|
26/04/18
SPOIL ENGINE + LOSTAIR
CIRCOLO SVOLTA - ROZZANO (MI)
|
|
|
16/06/2017
( 376 letture )
|
Mincer. Tritacarne. Quale titolo più azzeccato di questo per un album degli Agathocles? Paladini di quello che non a caso è stato da loro ribattezzato mincecore, i tre componenti del gruppo belga si rifanno al grindcore delle origini, quello che non si risparmia dal puntare il dito contro a tutti i tipi d'ingiustizia e di corruzione che contaminano il mondo. Non è certo un caso se l'album che farà seguito al qui analizzato Mincer prenderà emblematicamente il nome di Grind Is Protest (2008).
Dicono le cose come stanno, gli Agathocles e in quanto a cattiveria non conoscono il principio del risparmio. Si eviti fin da subito, però, di cadere in una possibile trappola: le sonorità del gruppo non sono fra le più estreme del settore, essendo assai distanti dalla potenza devastante di band quali Brutal Truth o Napalm Death. E' un sound diverso, grezzo e saturo di tutto (volutamente tale, naturalmente), che molto fa pensare a una piccola band di quartiere, con a disposizione un altrettanto piccola attrezzatura spinta al limite, dentro a una minuscola sala prove in un torrido pomeriggio d'agosto. Insomma, una vera chicca per tutti i nostalgici della prima ondata hardcore punk, con la quale i Nostri hanno parecchio da condividere. Vediamo ora dettagliatamente ciò che passa attraverso il tritacarne...
Tra suoni macinati e schegge di rabbia, è facile intuire quale sia il cardine attorno al quale ruota incessante l'odio degli Agathocles. Il loro mincecore dispiega le armi contro l'ipocrisia dei potenti, di chi abusa del proprio potere finendo così per opprimere i ceti socialmente meno abbienti. A tale scopo, la traccia d'apertura Dethrone the Tyrant subito si schiera dalla parte dei più deboli, degli emarginati, dando voce a chi solitamente non ne possiede. A vestire la maschera del tiranno sono gli USA, visti come nemico assoluto per colpa del sistema capitalistico che da decenni li rende noti globalmente. Una fama che, a seconda dei punti di vista, può essere intesa come del tutto positiva o come estremamente negativa, ma che inevitabilmente finisce per lasciare il segno. Segno che talvolta prende a essere un solco buio e profondo, dentro al quale precipitano ancora una volta gli innocenti. Il mostro a stelle e strisce avanza mosse strategiche dal fortissimo impatto sociale...lasciando la lista dei danni da pagare! Per commettere crimini simili, i governi si avvalgono di una burocrazia lenta e caotica, perfetta per mascherare sotterfugi e azioni dalla dubbia legalità; ecco allora che in Maze of Papers incontriamo l'aspra critica a un sistema fatto di carte su carte, dagli iter infiniti, che strozzano l'onesto e incoronano il corrotto: “papers for this, papers for that / mountains of files, piles of crap / everyone's drowing in a paper-filled bath / administration kills”. Ancora non basta, il gruppo individua ogni tentacolo dell'inquinante macchina governativa e riporta tutto alla luce del sole. La critica rivolta ai sistemi di sicurezza dei vari Stati è fortissima, accusati di presentare falle ovunque, come è possibile facilmente constatare dagli atroci fatti avvenuti negli ultimi anni e che stanno ancora accadendo, addirittura moltiplicandosi con sorprendente rapidità. Inoltre, la strumentalizzazione tecnologica a favore dello stato sembra aver tolto qualsiasi parvenza di privacy agli individui che, come in quell'avveniristico film con Jim Carrey, sembrano essere sorvegliati a vista, catalogati come merce e dati in pasto alle fauci del sistema economico. Questo è quanto viene cantato in Archives and Files.
In conclusione di quanto detto fin qui, urge sottolineare nuovamente il fatto che sia ben che palese che la musica degli Agathocles provenga di peso dai movimenti punk più estremizzati. In loro non incontriamo quei moti macabri e densi di sarcasmo che caratterizzano altre forme di grindcore. Ma del resto il loro mincecore segue proprio questa direzione: ampli a palla, distorsori saturi, rabbia e nervi scoperti. Tecnicismi? No, grazie, rivolgersi al prossimo sportello e addio.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Dethrone the Tyrant 2. Matadores Del Livertad 3. Maze of Papers 4. Empty Frame 5. War Fetisjists Kill 6. Carved Face Fashion 7. Forced to Masturbate 8. Ergos - Thanatos 9. Archives And Filed 10. Yuppie Career Freak 11. Diary of White Trash 12. Bass the Gabbers 13. Kurose 14. Expendable Goods 15. Class War Necessity 16. Logical Exodus 17. Misery = Destiny 18. Pricks At Gigs 19. Goredom - Boredom 20. Where It Belongs 21. Mincer
|
|
Line Up
|
Jan (Voce, basso) Dirk (Chitarra, Voce) Roel (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|