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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Morbid Flesh - Rites of the Mangled
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29/03/2017
( 1419 letture )
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Verrebbe da definirla “thrash n’death” la nuova fatica discografica degli spagnoli Morbid Flesh. Risulta palese fin dal primo ascolto l’attitudine che anima la loro musica, fatta da una commistione sottile e raffinata tra più generi estremi. Lo sposalizio più evidente, che accompagna l’album nella sua interezza, è indubbiamente quello tra il death e il thrash, ammiccando di tanto in tanto pure alla tradizione melodic. Non si perde per strada però, questo Rites of the Mangled, la cui bussola rimane sempre ben puntata sul genere che la fa da padrone: un death marcio di vecchia fattura. Nello specifico, la corrente stilistica alla quale i Nostri si rifanno è quella svedese dei primi anni ‘90.
La prima cosa a colpire è l’indicibile laidezza della copertina, sozza e indecente al punto tale da creare un vero ribrezzo. Essa raffigura quelle che potrebbero apparire come delle gigantesche larve dall’aspetto fortemente antropomorfo, intente a banchettare nell’oscurità di un’umida cavità sotterranea. Ovunque, naturalmente, lo schifo immondo. Non basta certo questo a fornire garanzia di qualità al seguente prodotto death, ma sicuramente come punto di partenza è più che ottimo. Procedendo così con la questione fondamentale, ovvero l’ascolto, possiamo affermare con assoluta certezza che le premesse vengono tutte confermate: il suono indecente e il growl potente che lo accompagna permettono all’ascoltatore di addentrarsi in un labirinto sonoro abitato da migliaia di organismi molli e striscianti. Ogni traccia denota una forte vena compositiva, tanto diversi e numerosi sono gli elementi che via via si susseguono. L’ascolto diventa così un’esperienza variegata, mai ripetitiva o scontata. Come già accennato, ritornano frequentissimi i richiami musicali al thrash, fatti di riff veloci supportati da un drumming ispirato e strepitosamente ricco. Sì, perché davvero poche persone sembrano essere a loro agio tanto quanto Mitchfinder General seduto alla sua batteria. Fantastico l’utilizzo che fa quest’ultimo del set di piatti di cui dispone, i quali sembrano frantumarsi ogni volta che si ritrovano la bacchetta lanciata contro. La bravura di ogni singolo musicista è però ben equiparata a quella dei suoi colleghi, creando un forte senso di bilanciamento sonoro davvero denso: tantissimi riff si susseguono l’uno dopo l’altro, trascinando con sé ripetuti cambi di tempo anche radicali: si passa quasi senza preavviso da ritmi maestosi e granitici a vere e proprie cavalcate melodiche a base di note alte e rullante a mille. Le chitarre si mostrano al meglio della loro forma soprattutto in tracce come Feeding Mallows e Evil Behind You: tra arpeggi discordanti e parti solistiche le due sei corde dimostrano di essere tanto malvagie quanto tecnicamente abili e desiderose di arricchire, con il loro operato, la resa finale dell’album.
Va però specificato il fatto che Rites of the Mangled non è mai un lavoro violentissimo, è dunque sconsigliato a tutti coloro che siano in cerca di un death arrabbiato e furioso che si avvicini magari al grindcore. Risulta invece rivolto a chi abbia voglia di stare ad ascoltare quaranta minuti di death metal sporco e andato a male. L'album è in grado di farsi apprezzare già da un primo sommario ascolto, essendo il suo suono originale ma pur sempre diretto e desideroso di fare breccia immediata nell'ascoltatore. Progettato e costruito in maniera ineccepibile, merita una degna approvazione.
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Io invece in certi momenti l'ho percepito un po' frenato, come se mancasse quella furia esplosiva di cui in alcuni casi avrebbe avuto bisogno. Buon disco, concordo sulla prova del batterista, davvero ben fatta, però gli manca qualcosa e mi mantengo su un 7 pieno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Circle Cursed 2. Burn the Entrails 3. Banished to Oblivion 4. Heretics Hammer 5. Feeding Mallows 6. Incantation 7. Evil Behind You
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Line Up
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Vali (Voce) Gusi (Voce, Chitarra, Batteria) C. (Chitarra) Makeda (Basso) Mitchfinder General (Batteria)
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RECENSIONI |
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