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Cemetery Urn - Cemetery Urn
23/05/2017
( 1824 letture )
Direttamente dall'Australia e forti di un'esperienza lunga un paio di lustri, ecco a noi i paladini del cosiddetto Australian Barbaric Death Metal. Su quell'aggettivo così fortemente espressivo (“barbarico”) ci torneremo in seguito, per il momento specifichiamo che stiamo parlando dei Cemetery Urn, riaffacciatisi sul mercato discografico con un nuovo album (il terzo), questa volta omonimo.

Barbarico, dicevamo. La specificazione è quasi obbligatoria, in quanto potrebbe giocare il brutto scherzo di trarre in inganno. L'accezione di grezzo, selvaggio, è indubbiamente attribuibile al sound cupo e violento dei nostri, ma non vi è alcun dubbio che tale effetto sia in realtà frutto di numerose sperimentazioni in studio. Non è certo dovuto al caso, insomma. E il risultato è a dir poco sublime. A questo punto, rimanendo ancora per un momento nel campo della semantica, verrebbe quasi da azzardare un gioco linguistico: muniti di un buon vocabolario, si cerchino tutti i lemmi riguardanti concetti oscuri, sepolcrali, d'oltretomba. Una volta elencati, è possibile procedere con l'ascolto di Cemetery Urn, e qui arriva lo stupore, non appena si realizza che il lavoro sfornato dal quintetto australiano rappresenta a pieni voti ogni singolo vocabolo vergato dopo una simile ricerca. Ebbene, qui il Male è presente in tutte e dieci le tracce che compongono l'album, non se ne va per un solo secondo dei quaranta minuti di durata complessiva. Si finisce letteralmente proiettati nei meandri più profondi di un imponente castello oscuro (ovviamente nel cuore della tenebra più nera), laddove ha sede la camera mortuaria che ospita le ossa di antichi antenati, morti chissà dove e chissà quando, appesantite dalla patina dei secoli più neri. Forse le parole non bastano a esprimere fino in fondo la tetra sensazione che si prova ascoltando un lavoro così imponente da far rabbrividire. Ci prova la copertina, che assai egregiamente trasmette il concetto, ma più di ogni altra cosa è sempre bene far parlare i riff, i blasts, i growl, che sanno trasmettere tutto l'impegno che è stato riversato in queste note malvagie. È sufficiente ascoltare canzoni quali Weakened Mortals Bleed (che suona sinistra fin dall'attacco), o Doomed in Conterminous Decay, per cogliere al volo la portata maligna di Cemetery Urn.

Non vi sono difetti evidenti o perplessità che vadano in qualche modo a penalizzare l'album. La compattezza sonora fornisce unità strutturale; la varietà d'idee esposte rivela la complessa progettazione compositiva e per questo non annoia mai. Tanto di cappello, più tombale di così... Si muore.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
lisablack
Martedì 30 Maggio 2017, 14.56.05
2
Ho visto ora la recensione e devo dire che già sono attratta da questa band come una calamita..Anch'io rimedio senz'altro.
Doom
Mercoledì 24 Maggio 2017, 8.58.33
1
Interessante...non li conoscevo. Ma rimedierò grazie alla buona recensione.
INFORMAZIONI
2017
Hells Headbangers Records
Death
Tracklist
1. The Deepest of Graves
2. A Requiem for Servants Aflame
3. Weakened Mortals Bleed
4. Petrified Existence
5. The Sickening Sect
6. Misshapen Affliction
7. Doomed in Conterminous Decay
8. Dredge the Pit of Burial
9. Hemlock Transfusion
10. A Hex upon Elitist Dynasties
Line Up
Chris Volcano (Voce)
A. Gillon (Chitarra)
D. Maccioni (Chitarra)
T. Rentos (Basso)
Matt Maniac (Batteria)
 
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