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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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19/02/2017
( 673 letture )
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Ricordate Gary Moat? No? Perfetto, ci pensiamo noi a rinfrescarvi la memoria: il nostro è stato fondatore e batterista degli Heavy Pettin, band hard rock di Glasgow autrice di tre onesti album nei lontani anni 80, che valsero loro tour con band di prestigio quali KISS e Metallica, ma non furono sufficienti a proiettarli nel firmamento del genere. Oggi, a distanza di tanti anni, il nostro ci riprova e, passato dalle bacchette a microfono e chitarra, torna sulle scene con un nuovo progetto denominato Burn Out Wreck: come era preventivabile, il nostro prosegue il discorso iniziato anni fa con la sua band più celebre e propone un hard rock fortemente influenzato dalle band imprescindibili del genere, fra tutti AC/DC e Scorpions; la somiglianza con i primi, in particolare, è rinvenibile proprio nella voce di Gary, che, oltre ad essere sorprendentemente valida e sanguigna, ricorda molto quella del compianto Bon Scott.
Il disco, intitolato Swallow, è aperto proprio da Burn Out Wreck, che mette subito in mostra quanto abbiamo appena detto: si tratta infatti del più classico dei brani hard rock, con un riff che ricorda parecchio lo stile di Rudolf Schenker, una sezione ritmica efficace e compatta e linee vocali che si alternano fra strofe graffianti e ritornello più arioso; se l'originalità non è certamente il piatto forte, va però detto che la traccia funziona davvero benissimo e trascina l'ascoltatore per tutta la sua durata, impreziosita peraltro da assoli di ottima fattura da parte del chitarrista Adrian Dunn. Sulla title-track la band bada ancora più al sodo e confeziona un altro valido mid-tempo basato sulla forza di impatto delle ritmiche, con il singer che, in questo caso, può ricordare non solo Scott, ma anche il buon Blackie Lawless. La traccia però è meno brillante tanto rispetto alla prima, quanto a quella che la segue, la splendida She's the One, dove a salire in cattedra è nuovamente Dunn, che si conferma abile nella ritmica a sostegno di Moat e dotato di ottimo gusto negli assoli. Li ha scelti bene i suoi compagni di avventura il vecchio leone Gary Moat, convenite? Il cantante si fa più graffiante e scanzonato che mai in Pulling It Out, traccia che gioca molto sul controcanto fra lui ed i suoi sodali, con un mix anch'esso non certo nuovo nel mondo della musica, ma ciò nondimeno efficace. Non ci sono particolari variazioni sul tema nel resto dell'album, come ormai avrete intuito: i Burn Out Wreck sono hard rockers fatti, finiti e convinti e giocano tutte le loro carte sulla costruzione di brani dalle ritmiche semplici ed efficaci, ma dagli assoli infuocati: anche Flames, che parte con un delicato arpeggio e sembra ingannare l'ascoltatore, si muove poi su coordinate simili a quelle descritte, seppur non un certo flavour più “rock” e meno “hard”. Meritano comunque una menzione particolare la bella Medusa e la blueseggiante Rocking Man, davvero intrigante.
Il disco di esordio dei Burn Out Wreck è in sostanza un esempio abbastanza lampante di come si possa produrre un valido album senza inventare nulla, ma anzi riciclando sapientemente soluzioni già escogitate da band del passato in modo intelligente. E' innegabile che qui e là vi sia effettivamente la sensazione di un copia-incolla, ma la maggioranza di Swallow regala momenti davvero piacevoli che ci fanno passare sopra all'evidente mancanza di originalità delle composizioni. Nessun capolavoro o disco rivoluzionario, dunque, ma un semplice, godibilissimo disco di valido hard rock.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Burnt Out Wreck 2. Swallow 3. She’s the One 4. Pulling It Out 5. Talk About Love 6. Medusa 7. Flames 8. She’s A Dirty Lover 9. Your Love (Is All I Need) 10. Rocking Man 11. Best Of Your Life
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Line Up
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Gary Moat (Voce, Chitarra) Alex Carmichael (Basso, Cori) Adrian Dunn (Chitarra, Cori) Paul Carnevale (Batteria)
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RECENSIONI |
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