|
21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
|
|
|
26/04/2017
( 2047 letture )
|
A dispetto dello scorrere inesorabile del tempo e dell’imporsi di nuove e più moderne tendenze, ci sono approcci musicali che, per quanto stilisticamente superati, sembrano comunque voler sopravvivere a tutto ed a tutti. Nella fattispecie, ci riferiamo a quel power/epic di manoweriana memoria, che ha ormai parecchi lustri di onorato servizio sulle spalle e che viene pervicacemente riproposto dai Majesty ad ogni loro nuova uscita. Cominciata la carriera nel 1998 e passati attraverso una breve parentesi col moniker Metalforce, i Majesty tornano alla ribalta con un nuovo album intitolato Rebels che, fin dalla copertina, conferma in pieno tutti i loro pregi ed i loro difetti. Ciò sia in termini di pacchianeria, che di efficacia di certe scelte pur all’interno del recinto del genere.
Preso allora atto dell’utilizzo di una cover che avrebbe avuto maggior senso stilistico se ottenuta con metodi tradizionali e non digitali, Rebels mostra una band più che fedele alla linea, ma un po’ più in palla rispetto all’insipido Generation Steel. Se la formula utilizzata, quella del power/epic più tamarro ed autoreferenziale, è decisamente asfittica, è anche vero che al netto di una caduta di stile davvero clamorosa che citeremo in seguito, Rebels contiene quattro o cinque canzoni con dei ritornelli che gli appassionati del genere non potranno fare a meno di cantare a squarciagola durante i concerti. Una produzione “pompata”, ma non in modo eccessivo e comunque coerente con la musica contenuta nell’album (registrazione effettuata in proprio; mix e mastering di Frederik Nordsträm), esalta brani a base di testi sulla fratellanza metallica ed autoesaltazione da live-set, tra i quali spiccano il singolo apripista Die Like Kings, ma soprattutto le esaltanti e facilone YOLO HM, Fireheart ed Iron Hill. Tutto questo, almeno, tralasciando dei testi che fanno sorridere più di una volta, ma che sono parte integrante del pacchetto Majesty. Dignitoso il resto, con i Manowar ad aleggiare come di consueto sulla scrittura e sugli arrangiamenti -Rebels of Our Time, ad esempio, sembra presa di peso da uno qualunque dei loro album, ma non è certo una novità- e relativamente inusuali incursioni nel power un po’ più moderno. Note dolenti la deboluccia The Final War, comunque non pessima, ma soprattutto l’inqualificabile Across the Lightning. Ballad dall’arrangiamento completamente avulso dal contesto, si tratta di una smaccata concessione alla facile presa sul pubblico durante i concerti (più del solito) appena rinforzata da un blando arrangiamento similmetallico. Il tutto a confezionare una canzoncina che, una volta spogliata della camicetta heavy di cui sopra, sembra un brano da classifica buono per lo show del sabato sera della rete generalista di turno. Con tanto di tastierine da ballo della cena nuziale paesana. Peccato, perché il resto, pur senza picchi, è godibile una volta calatisi nel contesto della proposta.
Con Rebels, il mastermind Tarek “Metal Son” Maghary ha ancora una volta condotto con convinzione la barca dei Majesty nelle tranquille e conosciute acque del power tronfio e pacchiano. Quelle che meglio conosce e ben coadiuvato nella navigazione dai suoi marinai. Evitando di esplorare qualunque rotta non segnata sulle sue carte anche per brevissimi tratti, rifugiandosi come sempre in una sfilza di cliché, ma riuscendo stavolta ad evitare relativamente bene le secche che il genere inevitabilmente produce. Non un solo momento di imprevedibilità, tanto copia-incolla dal gruppo che è la fonte d’ispirazione principale e da altre band più power e meno epic, ma anche la capacità di farlo sufficientemente bene da comunicare chiaramente un’ottima professionalità e soprattutto la genuina passione per ciò che si suona. Album intrinsecamente destinato ad essere dimenticato in fretta, una volta uscito un altro prodotto di settore altrettanto valido e ad essere in ogni caso soppiantato dal loro prossimo lavoro, Rebels diverte nel complesso ed è ben suonato. Il massimo che si può chiedere ad un prodotto firmato Majesty.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Il dovere è dovere |
|
|
|
|
|
|
2
|
Incuriosito sono andato ad ascoltare Across the Lightning, ma @Raven sei riuscito ad ascoltarla tutta? Un gruppo che appartiene al genere metal e fa sta ciofeca dovrebbe essere radiato, è dal "tempo delle mele" che non sento tanta insulsa melassa. |
|
|
|
|
|
|
1
|
disco simpatico ad ascoltabile, però i rimandi ai capisaldi del genere sono sempre evidenti. Voto 65 |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Path to Freedom 2. Die Like Kings 3. Rebels of Our Time 4. YOLO HM 5. The Final War 6. Across the Lightning 7. Fireheart 8. Iron Hill 9. Heroes in the Night 10. Running for Salvation 11. Fighting till the End
|
|
Line Up
|
Tarek “Metal Son” Maghary (Voce, Tastiere) Tristan Visser (Chitarre) Robin Hadamovsky (Chitarre) Alex Voß (Basso) Jan Raddatz (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|