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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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Purtenance - Member of Immortal Damnation
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26/05/2017
( 1481 letture )
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Molti sono i capolavori che a inizio anni ’90 pubblicò la Drowned Production, etichetta fondata dal leader degli Avulsed, Dave Rotten, prima che la sostituisse con la Repulse Records, che infine ha anticipato l’odierna Xtreem Music. Tra questi spiccano alcuni tra i nomi più interessanti della scena americana del tempo, come Imprecation e Pyrexia, ma ancor più della controparte scandinava, tra cui lo storico split Altar/Cartilage, l’album di debutto di Demigod e infine l’impressionante disco d’esordio dei Purtenance, divenuto tra i dischi più apprezzati dagli estimatori del death metal finlandese, e a ragione, come esporrò a breve, nonché preda piuttosto ambita tra i collezionisti (sebbene non tra le più difficili da reperire).
La formazione del gruppo risale al 1990 circa, dopo un breve periodo sotto l’improponibile monicker di Purtenance Avulsion, poi fortunatamente troncato, facendosi riconoscere con il primo 7” Crown Waits the Immortal, che precede di un anno il primo full-length Member of Immortal Damnation di cui parla questo estratto. Rispetto ad altri colleghi e connazionali, il disco dei Purtenance si distingue per la massiccia dose di doom aggiunta al plotter death metal: quasi ogni pezzo alterna alle più familiari e serrate ritmiche death metal delle ariose sezioni down-tempo, con rifiniture chitarristiche melodiche e funeree che a distanza di poco sarebbero state incorporate nel filone doom death e così detto funeral doom sia in terra finlandese (passando anche per il noto Musta Cerimonia dei Rippikoulu) che non.
Il successo, forse più che altro ponderato a posteriori, di questo album sta proprio nel conciliare ottimamente le due facce della medaglia: il suono più putrido del trend che faceva da ponte tra USA (con Rottrevore e simili) e Finlandia, uno stile di death metal che non risparmia brutalità, vocals estremamente gutturali e un guitar tone inverosimilmente pesante, e sezioni cadenzate che riescono pienamente nell’intento di dare un apporto atmosferico al platter, permettendo alle composizioni di respirare (e per contro, all’ascoltatore di soffocarne) e aumentando la coesione tra i vari momenti del disco, che si arricchiscono talvolta di sezioni di synth, lunghe sezioni strumentali, o ancora introduzioni di chitarra acustica - come avevano fatto anche i Convulse, stilisticamente vicini ma ancora più inclini alla vena svedese, con predominanza di d-beat e tempi incalzanti, contro all’approccio più serrato dei Purtenance, che fanno decisamente più largo impiego del blast-beat.
Complice l’oscurità del suono, in termini propriamente produttivi, non tutti i passaggi sono egualmente intellegibili ad un primo ascolto, e a confronto con i Demigod, ad esempio, servirà qualche ascolto per interiorizzare pienamente Member of Immortal Damnation. L’ascolto è spassionatamente consigliato a qualsiasi fan del death metal più rancido dei primi anni ’90, ma senza rinunciare ad un songwriting personale, non banale per quanto comunque lineare, e sufficientemente memorabile. Più di tutto, direi che il riffing di questo disco è quello che fa veramente scuola.
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8
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Scusate non so perché mi ha inviato il commento 3 volte |
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7
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Qualche anno fa, quando ero in piena fase death metal (non che abbia smesso di ascoltarlo, eh) questo disco non mi colpì più di molto; non che sia brutto, anzi, ma la Finlandia ha partorito di meglio, come i già citati Convulse, Demigod e Demilich, ai quali aggiungo anche Adramelech e Rippikoulu. Forse però dovrei riascoltarlo. |
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6
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Qualche anno fa, quando ero in piena fase death metal (non che abbia smesso di ascoltarlo, eh) questo disco non mi colpì più di molto; non che sia brutto, anzi, ma la Finlandia ha partorito di meglio, come i già citati Convulse, Demigod e Demilich, ai quali aggiungo anche Adramelech e Rippikoulu. Forse però dovrei riascoltarlo. |
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5
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Qualche anno fa, quando ero in piena fase death metal (non che abbia smesso di ascoltarlo, eh) questo disco non mi colpì più di molto; non che sia brutto, anzi, ma la Finlandia ha partorito di meglio, come i già citati Convulse, Demigod e Demilich, ai quali aggiungo anche Adramelech e Rippikoulu. Forse però dovrei riascoltarlo. |
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4
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non sono un intenditore di death finlandese, ma tra gli album che ho ascoltato questo è uno di quelli che mi sono piaciuti di più. |
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3
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Voto esageratamente alto, per me c'era e c'è di meglio, capisco che piaccia agli amanti del grezzume, ma io sinceramente non vado matto per questo disco. |
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2
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Mai sentiti anche se la band la conosco. Da fan del Death anni 80/90 da recuperare. |
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1
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Album di culto anche questo. Death metal oscuro come i canoni finlandesi imponevano. Storici al pari di Demigod, Convulse, Demilich etc etc. Grandissimo Dave Rotten che da grande fan della scena finlandese ha ristampato sti capolavori. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Black Vision 3. Deep Blue Darkness 4. Lacus Somniorum 5. The Lost Memories 6. A Dark Cloud Arises 7. In the Misty Morning 8. Reality Isn't Disappeared 9. Misery of the Rebirth 10. Crown Waits the Immortal 11. John
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Line Up
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Timo Häyrinen (Voce) Toni Honkala (Chitarra) Juha Rannikko (Chitarra) Pasi (Basso) Harri Saro (Batteria)
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