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Mountain God - Bread Solstice
18/05/2017
( 714 letture )
Un sacrificio rituale compiuto in corrispondenza di un solstizio d'estate come atto di scambio con la divinità al fine di ottenere acqua, ovvero la molecola chiave di volta in grado di sorreggere la vita e la prosperità. Un atto probabilmente antico quanto il momentaneo dominatore di questo mondo, giustificato da quell'irraggiungibile comprensione delle leggi dell'Universo che si adagia nel torpore del misticismo e dell'irrazionale. Quasi incredibile a dirsi, in un’epoca sulla carta ipertecnologicamente e razionalmente evoluta, una sia pur piccola parte del genere umano continua a perseverare in queste pratiche; esistono infatti sparute tribù tuttora dedite ai sacrifici umani, ma più subdola è la società che traspone questo atto dal fisico all'iconico, tessendo un sottile ma tangibile filo di continuità tra la paura, l'assurdità, il grottesco del passato con quello presente. Sostanzialmente il concept di Bread Solstice, album di debutto degli statunitensi Mountain God, ci stimola ad immergerci proprio in queste idee, una volta estrapolata dalla superficie la semplice storia di un giovane che dona la sua vita per portare la pioggia alla sua comunità, contribuendo così a farci oltrepassare la classica immagine del trio di musicisti il cui leitmotiv sia incentrato esclusivamente nella stesura di pezzi che riflettano la loro personale visione di intendere e creare musica.

Una band molto più raffinata del suo apparire, dunque, per ciò che concerne il versante lirico, mentre di opposta concezione risulta il layer musicale, con il quale i tre ragazzi di Brooklyn cercano di stupire tramite una particolare commistione di sludge e post rock/metal di difficile assimilazione, se si considerano le strutture caratterizzate dall'ossessiva reiterazione di una manciata di riff portanti nei quali può sfogarsi la verve psichedelica e sperimentale delineata dalle chitarre di Ianuzzi e i synth di Kaminemi, ma anche dalle urla distorte e laceranti che compaiono a sancire delle parentesi di un album quasi completamente improntato sullo strumentale. In questo contesto, la produzione offre un contributo altrettanto importante per rafforzare un quadro d’insieme che vira inesorabilmente verso un registro ostico e dai risvolti quasi iniziatici; suoni cupi, sporchi, ricchi di fruscii e riverberi trionfano sulla scena, a rimarcare un'attitudine radicata nell'underground più marcio e latente.

C'è un forte senso di inquietudine che perdura con cinica costanza lungo il corso di Bread Solstice; i sei brani infatti si assestano su livelli qualitativi parificabili, creando un'aura soffocante e asfissiante. Scaling the Silver Steps è una sorta di “ingresso” flemmatico nel quale i Mountain God evolvono a livello armonico un unico riff di chiara impronta doomiana infarcendolo di effettistiche ed armonizzazioni dissonanti. La traccia in questione si chiude accompagnata da urla incomprensibili che fungono da introduzione al primo vero brano, ovvero Nazca Lines; qui la parte iniziale attinge dal post rock più malato e disarmonico, trascinandosi in un crescendo che esplode in un frangente dalle venature sludge (a conti fatti il vero “core” del pezzo) e che successivamente cambia completamente umore spegnendosi su una sospensione psichedelica troncata da una tirata hardcore dove tra l'altro, causa la produzione, risulta veramente difficile percepire le scansioni dettate dagli strumenti. Karmic Truth alterna ciclicamente attimi di violenza nel quale possono deflagrare le due voci di Ianuzzi e Smith con momenti di abbassamenti di tensione in cui le frasi di un basso distorto si congiungono ad un pattern di batteria particolarmente spartano. Junglenaut è una breve parentesi strumentale fondata esclusivamente su un unico tema ricalcato in maniera schematica con il semplice intento di perpetuare un profondo stato di angoscia; in questo processo, un ruolo di primo piano viene affidato alle voci distorte, stavolta collocate in sottofondo quasi in una sorta di recita ritualistica, amplificandone così il senso di mistero. Raccoglie il testimone dei minuti appena trascorsi Unknown Ascent, che ancora una volta tende a esaltare l'elemento post, approdando a lidi sludge/psych solo nel finale. Agghiaccianti sono infine gli oltre nove minuti che racchiudono Hymn to Nothing; la prima parte è scandita da un assillante pulsare del basso, sostenuto da un pattern minimale di batteria con un andamento che si assesta su ritmi pachidermici; lo stacco in pulito posto centralmente si rivela efficace nel creare un attimo di sospensione, cedendo il passo all'esplosione di uno scream lancinante, mentre si lascia apprezzare anche la chiusura, in cui i Nostri percorrono inusualmente dei tempi irregolari.

Lontani anni luce da soluzioni stilistiche orecchiabili, i Mountain God con questo album di debutto si mostrano abili scandagliatori dei suoni dell'underground più profondo, puntando dunque verso soluzioni che mirano alla sperimentazione priva di compromessi e confini. Intenti sicuramente nobili sia dal punto di vista dei contenuti celati nei testi così come nella musica, ma occorre fare una precisazione: un conto è esplorare certe sonorità ed un conto è governarle, ed è tutto sommato questa la (artisticamente abissale) differenza che passa tra un gruppo grande e un altro ordinario. Parlando di alcune di queste sonorità e restando pur sempre sul versante underground, salteranno alla mente ben altri nomi (pensiamo ad esempio agli Isis, nella declinazione della poetica post), capaci di plasmare una materia così difficile in modo da renderla eccelsa.
Debutto interessante, dunque, ma per il momento la presenza di oggettivi elementi di debolezza non ci consente un definitivo sbilanciamento sulle prospettive per il futuro, dalle parti del ponte sospeso sull’East River.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2017
Artificial Head Records
Sludge
Tracklist
1. Scaling the Silver Steps
2. Nazca Lines
3. Karmic Truth
4. Junglenaut
5. Unknown Ascent
6. Hymn to Nothing
Line Up
Ben Ianuzzi (Voce, Chitarra)
Nikhil Kaminemi (Basso, Sintetizzatori, Tastiera)
Ryan Smith (Batteria, Voce)
 
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