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Red Moon Architect - Return of the Black Butterflies
25/06/2017
( 1329 letture )
Ombre silenti costruite su angosce, traumi, conflitti, contraddizioni, divenendo pesi insostenibili. E d'un tratto quel gravare viene lasciato scivolare via e seppellito nell'oblio... Concealed Silence. La convinzione di aver lasciato alle spalle quegli stessi fantasmi svanisce; alimentati dal tempo essi mutano seguendo una scia più subdola, non sono più dei macigni, ma delle farfalle nere che ci sorvolano incessantemente attorno e che con il loro impalpabile battito d'ali richiamano tutta quell'oscurità connessa al proprio passato... Return of the Black Butterflies.
Si potrebbe azzardare un'interpretazione simile, analizzando il legame che tiene uniti debutto e terzo (ed ultimo) album dei Red Moon Architect, band finlandese che gradualmente sta consolidando lo status di nuova portavoce del death/doom finlandese, nonché naturale erede del verbo elargito dai maestri Swallow the Sun. Saku Moilanen, ovvero il cuore pulsante del combo, lascia infatti pochi indizi a proposito del fil rouge che concettualmente tiene uniti questi due lavori, impedendo di penetrare a fondo nei meandri dei suoi pensieri e offrendoci come unica opzione l'immersione nel contrasto sonoro che finora ha caratterizzato la sua creatura.

Con Fall avevamo messo in evidenza una netta progressione, pur dovendo rimarcare alcune riserve ascrivibili ad un songwriting chiaramente molto schematico che privava il quintetto di quel quid indispensabile per elevarlo tra gli interpreti superiori del genere e ricollocandolo invece quale promessa. Nonostante ciò, sia all'interno dell'esigua nicchia del doom/death che nella loro patria, i consensi e l'interesse nei riguardi di questi ragazzi sono lentamente cresciuti ed in questo caso l'estro creativo del batterista/songwriter ha saputo far fronte alle attese con una certa puntualità.

Return of the Black Butterflies non stupisce certo per una netta sterzata stilistica, le coordinate infatti sono le stesse che avevano edificato il buonissimo Fall, tuttavia possiamo notare alcune piccole differenze: la prima riguarda proprio il dualismo sonoro a cui accennavamo poc'anzi; è come se i Red Moon Architect abbiano ulteriormente raffinato la componente melodica ed al contempo rafforzato quella squisitamente più estrema. Nelle rare interviste Moilanen accenna ad un funeral doom, ma in realtà l'approccio non ha nulla a che vedere con tale genere, sia per quanto concerne i suoni (che in questo caso si presentano taglienti, precisi e glaciali), ma soprattutto nelle scelte, che puntano semplicemente a rallentare all'estremo la componente doom/death. Un'altra piccola peculiarità, che è la naturale conseguenza di quanto appena descritto, è il minutaggio delle tracce, che si dilata soprattutto nella fase finale dell'album e che di conseguenza va a incidere sul numero degli episodi che compongono la tracklist del platter.

Trascurando tranquillamente l'intro The Haunt, che senza infamia e senza lode ci apre le porte al core dell'album, viene presentato Tormented quale vero brano-apripista, in cui i Red Moon Architect concedono un primo assaggio della lenta ma graduale maturazione intrapresa. L'arpeggio posto in apertura ed il tappeto tastieristico scandiscono una sospensione ipnotica, glaciale, flemmatica, nella quale le due voci del nuovo innesto Ville Rutanen e di Anni Viljanen si inseriscono perfettamente contribuendo all’enfatizzazione del contesto; se il primo inoltre non fa rimpiangere la dipartita, al microfono, di Juuso Turkki, la seconda risulta notevolmente migliorata nell'utilizzo dello spettro vocale, risultando più evocativa ed emozionale. L'alternanza delle tonalità più oscure della strofa e dell'apertura melodica del refrain trascinano il pezzo progressivamente su un buon livello di piacevolezza che non cade mai nell' “impegnativo” richiamando tra l'altro la classica impronta adottata nel songwriting da Moilanen & Co. La successiva Return of the Black Butterflies vira invece verso una dimensione più paranoica, sfruttando sia un riffing che gioca abilmente sulle dissonanze sia, soprattutto, un growl mastodontico del singer, che in questo caso si prende completamente carico della guida del brano mentre la sua controparte intelligentemente si relega in secondo piano, scandendo costantemente una sorta di lamento che rafforza il senso di angoscia aleggiante lungo il minutaggio dipanato. Se questo quadro risulta di per sé già intrigante per coloro che vivono di pane e pesantezza doomiana, il bellissimo videoclip lo completa in pieno attingendo a piene mani dalle potenzialità offerte dalla componente visiva e contribuendo così a identificarlo quale uno degli episodi migliori del disco. In Journey avviene una sorta di passaggio di testimone; le atmosfere si alleggeriscono e le frasi chitarristiche divengono essenziali e mai invasive, aprendo verso una dimensione onirica; come accennato, stavolta tocca alla cantante finnica prendere le redini e la sua prova in questo caso si mantiene su un buon livello, pur senza regalare vette di pura esaltazione. End of Days segna l'entrata nel nocciolo duro di Return of the Black Butterflies; un'aura swallowiana caratterizza con una certa costanza i minuti percorsi in questo frangente sia per quanto riguarda il riffing e le melodie scandite dalle chitarre ma soprattutto per via di quella melodia ossessiva ed incessante che richiama un suono di carillon. Nuovamente la componente vocale maschile ci immerge in un abisso di turbamenti e angosce, tuttavia anche in questo tassello possiamo notare il ripetersi insistente di uno schema compositivo (ovvero l'alternanza strofa-ritornello) fin troppo abusato quanto prevedibile. Sul versante puramente qualitativo, rese e impressioni continuano fortunatamente ad altalenarsi grazie alla conclusiva NDE, che si colloca di prepotenza quale uno degli highlights di questo lavoro. Oltre alle componenti classiche, infatti, in questo caso i Red Moon Architect creano una sorta di focus centrale a spezzare il cerchio ed in questo ambito la voce di Anni regala una performance convincente, lavorando di cesello su dettagli e sfumature e, soprattutto, riservando ai viaggiatori una chiusura di algida bellezza.

Terza tappa di un percorso di crescita finora scandito da piccoli passi più che da clamorose ascese, costruito con intelligenza affinando caratteristiche già radicate in Fall, Return of the Black Butterflies è un album in grado di rimarcare in unisono gli elementi più raffinati e “spietati” del quintetto finlandese. Ancora una volta, la soglia della memorabilità sembra a portata di mano ma all’impresa manca l’ultimo dettaglio, quello che consentirebbe ai Red Moon Architect di liberarsi di schemi predefiniti che in realtà non sono altro che le loro personali farfalle nere. Ancora una volta occorrerà attendere il prossimo battito d’ali per una sentenza definitiva…



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
87 su 2 voti [ VOTA]
Le Marquis de Fremont
Giovedì 29 Giugno 2017, 13.39.15
2
Veramente un ottimo disco anche se per me, leggermente inferiore al precedente Fall. Ma siamo sui dettagli. Queste band hanno la capacità, anche se il genere di per se ha una sua definita configurazione sonora, di saper tirare fuori sempre ottimi brani, emozionanti e di grande respiro. Molto più di altri generi come il power o il symphonic metal. Forse come disco dell'anno fa fatica a superare Fen, Sólstafir e Wolfheart ma rimane ai vertici. Ottima la recensione, complimenti. Au revoir.
Undercover
Domenica 25 Giugno 2017, 10.43.45
1
Preso appena uscito, questo per me finisce dritto dritto in top five di fine anno, secondo me basta e avanza ciò che han fatto per meritarlo. Non è capolavoro, ma pochissimo ci manca e si merita il mio personale 85.
INFORMAZIONI
2017
Inverse Records
Death / Doom
Tracklist
1. The Haunt
2. Tormented
3. Return of the Black Butterflies
4. Journey
5. End of Days
6. NDE
Line Up
Ville Rutanen (Voce)
Anni Viljanen (Voce)
Matias Moilanen (Chitarra)
Jukka Jauhiainen (Basso)
Saku Moilanen (Batteria)
 
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