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Ten - Gothica
02/08/2017
( 2346 letture )
Se si è appassionati di un certo modo di intendere l’hard rock melodico, non può che far piacere leggere il nome Ten sulla copertina di una nuova uscita. Fresco di stampa dopo il matrimonio con Frontiers arriva nei negozi e online il tredicesimo album di Gary Hughes e compari intitolato semplicemente Gothica. Insieme alla copertina il titolo fa subito intuire la virata verso atmosfere più oscure e sinistre della proposta musicale, che comunque non si allontana troppo dalla formula classica che ha fatto innamorare tanti fan soprattutto alla fine degli anni ‘90. La raffinatezza degli arrangiamenti, la ricerca sottile della melodia mai scontata, una orecchiabilità che nasconde spesso una complessità non indifferente rimangono le basi del modo di fare musica di questi inglesi, che sfoggiano una formazione a ben sette elementi con tre asce, ormai consolidata da tre uscite. Componente imprescindibile del sound è anche la voce estremamente caratteristica del leader e mastermind Gary Hughes un timbro caldissimo, suadente ed espressivo, ma privo di grande estensione che conferisce personalità alle canzoni, contribuendo alla unicità del sound rispetto alle tante ugole da quattro ottave.

Gothica non è un disco facilmente accessibile, nonostante il genere di appartenenza, come tutti i platter marchiati Ten necessita di molti ascolti per essere approfondito e apprezzato. Nello specifico non giocano a suo favore una lunghezza che arriva quasi ai sessanta minuti suddivisa in soli dieci brani, in cui si alternano atmosfere, aggressive, epiche o sognanti con un buon equilibrio complessivo. Come al solito, niente “canzonacce” su sesso droga e rock’n’roll, ma tematiche complesse legate a doppia mandata soprattutto a storia e letteratura. Caso esemplare la mini-suite di apertura intitolata Grail otto minuti di tastiere fitte, su cui ricamano le chitarre con un certo richiamo ai Queensryche d’annata, in cui Gary racconta di crociati e terra santa con pathos ed espressività. La prima traccia permette di valutare il lavoro fatto in studio dallo stesso Hughes per registrare il disco poi mixato da Dennis Ward, ottimi la stratificazione dei suoni delle chitarre e l’integrazione con le onnipresenti tastiere, tasto dolente invece il sound artificiale e poco profondo della batteria di Max Yates che sembra all’opera con una drum machine di basso costo. Si rimane in letteratura con il dualismo di Jekyll And Hyde che rimane nel solco della tradizione senza sorprendere, segue Travellers un’altra song classica nello stile dei Ten orecchiabile e immediata come deve essere un singolo, con una tastiera super ottantiana e un refrain che si ricorda facilmente (da evitare come la peste il tragico video promozionale). Torna l’epicità nella seconda suite dell’album con i sette minuti di A Man For All Seasons in cui si intrecciano atmosfere medievali e hard rock sullo sfondo di una pièce teatrale di Robert Bolt. Il primo brano un po’ zoppicante è In My Dreams, a cui manca semplicemente un po’ di sana ispirazione risultando piatta e prolissa; un immancabile riferimento alla serie TV cult del momento anima The Wild King Of Winter con il riff più duro e serrato del lotto ammorbidito solo dal timbro caldo del leader. In Paragon si torna alle atmosfere più epiche e sognanti mentre La Luna Dra-Cu-La contiene l’ultimo grande ritornello del disco, una cavalcata che si stampa immediatamente in testa ricordando un po’ Over the Hills and Far Away del grande Gary Moore. In chiusura, la ballad Into Darkness, non lascia il segno nonostante un dolce e ammaliante Hughes a causa di un arrangiamento poco riuscito e scontato.

Tante luci e qualche ombra in questo Gothica, sicuramente i grandi episodi non mancano, impregnati fino al midollo di un sound personale e difficile da confondere con altri, fatto di melodia, classe ed epicità. Rimane qualche dubbio su alcune tracce poco ispirate che potevano tranquillamente essere escluse dal prodotto finale rendendolo anche meno prolisso e complesso da digerire. Non vuole andarsene un problema quasi cronico per il gruppo: il lavoro di produzione che raramente in carriera gli ha permesso di esprimere al 100% le proprie potenzialità. Nel complesso per amanti di genere e band una uscita di un livello più che adeguato al nome importante che c’è impresso sulla copertina.



VOTO RECENSORE
71
VOTO LETTORI
84.5 su 10 voti [ VOTA]
JC
Sabato 21 Luglio 2018, 0.35.39
8
Concordo: il migliore dai tempi di Babylon, forse.
Painkiller
Venerdì 20 Luglio 2018, 23.40.06
7
A distanza di un anno non posso che confermare il mio giudizio. Album eccellente. Meglio di Albion, che partiva forte per poi calare drasticamente evidenziando i difetti elencati nel mio post precedente. Meglio di Stormwarning ed Heresy and Creed entrambi per me con una sola canzone di livello. Ora attendo fiducioso il nuovo album, ILLUMINATI, il 9 novembre.
Aceshigh
Sabato 2 Settembre 2017, 9.46.12
6
Buon album. I Ten sono una garanzia, però per me hanno fatto di meglio in passato (anche in quello recente). Certo: The grail e Paragon da sole già valgono l'acquisto...
Padre maronno
Domenica 13 Agosto 2017, 11.13.01
5
Un disco pieno di buoni spunti e bei ritornelli ma quella batteria dal suono sintetico proprio non mi va giù
Maurizio
Giovedì 3 Agosto 2017, 21.19.17
4
Un cd ottimo davvero. Una garanzia. Voto 82
Deris
Giovedì 3 Agosto 2017, 6.11.39
3
E' un po che non li ascolto...ma Peinkiller mi ha incuriosito..oggi lo ordino..
Painkiller
Giovedì 3 Agosto 2017, 0.55.00
2
D'accordo solo in parte con la recensione. Sono un fan del gruppo da tanti anni e trovo che questo gothica sia quanto di meglio partorito da Gary Hughes da molti anni a questa parte. Parto dal trittico the grail, Jekyll and Hyde, Travellers: qui c'è tutta l'essenza dei Ten, ossia intrecci musicali mai banali seppur orecchiabili (bisogna essere davvero bravi a non cadere nel banale e nel senso di "già sentito"), testi ben congeniati, assoli con quel minimo di fantasia che serve per elevare il tutto dal marasma noioso che un genere come l'AOR si porta dietro da anni. Hughes non è dotato di 4 ottave ma la sua capacità di gestire la sua calda e profonda voce unendola a ritornelli davvero accattivanti è unica. Esistono episodi dimenticabili, che identifico in in my dreams e into darkness (un po' meglio welcome to the freak show) ma le altre tracce sono secondo me di assoluto livello. The grail non fa rimpiangere affatto minutaggi inferiori, ed è questa secondo me la bella novità in questo album, se paragonato ai precedenti. Infatti, il difetto del gruppo negli ultimi anni è stato proprio quello di non azzeccare gli anthem e le canzoni più lunghe, con riffs troppo spesso ripetuti alla nausea, e di aver ciccato in più di un'occasione quei ritornelli che dovrebbero stampartisi in testa senza essere banali, peculiarità dei loro primi anni. Secondo me un gran bel ritorno.
JC
Mercoledì 2 Agosto 2017, 21.52.40
1
Buon disco tra l'aor e il rock, con sonorità epiche e patinate. Per me The Grail vale da sola l'acquisto.
INFORMAZIONI
2017
Frontiers Records
Hard Rock
Tracklist
1. The Grail
2. Jekyll And Hyde
3. Travellers
4. A Man For All Seasons
5. In My Dreams
6. The Wild King Of Winter
7. Paragon
8. Welcome To The Freak Show
9. La Luna Dra-Cu-La
10. Into Darkness
Line Up
Gary Hughes (Voce)
Dann Rosingana (Chitarra)
Steve Grocott (Chitarra)
John Halliwell (Chitarra)
Darrel Treece-Birch (Tastiere)
Steve McKenna (Basso)
 
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