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Perigeo - Non è Poi Così Lontano
13/05/2017
( 2264 letture )
Arriva sempre, per un gruppo che ha prodotto un grande disco, il momento di interfacciarsi con il suo seguito. La storia ci ha mostrato sia come replicare grandi miracoli, sia come scivolare paurosamente. Nel caso di alcuni gruppi appartenenti al filone progressive rock italiano (fermo restando che i Perigeo fossero borderline all'interno di questa stessa corrente) vi era un fattore in più da non poter assolutamente trascurare: parliamo ovviamente della traduzione dei contenuti in lingua inglese e nel caso del gruppo della produzione estera. D'altronde, per quanto fosse possibile fare successo in Italia, il mercato internazionale era un'opportunità ben più allettante e dinamica. Basta pensare a quanto accadde alla P.F.M. di Photos of Ghosts, portata alla Manticore di Londra da Greg Lake.

Allo stesso modo, dopo un pezzo da novanta come La Valle dei Templi, il Perigeo registra il suo quinto e ultimo lavoro in Canada, presso gli studi della RCA di Toronto. Non vi saranno ovviamente parole tradotte, tuttavia si percepisce un chiaro cambio di atmosfere rispetto ai lavori precedenti. Nonostante l'impronta rimanga la stessa, l'approccio compositivo viene leggermente semplificato -ma non banalizzato- e molte delle composizioni del platter in questione risultano anche più facili da ascoltare. Fin dai primi momenti di Fata Morgana, ci rendiamo conto di come anche la produzione sia un po' più vellutata e moderna rispetto ai lavori precedenti, così come la scelta dei suoni limpidi e cristallini. La traccia di apertura si muove sugli stilemi classici della fusion, seppur un po' troppo catchy, grazie a un bel groove adornato dalla chitarra di Tony Sidney. Il chitarrista dei Perigeo è protagonista anche della meravigliosa introduzione acustica di Tarlumbana, pezzo dalle atmosfere più rarefatte che ci rimanda ai lavori precedenti del gruppo grazie ad una struttura più irregolare e sviluppata su una lunga e lenta evoluzione che durerà per circa sette minuti abbondanti. I cambi di atmosfera rimandano in parte a Via Beato Angelico, senza tuttavia quella punta di brillantezza posseduta dal brano di Genealogia. I fraseggi melodici di Sidney si miscelano a delle improvvisazioni di pianoforte dal sapore jazz di Franco D'Andrea, che danno al brano una tinta di varietà molto piacevole. Passiamo successivamente per la breve Myosotis, dove al piano si aggiunge il sassofono di Claudio Fasoli, in una calda e nostalgica composizione che getta il suo triste sguardo ai tempi che furono. I due minuti toccanti di questo pezzo vengono violentemente rotti dal jazz rock di Take Off, fatto di rapidi assoli di sax e chitarra, con incursioni dal sapore progressive. Anche questo brano si consuma rapidamente su l'ottimo groove di Bruno Biriaco e Giovanni Tommaso, chiudendo di fatto il lato A di questo LP.

Già dopo la prima facciata ci rendiamo conto del cambio di direzione di cui si parlava a inizio recensione, poiché tutto ci sembra più ascoltabile dei lavori precedenti. Tuttavia Non è Poi Così Lontano è un disco destinato a crescere con gli ascolti, con un gusto melodico spiccato, seppur semplificato, che non scende mai nella banalità. Acoustic Image, brano più longevo del disco è l'autentica prova di quanto il gruppo fosse ancora in grado di comporre pezzi brillanti ed innovativi. L'incedere irregolare, epico e cupo dipinge un paesaggio ricco di dettagli ed estremamente ammaliante, in grado di risultare in alcuni frangenti oscuro ed in altri estremamente luminoso grazie ai grandi virtuosismi della sei corde nella seconda parte. Il bellissimo giro di basso che andava ad aprire il pezzo viene posto nuovamente in chiusura, accompagnato dai tanti effetti sonori, strumenti e sperimentazioni di ogni tipo. Acoustic Image risulta quindi la punta di diamante del disco, poiché ascoltandola ci rendiamo conto di quanto un brano come questo possa essere fonte d'ispirazione o antenato di molti alti brani del prog rock moderno, del prog metal o addirittura di quel filone prog death con incursioni jazz. Visioni e sensazioni non finiscono grazie alla nebulosa e colorata Terra Rossa, brano dal ritmo molto trascinante, arricchito da un'ottima prova al sassofono di Claudio Fasoli, pregna di stile e classe musicale. Ci rilassiamo e ci distendiamo per il gran finale con New Vienna, brano che strizza l'occhio nel titolo alla Old Vienna di Genealogia. Superata l'introduzione nel quale vocalizzi e synth si miscelano in maniera non del tutto convincente, abbiamo un brano dal sapore tipicamente jazz che mette in mostra un po' tutte le caratteristiche e le peculiarità dei Perigeo. Tuttavia il pezzo, nel tentativo di mettere in risalto troppe cose e per via di un finale non molto convincente e nettamente prolisso, non lascia niente in particolare, risultando il meno riuscito del platter.

Nel complesso Non è Poi Così Lontano è un buon platter, non all'altezza dei precedenti, ma non per questo brutto. La produzione risulta ancora più pulita e limpida e l'abilità dei musicisti rimane su livelli di classe e professionalità altissima. Vi sono alcuni momenti meno convincenti e altri brillanti, fenomeno dovuto anche ad una proposta decisamente meno omogenea di dischi come La Valle dei Templi o Genealogia. Il disco risente infine del periodo storico, poiché era il 1976 e molte cose erano cambiate negli anni, soprattutto nel campo del progressive rock. Usciva Too Old to Rock 'n' Roll: Too Young to Die! dei Jethro Tull, epitaffio del loro periodo di sperimentazione e simbolo di una generazione che stava cambiando rapidamente negli anni. Peter Gabriel aveva abbandonato i Genesis e Steve Hackett era in procinto di fare la stessa cosa a fine anno dopo la pubblicazione di Wind & Wuthering, disco dopo il quale il gruppo avrebbe preso una piega musicale del tutto diversa. Potremmo portare tanti altri esempi che hanno segnato come i tempi stessero cambiando per il prog rock internazionale, tuttavia muovendoci nel suolo nostrano non possiamo non pensare ad un altro grande evento. La fine del prog italiano (e di molti gruppi tra i quali i Perigeo) passò anche attraverso il caotico e tanto discusso Festival del Parco Lambro che ebbe luogo a Milano dal 26 al 30 giugno del 1976. Al di là dei gruppi coinvolti, delle associazioni, del movimento della Controcultura che ebbe un forte impatto socioculturale, il festival fu un manifesto anche di un lento ma inesorabile cambiamento, che portò ad un declino artistico-musicale che segnò la fine di un'era. Il gruppo di Giovanni Tommaso tiene il suo ultimo concerto nell'autunno del 1977 a Firenze, annunciando lo scioglimento. Seguiranno negli anni successivi altre formazioni, come i Perigeo Special o i New Perigeo, che tuttavia si lasceranno alle spalle questa vena progressive e sperimentale.

Parlando di progresso, sperimentazione e sviluppo tecnologico e di come esso potesse incidere positivamente o negativamente sulla vita dell'essere umano, Einstein scriveva queste ultime parole a chiudere il suo famoso Messaggio ai Posteri, con una nota di speranza.

[…]
Confido che la posterità possa leggere queste mie asserzioni con un senso di orgoglio e di giustificata superiorità.
(Albert Einstein, “Messaggio ai Posteri”)


Trasponendo queste parole alla storia della musica italiana, io quel senso di orgoglio e giustificata superiorità lo percepisco quando si parla dei Perigeo. La cosa che ancora più colpisce è che, a distanza di anni dall'uscita di Non è Poi Così Lontano, ci rendiamo conto di come la musica del gruppo fosse tremendamente avanti con i tempi, fonte di fortissima ispirazione e molto stimolante sia a livello creativo che visionario. Mi sento di dire -con una punta di presuzione e leggerezza- che forse anche Tommaso e compagni volevano soltanto regalarci sensazioni e immagini. Possiamo dire che con i loro cinque dischi ci sono riusciti egregiamente.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
80 su 1 voti [ VOTA]
Mariner
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 8.45.46
2
Più accessibile rispetto ai precedenti lavori ma non meno bello, voto 80
Le Marquis de Fremont
Lunedì 15 Maggio 2017, 10.53.45
1
Recensione molto bella. Complimenti Monsieur Axoras. Interessante soprattutto lo spaccato sui tempi nella parte finale dell'articolo. Io non ero in Italia, a quel tempo e non ho vissuto queste vicende. E' vero, dopo il 1976 (ma questo album non è del 1977?) il progressive Italiano non ha più avuto quella sequenza di capolavori, se non, poi negli anni, qualcosa di tanto in tanto di PFM, Le Orme, metto anche Jenny Sorrenti e naturalmente dei nuovi gruppi prog (con quei nomi sempre cervellotici, come La Maschera di Cera o Il Tempio delle Clessidre). Parlando dell'album, effettivamente, lascia più di qualche punto ai precedenti ma la classe e la bravura dei musicisti è sempre fuori discussione. Ho già fatto la domanda in un post precedente: che fine hanno fatto? Lasciano comunque, una bellissima discografia. Au revoir.
INFORMAZIONI
1976
RCA Italiana
Prog Rock
Tracklist
1. Fata Morgana
2. Tarlumbana
3. Myosotis
4. Take Off
5. Acoustic Image
6. Terra Rossa
7. New Vienna
Line Up
Giovanni Tommaso (Voce, Basso, Contrabbasso)
Tony Sidney (Chitarra)
Claudio Fasoli (Sassofono)
Franco D'Andrea (Pianoforte, Sintetizzatore)
Bruno Biriaco (Batteria, Percussioni)
 
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