite cazzate. Non per il voto che (secondo me) è anche striminzito, ma per divagazioni sul tema alquanto inutili e frutto di evidente alterazione alcolica. Cit." L'abbandono di Federica "Sister" De Boni per i classici "motivi personali", creò delle crepe nell'edificio delle certezze del gruppo ed impose un ridimensionamento che l'entrata nei ranghi di Gus Gabarrò non riuscì ad arginare in pieno. Questa però, è un'altra storia. Public Glory, Secret Agony -questo è ciò che conta- mostrava certamente un gruppo poco indulgente verso certi schemi melodici provenienti del versante più amichevole del power e pienamente cosciente dei propri mezzi. Con ciò distaccandosi da certe derive talvolta stucchevoli e già allora abbastanza evidenti, per posizionarsi nella fascia alta dei prodotti più aggressivi e ben scritti di quegli anni." ....... Boh!
Lemmy
Sabato 21 Gennaio 2017, 20.42.39
4
Mamma che breccola di Album, power heavy, di quello vero che ti demolisce ogni corazza interna, e il bello è che a interretarlo ala voce è una donna, e che danna per la miseria, un voce raspata e tagliente, un timbro quasi unico, che unito ad un'ascia della Madonna, affilata e taglente ma anche stilisticamente perfetta, creano una miscela sonora esplosiva.Il mio preferito insieme al primordiale e più hardroccheggiante I want Burn Alone.Le mie preferite High Treason, The Roman Empire e The Mangler.Uno dei pochi gruppi metal con ugola femminile, che non corrompendosi riesce ancora a sfornare un metal metallizato come si faceva una volta.Per me un meritato 90 non glielo leva nessuno.Aspetto il prossimo, non dovrebbe tardare molto ad uscire e so già che non mi deluderanno.
bibiesse
Sabato 21 Gennaio 2017, 19.42.47
3
Li vidi in concerto a Bologna ad uno Psychoparty (festival di metal tricolore che organizzava l'omonima rivista: qualcun altro andava?) ai tempi di ASGARD che comprai proprio in quell'occasione. Erano fenomenali.
InvictuSteele
Sabato 21 Gennaio 2017, 16.03.32
2
Il mio preferito di questa grande band. Voto 83
lux chaos
Sabato 21 Gennaio 2017, 11.35.55
1
Stupendo, bella rispolverata Raven. Lo preferisco anche al più celebrato "Tales...", un album veramente stupendo, melodico ma roccioso e ciliegina sulla torta la stupenda voce alla cartavetra di Federica...me li ricordo in tour coi Digger era Excalibur. Dopo questo album l'addio di Federica e tutti i dischi successivi non riuscirono a raggiungere la magnificenza del qui presente
INFORMAZIONI
2000
Breaker Records
Heavy/Power
Tracklist
1. Burn Rome, Burn
2. High Treason
3. The Roman Empire
4. Greedy Rome
5. In Caesar We Trust
6. Valley Of The Sun
7. Anubis The Jackal
8. Mangler
9. Cleopathra
10. The Field Of Peace
11. Time For Glory
Line Up
Federica "Sister" De Boni (Voce)
Nick Savio (Chitarra solista)
Tony Fontò (Chitarra ritmica)
Fabio Pozzato (Basso)
Alex Mantiero (Batteria)
 
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