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Wolfheart - Tyhjyys
09/03/2017
( 3702 letture )
Ed eccoci a parlare della terza fatica dei Wolfheart, nati come progetto solista del polistrumentista Tuomas Saukkonen nel 2013, quando ha deciso di interrompere ogni altra sua attività musicale, quali Before the Dawn, Black Sun Aeon, Dawn of Solace, RoutaSielu e The Final Harvest, per concentrarsi esclusivamente sul monicker qui trattato. La coraggiosa scelta non si è rivelata erronea, viste le risposte di critica positiva che hanno coinvolto il primo album Winterborn e sono valse una collaborazione con la Spinefarm Records per la pubblicazione di Shadow World nel 2015 e, conseguentemente, del qui presente Tyhjyys ("vuoto" in finlandese). Cosa aggiungere, se non che l’aspettativa per il terzo album di un progetto che è apparso sempre al di sopra della media, è altissima? Non ci resta che scoprire cosa ha tenuto in serbo per noi il polistrumentista finlandese, avvalendosi per la prima volta di una band intera nelle registrazioni, con l’ingresso in sezione ritmica di Lauri Silvonen e Joonas Kauppinen e il collega di lunga data, già guest nei precedenti album, Mika Lammassaari.

L’attacco di Shores of the Lake Simpele è una bomba. Dall’arpeggio acustico che lascia presagire sin dall’inizio una produzione molto più che buona, si passa ad un incedere più melodic-death su cui dei cori perfettamente centrati e linee di chitarra non eccessivamente complesse ma di grande effetto, rendono il brano un’azzeccatissima presentazione del disco. Boneyard mette subito le cose in chiaro: i Wolfheart sono stati spesso etichettati come band melodic death ma non hanno nulla a cui spartire con quelle band moderne che propendono per la melodia a scapito del death. Anzi, qui troviamo profonde svisate anche al folk ed al black metal, in un connubio che non sarà innovativo o clamorosamente spiazzante, ma che funziona alla grandissima. Il growl di Tuomas è possente, la voce che ci si aspetterebbe di sentire su ogni band che si etichetta in questo genere musicale a cavallo tra il death ed il black. Le linee di chitarra sono taglienti e catchy, senza mai lesinare sull’incedere brutale, né ammorbidirsi eccessivamente nei solisti. Come dimostrato da World on Fire e The Flood, un grande plauso è necessario anche per la coppia ritmica formata da Lauri Silvonen e Joonas Kauppinen, il primo sempre pronto a dare profondità al sound, il secondo che incalza come un forsennato sulle pelli. Anthemica e terremotante, Call of the Winter si dimostra uno dei brani più coinvolgenti del lotto e mette in mostra una band affiatata che segue, senza alcuna remora, il condottiero e frontman nel suo percorso artistico. Ascoltando brani del genere, come anche la successiva Dead White o la conclusiva title-track, si giustifica pienamente la scelta di Tuomas di chiudere ogni altra attività musicale per concentrarsi esclusivamente sui Wolfheart, dimostrando di avere la capacità e la qualità di porre tutto se stesso in questo progetto, regalandoci un lavoro che probabilmente riuscirà a soddisfare tutti gli appassionati degli altri progetti dell’artista finlandese.

Il disco è un centro pieno, l’ennesimo nella carriera di una band che mantiene le sue produzioni su livelli ottimi. La qualità compositiva di Tuomas Saukkonen è indubbia, nonostante il genere musicale proposto sia derivativo e risenta delle migliaia di produzioni che sono state pubblicate negli ultimi vent’anni. Nonostante questo, il melodic death spruzzato di black che propongono i Wolfheart, è godibile, apprezzabile e supera di gran lunga la media attuale delle pubblicazioni nel genere. Se siete appassionati di quel genere ibrido che strizza l’occhio ai mostri sacri del melodic death, del black e anche a qualcosetta di viking, Tyhjyys è un album che vi farà godere, poiché è una piccola gemma che riesce a spiccare nel marasma delle pubblicazioni moderne. Sicuramente una delle migliori realtà odierne del genere insieme a Be’lakor ed Insomnium. Fatelo vostro e non ve ne pentirete.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
87.6 su 5 voti [ VOTA]
Todbringer83
Martedì 30 Maggio 2017, 16.59.48
5
In punti a suo favore sono la produzione cristallna ed il growl penetrante che trasuda freddo e ghiaccio ad ogni tonalità. Per il resto è la solita roba trita e ritrita che ascolti un paio di mesi e poi dimentichi. Credo che la valutazione del recensore sia un tantino troppo elevata, ma resta esclusivamente un mio parere personale. Voto :70
baffo
Venerdì 21 Aprile 2017, 23.42.53
4
@Monky: quanto avresti dato come voto all'album precedente dei Wolfheart(Shadow World)?
Le Marquis de Fremont
Martedì 21 Marzo 2017, 13.50.43
3
Molto, molto bello. L'ho ascoltato con un po' di ritardo sull'uscita (il Vinitaly è imminente...) ma conferma in pieno quanto di buono hanno fatto sentire con i precedenti album. Innanzitutto il songwriting è veramente azzeccato e dimostra una grande quantità di idee. Poi eseguono il tutto con grande precisione e donano pathos a tutti i brani. Non saprei quale brano segnalare come migliore, forse Call of the Winter si eleva sopra una media comunque altissima. Al momento, la migliore uscita del 2017. Chapeau et au revoir.
Doom
Lunedì 13 Marzo 2017, 20.48.03
2
Lo ascolterò con attenzione, dato che in questo periodo sto consumando l'ultimo dei conterranei MORS PRINCIPIUM EST e mi stà piacendo un botto...anzi di più Molto curioso..
Tatore77
Lunedì 13 Marzo 2017, 20.15.01
1
Ascoltato circa metà album e non sembra male.
INFORMAZIONI
2017
Spinefarm Records
Melodic Death
Tracklist
1. Shores of the Lake Simpele
2. Boneyard
3. World on Fire
4. The Flood
5. The Rift
6. Call of the Winter
7. Dead White
8. Tyhjyys
Line Up
Tuomas Saukkonen (Voce, Chitarra)
Mika Lammassaari (Chitarra)
Lauri Silvonen (Basso)
Joonas Kauppinen (Batteria)
 
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