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Fen - Winter
11/04/2017
( 2896 letture )
Portatori di una proposta assimilabile, per certi versi, ad un post black a carattere atmosferico intriso di influenze post rock, di certo gli inglesi Fen non saranno passati inosservati agli occhi di chiunque abbia un certo interesse in tal genere. La formazione di Albione ha del resto dimostrato, sin dal promettente esordio The Malediction Fields, di saper esplorare tanto con perizia quanto con una sempre inequivocabile impronta personale un amalgama sonoro che risulta, in questa temperie, spesso stancamente riproposto mediante soluzioni abusate e ben poco efficaci. Con Winter inoltre i nostri mettono programmaticamente in atto, servendosi della semantica che gli è propria, un genuino ritorno alle origini, inteso come riappropriazione di quell’atmosfera tipica delle paludi inglesi, rievocata dal monicker stesso della combo mediante un’opera suddivisa in sei atti. Tale ripartizione è tuttavia soltanto formale dal momento che le tracce confluiscono l’una nell’altra senza soluzione di continuità. Del resto l’intento della band, come si evince da quanto affermato dal frontman The Watcher, è accompagnare l’ascoltatore in un viaggio verso santità e redenzione attraverso una via dolorosa intrisa di mistero, allusioni e segni rimandanti ad un’oscurità atavica ed indecifrabile nonché perennemente permeata da una melanconia ormai trasfigurata dal velo di un passato antico e lontano.

Un tremolo arioso e incessantemente riverberante dischiude la prima stazione del cammino, Winter I (Pathway), successivamente arricchito da una sezione arpeggiata, sullo sfondo della quale si staglia un suggestivo intreccio corale, cui fa seguito un riffing a tratti dissonante costituente l’ossatura di fondo del brano. Quest’ultimo è dinamicamente sospeso – così come il resto del platter- tra aprichi indugi acustici e sezioni più prettamente black, pervase da un feeling quasi progressive. La successiva Winter II (Penance) , appare volta a trasporre e, al contempo, esorcizzare quel peculiare malessere legato all’angoscia albergante nell’animo dell’uomo incapace di scorgere dinanzi a sé null’altro che un futuro prossimo desolato ed opprimente. Un simile intento è conseguito mediante l’utilizzo di metriche maggiormente serrate, rincorse da tremolo dal tenore solenne ed evocativo. A spiccare sono inoltre le prodezze intraprese dalle quattro corde Grungyn, intraprendenti arabeschi arditi e cristallini, valorizzati da una produzione d’eccezione affidata a Jaime Gomez Arellano -noto per l’ottimo lavoro svolto per band quali Ulver, Primordial, Solstafir. In Winter III (Fear) la verve più propriamente post metal e post black dei Fen prende il sopravvento, dando luogo ad una traccia drammatica, sostenuta da una linea vocale incredibilmente versatile, in grado di spaziare tra le tonalità emotive qui evocate. Winter IV (Interment) , traccia indubbiamente più eterogenea e sorprendente dell’album, sebbene dischiusa da un’atmosfera diafana e post rockeggiante, presta il fianco a frangenti in cui ad impossessarsi della partitura è un’anima ora vagamente doom ora pervasa da sferzanti blast beat. In Winter V (Death) il songwriting si fa maggiormente ardito, arrivando a proporre a brevi intervalli aspre dissonanze e pennellate impressionistiche dall’afflato shoegaze. Nonostante tutto ciò possa indurre smarrimento e la fastidiosa impressione che ci si trovi dinanzi ad un maldestro tentativo di far collabire sequenze eccessivamente eterogenee, una buona dose di ascolti è sufficiente a ricondurre ad unità quelle che potrebbero sembrare stridenti contraddizioni. Winter VI (Sight) conclude Winter restituendoci una struttura più lineare dando ampio spazio ad una lunga ouverture atmosferica dominata da chitarre acustiche e synth diafani progressivamente cannibalizzati da una chiusa ammiccante al blackgaze. Essa è inoltre impreziosita dalla commistione tra le vocals in pulito di The Watcher e Grungyn, sospinte in un canto dall’impatto emotivo annichilente.

In ultima analisi, Winter, pur essendo un prodotto di ardua fruizione, anche solo per il minutaggio piuttosto imponente, risulta essere il vessillo delle bravura ed esperienza di una formazione giunta alla propria più piena maturità artistica che, pur facendo proprie formule oramai collaudate, si mostra in grado di veicolarle con enorme personalità e consapevolezza. Sebbene dunque l’ultima fatica dei Fen si configuri come un album destinato soltanto agli ascoltatori più pazienti e motivati, rappresenta ragionevolmente una delle release più interessanti e stimolanti di questa primavera.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
77.66 su 6 voti [ VOTA]
Tatore
Venerdì 2 Febbraio 2018, 10.14.39
17
Io trovo che questo album sia proprio un gran bel viaggio
Todbringer83
Venerdì 2 Febbraio 2018, 9.28.26
16
@entropy oltre alle già citate band ti consiglio vivamente gli austriaci Ellende. Poi potresti dare un ascolto ai tedeschi Heretoir agli americani Panopticon, agli scozzesi Saor e allo stesso progetto parallelo neonato di The Watcher i Fellwarden (molto più epici) rispetto ai Fen
Todbringer83
Venerdì 2 Febbraio 2018, 9.18.22
15
Per comprenderne la reale essenza e la totale bellezza, questo lavoro va ascoltato con i testi alla mano. Poetico e filosofico, introspettivo ed esistenzialista, davvero un songwriting di alto livello. Certo la lunghezza dell'opera aiuta poco la sua scorrevolezza e rende l'ascolto ostico, ma una volta che si si immedesima e ci si lascia trasportare da queste note, ci si apre un mondo di sublime bellezza. Winter I, Winter IV e Winter V i capolavori a mio avviso. Credo che alla distanza questo capitolo risulterà essere il fondamentale in assoluto per la band albionica. Chapeau! 85
Le Marquis de Fremont
Giovedì 13 Aprile 2017, 13.48.48
14
Aspetto sempre questo tipo di uscite che si confermano ogni volta molto interessanti. Così è anche per questo disco dei Fen, all'altezza delle loro precedenti uscite. Il format rendo poi tutto molto più intenso e coinvolgente. Sanno fare una musica che mi affascina sempre. Una delle migliori uscite, fino ad ora, assieme con Tyhjyys dei Wolfheart. Au revoir.
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 12.41.43
13
@entropy Si diciamo che gli alcest dopo i primi lavori della parte black si sono depurati tantissimo ma comunque è presente in alcune sonorità, riff e scelte compositive in genere... Vai sugli harakiri comunque e non te ne pentirai assolutamente, pazzeschi... senti pezzi come thanatos, calling the rain, the traces we leave, my bones to the sea, parting, jhator, from yesterday to ashes, drown in my nihilism... ma di loro veramente adoro ogni singolo brano... comunque fammi sapere cosa ne pensi di ciò che ascolterai di quanto ti ho suggerito!
entropy
Mercoledì 12 Aprile 2017, 12.16.56
12
Vi ringrazio tutti per i consigli.. e mi sa che comincio dagli harakiri (ispirato anche da nome e copertina. Per gli alcest.. purtroppo tra tutti quelli che mi avete consigliato sono gli unici che già conoscevo.. (proprio con souvenirs mi pare) ma non mi erano piaciuti molto, ed in ogni caso non ricordo nulla di black.. anzi li associai più a roba tipo anathema. Cmq a sto punto provo a dargli un altro ascolto!
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 11.08.28
11
@entropy ah e non ti ho nominato gli agalloch perchè non sono esattamente black... sono un misto di black e doom atmosferico con sicuramente però anche influenze post, ascolta anche loro diciamo dopo alcest e harakiri
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 11.05.44
10
@Nattleite, ho suggerito anche quelli infatti, gli alcest anzi glieli ho appena messi al primo posto di quelli da sentire ahahahah
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 11.00.48
9
@entropy allora i primi che devi sentire sono gli Alcest (dal primo full lenght però perche i primi demo ed EP sono quasi puramente black), in cui è fortissima la presenza post/shoegaze. Poi direi Harakiri for the Sky (i miei preferiti in assoluto) che hanno aperture post ariose e melodiche spettacolari. Poi Anomalie e Thranenkind, anch'essi molto molto bravi nell'inserire in maniera "fluida" nelle loro canzoni delle parti puramente post. Gli agrypnie hanno una vena più progressive che post se riesco a farmi capire, deafheaven e ghost bath a me non piacciono perchè le voci sono sempre ovattate e messe troppo in sottofondo per ora te li sconsiglio (anche se magari tu puoi gradire appunto perche parliamo delle tipiche voci scream del black). Lantlos nei primi due cd sono più tendenti al black, nei secondi e ultimi due cd invece diventa preponderante un post in chiave rock, prova magari a sentire prima gli ultimi lavori. Karg, Seagrave (quelli austriaci il cui cd è stabwound eh, hanno degli omonimi), Numenorean e totalselfhatred mettono più in risalto la parte black, ma una volta "riabituato" il tuo orecchio credo possano piacerti da morire anch'essi. Spero di essere stato utile ed esauriente e non aver scritto troppe sciocchezze ahahahahah
Alekos
Mercoledì 12 Aprile 2017, 10.54.17
8
Concordo con Kenos e Ian Hus, album assolutamente valido, ma a cui manca quella scintilla necessaria a brillare davvero... trattasi forse di assenza di innovazione, mancanza di effetto sorpresa, oppure effettiva stasi compositiva, ma di fatto i Fen 2017 mostrano più mestiere che passione... la speranza è che a questo inverno possa succedere una nuova primavera...
Nattleite
Mercoledì 12 Aprile 2017, 10.46.20
7
@Entropy: A mio avviso, oltre a ciò che ti hanno suggerito, potrebbero interessarti anche i lavori degli Alcest, in particolar modo Souvenirs D'un Autre Monde.
entropy
Mercoledì 12 Aprile 2017, 10.35.56
6
@Giorgio ok grazie. allora visto che sei così disponibile mi indichi tra quelli che hai citato, quelli dove è un po' più propenderante il post? (meglio partire da cose più vicine ai miei gusti)
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 10.13.52
5
ah e ultimi che mi vengono in mente sono gli an autumn for crippled children
Giorgio
Mercoledì 12 Aprile 2017, 10.12.06
4
@entropy guarda gruppi che fondono black metal e post di questi tempi ce ne sono assai, alcuni in maniera più preponderante sul black, alcuni più sul post. Quindi possono comunque suonare molto "diversi" tra loro... io apprezzo moltissimo Harakiri for the Sky, Anomalie, Karg, Seagrave (guarda caso sono tutti austriaci e girano intorno alle stesse figure), alcest, Numenorean (sulla copertina del loro cd su questa webzine è scoppiato un caso!), thranenkind e totalselfhatred. Poi prova ad ascoltare anche agrypnie, lantlos, deafheaven, ghost bath...
Kenos
Martedì 11 Aprile 2017, 23.21.02
3
Loro mi piacciono e per me il picco resta l'ottimo Epoch: il più nebbioso, sognante e suggestivo. Dopo sono rimasti fedeli al loro stile, magari incattivendosi, ma senza stravolgersi di una virgola. Stranamente avevo aspettative più alte per questa nuova uscita, ma mi sono ritrovato ad apprezzarlo allo stesso modo dei precedenti, quindi sono leggermente deluso. Forse lo avevano hypato un po' troppo. O forse stavolta hanno esagerato col minutaggio; l'esecuzione è sempre impeccabile (fredda?) ma un filo di sintesi in più non guasterebbe...
entropy
Martedì 11 Aprile 2017, 20.24.26
2
Amo il post rock e il post metal (isis per capirci). Ho smesso da tempo di seguire invece il black metal. Però quando ho letto di questa "fusione" di generi mi sono subito incuriosito e ho comprato quest'allbum. Che dire, per quanto mi riguarda ha risposto alle mie aspettative, ostico ma affascinante. Anche se non sono certo che le due anime (black e post) siano perfettamente amalgamate. Cmq davvero interessante. Ma leggendo la recensione mi par di capire che tale commistione non sia nulla di nuovo o origianle. Per tanto mi chiedevo: chi sono altri gruppi che si cimentano in questo tipo di black postmetal?
Ian Hus
Martedì 11 Aprile 2017, 19.42.19
1
Tanto perfetto quanto poco coinvolgente
INFORMAZIONI
2017
Code666 Records
Black
Tracklist
1. Winter I (Pathway)
2. Winter II (Penance)
3. Winter III (Fear)
4. Winter IV (Interment)
5. Winter V (Death)
6. Winter VI (Sight)
Line Up
The Watcher (Voce, Chitarra)
Grungyn (Basso, Voce)
Havenless (Batteria)
 
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