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Suicidal Tendencies - Suicidal for Life
11/02/2017
( 2470 letture )
Fregarsene di tutto e di tutti è una delle cose che Mike Muir, padre padrone dei Suicidal Tendencies, sa fare meglio. Il portatore di bandana più celebre del metal ha sempre guidato la sua carriera e quella della sua band in modo orgogliosamente controcorrente, rimanendo però sempre coerente con se stesso. Esempio più che lampante di questo atteggiamento è quanto successo nel 1994, anno di uscita del sesto album in studio dei cavalieri del crossover. Suicidal for Life arriva nei negozi a due anni di distanza da The Art of Rebellion un platter di grande successo commerciale che aveva visto i Suicidal virare dalle venature funk del predecessore ad un approccio più vicino all’alternative che all’epoca dominava gli ascolti del pubblico mainstream.
Il timore di perdere l’orgogliosa etichetta di band underground, lontana dal gusto “dei più”, combinato con le pressioni di una label, la Epic, che voleva fargli imboccare la strada del successo planetario, convinse il buon Mike a rispettare gli obblighi contrattuali con un ultimo disco prima di liberarsi dal giogo. Ovviamente lo fece a modo suo, virando nettamente lo stile verso sonorità più complesse e cupe, infarcendo i testi con la sua celeberrima anima polemica, portandola all’estremo con qualche riferimento poco amichevole verso la label tiranna.
Il disco vede il debutto in studio del drummer Jimmy DeGrasso, insieme ai compagni di viaggio ormai stabili Rocky George e Mike Clark alle due asce e il buon Robert Trujillo al basso.

Per essere sicuri che il messaggio arrivasse in modo inequivocabile, senza fraintendimenti, intro esclusa, le prime quattro tracce del disco contengono la parola “fuck” nel titolo. Riprendono in pieno lo stile dei primi capolavori del gruppo mixando in modo perfetto l’irruenza sguaiata dell’hardcore di matrice californiana insieme alla violenza chirurgica del thrash; sul tutto si innesta la voce sgraziata e arrogante di Mike che inneggia alla libertà di pensiero e opinione. Don't Give a Fuck è un esempio perfetto di miscela altamente esplosiva fra un riff che potrebbe andare bene agli Anthrax d’annata e una linea vocale alla Henry Rollins, su cui si innesta il drumming terremotante di De Grasso e il basso gommoso e impertinente di un Trujillo in grandissimo spolvero. La ripetizione ossessiva del refrain in No Fuckn' Problem costruisce un mid-tempo caratterizzato dalla grandissima prova solistica di Rocky George, pronto a ricamare di fino con la sua chitarra; Suicyco Muthafucka parte con un cantato quasi hip-hop e un dissonante tappeto delle chitarre su cui si stampa un riff roccioso che si fa inarrestabile nel ritornello, ancora esemplare il solo dilatato e quasi sognante. Palla a Trujillo, protagonista con il suo basso ronzante di Fucked Up Just Right ancora su un tempo non eccessivamente sostenuto, ma con un impatto decisamente elevato soprattutto grazie all’inesorabile accelerata finale. Finiti i “fuck” si torna sui binari del disco precedente con No Bullshit, che riprende le coordinate alternative senza convincere del tutto; per la lisergica What Else Could I Do sale in cattedra il buon Robert che accompagna tutta la traccia con un lavoro fitto e di grande impatto, guidando con autorevolezza il tempo insieme a De Grasso. Rocky George e Clark si prendono invece lo scettro in What You Need's A Friend costruendo un tappeto ritmico sommato ad un riff disturbante che dà alla canzone un’atmosfera sinistra; si torna su coordinate più tradizionalmente Suicidal con I Wouldn't Mind che non inventa nulla, ma contiene un altro terremotante solo del buon George. Evil con il suo ritornello ossessivo e Love Vs. Lonliness, singolo e traccia più “riflessiva” del lotto ma eccessivamente prolissa, si riportano sulle coordinate stilistiche di The Art of Rebellion concludendo il disco in modo un po’ deludente.

A dimostrazione della situazione di estrema tensione che accompagnò la composizione di Suicidal for Life, Mike sciolse la band subito dopo l’uscita del disco per dedicarsi al funk dei mai abbastanza lodati Infectious Grooves e alla carriera solista come Cyco Miko. Questo platter chiude la porzione più importante della carriera dei Suicidal Tendencies con una sensazione agrodolce: da un lato troviamo un lotto di canzoni che suonano alla grande e in uno stile, a modo suo e seppur imitato da molti, diventato iconico; dall’altro alcuni scivoloni non mancano e in generale l’atmosfera polemica non è “sana” come quella di feroce critica sociale dei dischi precedenti, ma guidata dalla rabbia personale del frontman che forse temeva di perdere il controllo creativo sulla “sua creatura”.
Fortunatamente il vulcanico Muir è tornato sui suoi passi, rimane incazzato come il primo giorno e i titoli di coda devono ancora arrivare, in fondo è Suicidal for Life!



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
78.88 su 9 voti [ VOTA]
Al
Martedì 16 Aprile 2024, 0.47.03
8
Ottimo album, bel groove. Un 80 pieno
tartu71
Venerdì 19 Aprile 2019, 14.19.03
7
riascoltato ora dopo 25 anni! non male le parti di basso da paura
Area
Venerdì 18 Maggio 2018, 16.34.40
6
Il meno riuscito dell'era in cui erano sotto Major e infatti é anche l'ultimo. Non saprei... per me non ci sono pezzi realmente memorabili.
d.r.i.
Lunedì 13 Febbraio 2017, 9.23.09
5
Un gruppo che nelle varie sfaccettature non tradisce mai, una garanzia. 77 mi sembra più che appropriato!
Eagle Nest
Sabato 11 Febbraio 2017, 22.51.11
4
In linea con quanto detto finora... l'ho trovato più piacevole di The Art of Rebellion che mi sembra più stopposo nel complesso.
Kappa
Sabato 11 Febbraio 2017, 22.06.23
3
Disco che anch'io posseggo dall'epoca, ma li seguivo già da prima. Con The Art Of rebellion fecero proprio il grande passo verso qualcosa di decisamente diverso, molto più che col precedente. All'epoca fui spiazzato ma ero anche un ragazzino, ora mi rendo conto di come questa band abbia influenzato un sacco di gente, e non vorrei essere linciato, ma un gruppo come i Limp Bizkit, a partire dalla voce, hanno molto attinto da questi dischi. Comunque i Suicidal hanno sempre dettato legge in qualsiasi loro versione, e ne conto all'incirca 4.
terzo menati
Sabato 11 Febbraio 2017, 14.25.36
2
niente di particolarmente esaltante, un buon disco ma trascurabile, meglio il precedente voto 60
Doom
Sabato 11 Febbraio 2017, 12.05.01
1
Questo lo posseggo dalla sua uscita...Eppure non l'ho mai ascoltato molto...erano altri tempi..c'era il Black che sfornava fuori disconi su disconi e io ero piu dentro quello. Buon album comunque. Dovrei ripassarlo un po' per dare un voto.
INFORMAZIONI
1994
Epic Records
Crossover
Tracklist
1. Invocation
2. Don't Give a Fuck
3. No Fuckn' Problem
4. Suicyco Muthafucka
5. Fucked Up Just Right
6. No Bullshit
7. What Else Could I Do
8. What You Need's a Friend
9. I Wouldn't Mind
10. Depression and Anguish
11. Evil
12. Love Vs. Lonliness
13. Benediction
Line Up
Mike Muir (Voce)
Rocky George (Chitarra solista)
Mike Clark (Chitarra ritmica)
Robert Trujillo (Basso)
Jimmy DeGrasso (Batteria)
 
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