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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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27/01/2017
( 2345 letture )
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Riecco Stephen Pearcy, vate assoluto, vocalist originale e membro fondatore dei grandi glamster californiani Ratt: una band storica dell'hard mondiale sbocciata nella lasciva e perversa L.A. dei primissimi anni ottanta, con Ratt e Motley Crue a capeggiare il movimento colorato, virale, alcolico, sessuale, amatissimo e fuori dalle regole di quei tempi. Una nuova industria era nata con risultati eclatanti dal punto di vista monetario per artisti e label. Poi le cose cambiano, si ridimensionano, mutano scheletro e diventa difficile mantenere le gesta del passato, quasi impossibile. Oggi il nostro, reduce nel 2010 da un nuovo album (Infestation) con la casa madre, debitamente rimaneggiata e dal buon tiro, torna a far parlare di se con questo suo progetto personale. Le cronache ci riferiscono che Pearcy ha lavorato duramente per completare il suo nuovo CD, continuando nel frattempo a suonare spettacoli dal vivo in tutti gli States, vera fonte di sostentamento per i musicisti, essendo praticamente scomparso il mercato del music-biz, quello che garantiva milionate di dollari anche solo per un singolo disco. Ehhh come si capovolgono totalmente gli eventi. Smash è stato mixato e masterizzato dallo stesso Pearcy e dal bassista Matt Thorne, mentre il leggendario Beau Hill, produttore dei primi quattro album dei Ratt e corresponsabile del loro successo platinato, ha gestito il mixing ed il mastering del primo singolo I Can’t Take It. La soddisfazione del singer è palese anche nelle sue dichiarazioni:
”C’è voluto un bel po’ di tempo per finire il nuovo lavoro, ma ne è valsa davvero la pena, Erik Ferentinos (chitarrista e co-writer), Greg D ‘Angelo (batteria), Matt Thorne (basso e tastiere) ed io non ci siamo fermati alla prima, seconda o terza registrazione. Abbiamo lasciato crescere alcune canzoni, ove necessario, per poi tornare indietro e completarle. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto”.
Una formazione di livello quella che accompagna il roco Stephen, si rivede una vecchia conoscenza per gli amanti dell'hard cromato, ovvero Greg D’Angelo, drummer dei grandi White Lion che imperversarono in tutto il globo con i loro dischi, uno su tutti il leggendario Pride del 1987. La tracklist sprizza subito: I Know I'm Crazy parte decisa, munita di “big guitar” ma poi vive di up and down ritmici e cali di tensione; avrebbe giovato sin da subito un pezzo più diretto almeno a nostro gusto, ma comunque risulta assai incisivo il solo guitar di Erik Ferentinos molto in stile Ratt. Il riff di Ten Miles Wide pare trafugato dagli archivi segreti dei Van Halen dell’epoca aurea di Unchained, lo scampolo diventa orecchiabile grazie a un ritornello acchiappante, coralità lisergiche e intervento della sei corde maiuscolo con sustain, poi Shut Down Baby ci trascina su sentieri ipnotici e sudisti con questo fraseggio chitarroso ripetuto sistematicamente che trapana l’attenzione di chi ascolta con un basso che respira e fatica; un “Motherfucker” gridato apre i giochi della casinista Dead Roses, scampolo con una guitar voluminosa, Pearcy vizioso e cattivo nel cantato, e una band che non si fa pregare per costruire architravi solide in acciaio dentellato. Lollipop è stata scritta per accalappiare e rinverdire i fasti delle epoche goderecce, con quel suo ritmo 4/4, atmosfere easy e refrain che si appiccica ovunque a presa rapida; Hit Me With A Bullet mitraglia raffiche di hard con palle e gusto whisky, Rain è una traccia anthem con un chorus compattissimo a testuggine, Want Too Much è targato casa madre di “topolinia” anni ottanta e sparge libidine nell'aere, Jamie è puro Ratt sound style con un solo di chitarra magico, cucinato con note fischiate alternate ad una cascata. What Do Ya Think parte in acustica e sparge miasmi di blues energizzato ed elettrico. I Can't Take It nonostante la cura di Beau Hill, il sesto Ratt del passato, non si avvicina molto ai trascorsi dei “ topi” ma risulta una song godibile con un sound meno aggressivo rispetto al lotto; Passion Infinity è uno schiacciasassi con potenza mista a feeling immerso in un gran lavoro della sei corde, mentre Summer's End scuote il finale di disco con una ballad pervasa da liquide note inizialmente, per poi confluire in un solido hard con inimmaginabili influenze zeppeliniane.
Un lavoro sinceramente sorprendente per la varietà di tematiche musicali trattate: ci si poteva aspettare tredici track più monocordi fatte con lo stampino e rivolte sistematicamente ai gloriosi fasti trascorsi, invece il buon Pearcy smentisce questa supposizione. Smash, a parte una copertina che non accalora, è davvero un ottimo album di hard fumigante trasposto ai nostri giorni, con il singer in piena forma nonostante gli anni che trascorrono, una band tetragona armata di spunti brucianti e un chitarrista come Erik Ferentinos che sa come inchiodare al suolo l’audience, lanciando plettrate infuocate, svisate gasatissime dal alto di uno stile, non virtuoso, ma che sega ogni resistenza e centra appieno il bersaglio, davvero molto bravo. Stephen Pearcy è tornato con un disco che spacca, accogliamolo con un salmo responsoriale a base di inni al dio del rock e quella six pack di birre dietro il mobile dei liquori, senza dimenticare le sigarette. Go Stephen!
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14
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Premesso che i Ratt per me sono stati il gruppo della vita, almeno in ambito hard rock stradaiolo...cercherò di essere obiettivo. Questo è sicuramente il miglior lavoro solista di Stephen, curato a partire dalll'artwork fino alla registrazione, nulla a che vedere con i precedenti lavori, abbastanza raffazzonati e approssimativi. Smash secondo me è un buonissimo disco, da 7 pieno. Non raggiunge i livelli di Infestation, ma ci va vicino in almeno la metà delle canzoni: Ten Miles Wide è la migliore del lotto, classica ratt song da secondo periodo (era Detonator), ma buone sono anche want too much, hit me with a bullet, passion infinity, sempre vicine allo stile dei roditori. Anche quando si provano soluzioni nuove (rain, what do ya want, shut down baby) si centra il bersaglio. Il resto è mestiere, alcune cose debolucce (dead roses, i know i'm crazy, summers end) però veramente non credo si possa chiedere di più ad un artista che, non dimentichiamolo, ha quasi 60 anni. Grande Stephen |
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13
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Buon lavoro, ben prodotto, suoni hard rock ottimi, ma non spacca. non da 8,5... voto 6. parere personalissimo. |
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12
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Anche a me fa piacere ascoltare un disco di Pearcy. Non si tratta però di un lavoro che merita 85. Pezzi mosci e scontati. Topic neo-glam: autori di un buon revival secondo me sono gli Hardcore Superstar del periodo 2005-2009, i Crashdiet di Generation Wild. I vecchi leoni che tornano in pista spesso miagolano soltanto. |
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11
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Metal Shock,fai qualche nome grazie |
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10
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@Mulo: cerca che ci sono molte buone bands e dischi di questo genere, altro che morto! |
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9
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A me nn è proprio piaciuto,una tortura arrivare a fine disco... Troppo moscio!Gli unici che mi sono piaciuti tanto sono stati gli Hardcore Superstar che dall'omonimo del 2004 fino a Split your lip hanno inanellato ottimi dischi x poi perdersi anche loro..... Pure rest in sleaze nn mi prende... Genere morto con il grunge questo... |
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8
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Eccomi dopo 3 ascolti completi. Sinceramente, me l'aspettavo. I pezzi sentiti in anteprima non erano proprio niente di che, e infatti una mezza delusione era dietro l'angolo. L'album parte benino coi primi due pezzi, carina shut down baby, pessima dead roses, una vera schifezza, poi l'album si attesta sul "si, carina, ma...". La prova del buon Percy non è neanche malaccio, la vecchia volpe ha mestiere e sa come valorizzare quel poco di voce che gli rimane, le canzoni appunto viaggiano per la maggior parte con il pilota automatico, ma aleggia una sensazione di stanchezza, di indolenza...manca tiro, palle fumanti. Buona cura formale, ma manca l'ispirazione, quella vera...peccato |
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7
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grande ritorno di Stephen Pearcy, (l avevo dato per finito dopo aver visto esibizioni imbarazzanti dal vivo), comunque ottimo album, e su tutti il brano di apertura...vero manifesto di Pearcy |
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6
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Mulo ...grandi cazzo, adoro i Ratt e la voce di Stephen (Infestation per me fu un GRANDE album), spero anche io di non rimanere deluso, spero incontri il mio gusto!! |
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5
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Mulo...pura questione di gusti... |
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4
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Frankiss,nn è che questo lavoro si rivela poi una sola come i Niterain? Mi posso fidare? |
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3
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Review ad alto potenziale. Ratt. Glam. Hair metal. Anni 80. Anzi fantastici anni 80. Ratt i più elettrici e guitar oriented (imho). Devo ascoltare assolutamente qualcosa di questo nuovo lavoro. Troppo bella la review.e poi i ratt erano insieme ai dokken i miei gruppi preferiti in questoambito. Go infestation go !! Ratt 'n' roll ..... |
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2
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85????????? Beh mi sa proprio che dovrò ascoltarlo.. |
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1
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bell album finalmente un buon hard rock album grande stephen pearcy |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Know I'm Crazy 2. Ten Miles Wide 3. Shut Down Baby 4. Dead Roses 5. Lollipop 6. Hit Me With A Bullet 7. Rain 8. Want Too Much 9. What Do Ya Think 10. Jamie 11. I Can't Take It (album version) 12. Passion Infinity 13. Summer's End
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Line Up
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Stephen E. Pearcy (Voce) Erik Ferentinos (Chitarra, Cori) Matt Thorne (Basso) Greg D'Angelo (Batteria, Percussioni)
Musicisti Ospiti Chris Hager (Chitarra nella traccia 3)
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RECENSIONI |
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