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HMS Keelhaul - Anchord
22/01/2017
( 639 letture )
Altro combo scandinavo, altro giro regalo, o giù di lì. Giungono a noi i finlandesi HMS Keelhaul, nome perlomeno particolare, con il primo album, visto che nel 2015 avevano dato alle stampe il loro primo vagito sul mercato con l’EP Catch You When You Fall (In Love). Il quintetto, più che un ensemble, si considera una ciurma dedita al metal, la cui nave è salpata nel 2013, anno di fondazione del monicker a Haukipudas, Finlandia, ad oggi nel pieno della propria parabola musicale. Dopo mille odissee e burrasche marittime, ecco giungere Anchord, full length di debutto, pubblicato da Inverse Records nello scorso dicembre.

Nulla di nuovo sotto il sole, va detto, la mistura proposta vanga apertamente tra l’heavy classico, il power e l’epic, in una sorta di mix calibrato che rappresenta questi neofiti affacciati al genere. La produzione è discreta, la band trita riff a favore del singer Tomi Kurtti, dotato di un vocione profondo, che alterna note pulite a qualche growl, la sezione ritmica appare precisa e anche le iniezioni di melodia non guastano assolutamente, anzi influiscono positivamente sullo sviluppo del prodotto finito. Vero che oggi, difficilmente, qualcuno inventa qualcosa o porta aria innovativa nella propria scrittura su spartito, e anche tra questi solchi di rinnovamento non se ne vede l’ombra, piuttosto l’uso di stilemi ormai conclamati fa capolino tante volte. Superflue, eccedenti, accessorie? Ovviamente valuterà l’ascoltatore, come sempre, dall’alto delle proprie preferenze, certo, alcuni passaggi e armonie, troppo spesso, fanno il paio o il tris con soluzioni già sentite a iosa, per così dire. E tutto ciò non va ascritto come un merito, ovviamente. L’apertura di Be Gone dimostra che i ragazzi ammirano certamente i connazionali Stratovarius per le trame strumentali-epiche che tinteggiano il pezzo, la voce appare buona ma alcuni frangenti non convincono appieno, Hand of Death ripercorre gli stessi sentieri della traccia precedente con parti vocali in growl, inserti parlati e corali, mentre la band spara senza ritegno con un bel solismo delle due asce, il pezzo numero tre, Lighthouse of Life, è più vicino al metal classico sviluppato con enfasi, sia a livello di corde vocali del singer che di perizia performante dei singoli strumenti. Fall To The Floor spicca da un bel riff tenebroso e un urlo disumano di Tomi Kurtti, altalenando tra segmenti dalla progressione hard rock e spicchi quasi da melodic death metal con spruzzate immancabili di epic, tutto sommato uno scampolo bello e godibile, lo stesso dicasi per la seguente Crashlanded, mentre proprio con il lentone Missing Piece il quintetto cade con tutte le borchie nel trappolone, e non ne esce vivo. Una song slow letale, dove il cantante mostra fortemente la corda nell’intonazione, non basta la voce roca a risollevare le sorti: i cori oltre ad essere banali, denotano difetti marchiani nell’ascensione delle tonalità, una vera debacle nonostante un solo guitar incisivo e molto bello che ricorda qualcosa degli Scorpions. Rock´n´ Roll è energica, possiede un bel riff ma anche qui su un paio di acuti il frontman si fa sorprendere in forma non ottimale, Back In The Game ritorna a lasciare orme metalliche sul percorso con venature hard, anche se il chorus non può dirsi memorabile; 7 Years sfocia nel rock duro mentre la cavalcata finale di Arch Enemies si dimostra metallo fluente allo stato puro.

In conclusione, un lavoro appena sufficiente, il classico passo d’abbrivio di un gruppo esordiente con tutti gli annessi e connessi del caso, comprese sbavature, errori e macro-fattori da migliorare in maniera sensibile e concreta. Soprattutto il singer ha la necessità assoluta di lievitare e raggiungere step qualitativi ben superiori, a livello strumentale il gruppo c’è eccome, mentre per il songwriting gli HMS Keelhaul dovranno muovere passi significativi sin dal prossimo disco; suonare questa tipologia di musica senza infondere, non dico originalità, ma un bel sacchetto di personalità, caratteristiche peculiari e qualche marchio di fabbrica, significa vanificare ogni sforzo, compresi i sogni di gloria. Crescere o morire come diceva il filosofo. Sono finiti da un bel pezzo i tempi in cui, per due-tre prove da studio, l’etichetta poteva anche traccheggiare e pazientare, in attesa della giusta ispirazione della band e del successo commerciale, oggi o ci si eleva subito o si viene spazzati via dalla concorrenza. That’s life guys…



VOTO RECENSORE
61
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2016
Inverse Records
Heavy
Tracklist
1. Be Gone
2. Hand Of Death
3. Lighthouse Of Life
4. Fall To The Floor
5. Crashlanded
6. Missing Piece
7. Rock´n´ Roll
8. Back In The Game
9. 7 Years
10. Arch Enemies
Line Up
Tomi Kurtti (Voce)
Markus Lukkarila (Chitarra, Cori)
Tuomas Puhakka (Chitarra, Cori)
Janne Korpi (Basso, Cori)
Kimmo Korva (Batteria)
 
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