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19/04/24
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Vanden Plas - The Seraphic Live Works
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27/05/2017
( 1646 letture )
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I Vanden Plas sono senza dubbi uno di quei gruppi che non richiedono una carta di presentazione. I cinque alfieri del prog metal teutonico offrono da più di vent'anni un prog metal dalle incursioni sinfoniche e di grande eleganza, puntanto tutto sull'emotività e sulla classe delle melodie. Uno dei loro punti di forza infatti è la tecnica mai fine a se stessa, ma sempre al servizio delle scelte melodiche. Dopo numerosi dischi, possiamo dire con serenità che il gruppo ha raggiunto una buona maturità e uno stile compositivo decisamente più originale, soprattutto negli ultimi due Chronicles of the Immortals: Netherworld (Path One) e Netherworld (Path Two). Questo disco tuttavia volge lo sguardo ai dischi antecedenti, ovvero The Seraphic Clockwork (2010), Christ.0 (2006), Beyond Daylight (2002) e Far Off Grace (1998). The Seraphic Live Works (CD+DVD) documenta un concerto che si è tenuto al Center Stage Theater nel 2011, durante una delle manifestazioni più importanti di tutto il genere: il Prog Power Festival di Atlanta.
Dopo una brevissima intro che accompagna l'entrata del gruppo dei fratelli Lill, parte immediatamente uno dei pezzi più noti e rappresentativi dei Vanden Plas . Postcard to God, tratta da Christ.0, è un perfetto connubio fra ritmiche cupe in palm mute, cristalline note di pianoforte e refrain epici che esprimono un forte senso di sacralità, sia in termini musicali che lirici. Nonostante i teutonici non siano un gruppo con una fortissima attitudine live, fin dai primi momenti si può chiaramente vedere come siano comunque in grado di approcciarsi ottimamente con il pubblico. Andy Kuntz oltre ad essere un cantante stratosferico, con un timbro negli anni sempre più unico e riconoscibile al primo ascolto, è anche un ottimo frontman in grado di gestire il pubblico con naturalezza. Con stacchi di precisione millimetrica (o fraterna potremmo dire) Stephan Lill ed Andreas Lill aprono Rush of Silence, uno dei brani più riusciti dell'intera esibizione. Le strofe in clean, cupe e profonde, si accostano a un ritornello epico e romantico al tempo stesso. Il brano sfocia poi una bellissima sezione intermedia dove a fare da protagonista è il pianoforte di Günter Werno: i tempi si dilatano e il gruppo mette in mostra tutto il suo lato sentimentale, pronto a sfociare poi in un lungo assolo di synth e successivamente in uno di chitarra, entrambi ricchi di pathos. Dopo una breve pausa di ringraziamenti e presentazioni, sentiamo delle sottili note di synth che dipingono un fraseggio a tutti noi noto. Holes in the Sky è un altro pezzo molto noto del gruppo, nonostante rispetti più la classica forma canzone. Infatti il brano, immerso fra altri decisamente più articolati e ricchi, perde un po' del suo effetto e passa leggermente in sordina. Lungi da me dire che il pezzo sia brutto, tuttavia scivola via effettivamente senza infamia e senza lode. Tutt'altro discorso quando arriva una vecchia perla, tratta dall'omonimo disco del 1998, come Far Off Grace. La longeva traccia viene aperta da una limpida chitarra in clean, che grazie al suo sound arioso tende a distendere l'ascolto e farci riposare un po'. Le strofe dilatate si contrappongono a chorus distorti e tesi, rimandando molto alla tradizione cupa di quel piccolo gioiello di Awake dei Dream Theater. Una lunga sessione intermedia viene lanciata da un meraviglioso assolo di chitarra di Stephan Lill, che si dimostra oltre ad un chitarrista eccezionale, anche una buona presenza sul palco che tende a coinvolgere molto il pubblico. Una cascata di sestine, che si inseguono una dietro l'altra, danno vita ad un assolo veramente elegante e tecnico al tempo stesso, che lascia poi lo spazio a una reprise di pianoforte dal tipico sapore prog anni settanta, per poi evolvere nuovamente verso il metal più cupo. Fra palm mute, fraseggi orientaleggianti di synth e stacchi di batteria viriamo lentamente e a tinte epiche verso un nuovo brano introdotto dalle dolci note di pianoforte di Günter Werno. I versi di Andy Kuntz, dolci e profondi vengono prontamente (forse anche un po' troppo presto) interrotti dalle ritmiche telluriche di Andreas Lill, che non si risparmia nulla nel lanciare il brano, fra bridge nervosi e un ritornello sinfonico e toccante. Il gruppo sembra infatti continuare ad applicare uno schema vincente con Scar of an Angel, una sorta di protcollo VP che, nel suo rischiare di essere a tratti un po' troppo omogeneo, riesce comunque ad emozionare e a rendere tantissimo, così sul disco come dal vivo. Quando il brano si incupisce ulteriormente dopo il primo ritornello Andy stringe forte l'asta del microfono piegandosi verso il pubblico, mentre Torsten Reichert -palesemente su un'altra dimensione- passeggia sul palco senza sbagliare di un solo trentaduesimo neanche una nota. Delle campane e gli applausi del pubblico introducono Quicksilver, insieme a delle drammatiche note di pianoforte che creano uno scenario surreale e sospeso, molto più teso e serio dei brani precedenti. Il paesaggio dipinto dagli accordi distorti della chitarra e dai synth mesti è decisamente nostalgico, nonostante le sue tinte calde. Fra cambi di tempo e sezioni più violente che trovano la loro esplosione in un assolo di chitarra magistrale (seppur un po' troppo contenuto, sarebbe stato bello ascoltare di più) il pezzo si dipana in maniera un po' troppo longeva e su lidi molto progressive, chiudendo con le stesse campane che erano state poste in apertura. Un freddo e angosciante vento spira, accompagnato dai synth acidi e da una sezione ritmica di basso e batteria terremotante: è il turno di Cold Wind, che grazie alla durata più contenuta rientra nella forma canzone e richiama il gusto più noire dei Vanden Plas. Il brano tratto da Beyond Daylight vede una prestazione di Andy Kuntz degna di nota, che tocca note alte e soprattutto molto lunghe, insieme al solito assolo di chitarra di Stephan Lill che offre un stile in parte anche debitore alla cultura shred/fusion di inizio anni novanta. L'evoluzione del brano procede, tra rullate e virtuosismi alla batteria di Andreas Lill, fino a scoppiare in Frequency: il gruppo non si concede neanche un secondo di pausa, lanciandosi nell'apertura del nuovo brano ai limiti del dissonante, in piena tradizione prog moderna. La canzone in questione ha tutte le carte in regola, tuttavia è solo un mero antipasto della meravigliosa verisone estesa di Silently. Il gruppo sceglie un brano ambizioso per la chiusura del concerto, in grado tuttavia di fare la summa delle abilità di tutti i musicisti, nonché della loro meravigliosa proposta musicale.
Silently deeply creep in my heart and soul Silently deeply creep all my love has gone (Silently)
Le ritmiche serrate in palm mute sono intervallate da improvvisi stop in cui tutto si zittisce tranne la voce di Andy accompagnata da synth e pianoforte, fatti di versi drammatici e di gran lirismo che tolgono il fiato. Sul finale il gruppo si fa prendere la mano con una serie di assoli che si rincorrono sul aperture melodiche facili di ascoltare, ma al contempo di gran classe. Andy Kuntz salta da una parte all'altra del palco portando l'attenzione del pubblico su ogni singolo componente, incitando la folla e picchiando a pugni chiusi i piatti della batteria di Andreas. Una chiusura che ci lascia con il sorriso e con un senso di leggerezza difficilmente riscontrabile in molti concerti di matrice progressive.
La produzione a cura della Frontiers è a dir poco eccezionale in materia live: pulita e cristallina, in grado di mettere in risalto tutto gli strumenti fra loro senza creare caos e senza far si che il pubblico influenzi eccessivamente il missagio finale. Le uniche remore sono dovute semplicemente al fatto che il platter sarebbe potuto uscire prima, nei quattro anni di silenzio a cavallo fra The Seraphic Clockwork e Chronicles of the Immortals: Netherworld (Path One). Inoltre considerata l'ampia proposta del gruppo, in termini di scaletta si sarebbe potuto osare un po' di più per rendere l'ascolto meno omogeneo. In conclusione The Seraphic Live Works ci consegna dei Vanden Plas in perfetto stato di grazia, caldi e carichi. Rimane qualche perplessità legata al contesto del prodotto, poiché di fatto non offre molto di più rispetto a quanto già presente nella discografia del gruppo, per quanto musicalmente il platter rimane incontestabile e musicalmente perfetto. Tuttavia, facendo un semplice e banale esempio, un bel live su due CD che raccogliesse le due parti di Netherworld -magari con il supporto di una bella orchestra sinfonica- sarebbe stata un pubblicazione più contestualizzata nel panorama attuale. Ad ogni modo, il disco è ampiamente consigliato ai collezionisti, nonché a chi vuole avvicinarsi per gradi a questa meravigliosa realtà prog metal senza partire immediatamente dagli ultimi lavori del gruppo.
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9
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il live ce l'ho anche se non nella versione con Kiss Of Death. Non ho mai capito però il filo che unisce Dokken ai VP? ! |
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8
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la non molta fiducia è solo data dal fatto che non è un live recente e che la scaletta è ridotta,per il resto è pur sempre un live ,e loro dal vivo non sbaglaino mai,ascoltati "spirit of live" in cd ,specialmente "rainmaker" e la cover dei dokken "kiss of death" con don dokken special guest. al frontiers festival di trezzo è solo mancata "rainmaker" come bis e ci stava tutta,per il resto hanno spaccato assieme ai dgm |
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7
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Non sono un grosso fan dei live siano essi in CD o DVD e i commenti sotto non ispirano molta "fiducia "! peccato, perché i VP ben difficilmente hanno steccato durante la loro carriera! |
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6
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i vdp sono in assoluto tra le 5 metal band più grandi al mondo ,questo ricordiamocelo anche quando 6 anni fa un sabato sera eravamo poco meno di 100 a vederli al legend. |
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5
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Concordo Ayreon...tra l'altro per me hanno una delle voci più belle del metal in assoluto. Poi, anche scenograficamente, visto cosa avevano messo in piedi con Abydos, impossibile accontentarsi! |
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4
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anch'io sono deluso: scaletta ridotta e tour vecchio,non capisco come frontiers non abbia potuto uscire con un live più recente,e poi loro in germania sono molto attivi nelle opere rock,mai capito perchè non le filmano,comunque sono una delle band più sottovalutate degli ultimi 20 anni ( anche e soprattutto da chi ascolta prog metal) |
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3
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Parzialmente deluso...scaletta debole (Seraphic é un buon disco...ma Christ0 é su un altro pianeta), nessuna scenografia, esce dopo anni dalla sua registrazione... Meglio sarebbe stato riprendere una delle loro opere rock nel loro teatro. 65 |
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2
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Nessuno dice che i vecchi dischi non siano "maturi", tuttavia è innegabile che fino a Seraphic Clockwork lo spettoro dei DT sia abbastanza forte. L'unico disco dove a mio avviso si percepisce meno è Christ.0. Poi per il resto non sono neanche uno che condanna eccessivamente le soluzioni ispirate ad altri gruppi .. in parte ben venga se poi il risultato è valido! Per me il vero salto di qualità lo hanno fatto con i Netherworld |
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1
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" il gruppo ha raggiunto una buona maturità" ,è da "beyond daylight" che non sbagliano un disco ,si sono scrollati di dosso da tempo il fantasma dei dt,sono anche impegnati in opere rock,che vuoi chiedergli di più ? certo,potevano far uscire un live con un set completo e più recente,ma sicuramente se ti piace il prog metal è da avere,mi pianse il cuore vedere che al frontiers rock festival a trezzo li fecero suonare poco più di un'ora,ma almeno erano tornati in italia |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Postcard to God 2. Rush of Silence 3. Holes in the Sky 4. Far Off Grace 5. Scar of an Angel 6. Quicksilver 7. Cold Wind 8. Frequency 9. Silently
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Line Up
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Andy Kuntz (Voce) Stephan Lill (Chitarra) Günter Werno (Tastiere) Torsten Reichert (Basso) Andreas Lill (Batteria)
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RECENSIONI |
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