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Pete Townshend - Who Came First
27/01/2017
( 1647 letture )
La storia di Who Came First, primo album solista di Pete Townshend, è quella di un disco che non sarebbe dovuto esistere. Non nella forma in cui è poi uscito, almeno. Il vinile in questione è infatti il risultato dell'evolversi imprevisto di una situazione che ha poi portato al risultato finale. Dopo l'exploit di Tommy, uno dei più importanti dischi firmati The Who, Pete Townshend cominciò ad accarezzare l'idea di un ambiziosissimo doppio album con la band che si sarebbe dovuto intitolare Lifehouse il quale, però, non vedrà mai la luce.

Il progetto multimediale doveva basarsi su una visione mistica del futuro e del rock, sul concetto di giovinezza ed armonia spirituale nel segno degli insegnamenti di Meher Baba. Un approccio che avrebbe dovuto incorporare musica, teatro, pittura, elettronica e varie altre discipline artistiche da portare in tour su palchi che avrebbero dovuto ospitare una sorta di realtà virtuale ante litteram ed in buona parte in anticipo sui tempi (siamo all'alba degli anni 70), diventata poi troppo difficile da gestire. La musica, quindi, intesa come mezzo di salvezza dall'oppressione della società. Il resto del gruppo è perplesso, non riesce ad afferrare il progetto nella sua complessità e le difficoltà sia di comunicazione tra musicisti che di trasposizione pratica delle idee del chitarrista, portano all'aborto spontaneo dell'idea quando tutto era in fase molto avanzata. Dopo alcune più che scoraggianti esibizioni di prova al Young Vic Theatre di Londra e delle altrettanto deludenti registrazioni, tutto viene messo in stand by. Il produttore Glys Johns ha però un'idea: le cose ritenute più importanti e pesanti finiranno non più in un doppio, ma in un album singolo che viene battezzato Who’s Next. Ed il resto? Il resto, ossia la parte più spirituale integrata da altro materiale a tema, diventerà Who Came First, a firma del solo Townshend. Lifehouse, per la cronaca, uscirà in versione radiofonica BBC nel 1999 e la gran parte della musica sarà fruibile in una monumentale uscita composta da sei CD prodotta da Pete e venduta tramite il suo sito.

Tornando a Who Came First, oltre agli scarti di Lifehouse/Who's Next, troviamo del materiale relativo al coinvolgimento dell'autore negli insegnamenti del già citato Meher Baba, propugnatore di una specie di sincretismo religioso di grande presa in quel periodo storico e culturale. Il maestro indiano, già accreditato come avatar spirituale in Tommy, contribuisce con testi ed "atmosfera filosofica" ad un album che comprendeva anche un lavoro grafico di Mike McInnerney, in precedenza all'opera proprio su quell'opera. Il disco risulta abbastanza frammentario, essendo concepito non tanto come album da vendere ad un pubblico, ma più come performance artistica multimediale rivolta ad una cerchia relativamente ristretta di interessati. La prima canzone, Pure & Easy, con la sua esortazione alla pace era destinata al progetto Lifehouse e nel brano si sente l'impronta da band -la ritroveremo anche nella raccolta del 74 Odds & Sods- mentre Evolution è un pezzo folk acustico riferito a Ronnie Lane degli Small Faces. Forever's No Time at All è ispirata da una frase di Baba e vi prestano la loro opera anche Billy Nicholls (pure in fase di scrittura) e Caleb Quaye. Il lato "A" si chiude con Let's See Action, un altro brano Who concepito per la voce di Daltrey che diventò un singolo. Girando il vinile, con Time Is Passing proseguiamo sulla stessa falsariga e, rispetto alla versione Who di Odds & Sods, con le registrazioni originali che includono corno francese e diverse parti di basso. Dopo There's a Heartache Following Me, cover di Jim Reeves il cui originale piaceva moltissimo al mentore Baba, troviamo Sheraton Gibson che, con la scusa di parlare di strade da percorrere in solitaria, tratta di spiritualismo. Dopo i tre minuti scarsi di Content tratti da una poesia di Maud Kennedy, la preghiera universale in musica Parvardigar pone fine al disco nel segno dell'elevazione verso il cielo.

Who Cames First, dalle cui vendite venne ricavato un dollaro per copia da devolvere in beneficenza, è un lavoro che risente in modo evidente della sua genesi. Discontinuo, privo di identità, poco coeso e teso alla ricerca di una cifra stilistica diversa dal solito, mostra alcuni sprazzi che riportano a Tommy ed alcuni guizzi del classico chitarrismo di Townshend, ma soprattutto un certo uso degli arrangiamenti che apre uno squarcio su ciò che l'artista aveva in mente di fare col doppio album/progetto multimediale più volte richiamato in precedenza. Tuttavia, non può essere paragonato ai suoi lavori più importanti. La scaletta risente della delusione per il progetto Lifehouse non andato a buon fine e le "integrazioni" a sfondo mistico-religioso sono importanti dal punto di vista storico, restituendoci un'altra polaroid di un periodo in cui musica e spinte verso la trascendenza erano spesso contigue, ma non riescono certo ad avvincere una volta estrapolate dal proprio tempo. Importante come testimonianza parziale di ciò che avrebbe potuto essere e non fu e pur contenendo vari momenti godibili, Who Came First va ricordato più per questo che per effettivi meriti musicali.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
81 su 2 voti [ VOTA]
GIANNI
Mercoledì 5 Gennaio 2022, 12.25.17
2
Bella Rece, a me il disco piace molto, certo si discosta molto dal suono ' Who'', ma e' il suo bello, sicuramenti per superappasionati quale sono io per i loro lavori !!
Lele 12 *DiAnno
Domenica 29 Gennaio 2017, 2.00.27
1
Bel disco, a patto di ascoltarlo per quello che è e non aspettarsi the Who...
INFORMAZIONI
1972
Decca/MCA Records
Rock
Tracklist
1. Pure And Easy
2. Evolution
3. Forever's No Time At All
4. Let's See Action
5. Time Is Passing
6. There's A Heartache Following Me
7. Sheraton Gibson
8. Content
9. Parvardigar
Line Up
Pete Townshend (Voce, Chitarre, Tastiere, Basso, Batteria, Percussioni, Armonica)

Musicisti Ospiti
Ronnie Lane (Voce nella traccia 2)
Billy Nicholls (Voce e chitarra nella traccia 3)
Caleb Quaye (Chitarra, Basso e Percussioni nella traccia 3)
 
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