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Type O Negative - Dead Again
19/08/2017
( 5533 letture )
Ascoltare Dead Again oggi, a dieci anni dalla sua uscita, lascia una strana sensazione. Tante cose sono passate da allora (in primis la morte di Peter Steele) e se da una parte la tristezza prende il sopravvento per la prematura fine dei Type O Negative, dall'altra non si può fare a meno di trovarlo perfetto come chiusura della loro carriera.
Per analizzarlo completamente bisogna, però, tornare ancora più indietro, al periodo successivo a Life is Killing Me, con un Peter sempre più dipendente dalla droga e sconvolto dalla fine ufficiale della sua relazione con la fidanzata Liz, che lo portarono ad aggredire il nuovo compagno di lei, finendo in libertà vigilata. Libertà vigilata che venne violata nel dicembre del 2004, con conseguente incarcerazione di un mese a Rikers Island. Lì Steele capì di aver bisogno di disintossicarsi, anche se ci vorrà ancora del tempo prima di ripulirsi completamente.
I guai con la legge, le dipendenze e le delusioni sentimentali non gli impedirono però di giocare un macabro scherzo ai suoi fan nel maggio del 2005, annunciando sul sito ufficiale della band sua morte:

Peter Steele
Free At Last
1962-2005


Messaggio che assieme all'assenza di notizie fu, almeno all'inizio, abbastanza destabilizzante e che fu tolto solo cinque mesi dopo. Che sarà anche il motivo della prima incredulità davanti alla notizia della morte reale avvenuta cinque anni dopo, dato che in un primo momento si pensò ad un altro scherzo da parte del gigante di origine polacca.
Il periodo agitato e pregno di cambiamenti di Steele continuò con la morte (sempre nel 2005) della madre Nettie, che diventò l'ennesima ferita difficile da cicatrizzare nell'animo del cantante/bassista.
La novità forse meno importante (ma comunque rilevante) fu il cambio di etichetta, dato che il contratto con la Roadrunner Records era scaduto e necessitava di essere ri-negoziato. Ma, siccome la cifra offerta non soddisfaceva le aspettative della band, si decise di comune accordo di porre fine a quella collaborazione che durava sin dall'esordio e per Peter addirittura dai due dischi dei Carnivore. La nuova label dei Type O Negative divenne la SPV/Steamhammer, che pubblicò per prima cosa il live DVD Symphony for the Devil, probabilmente per mostrare il nuovo gioiello che si era accaparrata ed anche per puntare i riflettori verso un gruppo che da circa tre anni non pubblicava niente di inedito.
Infine, Peter Steele riesumò con una line-up completamente rinnovata i Carnivore, riuscendo finalmente a raccogliere i consensi che meritavano. E, soprattutto, si avvicinò a Dio dopo anni di ateismo e critiche (neanche tanto velate) alla religione. Le due cose, pur essendo concettualmente agli antipodi, erano perfettamente nello stile di Peter, da sempre protagonista di contrasti.

Tutto questo influì nella realizzazione di Dead Again, le cui registrazioni si svolsero come al solito negli studi Systems Two e negli Sty In The Sky, entrambi a Brooklyn. In mezzo ai tanti mutamenti, le modalità di lavoro dei Type O Negative non cambiarono, nonostante i quattro fossero cresciuti, invecchiati e si portassero dietro anche dei problemi.
Con Dead Again i Type O Negative recuperarono anche parte dell'approccio del primo disco e la prima cosa che balza all'orecchio sono proprio i suoni, molto più naturali e meno compressi rispetto ai precedenti dischi, soprattutto per quanto riguarda la batteria di Johnny Kelly. I due album presentano anche diverse similitudini, tipo l'assenza di cover (i quattro vagliarono un paio di opzioni, senza però restarne convinti) e di intro più o meno scherzosi. Difficile capire se questi rimandi fossero voluti, ma alla fine tutto ciò alimenta ancora di più l'affascinante idea che il disco chiuda idealmente il cerchio iniziato con Slow, Deep and Hard sedici anni prima.
Nonostante non fosse il periodo più brillante di Peter, la sua indole provocatoria era sempre ben presente e l'idea che un gruppo americano (tacciato all'epoca di Slow, Deep and Hard di idee fasciste) mettesse una foto di Rasputin in copertina, usando caratteri cirillici adattati su tutto il libretto (che aprendosi forma una croce) e la foto delle figlie dello zar Nicola II sul retro, era un'occasione troppo ghiotta da sfruttare.
Inserire anche una frase di Marx era una chiara provocazione, specie se si tratta di Groucho Marx in un booklet dalle immagini russe.

Whatever It Is, We're Against It

Insomma, rispetto al precedente Life Is Killing Me la carne al fuoco era tanta e non si trattava di avanzi, bensì di nuove situazioni, idee e stimoli, non sempre benevole, ma per i Type O Negative era normale tradurre tutto questo in musica.
La consapevolezza della propria condizione emerge subito nella titletrack, il pezzo più corto di tutto il disco e probabilmente il più diretto, intro doom a parte. Qui sembrano riemergere le radici hardcore del gruppo in un brano snello e veloce dove Peter ammette di avere un problema con la droga e mette sull'avviso tutti di non seguire il suo esempio:

First to admit I’m a doomed droog addict
And I always will be hey man, don’t follow me
No excuses for drug abuse
Said these lines a thousand times
Don’t want to live atrial fib from neurosis, xerosis


Nonostante questo c'è però una sorta di leggerezza nella musica di Dead Again, sia per le parti di tastiera di Josh Silver che per il ritornello semplice ed efficace. Siamo lontani dalla cupa rassegnazione di World Coming Down e dall'allegria artificiale di Life is Killing Me. Anche Tripping a Blind Man segue le stesse coordinate musicali, posizionandosi però concettualmente all'altro estremo rispetto alla titletrack. Se infatti prima Peter ammette di avere un grave problema, qui se la prende con chi intorno a lui lo obbligava a ricoverarsi e disintossicarsi ed è particolarmente pungente nel lungo break centrale, dove, a dispetto dell'apparente calma dopo la sfuriata precedente, con lucida amarezza afferma:

Now who the fuck are you
To discipline me
Innocence condemned by the guilty


Inutile starci a girare intorno, Peter stava ancora combattendo con i suoi demoni e viveva sentimenti contrastanti riguardo a ciò. Una situazione che però non gli impedì di scrivere quello è probabilmente il brano più riuscito di Dead Again, The Profit of Doom, il cui titolo ricorreva nella sua testa già tempo e che finalmente trovò una sua collocazione in una lunga e suggestiva composizione, pregna dei riferimenti biblici del nuovo cristiano Steele, che all'inizio della canzone sale sul pulpito come un profeta invasato (il gioco di parole tra Profit e Prophet è sin troppo evidente) e lancia le sue profezie sull'apocalisse, accompagnato da una pesante musica doom. Ma tutto questo è praticamente solo un preludio a ciò che verrà dopo, l'atmosfera cambia e diventa meno oppressiva, portandoci al futuro dove appunto la fine del mondo è arrivata ed il genere umano è spacciato e chiudendosi poi in maniera più evocativa, con la desolazione dopo il disastro, quando secondo Peter è stata fatta distinzione tra i peccatori e gli uomini giusti. The Profit of Doom ci riporta indietro alle lunghe composizioni iniziali dei Type O Negative suddivise in capitoli, qui non specificati ma ben chiari grazie agli evidenti cambi di mood. I riferimenti religiosi si fanno ancora più evidenti in These Three Things, la traccia più lunga in assoluto di tutta la carriera dei Type O Negative (esclusa la parentesi finto live The Origin of the Feces), dove è possibile anche leggere un attacco (neanche tanto velato) ad Israele, nonostante l'amicizia ventennale con Josh Silver di origine ebraica. Anche qui le diverse strutture ed atmosfere presenti non annoiano durante lo scorrere del pezzo, nonostante l'ampio minutaggio. Riferimenti religiosi sono presenti anche su An Ode to Locksmiths, questa volta molto meno estesa delle altre due e dal piacevole sapore sabbathiano, che ci ricorda quanto amassero la band di Tony Iommi.
Come spiegato all'inizio, gli anni precedenti Dead Again non furono i migliori per Peter e la burrascosa fine della intensa e contemporaneamente strascicata storia con Liz fu uno dei momenti più difficili per il cantante/bassista, il quale alla fine (come per altri dolorosi addii della sua esistenza) scrisse una canzone come definitivo saluto ad un pezzo importante della sua vita.

Leave her, Leave her alone
I said leave her alone


La solenne September Sun è proprio questo nei suoi quasi dieci minuti, a tratti maestosi, con Josh Silver in particolare evidenza e Kenny Hickey a cantare gli ultimi versi.
Nonostante la rassegnazione di un amore oramai terminato, September Sun riesce nell'intento di non essere eccessivamente oppressiva. Il cattivo sangue è andato via e si sente solo il bisogno di un ultimo, degno saluto. L'umorismo (nero e affilato) è sempre stato una delle caratteristiche dei Type O Negative ed Halloween In Heaven ne è una degna rappresentante, invocando e tributando i grandi del rock in paradiso impegnati in una jam session.

Bonham on drums, Entwistle on bass
As guest morticians
Bon Scott on vox
Rhoads just for kicks
On guitar Hendrix
Lennon sits in
With his friend George
But where is Morrison?


Il pezzo è divertente nel suo andamento veloce e leggero, arricchito anche dalla voce femminile di Tara Vanflower che dona un ché di angelico al tutto. Certo, va detto che a posteriori, sapendo che poi tre anni dopo Peter si sarebbe spento, il testo risulta quasi macabro. La leggerezza degli anni che furono emerge prepotente su She Burned Me Down, pezzo che ci ricorda i successi di Bloody Kisses sia musicalmente che testualmente, con il trittico donne, sangue e fuoco a farla da padrone. Con Some Stupid Tomorrow si ritorna su ritmi serrati, intervallati da ferali stacchi doom e da un ritornello molto efficace. Non può essere considerato uno dei pezzi più rappresentativi del disco, ma rafforza ancora una volta il legame con il primo album.
La chiusura è affidata a quello che è e sarà per sempre l'ultimo gioiello dei Type O Negative, Hail and Farewell to Britain, traccia che riesce a toccare sia la rassegnazione che il risentimento in maniera matura. La più grossa curiosità è rappresentata dagli ultimi versi del brano, che saranno anche gli ultimi in assoluto cantati da Peter ed anche il suo ultimo saluto:

All hail and farewell to England
All hail and farewell to me


Come per altri passaggi di Dead Again, si ha la sensazione ipotizzasse che quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro. Ma in realtà potrebbe trattarsi solo di una semplice autosuggestione.

Cercando di lasciar perdere tutti i possibili (ed a volte inevitabili) sentimentalismi, Dead Again è un disco che certamente convince e si incastra perfettamente nella discografia dei Type O Negative, riuscendo a racchiudere le peculiarità dei dischi precedenti senza cadere nell'autocitazione e con una produzione che regala finalmente a Johnny Kelly un suono naturale, rendedolo la spina dorsale del gruppo in diversi passaggi. Pur non essendo esente da difetti ed inferiore ai capolavori dei quartetto, Dead Again incarna perfettamente il periodo dei membri della band, che stavano cambiando come uomini e come musicisti. C'è la rassegnazione, il risentimento, consapevolezza, il desiderio di rivalsa, l'ironia, l'amore e la maturità. Sfortunatamente sarà sempre ricordato come il disco finale solo perché l'ultimo, ma da un certo punto di vista avrebbe potuto chiudere solamente una prima fase dei TON per aprirne un'altra successivamente, con un Peter rinato. Anzi, rimorto, come scherzava lui dopo la sua conversione. Invece, come tutti sappiamo, il 14 aprile 2010 Petrus Thomas Ratajczyk ha lasciato questo mondo, chiudendo definitivamente la storia di un gruppo inimitabile che ha scritto pagine importanti della nostra musica ed oltre.

I can't believe how cruel life is
Emotional blackmail
Makes me sick, oh so sick



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
88.5 su 12 voti [ VOTA]
Evil never dies
Domenica 19 Febbraio 2023, 22.34.25
12
Bella recensione. Grande band
patrik
Martedì 2 Novembre 2021, 21.22.02
11
se i TON sono l'incrocio tra beatles e black sabbath e aggiungereri pure i misfits , per le canzoni hardcore punk ....... hanno tante influenze , pure quelle gothic che non sono da poco , quindi aggiungerei i sister of mercy per la voce baritonale e le tastiere darkettone , we are miss you pete , the greatest green man of the world
The Sinner
Giovedì 11 Giugno 2020, 0.46.59
10
L' Epitaffio di una band UNICA come il suo carismatico leader che ha abbandonato troppo presto questo mondo terreno lasciandoci in eredita' pagine di " MUSICA " che solo musica non era...ma molto, molto di piu' !
Macca
Giovedì 24 Gennaio 2019, 9.50.12
9
Mai ascoltati, colpevolmente, se non in modo un po' distratto. Madornale errore: un gruppo incredibile, che mi ha fatto apprezzare un genere che, fatta eccezione per alcuni gruppi, di solito mi fa un po' sbadigliare dopo alcuni brani. Questo è un grande album, melodie eccezionali, atmosfera cupa e malinconica e una varietà compositiva che solo i grandi musicisti sanno mettere in campo con tale disinvoltura. Voto 80
alex
Domenica 7 Gennaio 2018, 23.56.14
8
Adoro questo gruppo, non sono mai riuscito a capire o trovare il testo di September Sun, nella parte cantata in stile militare russo, mi potreste aiutare?
ledb
Domenica 20 Agosto 2017, 13.05.53
7
Ovviamente volevo scrivere "Hail and Farewell to Britain"... Comunque è vero, anche io avevo letto questa cosa del possibile nuovo album prima che morisse. Visto che ogni loro uscita non mi ha mai deluso, chissà come sarebbe stato anche questo...
OathBound
Domenica 20 Agosto 2017, 10.26.06
6
Davvero bella la recensione, complimenti. Da quanto emerge dalla recente biografia, negli ultimi mesi della sua vita Peter stava scrivendo per un nuovo album per il quale aveva in mente titolo e tematiche di fondo. La sua perdita rimane ancora pesantissima, ma con un lascito unico e inarrivabile. Dead Again è l'ultimo prezioso tassello di una band che con gli inarrivabili Bloody Kisses e October Rust rimarrà per sempre nell'olimpo della musica.
ledb
Domenica 20 Agosto 2017, 2.20.52
5
Cosa vedo recensito... Un disco che sto riascoltando in questo periodo con grande, grandissima frequenza. Ebbi il mio primo contatto con questo cd quando ancora non ero stato iniziato agli altri loro capolavori. Mi fecero ascoltare Some Stupid Tomorrow (a tradimento!) senza dirmi chi fosse il gruppo che suonava il pezzo e ci rimasi di sasso quando riconobbi la voce di Peter Steele in un pezzo che a quei tempi ritenevo così atipico per loro! La canzone del lotto a cui sono più legato è il capolavoro September Sun, ma come non citare anche Heil and Farewell Britain? Complimenti per la recensione, sempre di pregevole fattura, in particolare per quanto riguarda la vostra trattazione su Steele che si può evincere anche dalle precedenti rece. Direi che con quest'ultima avete reso egregiamente onore alla discografia dei TON.
InvictuSteele
Sabato 19 Agosto 2017, 21.53.35
4
Ultimo capolavoro di questa band che non ha sbagliato nulla, forse il loro disco più doom, quadrato e monolitico. Sublime come sempre... che peccato che non esistano più. Peter Steele mito, mi manca tanto. Voto 85
Rob Fleming
Sabato 19 Agosto 2017, 18.27.02
3
L'ultimo album è la sublimazione del sogno di Peter Steele: unire i Black Sabbath ai Beatles; melodia e pesantezza. September sun parte come se fosse una ballata di Lennon diventa un pezzo gotihic di valore e termina con un tuffo negli anni '70. Halloween In Heaven è sarcastica e divertente e negli ultimi 3 anni potrebbe essere drammaticamente aggiornata. Un album bello. Un ottimo epitaffio. 80
nonchalance
Sabato 19 Agosto 2017, 14.28.11
2
Bel pezzo! Sinceramente l'album non lo ricordo tanto, però..dovrò riascoltarlo uno di questi giorni!
Pacino
Sabato 19 Agosto 2017, 13.42.22
1
il testamento di una band magnifica, un buonissimo addio, voto 84
INFORMAZIONI
2007
SPV/Steamhammer
Gothic
Tracklist
1. Dead Again
2. Tripping a Blind Man
3. The Profit of Doom
4. September Sun
5. Halloween in Heaven
6. These Three Things
7. She Burned Me Down
8. Some Stupid Tomorrow
9. An Ode to Locksmiths
10. Hail and Farewell to Britain
Line Up
Peter Steele (Voce, Basso)
Kenny Hickey (Chitarra, Voce)
Josh Silver (Tastiera, Voce)
Johnny Kelly (Batteria, Voce)

Musicisti Ospiti:
Paul Bento (Sitar su traccia 3)
Tara Vanflower (Voce su traccia 5)
 
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