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Midnight Rider - Manifestation
05/07/2017
( 965 letture )
Un sound scarno, diretto e semplice, la voglia di coprirsi di pelle, di sciogliersi -o farsi (ri)crescere- i capelli, a seconda dei casi, di mettersi un paio di occhiali da sole a goccia, di salire su una roboante e luccicante Harley Davidson e buttarsi contro il vento. Tutto questo sono i Midnight Rider, band (inizialmente) dalla line-up nipponico-tedesca, che nel 2008 pubblicò un EP omonimo, ma che in tempi recenti ha rinnovato la formazione con soli musicisti teutonici, per poi dare alle stampe soltanto nel 2017 il proprio full-length d’esordio, Manifestation.

Nonostante l’artwork, consistente in una foto in bianco e nero piuttosto tetra, sia piuttosto essenziale e soprattutto inusuale per un disco heavy metal (sembrerebbe più adatto a un disco new o dark wave), può ben rappresentare lo spirito della band, che dà poca importanza all’estetica, agli orpelli e agli aspetti più appariscenti, per proporre una musica come detto quadrata, essenziale, dinamica, che coinvolge proprio per la sua semplicità e il suo entusiasmo, ispirata da classic bands come Black Sabbath, ma, soprattutto, Judas Priest. Anche la voce di Wayne ricorda in tutto e per tutto quella del metal god Rob Halford, tant’è che non c’è da stupirsi se prima dei Midnight Rider militava in una band di nome British Steel, ma anche gli altri membri dimostrano di essere legati al metal più old school, provenendo da band come Metal Inquisitor e Metalucifer.
Manifestation è un disco che dall’inizio alla fine sa di già sentito, di un’originalità che sta appresso allo zero, ma propone comunque buone canzoni ed evoca un senso di grandissima nostalgia a chi ama i dischi dei primi Judas Priest o, in generale, quell’heavy metal più scarno e germinale della fine degli anni Settanta e dei primi Ottanta, che poi sarà portato a evoluzione e completezza dagli stessi Priest, dai Maiden, dai Saxon e dagli altri mostri sacri del genere. È un gioco consapevole quello dei Midnight Rider, che vogliono solo rievocare quegli anni attraverso la musica di allora, rendendo poi il tributo ancora più palese grazie a numerose citazioni all’interno dei testi, ai Priest ma non solo. E a chi ama questa musica non serve certo spiegare a chi o cosa si fa riferimento con parole e/o versi come Stained Class, Running Wild, Prowler, o Children of the Grave.

Inutile soffermarsi molto sulle singole canzoni (a parte Creatures of the Night, forse la migliore, in grado di far saltare dalla sedia qualunque nostalgico), tutte tra loro abbastanza simili e di buon livello. Una piccola sorpresa costituisce a tal proposito la conclusiva e zeppeliniana Woman of the Seine. Lavoro utile per immergersi nelle entusiastiche atmosfere di un’epoca ormai passata, ascolto consigliato a chi questo tipo di sound lo mastica quotidianamente.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
77 su 2 voti [ VOTA]
rik bay area thrash
Mercoledì 5 Luglio 2017, 19.47.24
1
Può essere considerato un album per nostalgici ma fa sempre il suo sporco lavoro. Chi segue questi gruppi sono queste le sonorità che vuole ascoltare. Certo come già scrirto dal recensore, chi cerca originalità giri alla larga da questo vinile. .... aaah per chi non lo sapesse, i metalucifer sono japan e sono la costola in formato heavy metal dei sabbat (japan) micidiale (in positivo) gruppo di black/thrash. (Imho).
INFORMAZIONI
2017
Massacre Records
Heavy
Tracklist
1. When I Spew My Hate
2. Tears of Your Temptation
3. The Execution
4. Creature of the Night
5. In My Void
6. Heroes and Speedfreaks
7. Change Your Life
8. I Wanna Be a Prowler
9. Arrival
10. Unknown Woman of the Seine
Line Up
Wayne (Voce)
Blumi (Chitarra)
Cliff (Basso)
Jan (Batteria)
 
RECENSIONI
65
 
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