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Anewrage - Life-Related Symptoms
27/04/2017
( 1648 letture )
Allora. Andiamo con ordine perché le idee qui sono tante, e le informazioni che contiene quest’album pure. Album del genere rischiano sempre di non essere compresi appieno nemmeno dopo svariati ascolti. Gli Anewrage sono una delle realtà più talentuose della nostra beneamata penisola e provengono da Milano, una città che brulica di band valide ed autorevoli, a dispetto delle critiche gratuite che vengono lanciate spesso e volentieri alla scena italiana. Anzi, se volessimo prendere un altro gruppo italiano come punto riferimento per dare un’idea del tipo di musica suonata dai nostri, sarebbero proprio i connazionali Destrage, che oltre a provenire pure loro da Milano hanno un monicker e un approccio similare.

Difatti questi Anewrage, a dispetto del nome incurante della grammatica, si distinguono per professionalità portando nel genere elementi innovativi ed originali, discorso analogo si può fare per i sopracitati Destrage. Di sicuro ciò non fa male ad un genere come il metal, che in molti ambiti necessita di continuo mutamento onde evitare la monotonia e la stagnazione dal punto di vista creativo. A distanza di tre anni dal già convincente debutto la band cerca di bissare il successo dando alle stampe un nuovo album fresco ed energico, apportando già qualche lieve mutamento dal punto di vista stilistico pur mantenendo inalterati tutti gli elementi principali che avevano fatto la fortuna del loro esordio, compresi i ritornelli super catchy e la ricerca della melodia accattivante, cosa che già si sa, non farà la felicità di tutti.
Anzi, al fine di risparmiare tempo, mettiamo subito le cose in chiaro: agli ascoltatori che hanno apprezzato i generi più alternativi del metal usciti nelle ultime due decadi probabilmente quello che sentiranno piacerà molti, chi trova più affinità nel metal di stampo classico e ripudia tutto ciò che si sposta minimamente dai canoni tradizionali, potrebbe comunque trovarci qualcosa di interessante. Questo perché mentre il primo lavoro era catalogabile come un alternative metal fortemente condizionato dal metalcore, questo abbraccia molte più influenze, e tra queste ne possiede alcune con un forte retrogusto anni ‘80. Nel precedente le chitarre dominavano con i loro riff tecnici e funambolici mentre il cantante Axel faceva la voce grossa, è proprio il caso di dirlo, sfoggiando tutto il suo vasto repertorio oscillando tra sfuriate agressive e parti melodiche, ma anche qui questi elementi sono sempre in primo piano, dando però più spazio alla sperimentazione in molti frangenti.
Senza dilungarsi troppo in una track by track con prolissità annesse, il lavoro si divide in due parti, la prima maggiormente ritmata mentre la seconda più sperimentale, con un breve intermezzo Life is You che sembra messo apposta per sancire questa divisione. Anche in questo lavoro veniamo deliziati con cambi di tempo e stacchi che già erano presenti in alcuni episodi del debutto, un esempio è Dancefloor che alterna parti hard rock a momenti più riflessivi e rallentati. Non mancano le tracce più tirate, come le rockeggianti Upside Down e My Worst Friend oppure l’aggressiva Evolution Circle, che oltre ad essere uno degli episodi più convincenti di tutto il lavoro aggiunge perfettamente influenze funk ad un suono tipicamente metal, con un cantato grattato che in alcuni tratti sfocia quasi nello scream. Funk che sarà presente anche in The 21st Century, dove irrompe anche un ritornello catchy che più catchy non si può, ma che è solo una delle molteplici influenze presenti nel pattern, così come l’indie rock in Outside. Anche in questo tripudio di stili diversi non mancano canzoni atipiche come una Clockwork Therapy dalle forti tinte dark.

In sostanza, in una primavera già piena di uscite interessanti, cosa dire alla fine di quest’ultima release? A voler fare un confronto con i Destrage ancora non si arriva ai livelli della band fondata nel 2005, ma è lapalissiano che in due soli episodi discografici i nostri sono già risuciti a sfornare due lavori maturi e senza sbavature, mentre nella maggior parte dei casi una band nei primissimi periodi propone una musica acerba e ancora da rifinire. Sicuramente c’è una certa curiosità in merito a cosa ci riserveranno i nostri in futuro, soprattutto visto quanta carne al fuoco è stata aggiunta tra un lavoro e l’altro. In attesa quindi di vedere la direzione che prenderà con il prossimo prodotto possiamo già dire con certezza che finora la band non ha sbagliato un colpo, mettendo sul mercato due prodotti solidi e convincenti, di facile presa ma mai banali viste le componenti progressive sfoderate dalle abili mani dei chitarristi. Quindi per ora non vincono la sfida tra band della rabbia, ma rispetto al debutto sono riusciti a migliorare ancora, aggiungendo elementi senza togliere nulla, e se queste sono le premesse per il futuro è molto probabile che riescano a raggiungere vette compositive ancora più alte, il tutto divertendosi mentre lo fanno. Cosa si può volere di più?



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
78 su 1 voti [ VOTA]
deris
Sabato 29 Aprile 2017, 7.35.22
2
ammazza che bravi
enrico86
Giovedì 27 Aprile 2017, 12.50.23
1
recensione che perfettamente esaustiva: ho sentito il disco e i rimandi agli ultimi destrage ci sono eccome, ma questpo non è certo un difetto. Gran bella realtà questi ragazzi
INFORMAZIONI
2017
Scarlet Records
Alternative Metal
Tracklist
1. Upside Down
2. My Worst Friend
3. Dancefloor
4. Tomorrow
5. Evolution Circle
6. Floating Man
7. The 21st Century
8. Life Is You
9. Outside
10. All The Way
11. Insight
12. Clockwork Therapy
13. Wolves And Sirens
Line Up
Axel Capurro (Voce)
Manuel Sanfilippo (Chitarra)
Sime (Basso)
Alessandro Ferrarese (Batteria)
 
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