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Hate - Tremendum
26/05/2017
( 2168 letture )
Una realtà storica e solida, quella degli Hate. Storica in quanto il combo polacco, in attività da oltre 25 anni, taglia con questo Tremendum l’importante traguardo dei propri primi dieci full-length, risultato capace di far gola a ben più d’una formazione del genere. Solida in quanto, nonostante lo scossone legato alla prematura scomparsa di Sławomir "Mortifer" Arkhangelsky e una line-up rivoluzionata nell’ultima manciata di anni per tre quarti dei suoi componenti, la formazione di Varsavia è ancora qui, pronta non solo a dare alle stampe un nuovo platter, ma a farlo con il fresco intento di rinnovarsi, come dichiarato ai nostri microfoni dallo stesso Adam the First Sinner, senza calcare troppo i sentieri già battuti in passato.

In questo Tremendum, il cambiamento di rotta è innegabile, seppur non rivoluzionario. I nostri, sempre a cavallo di quel black/death, death/black marchiato indelebilmente in maniera personale, in quest’occasione sembrano voler concedere maggiore spazio alla fiamma nera rispetto al passato recente, mettendo assieme tre quarti d’ora oscuri e malvagi, senza tuttavia perdere il lato possente ed energico della componente death più pura. I colori si fanno dunque più scuri, le atmosfere più tenebrose, i temi dei testi, sempre scorretti e provocatori, più tetri, rivisitati in quella arcana chiave pagana a tratti mistica già riscontrabile nel videoclip pubblicato per la centrale traccia Numinosum, ispirato dall’antica ritualità del mondo slavo di cui le tracce al giorno d’oggi sono quasi tutte oramai andate perdute.

Il risultato?

Un disco che, pur non riuscendo a reggere il paragone con i capolavori di metà carriera dei polacchi, ancor oggi inarrivabili, cerca si svincolarsi dai paragoni, sia con le ultime release che con altri celebri connazionali nomi del metal estremo, che da sempre hanno messo -non sempre a ragione- in ombra gli Hate. Ecco quindi Adam the First Sinner, colonna portante della formazione e mastermind del gruppo dai suoi esordi, rimanere fil rouge mai deludente e mai banale, con il suo distinguibile growling, in grado di farci da guida lungo questa produzione, nella quale pur non mancano gli elementi chiave ormai familiari a chi ‘mastichi’ di black/death polacco, denota un approccio maggiormente cupo dei nostri al loro stile, dove a blast beat si affiancano maggiori passaggi d’atmosfera, così come il riffing solido e graffiante viene a tratti smorzato da dissonanze e più o meno riuscite melodie. Quanto ne consegue sa di parziale incompiuta, in quanto se la tecnica esecutiva certo non manca, la band pecca forse un po’ troppo di maturità e controllo, non riuscendo a far esplodere e sfociare al massimo con spontaneità il potenziale racchiuso (ed evidentemente presente) nelle proprie composizioni, le quali, così frenate, tendono a rincorrersi in maniera fin troppo fluent e a tratti ripetitiva, in attesa di un climax che ancora non arriva.
Ecco dunque pezzi chiaramente riusciti in toto, quali l’arcigna Svarog’s Mountain o la conclusiva Walk Through Fire, dove la “nuova anima” a marchio Hate riesce compiutamente a mostrarsi, in parte opposti alle tracce maggiormente brutali e tecniche in grado di guardare più al passato e meno alla fresca varietà, più studiate e meno emozionali quali la marziale opener Asuric Being o Into Burning Gehenna, dove a farla da padrone, su tutti e tutto, è il talento alle pelli di Pavulon, quanto mai meticoloso nella sua esecuzione.

Promettente, questo Tremendum: è elemento fuori dubbio. La massiccia release dimostra infatti come gli Hate, nonostante i numerosi rinnovamenti interni, siano ancora non solo vivi e vegeti, ma pronti a riproporre al proprio pubblico tanta carica e rabbia, pur non per questo tralasciando dettagli eleganti ed atmosferici o testi ricercati, con una cura in questa sede un po’ troppo maniacale. Pertanto, con un occhio già puntato al futuro, è possibile comunque già ora godersi quest’album che in parecchi potranno definire “di transizione”, in grado, nonostante debolezze e qualche scelta discutibile, di rappresentare un passo avanti rispetto al passato recente, nonché un buon punto di (ri)partenza per Adam e soci. Da tenere ancora d’occhio.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
85 su 3 voti [ VOTA]
Arkan
Sabato 30 Giugno 2018, 19.21.16
5
Inferiore a quei capolavori di 'Erebos' e 'Crusade zero', ma resta pur sempre un album valido, come da tradizione quando si tratta di questi ragazzi. Insieme a Behemoth e Lost Soul, la migliore macchina tritacarne proveniente dalla Polonia.
Undercover
Venerdì 26 Maggio 2017, 20.40.35
4
@Pink Christ puoi anche non leggere i commenti e dedicare il tuo tempo solo a scrivere ciò che pensi del disco, non attendo mica che tu sia d'accordo con me e del resto non è che me ne importi più di tanto, ho scritto solo quello che penso dato che li seguo da una vita e se permetti sono rimasto nuovamente deluso. Poi a te piacciono, mi fa piacere, non piacessero a nessuno non pubblicherebbero più nulla, si vede che non sei il solo.
Pink Christ
Venerdì 26 Maggio 2017, 15.38.19
3
Di più???? Ma cosa volete voi dalle band, il sangue? Non siete praticamente mai contenti. Sono al decimo album, non son mai stati ne ripetitivi,ne prolissi pur senza apportare cambiamenti drastici nel loro sound e le unioche cose che sapete dire quali sono? Le solite 4 parole trite e ritrite : Potrebbero far di più; non son più come una volta...per arità, io lo trovo un bell'album, non da 100 ma un 80 se lo merita tutto. Anche perchè fanno un genere che ha più di 30 anni e ormai è difficile rivoluzionare il sound, soprattutto in generi estremi come il death o il black. 80
lisablack
Venerdì 26 Maggio 2017, 12.34.32
2
Mah..non è poi così male, ho ascoltato roba peggiore. Anche per me il voto è 65, una band che potrebbe fare di più, forse adesso è un po' spenta..ma capita.
Undercover
Venerdì 26 Maggio 2017, 12.25.32
1
"In questo Tremendum, il cambiamento di rotta è innegabile, seppur non rivoluzionario. I nostri, sempre a cavallo di quel black/death, death/black marchiato indelebilmente in maniera personale". A titolo ovviamente personale: 1) Non ho ascoltato nessun cambiamento di rotta, al massimo han proseguito nell'annerire e infoltire atmosfericamente la proposta con risultati a mio avviso tutt'altro che soddisfacenti. 2) Parlare di personalità degli Hate è un po' come asserire che Mosconi non bestemmiava. Pur amandone i dischi degli anni '90 e avendoli acquistati fino da "Anaclasis" (2005), ai polacchi in questione, e soprattutto di quel periodo, si potrebbe riconoscere tutto — attitudine, conoscenza del genere, blasfemia, buona composizione — tranne che una personalità definibile propria/definita. Voto per questo 65, ma il fesso son io che ancora gli vado dietro sperando producano qualcosa di meglio.
INFORMAZIONI
2017
Napalm Records
Death / Black
Tracklist
1. Asuric Being
2. Indestructible Pillar
3. Svarog's Mountain
4. Numinosum
5. Fidelis ad Mortem
6. Into Burning Gehenna
7. Sea of Rubble
8. Ghostforce
9. Walk Through Fire
Line Up
Adam the First Sinner (Voce, Chitarra)
Domin (Chitarra)
Apeiron (Basso)
Pavulon (Batteria)
 
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