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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Hanging Garden - Inherit the Eden
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18/03/2017
( 1136 letture )
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Among this dying scene I try to pull together Scattered beauty, Shards of life The waning ruins of mankind
Se si parla di Finlandia non possono non saltare subito alla mente quei paesaggi nordici e incantati che destano fascino e senso di bellezza, nonché di quiete; oltre a ciò, se si è avvezzi a un certo panorama musicale quando si parla di Finlandia non si può non pensare a gruppi come Swallow the Sun o altri che, chi con maggior vigore chi con tinte più tenue, hanno dipinto con la propria musica una terra incantevole eppure selvaggia e tiranna. Anche gli Hanging Garden si fanno portavoce di questa frangia del metal, che con la carica emotiva del doom ed evocativi passaggi acustici e più orchestrali, tratteggiano un panorama musicale tutt'altro che esaurito: la band finlandese, infatti, mescolando l'inquietudine del doom alla malinconia del gothic meno romantico, elabora Inherit the Eden. Disco che svela con il percorrere le otto tracce uno dei lati più oscuri della natura umana del rapporto egoistico e distruttivo che l'uomo instaura con ciò che lo circonda.
Premuto il tasto play comunque è facile notare una certa vicinanza nelle atmosfere ricreate musicalmente a quelle degli Swallow the Sun, ma procedendo con gli ascolti risulta chiaro come gli Hanging Garden se ne allontanino per trovare un proprio sentiero, prendendo moderatamente le distanze da quel doom fatto di costernazione e di tormento, per lasciare invece più spazio alla malinconia e ad un sound più sognante. Merito di ciò è sicuramente l'apporto delle tastiere che rimangono sempre in prima linea senza però essere mai invadenti e limitandosi a donare una sensazione di sospensione, laddove le convincenti harsh vocals di Ari Nieminen ci fanno invece ritornare in un contesto più aggressivo e tormentato, mentre le chitarre continuano senza requie ad intessere arabeschi melodici sull'impianto ritmico. I tempi dilatati e la lunga struttura delle canzoni permettano il completo svolgimento della narrazione musicale, non priva di variazioni. Perché se è vero che la melodia fa da padrona nel sound degli Hanging Garden e in brani come Sleep of Ages o i due intermezzi strumentali (in particolare Stillborn che priva di testo cantato non manca di una sua poesia interna), il disco non lascia da parte nemmeno frammenti più dinamici come Shards of Life o più inquieti con The Mourners Plain o ancora delle highlights come Paper Doves, uno dei brani meglio riusciti dell'album.
Dunque Inherit The Eden risente del fatto di essere un esordio con qualche soluzione più scontata e non del tutto originale, nondimeno è uno di quei dischi che si pone nell'esatta metà non essendo né troppo cupo ma nemmeno troppo romantico o raffinato. Perciò potrà appassionare sia chi si avvicina per la prima volta al doom per la facile fruizione delle canzoni -benché la struttura e la lunghezza dei brani possano far credere il contrario- e per le sue atmosfere melodiche e non claustrofobiche tipiche del doom più estremo. Ma è un disco che potrà essere apprezzato anche da chi ha navigato per più tempo nelle fredde e inquiete acque del doom più melodico e che ha ancora una volta voglia di ascoltare il richiamo ancestrale di questo scenario.
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Che caso, recuperato stamattina. Piacevole! Un gruppo che per me poi ha virato su lidi più soft perdendo verve. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sleep of Ages 2. As the Circle Fades 3. Ethereal Passing 4. Shards of Life 5. Paper Doves 6. Stillborn 7. The Mourners Plain 8. Fall Into Tehom
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Line Up
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Ari Nieminen (Voce) Mikko Kolari (Chitarra) Saku Manninen (Chitarra) Matti Reinola (Tastiera, Basso) Janne Jukarainen (Batteria)
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RECENSIONI |
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